Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Shopping gratuito, i clienti devono registrarsi e pagare 5 euro ogni sei mesi: in cambio 5 prodotti gratis ogni due settimane purchè non siano gli stessi. Un nuovo free cost per promuovere i brand nuovissimi.
Sarebbe stata la meta ideale per la protagonista di I Love shopping. A Barcellona in barba alla crisi, l’impresa catalana Guia de Tendencia ha aperto nel cuore della città di Gaudì il primo negozio in Europa dove è possibile portarsi via gratis le ultime novità.
Si chiama “Esloultimo” (È l’ultima moda) ed è ubicato nella centralissima Ronda Universitat, a pochi passi da piazza Catalunya. Per evitare l’arrembaggio e il saccheggio di acquirenti frustrate dalla prolungata astinenza, dovuta alla mancanza di liquidità, alla Guia de Tendencia hanno escogitato un sistema efficace: i clienti devono registrarsi e pagare cinque euro ogni sei mesi. In cambio, possono visitare la show-room ogni due settimane e portarsi via un massimo di cinque prodotti in maniera gratuita, scelti liberamente fra quelli in esposizione.
L’unico limite è che non si può portare via due volte lo stesso prodotto, dato che l’obiettivo è far conoscere le novità delle marche in esposizione. I problemi sorgono quando si gradisce particolarmente un articolo, al punto da essere disposti a tirare fuori i contanti o la carta di credito per acquistarli. Non c’è verso, impossibile pagare nel tempio del “free-cost”.
L’unica maniera è l’iscrizione con la quota di cinque euro che dà diritto all’accesso alla show-room e, nello stesso periodo, il diritto a portarsi a casa fino a 60 prodotti diversi. «Fra le marche presenti, in tutto un’ottantina, ci sono alcune fra le più richieste dal mercato spagnolo, come Pepsico, Bimbo, Sanex, Ausonia o Hp», spiegano a Esloultimo. Sugli scaffali c’è di tutto, dai prodotti di cosmetica, agli accessori, a quelli per l’igiene o per le pulizie domestiche. Quando si dice, il marketing per il marketing. Guia de Tendencia è infatti un’impresa specializzata in studi di mercato, che, nello store di Barcellona, potrà realizzare i suoi sondaggi praticamente in diretta.
Oltre ad ottenere entrate supplementari dal fitto del locale per eventi di promozione. Il business plan della compagnia, come hanno spiegato il fondatore di Guia de Tendencias, Gabriel Gil, e la direttrice marketing, Cristina Miguez, in occasione dell’apertura del negozio, prevede di raggiungere un fatturato di 3,5 milioni di euro nel 2010.
Al “free-cost” di Barcellona, la società punta per quest’anno ad aggiungere un secondo negozio nel centro di Madrid e, nel 2010, a sbarcare in altre capitali europee fra cui Parigi, Berlino, Londra, Amsterdam e Roma, con un investimento iniziale di 2 milioni di euro. In una seconda fase, è previsto il lancio oltre Oceano, a New York, Los Angeles, Monterrey, Ottawa e Rio De Janeiro, con un ulteriore investimento di 2,5 milioni di euro.
E l’ultimissimo in fatto di nuove tendenze è senza dubbio la parte espositiva dedicata alle innovazioni tecnologiche dei marchi più noti. Allo studio, anche i prodotti gratuiti a domicilio, in modo che il cliente possa provare gli articoli in casa, prima di acquistarli.
Ma, questo sì, solo dopo aver partecipato a un sondaggio di opinione sul gradimento.
La grande superficie di Ronda Universitat, come spiegano i promotori, ha avuto una buona accoglienza anche fra le imprese che mettono a disposizione gratuitamente i propri prodotti, senza ovviamente pagare lo spazio.
La clientela è assicurata: dall’apertura, tre giorni fa, dello ’shopping-freè di Barcellona, in media sono 15mila le persone che passano per non-acquistare o semplicemente dare un’occhiata nel negozio.
Via Marketing Journal
Nel bene e nel male Apple è sempre protagonista. Stavolta non c'è di mezzo una nuova creatura tecnologica ma una presa di posizione "commerciale" della società della Mela morsicata. A far discutere molti addetti ai lavori e opinione pubblica americana, dopo che il New York Times ha pubblicato la notizia nei giorni scorsi, è una richiesta di brevetto depositata dalla compagnia di Cupertino presso il ben noto Us Patent & Trademark Office. Oggetto della richiesta una tecnologia che consente di mostrare messaggi commerciali su qualsiasi tipo di schermo, da quello del telefonino a quello del pc senza ovviamente trascurare televisore e console per videogiochi e dispositivi multimediali di vario genere.
Fin qui nulla di particolarmente trascendentale, visto e considerato l'importanza dell'advertising nei bilanci delle società hi-tech e l'appeal del marchio Apple, sebbene fra i firmatari vi sia anche Steve Jobs: la presenza del Ceo in veste di inventore in questi casi è infatti una rarità e si è materializzata solo quattro volte su 30 negli ultimi 18 mesi. Il problema, grosso per ciò che concerne il profilo etico di un'azienda storicamente ammirata per una cultura dell'innovazione che ha fatto moda e proseliti su scala globale, risiede nel fatto che il sistema in questione, denominato "enforcement routine", costringerà di fatto gli utenti a visualizzare spot, banner e compagnia e a rispondere o interagire in qualche modo con questi tramite appositi menu. Pena l'impossibilità di utilizzare lo schermo, che verrebbe "congelato", per altre applicazioni. Chiudere tali messaggi nelle stesse modalità in cui si chiudono – con un click del mouse - quelli che tecnicamente vengono definiti "splash screen" pubblicitari e che appaiono su vari siti Web non sarà cioè possibile. In altre parole, negli iPhone, negli iPod o nei computer Mac potrebbe trovare presto posto un software in grado di far apparire, in qualsiasi momento e sottoforma di test, inserzioni commerciali (hypertesti, immagini ma anche messaggi audio e filmati video) e di obbligare il "malcapitato" utente a sorbirsele per intero anche se queste non gradite. Una vera e propria vetrina per ospitare spot di vario genere (di soli prodotti Apple o, come sembra intuibile, anche di altre aziende?) insomma, che premierebbe i consumatori oggetto di questo "spamming autorizzato" con sconti elevati sui prezzi di acquisto o addirittura con la possibilità di entrarne in possesso gratuitamente. Il punto però è proprio questo: come reagirà l'utente Apple, di norma dai palati fini e all'apparenza virtuosi, di fronte all'obbligo di scaricare pubblicità "indesiderata" con una frequenza che rischia di essere assai fastidiosa? E solo per una mera convenienza di portafoglio di qualche centinaio di euro o di dollari?
Quella di Apple sembra quindi un'azione di marketing eccessiva, che sì ricorda quanto sta mettendo in pista Microsoft ma ha connotati diversi agli occhi dell'utente. A Redmond hanno infatti deciso di mettere in commercio l'anno prossimo una versione gratuita di Office (la Starter 2010) preinstallata sui pc che conterrà un piccolo display per la pubblicità che apparirà nell'angolo destro in basso dello schermo per visualizzare messaggi promozionali targati Microsoft volti a convincere l'utente ad acquistare il pacchetto contenente Word, Excel e via dicendo in versione completa. Non uno spazio per vendere spot pubblicitari, almeno per il momento, ma una trovata tecnologica, battezzata da qualcuno "compulsory advertising", per tastare (gratuitamente) il polso dei consumatori, per "educarli" – dicono i portavoce di Microsoft - al prodotto".
Perché Apple, e Steve Jobs in prima persona, rischiano di fare quello che a molti sembra un clamoroso autogol? È un'altra mossa per rendere il mondo Apple ancora più esclusivo e protetto o un tentativo molto serio (e audace) di mettersi in prima fila per catturare la spesa pubblicitaria in formato digitale? Quanti milioni di persone nel mondo hanno in tasca un iPod o un iPhone e usano un computer Mac? Decine e decine. A cui poter inviare simultaneamente uno spot senza far fatica alcuna.
di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM
Quasi la metà degli internauti europei abbandonano una ricerca su Google e affini se non riescono a trovare quel che cercano tra i primi dieci risultati dell’interrogazione.
Il 70% dei navigatori abbandona dopo venti risultati. Il rapporto di Iab Europe e InSites Consultancy mostra l’impazienza degli utenti web, nonché una certa incapacità nell’usare i motori di ricerca, spesso interrogati con termini e modi troppo generici.
Via Quo Media
Sono i clienti, soprattutto donne, che hanno un’età compresa tra i 25 e i 35 anni quelli che apprezzano maggiormente i loyalty program di aziende e retailer. A metterlo in luce è stata una recente ricerca realizzata dal Customer&service science lab dell’Università Bocconi in collaborazione con la multinazionale Affinion International.
L’analisi, nello specifico, rileva che il 60% dei clienti che mostrano un’attitudine neutra o positiva verso i loyalty program sono donne e oltre il 50% sono persone tra i 25 ei 35 anni d’età.
Piace al 38% degli utenti di programmi fedeltà la classica raccolta punti, seguita dalla possibilità di far parte di un club sconti (27%), di partecipare a estrazioni e, infine, di entrare in una community on line.
Per sottrarre i clienti alla diretta concorrenza i buoni sconto sono gli strumenti principali. Inoltre i consumatori mostrano un spiccato interesse per primi utilitaristici ed edonistici, come ad esempio un massaggio in una Spa.
Via Marketing Journal
Stando agli ultimi dati forniti da Nielsen, i consumatori multicanale in Italia hanno superato la soglia dei 20 milioni. La progressiva diffusione delle nuove tecnologie pone nuove sfide per il marketing delle aziende.
Non conosce sosta l'aumento dei consumatori multicanale in Italia. Stando alle ultime rilevazioni condotte da Nielsen, in collaborazione con Connexia e la School of Management del Politecnico di Milano, i consumatori multicanale nel Bel Paese hanno superato quota 20,4 milioni. La ricerca riferita al 2009 ha consentito di mettere in evidenza i principali trend e gli effetti della crisi nell'approccio strategico delle imprese italiane sul terreno della multicanalità.
«Il claim di questa edizione, "Multicanalità: Orgoglio o Pregiudizio?" racchiude in sé il doppio atteggiamento nei confronti della multicanalità che vede contrapposti il consumatore e le aziende. Da un lato l'orgoglio dei Reloaded, consumatori multicanale e sociali, fortemente coinvolti e interattivi nei processi di relazione con le imprese, con i blog e forum, che raggiungono quota 8,6 milioni, e degli Open Minded, consumatori multicanale che usano tutte le fonti media per raccogliere informazioni, ma non diventano parte attiva, che sfiorano gli 11,8 milioni. Dall'altro il pregiudizio, l'approccio della media delle aziende italiane che cercano di stare al passo con i nuovi trend, ma non hanno ancora messo a punto strategie mirate su questi target» si legge nel rapporto da poco messo a disposizione da Nielsen.
La ricerca statistica è stata condotta su un campione di 3mila famiglie pari a 7mila individui con età superiore ai 14 anni. I dati ottenuti sono stati successivamente confrontati e integrati con le informazioni raccolte nei database Nielsen e contestualizzati grazie al lavoro degli esperti di Connexia e della School of Management del Politecnico di Milano. Il rapporto mette in evidenza come i consumatori Open Minded siano cresciuti del 4% circa rispetto all'anno precedente, mentre i Reloaded hanno fatto registrare una crescita complessiva pari al 19%. Il sensibile aumento rilevato è stato reso possibile dalla progressiva diffusione delle nuove tecnologie e dalla loro evoluzione.
Stando ai dati forniti da Nielsen, nel corso del 2009 gli utenti unici della Rete sono stati pari a 23,6 milioni di individui con un incremento di tempo speso online di circa l'11% per ogni utente. Il Web si è così rivelato uno dei principali strumenti di informazione e di socialità. Su base annua, per esempio, gli utenti dei social media sono aumentati di 13 punti percentuali a dimostrazione delle grandi potenzialità della Rete per rispondere a parte delle istanze di socialità di chi naviga online.
Il telefono cellulare continua a essere il dispositivo elettronico maggiormente diffuso tra gli italiani: le utenze attive sono oltre 50 milioni e gli smartphone nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni raggiungono un livello di penetrazione pari al 35%. L'introduzione di tariffe e offerte promozionali più vantaggiose per collegarsi alla Rete in mobilità hanno portato a una rapida crescita degli utenti del Web mobile, stimati intorno agli 8,5 milioni di individui. Nel 13% dei casi, la connessione mobile viene utilizzata per l'accesso ai social network come Facebook.
L'avanzamento delle tecnologie e la possibilità di visualizzare i medesimi contenuti su piattaforme diverse ha portato a una progressiva contaminazione e ibridazione dei media tradizionali. Secondo Nielsen, l'11% circa degli italiani guarda almeno una volta al mese un programma televisivo attraverso Internet, mentre il 14% ascolta almeno una volta su base mensile la radio via Web.
Sul fronte dell'approccio delle aziende italiane alla multicanalità, la ricerca mette in evidenza come sussista «una percezione molto elevata dell'importanza della multicanalità nell'ambito delle strategie aziendali e dell'impatto della multicanalità su tutte le performance aziendali: efficacia dell'attività di marketing per l'87% delle aziende, sinergie positive tra i canali per il 68%, maggior soddisfazione dei clienti per il 64%». L'adozione di strategie di multicanalità si rivela maggiormente tangibile nelle imprese dove viene realizzata una integrazione tra le unità organizzative come Marketing e IT, mentre si conferma ancora poco matura la consapevolezza dell'importanza della co-creazione. «Il 52% delle imprese rispondenti non percepisce la possibilità che il consumatore finale possa partecipare attivamente ai processi di creazione del valore, a dimostrazione che le strategie di co-creazione sono ancora embrionali o limitate ad alcuni casi di imprese italiane» sottolineano gli analisti nel rapporto.
Dalla comprensione della possibile evoluzione della società italiana, verso consumatori Open Minded o Reloaded, dipenderà la possibilità per le aziende di mettere in campo strategie e linguaggi efficaci per cogliere l'attenzione degli utenti. Una sfida complessa che passerà anche attraverso il sistema di interazione multicanale per la creazione di modelli di business vincenti in grado di dare risultati positivi anche nel lungo termine.
Emanuele Menietti su ManagerOnline.it
Cosa non si farebbe per una chiamata gratuita. Secondo un’indagine condotta dall’Ispo, il 57% degli italiani sarebbe favorevole all’inserimento di brevi messaggi pubblicitari durante una telefonata, se questo garantisse la totale gratuità del servizio.
La ricerca, sviluppata per Neveralone su un campione rappresentativo di 814 italiani, il 67% si sarebbe mostrato entusiasta di un simile servizio. Conclusione per altro logica se si considerano un paio di presupposti: il 45% degli intervistati riporta come prima risposta la consultazione di Internet su pc quando, in un qualsiasi momento della giornata, ha bisogno di un'informazione; il non utilizzo dei numeri a pagamento deriva nel 34% dei casi dall'essere soddisfatti degli altri canali e nel 29% dall'eccessiva esosità.
Lo studio mette in luce come il telefono sia il canale di comunicazione maestro nel Belpaese, con il 21% delle preferenze; il 46% degli intervistati considera un breve spot telefonico come una normale informaizone pubblicitaria mentre il 45% come un'occasione per ricevere notizie interessanti.
Via Quo Media
Una ricerca di GlobalSpec mostra come i marchi industriali investano sempre più nella promozione via web. Il rapporto 2010 riporta i successi degli investimenti pubblicitari online, con il 70% delle industrie che praticano online marketing che hanno incrementato le proprie vendite nel primo semestre del 2010.
Protagonisti del marketing industriale in rete sono i social network, frontiera verso cui guarda con fiducia il 33% delle aziende.
Via Quo Media
Questa faccenda dei "daily deals" (che non sono poi in fondo un social shopping) sembra stare suscitando interessi ed appetiti.
Senza rientrare sul tema della valutazione di Groupon e della sua possibile quotazione o acquisizione, è interessante notare che si tratta di un modello di business con barriere all'ingresso potenzialmente basse - basta avere una buona rete vendita o la capacità di farsi contattare dai potenziali sellers e di contattare i potenziali buyers.
Che, guarda un po', è il modello della pubblicità e anche degli annunci economici sui quotidiani.
Poco da sorprendersi allora che sia un quotidiano inglese, il Telegraph, il più recente player nel mercato degli annunci a forte sconto che durano un giorno o poco più, con il suo programma chiamato "Selected".
Affascinante l'annuncio in cui sono incappato... un sostanziale sconto su un corso per imparare a macellare e cucinare agnelli e montoni. Molto inglese, by Jove. Naturalmente siamo tutti qui col fiato sospeso per vedere cosa combineranno in questo campo Google e Facebook...
E' ovvio, le aziende (sveglie) sono interessatissime a sistemi che possano trasformare l'esposizione ad uno spot in una visita sul punto vendita, in una prova del prodotto, in un'interazione "fisica".
Sicuramente, allora, saranno interessatissime a questa idea di Pepsi negli US, che funzionerà così:
1) Installare sul proprio iPhone IntoNow, un'applicazione un po' stile Shazam, che attraverso il microfono del telefono riconosce i programmi TV (cioè vi sa dire che episodio, di che anno, di che serie state guardando etc).
2) Andare a caccia sulla TV del nuovo spot Pepsi Max dedicato alle glorie del baseball
3) "catturare"/ taggare il nuovo spot con l'app sul telefonino
4) scegliere un punto vendita comodo e ottenere un buono per una bottiglia gratis del prezioso prodotto.
La tecnologia btw è analoga a quella applicata sull'iPad per il programma MyGeneration (leggetevi questi mio articolo per approfondimenti ulteriori).
Un filo macchinoso? Si', però ha un effetto novelty e magari è anche divertente. Per un po'.
Qualche altro approfondimento su Mashable.
I ragazzi italiani sotto i diciotto anni spendono in media sette ore al giorno davanti a uno schermo, sia esso del computer o del televisore. Internet e la tv sono i due passatempi preferiti del Belpaese, almeno secondo una ricerca condotta dal Forum delle associazioni familiari su 1.300 giovani e giovanissimi di nove regioni e presentata in occasione della Giornata internazionale della famiglia.
I ragazzi tra i 7 e i 18 anni guardano in media la televisione per cento minuti al giorno e il 34% per più di tre ore; il cellulare, anche se non continuativamente, viene utilizzato per oltre due ore al giorno. L’uso di internet è di circa un’ora, a cui però si aggiungono altri 77 minuti di collegamento a Facebook e altri social network.
Via Quo Media
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