Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
In un futuro forse non troppo lontano Amazon sarà in grado di spedire i pacchi con gli ordini dei clienti ancora prima che questi abbiamo effettuato l’acquisto. E’ questo l’oggetto di un nuovo brevetto rilasciato al colosso dell’e-commerce secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, un brevetto che consente il cosiddetto “anticipatory shipping”: Amazon sarà in grado di prevedere i prodotti che probabilmente saranno acquistati da determinati clienti, e “sposterà” tali prodotti verso i centri di spedizioni loro più vicini. Con grande vantaggio, ovviamente, per i tempi di spedizione e consegna che sarebbero ulteriormente ridotti.
Ma come Amazon riuscirà a farlo? Secondo il Wsj, Amazon studierà l’imponente di mole di dati sui suoi utenti per poi utilizzarli in modo predittivo. Ordini passati, ricerche su Internet, il contenuto dei carrelli, la tipologia di merce restituita e, forse, anche il tempo che il cursore del mouse trascorre su determinati articoli, a dimostrazione dell’interesse verso quel particolare oggetto, saranno scandagliati e verificati al fine di estrarne modelli di comportamento d’acquisto.
Secondo quanto scritto nel brevetto, Amazon potrà persino compilare parzialmente indirizzi stradali o codici di avviamento postale, nella marcia di avvicinamento al cliente, e poi completare l’ etichetta in transito. Amazon sostiene che il metodo di trasporto predittivo potrebbe funzionare particolarmente bene per un libro popolare o altri oggetti che i clienti vogliono il giorno in cui vengono rilasciati. Ma è anche plausibile che Amazon potrebbe suggerire prodotti già in transito verso i clienti per assicurare che essi siano consegnati effettivamente.
La consegna preventiva va ad aggiungersi ad altre iniziative con cui Jeff Bezos sta attirando l’attenzione di mezzo mondo. A dicembre ha annunciato il testing di Amazon Prime Air, un servizio di consegna pacchi con droni, che aveva subito suscitato reazioni contrastanti.
Via Tech Economy
Autunno interminabile per il mercato pubblicitario nazionale. Secondo i dati raccolti da Nielsen, il settore ha perso il 7,2% (su base annua) durante lo scorso mese di novembre, con proiezioni arrivate al -12,5% per il 2013. Il capitale complessivo disperso, rispetto al 2012, è stato di 870 milioni di euro.
A soffrire maggiormente è stata la carta stampata, che ha registrato un -20% degli investimenti sui quotidiani e un -24,2% sui periodici. Male anche tv (-11%) e radio (-9,5%). Inciampa anche internet, che ha perso per strada il 2,3% della raccolta pubblicitaria a novembre.
In questo panorama desolante, la notizia positiva è la riduzione del decremento rispetto al mese di ottobre, che già aveva diminuito l’emorragia rispetto a settembre. “Si va delineando una chiusura dell’anno vicino a quel -12,5% previsto da più parti nei mesi scorsi, migliorando il -14,3% con cui si era chiuso il 2012”, dice Alberto Dal Sasso, advertising information services business director di Nielsen.
Il lento ricovero del mercato pubblicitario continua: la ripresa è fiaccata dal perdurare della crisi internazionale, anche se il 2014, con l’avvicinarsi di Expo, i Mondiali di calcio e le Olimpiadi invernali, potrebbe fornire spunti per un futuro rilancio.
Via Quo Media
A dispetto delle funeste previsioni di due studiosi della University in America che la danno “morente” entro tre anni, Facebook gode di ottima salute. A rivelarlo è il Social Summary diffuso da GlobalWebIndex sui dati di adozione e uso dei social media in più di 30 mercati globali.
Stando ai numeri rilevati da GWI, Facebook è ancora ampiamente dominante senza ovviamente ignorare il fatto che anche altre reti sono in aumento. Il social di Zuckerberg rimane il numero uno in cima alla lista per numero di account (83 %), per uso attivo (49%) e per frequenza delle visite, con il 56 % degli utenti che accede sulla piattaforma più di una volta al giorno. Certo è che il sito continua a registrare diminuzioni nei livelli di uso attivo, ma è una diminuzione, spiegano da GWI, che nella seconda metà del 2013 (-3 %) è stata notevolmente esagerata in alcuni rapporti, visto che è ancora molto popolare tra tutti i gruppi demografici e ci sono in effetti stati aumenti nelle dimensioni del pubblico grazie alla sua app.
Alcuni degli altri principali attori registrati piccolo un modesto incremento tra il Q2 e Q4 – tra cui Google+ (+6 %) , LinkedIn (+9 %) e Twitter ( +2 % ) – ma i più grandi aumenti nel numero di utenti attivi sono avvenuti in reti più recenti o meno consolidate di Facebook. Ne sono esempio Instagram (+23 %) e Reddit (+13 %).
Via Tech Economy
Facebook ha avviato la sperimentazione del suo nuovo sistema di raccolta pubblicitaria, ispirato ad AdSense di Google, vero e proprio dominatore dell’ad online. Il servizio, come quello del motore di ricerca, legherà inserzionisti-partner alle app mobili, dando informazioni a tutto tondo sui like, così da migliorare la qualità del messaggio pubblicitario.
L’idea di Menlo Park è quella di rafforzare il rapporto con gli inserzionisti, rendendo Facebook ancora più appetibile, grazie all’interrelazione più stretta con i dispositivi mobili e i milioni di utenti che quotidianamente ne fanno uso (e hanno un account sul social network).
Il sistema coinvolge infatti gli investitori, ma anche gli sviluppatori delle applicazioni per iOs, Android e Windows Phone, nel tentativo di costruire un circolo virtuoso in cui ai pubblicitari verranno date informazioni sempre più precise, complete e live riguardanti gli utenti e le loro attività, stimolando così gli investimenti adv, che arricchiranno Facebook (in gran parte) e chi programma le app. L’implementazione degli annunci sarà automatica e agirà sul sito quanto sulle applicazioni mobili di terzi.
La piattaforma, una volta lanciata in maniera ufficiale, andrà a infastidire quella di Google sul sistema operativo Android: Facebook può infatti contare su decine di inserzionisti pronti a popolare di spot le app più celebri che agiscono in simbiosi con il social network (come Candy Crush), insidiando lo strapotere del motore di ricerca sui suoi stessi prodotti. L’evoluzione del social parte dal (vecchio) mantra pubblicitario.
Via Quo Media
Ci sono diversi tipi di strumenti e di tecnologie che hanno cambiato il modo di lavorare e di vivere:Internet prima di tutto, poi i social media, gli smartphone, la cloud e molto altro. In tutti questi casi parliamo, giustamente, di rivoluzioni digitali perché il loro effetto è stato dirompente.
Fonte Brian Solis
Spesso però i dati sono contraddittori e le attese (soprattutto delle aziende) sono deluse: i social media sono visti in modo altalenante, sono svariati anni che si attende “l’anno del mobile“, le logiche collaborative corporate sono piuttosto all’inizio e le stesse professioni digital sono da alcuni esaltate e da altri viste come fuffa di passaggio.
In realtà, secondo me, i fatti sono un po’ più complessi: in tutte le rivoluzioni, come ricorda ancheGianni Riotta nel suo recente libro su Internet, il cambiamento è più lento e in parte imprevedibile nei suoi esiti e chi cerca di vedere solo fenomeni eclatanti o di seguire l’ultima grande moda rischia la delusione.
Prendiamo il mobile: in molti si affannano a realizzare applicazioni da valore aggiunto limitato e ci si focalizza spesso su tecnologie “wow” ma ancora poco facili da usare, come la realtà aumentata. Nella maggior parte dei casi i ritorni sono modesti e la verità è che invece la navigazione su Internet su cellulare è accessibile da anni ma solo progressivamente la gente ha cominciato a usarla, premiando chi ha lavorato sui siti mobile ready, ossia alla prosecuzione naturale del servizio offerto già in precedenza con le pagine web su desktop, o chi ha pensato applicazioni che davvero danno un beneficio a chi le usa.
Lo stesso discorso vale per la penetrazione dei social network, che come ho scritto in passato parte da lontano e da una serie di fattori che solo ad un certo punto diventano così chiari da creare l’hype mediatico. Anche qui però gli utilizzi da parte delle aziende sono poco efficaci perché agiscono sulla parte più spettacolare e visibile del processo, e non sul misurare quelle correnti profondedove però sta il valore.
Ed è proprio al valore che occorre guardare in un’epoca che Brian Solis definisce ”digital Darwinism, a time when technology and society are evolving faster than the ability of many organizations to adapt. It is for this reason (along with a myriad of other problems of course) that in fact killed Borders, Blockbuster, Polaroid and the like.”
Fonte Brian Solis via Flickr
Per questo ogni progetto di marketing (che ormai è per forza digital) deve oggi guardare più in profondità, leggere nelle pieghe dei numeri, capire davvero i clienti e non essere solo cosmetico. Ciò richiede un’attenta capacità di ascolto e, alla fine, si deve tornare a guardare a quelli che sono ibisogni che le persone soddisfano con ciò che ogni azienda offre.
In questo il digital è una leva fondamentale ma non basta da solo se non si parte dalla prima domanda:perché stiamo facendo questo e quale è il significato profondo del nostro proporre prodotti e servizi al mercato?
Gianluigi Zarantonello via Internetmanagerblog.com
Il 2013 e’ stato per molti un anno di conferme. Poche sono state le realtà che hanno veramente sconvolto il mondo del digital, mentre le molte acquisizioni da parte dei giganti del web ci hanno fatto immaginare che il 2013 fosse anche un anno di tanti nuovi inizi e trend che troveranno poi conferma nel 2014. Per quanto mi riguarda, ho passato gli ultimi mesi del 2013 ad analizzare i trend digitali per TechEconomy e vorrei ora tirare le somme di quello che è stato l’anno appena concluso per gli italiani online in quanto utenti, ma anche consumatori. Per farlo guarderò ai dati paragonando gli ultimi quarti del 2012 e del 2013 per evitare di includere fenomeni dovuti alla stagionalità.
Siamo invecchiati un po’! E’ vero che la popolazione italiana fa fatica a ringiovanirsi in generale ma, soprattutto online, sembra che ci sia stata un’emorragia tra i più giovani che pare abbiano perso l’interesse per la rete. Il segmento di popolazione tra i 16-24 anni è calato notevolmente in percentuale relativa rispetto allo scorso anno, passando dal 23% al 19%. Per la prima volta, il quarto trimestre del 2013 ha visto un calo piuttosto consistente anche nel numero assoluto di giovani online, mentre sono in deciso aumento degli utenti compresi nella fascia di età 35-44. Sembra, quindi, esserci un maggiore interessamento nella rete da parte di coloro che inizialmente l’avevano trascurata, come anche da parte degli utenti over 50. Inoltre l’avvento del mobile/tablet ha reso ancora più intuitivo e flessibile l’utilizzo dei device di accesso, chiudendo gradualmente quel divide che si frapponeva tra chi sapeva maneggiare gli strumenti di accesso e chi no. Inoltre Internet è diventato sempre più uno strumento in mano ai professionisti di ogni ambito lavorativo riuscendo a penetrare anche tra quegli ambienti che erano inizialmente restii alla sua adozione.
Age breakdown1
Siamo un po’ meno social! Puoò sembrare sorprendente, me ne rendo conto. Vediamo gente ad ogni angolo della strada e di tutte le età ormai aggiornare i propri status su Facebook, o Twittare o Instagrammare etc. Ma il trend non cresce piu come prima. Sono ora il 67% degli utenti internet in Italia, quelli che affermano di aver aggiornato i loro profili Social almeno una volta nell’ultimo mese, nonostante sia ben il 92% degli utenti ad avere un account su almeno una piattaforma social. Sembra quindi che siamo arrivati a un punto di fondamentale saturazione. Facebook ha visto il numero di utenti attivi crollare rispetto all’anno scorso (GlobalWebIndex – Sondaggi svolti su popolazione Internet italiana 16-64), rispecchiando quel trend che ha investito quasi tutti gli early adopter nel mondo. Sicuramente un segnale significativo ma anche fisiologico, dato il proliferare di piattaforme concorrenti. Alcuni ricercatori hanno anche individuato negli andamenti dei trend di Facebook, dei pattern molto simili a quelli di una malattia infettiva prevedendone l’estinzione a breve. Conclusione sicuramente avventata, Facebook non si estinguerà a breve, ma ha semplicemente subito un calo che provocherà non pochi grattacapi, ma che, ripeto, è da considerarsi assolutamente fisiologico. Anche Twitter e Google Plus e non sembrano passarsela benissimo e, al momento, non sembra esserci una nuova piattaforma capace di trainare più persone di quelle che ci siano nel fantastico mondo dei social. Certo che se riuscissimo a colmare il digital divide con gli altri paesi europei (attualmente l’Italia è 50esima nel mondo, dietro le Barbados), forse le cose cambierebbero, ma non ne sono così convinto. I trend in tutto il mondo occidentale dimostrano che i social media hanno già raggiunto un picco che difficilmente verrà superato negli anni. Il mobile certo è in crescita, ma all’aumentare della penetrazione di dispositivi mobili, le percentuali di utenti che postano sui social non e’ aumentata significativamente. Come a dire che chi utilizza compulsivamente i social da mobile è probabilmente la stessa persona che lo faceva prima dal pc. Solo che ora può farlo ovunque e in qualsiasi momento.
Social media active user
Siamo più “mobile” E di molto, anche! Siamo passati dal 45% degli utenti totali al 59%, per quanto riguarda gli smartphone, e dal 16% al 29% per i tablet. Rispettivamente da 9.66 a 12.69 milioni e da 3.52 a 5.82 milioni dall’ultimo trimestre del 2012 all’ultimo del 2013, mentre calano gli utenti che prediligono il PC per accedere alla rete. Un dato su tutti dovrebbe farci capire la portata del fenomeno: il 74% dei ragazzi tra i 16 e i 24 anni ora accede alla rete tramite smartphone. Se e’ vero quindi che sono meno i giovani che utilizzano la rete rispetto ad un anno fa, sono invece aumentati moltissimo quelli che lo fanno tramite mobile. Come dire che chi non ha uno smartphone, tra i giovanissimi, utilizza meno la rete rispetto a chi invece ha un punto di accesso piu diretto e personale.
La rivoluzione mobile è iniziata da tempo in Italia, ma mai come nel 2013 questo fenomeno ha preso piede. E siamo ancora lontani dai livelli di saturazione. Come a dire che toccherà proprio ai nuovi dispositivi colmare quel digital divide di cui parlavo sopra. Dispositivi che utilizziamo soprattutto per guardare video e caricare foto, ma che rispetto al 2012 usiamo di più per l’internet banking e per acquistare prodotti online (vedi mio precedente articolo sull’andamento dell’e-commerce in Italia), ma meno….per telefonare e mandare sms.
In generale il 2013 ha visto la rete giocare ancora di più una parte fondamentale nella vita di oltre 17 milioni di italiani che la utilizzano attivamente, sia per socializzare che per divertimento, ma sempre di più anche per fare affari. Sebbene i social media abbiano raggiunto quasi la saturazione, il calo e’ stato in parte bilanciato dalla forte e costante crescita del mobile. Ad esempio utilizziamo molto di piu gli smarthpone e i tablet in congiunzione con la televisione come second screen, limitando gli effetti di isolamento di cui il mezzo televisivo è sempre stato accusato. Sono i dispositivi mobile che assumono sempre di piu il ruolo di Personal Computer, inteso come strumento di accesso prediletto alla rete e quindi personale, non condiviso. Il ruolo del vecchio PC fisso o laptop sta gradualmente tornando ad essere quello di strumento di lavoro mentre per l’intrattenimento, le attività social e l’utilizzo domestico, ci affidiamo al nostro vero strumento personale, lo smartphone, ponendoci di fronte alla necessita’ di ridefinire gli argomenti della discussione.
Non c’è dubbio, quindi, che il web abbia sconvolto la maniera in cui viviamo la vita di tutti i giorni e che il 2013 sia stato la conferma dei trend che avevamo visto l’anno precedente, con la sola eccezione del fatto che nessuno si sarebbe aspettato la saturazione dei social media già dopo soli 7 anni dal boom di Facebook in Italia.
Le previsioni per il 2014 sono un po’ ovunque, a voi scegliere la più interessante ed accurata. Dal canto mio spero, piuttosto, che in Italia riusciremo a fare un utilizzo più maturo della rete arrivando finalmente a comprenderne le potenzialità sia per l’intrattenimento (canali streaming), che per il business (e-commerce / m-commerce), che per l’informazione (pluralismo / filtro delle informazioni). Se la politica deciderà di intervenire, come è previsto, per attuare le modifiche normative necessarie ad un evoluzione del sistema allora il 2014 potrà davvero essere l’anno della maturità.
Via Tech Economy
Il 3 febbraio, Facebook lancerà un nuovo servizio d’informazione chiamato Paper, che funzionerà come aggregatore di notizie offerto agli utenti del social network, che avranno a disposizione una sorta di giornale digitale assemblato dal sito.
Secondo le indiscrezioni, la piattaforma sarà un’applicazione mobile, inizialmente dedicata ai dispositivi Apple (iPhone e iPad), e sarà in lanciata in simbiosi con il sistema operativo iOs. Sarà accessibili in totale indipendenza rispetto al social network e darà la possibilità di commentare e mettere il canonico ‘mi piace’ alle notizie, condividendole sulla propria bacheca.
Oltre ad ampliare le funzioni di Facebook, Paper - che in prima battuta dovrebbe essere privo di pubblicità - ha il compito di rivaleggiare con Google News e convogliare sul social network un flusso maggiore di utenti e contenuti, rimpolpando il traffico e attirando in questo modo investitori e adv esterna all’applicazione.
Via Quo Media
“Facebook è stata fino ad ora un’esperienza incredibile e sono davvero grato di esserne parte“. Così Mark Zuckerberg, co-fondatore e amministratore delegato del social network in blu commenta il compleanno dei dieci anni della piattaforma. Nel prossimo decennio, auspica, saranno connesse sempre più persone. “È sorprendente vedere come le persone utilizzino Facebook per costruire una vera comunità, supportandosi a vicenda nei modi più diversi – ha detto Mark Zuckerberg -. Nei prossimi dieci anni, avremo l’opportunità e la responsabilità di connettere un numero sempre maggiore di persone, continuando a fornire il nostro servizio nel miglior modo possibile“.
Era il 4 febbraio 2004 quando il social network nacque nella stanza di Mark Zuckerberg nel campus di Harvard. Oggi è una vera e propria nazione virtuale: con un miliardo e 200 mila iscritti ha già raggiunto la popolazione dell’India e punta, entro il 2015, a superare anche quella della Cina. E 945 sono i milioni di utenti che accedono oggi al social network via smartphone e tablet.
Una storia, quella di Facebook, che ha una cesura nella data del il 17 maggio 2012 quando la creatura social di Zuckerberg, tra mille perplessità, è stata ufficialmente quotata in borsa per una valore record di 104 miliardi di dollari. Eppure è stata da subito definita una delle peggiori IPO della storia del web dal momento che il titolo ha iniziato una corsa al ribasso, trascinata anche da accuse di presunte irregolarità nella procedura di quotazione. La successiva strategia messa in piedi dal colosso di per rassicurare mercati e investitori sulla solidità e concretezza del business Facebook, di fatto l’elemento attorno al quale ruotavano i principali dubbi, hanno avuto successo. Gli investimenti sul mobile e sull’advertising hanno determinato un progressivo miglioramento dei conti e della fiducia ben rappresentati dai risultati delle ultime trimestrali, in cui il social network registra un balzo dell’utile netto a 523 milioni di dollari rispetto ai 64 milioni di dollari dello stesso periodo dell’anno scorso.
Tutto rose e fiori? Non completamente. Il social di Zuckerberg deve fronteggiare una realtà potenzialmente lesiva per il business, se è vero che ha registrato un progressivo crollo di interesse da parte degli adolescenti americani che le preferiscono altri strumenti di connessione come Snapchat. Ed è forse anche questo uno dei motivi che avrebbe spinto Facebook a provare l’acquisto della rivale ma l’affare è poi sfumato. Alcuni studiosi dell’università americana di Princeton sarebbero partiti proprio da questo rallentamento, da molti valutato come fisiologico dopo una tale espansione, quale sintomo di una “morte imminente“. Secondo i due ricercatori Faceobok sarà “abbandonato” o comunque conoscerà una drastica diminuzione di uso e popolarità. Esattamente come accade alle malattie infettive, che dopo periodi di picco, finiscono per esaurirsi.
Ma, almeno al momento, la salute di Facebbok è tutt’altro che a rischio se è vero considerando le preferenze degli utenti e risultati economici, Facebook resta, nel 2013, a fronte della crescita di altri social media come Instragram (di Facebook), il top brand 2013 secondo Blogmeter.
Buona salute ribadita dal fresco lancio dell’attesa app Paper: un’applicazione che offre articoli a schermo intero presi da diverse categorie, quali tecnologia, cultura pop, musica, divertimento, cinema e così via, da visualizzare direttamente sul proprio mobile. Al momento Facebook Paper è disponibile per il download dall’App Store degli Stati Uniti.
Via Tech Economy
Cosa comprano gli italiani online? Questa volta è il colosso dell’e-commerce eBay che prova a rispondere stilando una classifica dei 10 top trend di consumo del 2013 registrati sulla piattaforma. Ed emerge che, su eBay.it, si cercano principalmente oggetti nuovi, di marca, con una media di un oggetto venduto ogni secondo.
Al primo posto troviamo acquisti relativi alla Telefonia con 1 acquisto ogni 4 secondi, a conferma che gli italiani non vogliono rinunciare all’ultimo modello di cellulare o smartphone, e che tendono a personalizzarlo con cover, custodie ed altri accessori: sottocategoria che infatti supera di oltre il 700% il totale di vendite di device. L’intera categoria Tecnologia ha ruolo cruciale su eBay.it con la vendita di un prodotto ogni 2 secondi con un trend in crescita rispetto al 2012 del +228%.
Al secondo posto c’è il settore Informatico – soprattutto per l’acquisto di iPad e tablet – che vede 1 prodotto venduto su eBay.it ogni 9 secondi, e al terzo si piazza il comparto musicale, con 1 vendita ogni 10 secondi, sia che si tratti di semplici lettori Mp3 o di veri e propri Hifi Home Theatre. Debutta al quarto posto la categoria bellezza e salute, con 1 prodotto venduto ogni 15 secondi relativo alla cura delle mani e delle unghie, seguita dalla cura del corpo e dei capelli. Al quinto posto della classifica eBay segnala il Gardening come l’hobby piuÌ in voga, con 1 articolo venduto ogni 32 secondi seguito dalla gastronomia, un settore molto trattato su eBay.it, dove si registra 1 vendita al minuto.
L’abbigliamento, contrariamente a quanto si possa immaginare, è solo settimo con il “capo” di abbigliamento piuÌ acquistato rappresentato dalle calzature, che registrano 1 vendita ogni minuto e mezzo e segnano l’ingresso della categoria Fashion in classifica. L’intero settore abbigliamento e accessori registra una vendita ogni 8 secondi! E qui curiosamente eÌ l’abbigliamento maschile a registrare il maggior numero di acquisti (+ 13% rispetto a quello femminile).
All’ottavo posto la compagnia di un animale domestico si conferma un must per gli italiani, che spendono grandi cifre per viziare i loro amici (1 articolo per animali venduto su eBay.it ogni minuto e mezzo) e al nono posto troviamo gli articoli per l’infanzia e premaman venduto ogni 2 minuti.
Chiudono la classifica gli acquisti per la casa, soprattutto accessori per la cucina come pentole, piccoli elettrodomestici e forni. Nel complesso su eBay.it, il settore casa, arredamento e bricolage eÌ in crescita esponenziale negli ultimi anni (+ 140% rispetto al 2012), con un acquisto effettuato ogni 5 secondi.
Via Tech Economy
Primo tonfo per Twitter, dopo la quotazione a Wall Street avvenuta lo scorso novembre. Nelle ultime ventiquattro ore, il valore delle azioni del social network si è ridotto del 24% in eseguito ai dati che registrano una crescita degli utenti più lenta del previsto.
Gli iscritti attivi, nell’ultimo trimestre del 2013, sono stati solo 9 milioni in più rispetto a quelli del periodo estivo, per un totale di 241 milioni al mese. In un clima da isteria hi-tech collettiva, non privo di panico, gli investitori hanno cominciato a vendere titoli Twitter senza soluzione di continuità, fino a far crollare la quotazione di un quarto.
La finanza ufficiale sembra infastidita anche dai dati di bilancio della società di San Francisco, che tra ottobre e dicembre ha registrato entrate per 243 milioni di dollari (+116% su base annua), ma anche perdite nette di 511 milioni. A spingere i ricavi è stata la raccolta pubblicitaria sui dispositivi mobili, che vale ora il 75% del totale.
Gli analisti non riescono a comprendere le strategie della compagnia internet, che ora ha bisogno immediato di generare utili. L’amministratore delegato ha cercato di spiegare i piani futuri: “Stiamo lavorando per apportare cambiamenti - ha detto Dick Costolo -. Sarà una combinazione di mutamenti che verranno introdotti nel corso dell'anno e cambieranno la tendenza della curva di crescita”. Le modifiche alla struttura del sito renderanno più semplice l’accesso via smartphone e tablet. Coinvolgere più utenti e con più continuità è il primo obiettivo da raggiungere per evitare di essere l’ennesima bolla, esplosa, della net-economy.
Via Tech Economy
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