Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
La partecipazione quotidiana ai social network aumenta. E gli smartphone sono il trampolino di lancio per allargare i confini nei paesi in via di sviluppo. Nell'ultimo anno raddoppiano gli utenti di Twitter che accedono in media una volta al giorno: sono l'8% degli adulti online. I microblog conquistano pubblico soprattutto tra i giovani adulti fra i 18 e i 24 anni che navigano su internet. In particolare, una persona su cinque di chi frequenta Twitter ha uno smartphone.
Sono i risultati del sondaggio del Pew Institute appena pubblicato. Secondo lo studio, l'aumento di utenti quotidiani è dovuto all'incremento nella diffusione di cellulari, soprattutto nelle fasce di età giovanili. Che diventa un volano per l'espansione nelle nazioni emergenti: il Brasile è la terza nazione al mondo su Twitter, preceduta da Giappone e Stati Uniti.
Gli utenti attivi di Facebook al giorno sono in media il 58% dei 901 milioni che frequentano il social network almeno una volta al mese. È un salto in avanti rispetto a un anno fa. E a trainare la crescita sono stati soprattutto gli abitanti degli Stati Uniti, insieme a India e Brasile, le due nazioni dove la rete sociale online ha allungato il passo fino a superare il rivale locale, Orkut, e a conquistare il primo gradino del podio dei social network. Nella sfida globale per conquistare l'attenzione delle persone guadagna terreno Google+: gli utenti attivi ogni giorno sono circa il 50% dei 100 milioni mensili. È una rete sociale che non ha ancora un anno di vita.
Via Quo Media
I dubbi sul modello di business di Facebook e sull’efficacia dell’offerta di advertising della compagnia continuano a crescere.
4 su 5 degli utenti del popolare social network dichiarano di non aver mai acquistato un prodotto o servizio come risultato di pubblicità o commenti su Facebook, secondo un recente sondaggio Reuters/Ipsos. Ulteriore segnale negativo per la società, che dovrà rivedere il proprio modello di business e offrire prodotti che riescano realmente a monetizzare l’enorme base utenti.
Il sondaggio Reuters/Ipsos non indaga comparativamente l’efficacia dell’advertising Facebook, ma una precedente inchiesta (Febbraio) di eMarketer aveva già suggerito una minore efficacia rispetto all’email marketing, che almeno teoricamente permette un grado di personalizzazione simile e instaura un rapporto con il target non molto differente.
Le brutte notizie per Facebook non si fermano, però, al modello di business. Gli utenti sembrano avere un atteggiamento parzialmente più freddo verso il social network. Il 34%, infatti, spende meno tempo sul sito rispetto a 6 mesi fa e solo il 20% ne spende di più. Il 21% degli statunitensi intervistati continuano, inoltre, a non avere un account Facebook.
I risultati del sondaggio confermano, quindi, i timori degli investitori rispetto alla capacità della compagnia di generare profitti. Timori che hanno causato un crollo delle azioni, dopo la quotazione sui mercati finanziari, del 29%; riducendo il valore di mercato di Facebook di circa 30 miliardi di dollari e portandolo a $74 miliardi. Trend negativo che, dopo qualche segnale intermittente di inversione, sembra destinato a prolungarsi. Lunedì le azioni Facebook hanno chiuso le contrattazioni perdendo un ulteriore 3%, venendo scambiate per 26.90 dollari.
Facebook si è rifiutata di commentare il sondaggio, ma ha rimandato a casi di successo, lasciando ovviamente da parte i casi come quelli di General Motors, terzo inserzionista pubblicitario USA, che recentemente ha deciso di non acquistare più spazi pubblicitari sul social network.
I risultati del sondaggio, in ogni caso, non devono essere letti come una misura precisa dell’efficacia dell’advertising di Facebook. Per i brand, ad esempio, spesso l’obiettivo della campagna non è generare vendite immediate, ma quelle future. Inoltre, come ricorda Steve Hasker di Nielsen, il successo di una campagna deve essere misurato in relazione alle differenti tipologie di prodotti. “Se si stanno pubblicizzando automobili Porsche e si riesce a convincere il 20% delle persone a fare un acquisto, questo è un tasso di conversione sbalorditivamente alto. Se metti in vendita noodles istantanei, forse non è.”
Via Tech Economy
Il Milan ne ha oltre dieci milioni, la Ferrari sfiora gli otto e mezzo, ma anche la cara e vecchia Nutella si conferma essere ancora un fenomeno di costume con oltre quattro milioni di fan. Gli italiani e Facebook, un rapporto ormai consolidato: forte dei 13 milioni di nostri connazionali che quotidianamente lo utilizzano, Facebook è diventato un termometro per misurare gusti e tendenze, per capire l'aria che tira.
Per analizzare il rapporto tra gli italiani e Facebook, BlogMeter ha messo in campo il suo strumento Facebook Social Analytics, e ha classificato le pagine scritte in italiano secondo due dimensioni: il numero di fan e la capacità di un loro coinvolgimento da parte delle aziende. Ne è uscito un panorama in qualche modo inatteso. ''Dove la forza del brand esercita senz'altro una capacità magnetica per avvicinare gli utenti, ma non è abbastanza se non gli si affianca una chiara strategia tesa a coinvolgere le persone all'interno di un rapporto che in qualche modo sia vissuto come gratificante o utile'', spiega Vincenzo Cosenza, esperto di social media e responsabile di Blogmeter.
Se si considera l'aspetto della numerosità dei fan, gli italiani su Facebook hanno due grandi passioni: il calcio e i dolci. Oltre al Milan, solitario e irraggiungibile in cima al ranking, fanno il pieno di supporter club come Juventus, Inter e Roma. In vetta c'è anche il mitico cavallino di Maranello, seguito da una falange di aziende che sfornano prodotti golosi e accattivanti per il palato. Oltre alla citata Nutella, troviamo brand familiari come Magnum, Kinder Bueno, Kinder Cioccolato, Pan di Stelle.
Via Quo Media
Una ricerca del Politecnico di Milano mostra che i social media sono diventati dei forti strumenti per influenzare gli acquisti dei consumatori. Oltre a essere un fenomeno di costume e di marketing per le aziende, i social media sono diventati dei fortissimi strumenti per aumentare le vendite. Una ricerca della School of Management del Politecnico di Milano mostra che almeno 8 milioni di utenti internet modificano le loro scelte d'acquisto a seguito delle informazioni recuperate attraverso i social network e che 15 milioni di utenti web si fidano pienamente di quanto trovano nei blog e nei forum circa prodotti e servizi.
Potere della rete, dunque, visto che il consumatore del web 2.0 condivide ora anche le proprie esperienze positive, al contrario del passaparola tradizionale che trasmetteva soprattutto le esperienze negative.
La scuola dell'ateneo milanese ha interpellato 1.184 persone tra i 18 e i 65 anni per capire in che modo social media, blog, forum o social network influenzano i processi di acquisto dei consumatori italiani. L'indagine ha analizzato poi la frequenza di utilizzo dei media nuovi e tradizionali (stampa, tv, radio) per la raccolta di informazioni nei processi di acquisto, la fase del processo in cui avviene tale utilizzo, l'influenza che ha l'informazione reperita, quale grado di fiducia i consumatori esprimono in questa informazione, l'attitudine all'utilizzo futuro dei media. Tutto ciò riferito a 4 categorie merceologiche: alimenti per l'infanzia, alimenti salutistici, servizi bancari e apparecchiature mobile (cellulari, smartphone e tablet).
Lo studio ha ecidenziato quanto i nuovi media si stiano stabilmente affiancando ai media tradizionali come fonti autorevoli di informazione nei processi di acquisto, al punto che l'utilizzo di social network, blog, e internet ha raggiunto una diffusione paragonabile a quella dei media tradizionali all'interno della popolazione italiana che utilizza il web.
In particolare, i nuovi media hanno un livello di influenza particolarmente elevato: la capacità di blog e forum di modificare, fino a cambiare completamente, l'opinione dell'individuo su prodotti e servizi già noti è generalmente la più alta tra i media oggetto di rilevazione.
Circa 12 milioni di italiani si fidano delle informazioni riportate sui social network e circa 10 milioni cercano nella rete ulteriori informazioni sui prodotti che vedono pubblicizzati attraverso i media tradizionali (stampa, radio e tv).
Il ricorso ai diversi media da parte dell'individuo appare fortemente legato alla categoria merceologica oggetto del processo di acquisto. In particolare:
- L'alimentazione per l'infanzia registra un ricorso sistematico a tutti i media - nuovi e tradizionali - evidenziando un grande sforzo, da parte dei consumatori interessati, nella ricerca di quante più informazioni possibili;
- I consumatori di alimenti salutistici dichiarano un livello di fiducia nelle informazioni riportate da forum e blog particolarmente significativo (oltre il 30% del campione dichiara un livello di fiducia alto o totale), e superiore a quello dei media generalisti e anche dei siti dei produttori.
- Per i servizi bancari, il consumatore tende ad affidarsi ai siti aziendali per raccogliere informazioni e dettagli, soprattutto per quanto riguarda i conti correnti.
- Nel mondo degli apparati mobile (cellulari, smartphone e tablet), la rete è invece diventata il principale canale informativo, con una prevalenza per i forum e i blog.
- I dati confermano un ricorso ai nuovi media destinato a crescere in maniera significativa nel prossimo futuro prefigurando uno scenario in cui i nuovi media supereranno i media tradizionali come canale informativo autorevole nelle decisioni di acquisto, in grado di influenzare le scelte in maniera rilevante.
Il consumatore particolarmente attento, poi, non sostituisce i social network ai media tradizionali, quanto piuttosto utilizza tutti i diversi canali informativi durante tutto il processo di acquisto.
Relativamente alle variabili socio-demografiche come reddito e livello di istruzione, queste tendono a non essere fattori discriminanti nell'identificazione dei consumatori più attenti ai social media nei processi di acquisto. Al momento l'età, invece, rappresenta un tratto distintivo, essendo la popolazione più giovane maggiormente portata ad adottare un comportamento più multicanale e attento ai new media.
Via ManagerOnline
L’utilizzo della rete in Italia continua a crescere, in particolare tra le italiane. La fotografia scattata da Audiweb ad Aprile registra un progressivo incremento della presenza degli italiani in rete: 28 milioni di utenti Internet durante il mese, con una crescita pari al 7.6% rispetto all’anno precedente.
Particolarmente importante l’aumento dell’utenza giornaliera, che testimonia la penetrazione di Internet nell’esperienza quotidiana. L’audience media giornaliera registra un incremento del 5.8%, raggiungendo i 13.8 milioni di utenti. Cresce anche il tempo medio speso quotidianamente in rete (+3.9%), risultando pari a 1 ora e 21 minuti, mentre si registra una leggera diminuzione delle pagine visitate in media (147 contro le 158 ad Aprile 2011).
La connessione internet, indipendentemente dall’utilizzo alla data delle rilevazioni, cresce del 6.3% (40.5 milioni), ma restano ancora molti gli italiani privi di connessione (circa 14.5 milioni).
La diffusione di Internet cresce più della media nazionale (10.6%) tra la popolazione di sesso femminile, che rappresenta ormai il 45% dell’utenza totale (6.2 milioni di donne connesse ogni giorno). Il 48.8% delle utenti ha un’età compresa tra i 35 e i 54 anni (3 milioni), ma è forte anche la presenza delle più giovani (25-34, 1.3 milioni) e la progressiva diffusione dell’utilizzo tra le più anziane (>55, +24.2%).
I restanti 7.6 milioni sono utenti di sesso maschile, con una forte presenza, ancora una volta, delle persone tra i 35 e i 54 anni (3.5 milioni, 45.8% del totale).
Il dato più interessante riguarda le fasce giovanili: tra le persone con un età compresa tra i 2 e i 24 anni le donne rappresentano sempre una quota maggiore dell’audience giornaliera di genere rispetto agli uomini, per quanto in termini assoluti, gli utenti di sesso maschile continuino ad essere di più.
Gli utenti maschi navigano in proporzione di più delle donne (27.5% vs 22.7%). In alcune fasce di età la navigazione è più diffusa, però, tra le persone di sesso femminile, in particolare le adolescenti (11-17) navigano di più dei coetanei di sesso maschile (19.7 vs 18.6%) e lo stesso le giovani tra i 25 e i 34 anni (36.4% vs 34.7%).
La distribuzione geografica della popolazione internet ha il suo primato in Lombardia con 2.6 milioni di utenti giornalieri, seguita da Campania (1.4 milioni) e Lazio (1.3 milioni).
Internet è utilizzato principalmente, ma non esclusivamente, nel pomeriggio; raggiungendo un picco di utilizzo sul fare della sera. A partire dalle 9 di mattina si registra una progressiva crescita del traffico, che fino alle 12 si attesta sui circa 5.9 milioni di utenti; per poi toccare i 7 milioni a partire dal primo pomeriggio (dalle 15:00). Tra le 18:00 e le 21:00 si raggiunge il picco del traffico di rete (circa 7.2 milioni), per poi lentamente declinare (tra le 21:00 e mezzanotte circa 5.7 milioni di utenti). Tuttavia è proprio nelle fasce serali che si registra un tempo di utilizzo medio maggiore: 35 minuti tra le 9 di sera e mezzanotte.
Via Tech Economy
Di Admin (del 12/06/2012 @ 00:34:52, in Mobile, linkato 2463 volte)
Il boom è in atto e le opportunità sono per tutti. È questo il messaggio che arriva dal Politecnico di Milano che ha reso noti i dati dell’osservatorio Mobile Internet, Content & Apps. Nel 2011 la spesa degli utenti per navigare in internet dal cellulare e dallo smartphone esplode: con un +52%, sono stati superati gli 800 milioni di euro.
È boom anche di ricavi da mobile app e di vendite di contenuti tramite mobile web agli utenti che possiedono gli smartphone (+190%). Andrea Rangone, docente della School of management e responsabile degli osservatori, sprizza entusiasmo: “Il mobile internet è in forte crescita e non stiamo parlando dell’utilizzo delle chiavette, ma della navigazione tramite smartphone. E le app quasi raddoppiano di valore complessivamente nelle varie categorie”. Grazie ai nuovi contenuti, dopo 3 anni di contrazione, il mercato torna a crescere del 4%, toccando quota 530 milioni di euro, con i ricavi pay a farla da padrone (90%). Trainano giochi (+44%), musica (+39%) e video (+30%).
Crescono anche i ricavi complessivi dalla pubblicità mobile, con un +50% a quota 56 milioni di euro. Al di là dei numeri c’è un concetto che sta a cuore a Rangone e che viene ampiamente sottolineato nel titolo del convegno. L’esplosione del mondo mobile fa bene a tutti, grandi e piccole imprese, start up e semplici sviluppatori. “Chi riesce a interpretare il mercato nel modo corretto - aggiunge - porta a casa risultati quali che siano le condizioni di partenza”.
Via Quo Media
Ieri l’Osservatorio sull’e-commerce di e-Bay.it, ha pubblicato una panoramica sui consumi on-line degli italiani. È sicuramente uno specchio efficace sulle abitudini di consumo nel nostro Paese: basti pensare che sulla piattaforma di acquisti on-line passano più di 8 milioni di visitatori al mese, e la ricerca ha tenuto conto di tutte le categorie merceologiche di e-Bay.it (le quali sono più di 6.700).
Emergono dati sui trend nazionali, ma anche le preferenze regione per regione, su tutti gli acquisti avvenuti nel 2011. Al primo posto si conferma la categoria “Consumer tech”, (già al primo posto nel rapporto dell’anno scorso), dove la fanno da padrone cellulari, smartphone e relativi accessori. Seguono nei trend d’acquisto “Casa, arredamento e bricolage” e al terzo posto, la categoria “Abbigliamento e accessori”, confermando anche qui le tendenze dell’anno precedente.
Tendenze regionali e prevalenza femminile
Tendenze di acquisti al femminile riguardano anche le regioni del Friuli Venezia Giulia, della Liguria e del Piemonte. Le prime due si concentrano sull’abbigliamento, mentre in Piemonte, domina l’interesse per il decoupage (tanto da riguardare più del 50% degli acquisti complessivi). Tutti questi dati segnalano dunque l’esistenza, a livello nazionale, di una fetta molto ampia di e-commerce retto dagli acquisti delle donne on-line. Se si confrontano i dati regionali con la media nazionale, emergono ulteriori peculiarità: la Lombardia ad esempio, è al primo posto tra le regioni d’Italia sia per numero di acquisti che per volume di spesa. I lombardi inoltre, comprano soprattutto elettrodomestici, come lavastoviglie e frullatori (il 65% dei frullatori venduti in Italia è stato acquistato dai lombardi). Mentre nel Lazio, seconda regione per numero d’acquisti, si spende di più per quadri per la casa, tailleur e in generale abiti da donna.
Emergono segmenti di vendita importanti e ben definiti, anche in relazione alle singole regioni: ad esempio i prodotti per il fitness e lo sport riguardano trasversalmente Sicilia, Trentino Alto Adige e Marche. Più legati invece all’automobile, sono gli acquisti in Veneto e in Campania.
Ultimo esempio di settore ben delineato secondo le statistiche di e-Bay.it, è rappresentato dalla regione Puglia: che da sola acquista il 67% rispetto alla media nazionale dei semi per fiori e piante venduti su e-Bay.
Acquisti in mobilità con tablet e smartphone
Le tendenze o le curiosità in merito agli acquisti degli italiani on-line potrebbero continuare a lungo, ma ciò che è più interessante invece è la modalità degli acquisti. Infatti, la tendenza degli italiani all’acquisto attraverso smartphone e apparecchi mobile, è sempre più diffusa: tanto da confermare le previsioni di e-Bay. Ogni 34 secondi sul suo portale avviene una transazione via mobile e, nel 2011 il 10% degli acquisti è avvenuto tramite dispositivo mobile, generando un volume d’affari di 5 miliardi di euro. Le proiezioni per il 2012 parlano addirittura di 8 miliardi di euro, e ogni settimana viene anche caricato 1milione di annunci via dispositivo mobile.
L’e-commerce su e-Bay offre opportunità per negozi e PMI?
La domanda di molti, guardando a tendenze d’acquisto così trasversali rispetto a qualsiasi categoria merceologica, è se ciò metta in difficoltà le piccole attività e imprese italiane.
In realtà, la categoria che rispetto al 2010 ha registrato la maggior crescita su e-Bay è quella di “Commercio e industria”, che raggruppa le vendite di forniture per ufficio, cancelleria, attrezzistica, e più in generale macchinari o strumenti di lavoro. Le PMI iniziano dunque ad usare e-Bay per abbattere i costi su prodotti come fotocopiatrici, scanner, espositori e addirittura arredamenti per le vetrine; questo permette loro di evitare tagli di personale o risparmi sulla qualità di prodotto.
Ma anche i piccoli esercizi commerciali potrebbero trovare spazio su e-Bay, inserendosi con un “negozio virtuale” nel vasto flusso di clienti. Basti pensare che solo nel 2011 sono stati acquistati: 379mila cellulari, 215mila paia di scarpe da donna, e 110mila piccoli elettrodomestici. Numeri e tendenze d’acquisto che, se intercettati dai venditori, possono rappresentare una piccola fortuna nel proprio segmento di clientela, rafforzato ancor più dagli acquisti da dispositivo mobile.
Considerando la sempre maggiore espansione dell’ e-commerce in Italia, e che i “negozi” su e-Bay nel 2011 erano circa 18mila. Tutto ciò spiega anche perché e-Bay stia puntando sempre più sul passaggio dal sistema di aste on-line a quello di pura piattaforma di e-commerce. Confortare questa scelta ci sarebbero i dati vendita, secondo i quali oramai il 90% degli acquisti riguarda prodotti nuovi a prezzi fissi (attraverso il tasto “compralo subito”).
Ovviamente uno store on-line per la propria attività commerciale, richiede sempre una buona conoscenza dei sistemi di introito e visibilità della piattaforma e delle sue dinamiche di feedback, per non incappare in svantaggi commerciali dei quali non si è debitamente tenuto conto.
“Top 10″ delle regioni per acquisti su eBay:
- Lombardia
- Lazio
- Piemonte
- Veneto
- Toscana
- Sicilia
- Emilia Romagna
- Campania
- Puglia
- Liguria.
Via Tech Economy
Le aziende di tutto il mondo stanno adottando i social media come strumento di marketing, ma non sempre lo fanno avendo una chiara comprensione delle specificità di tale forme di comunicazione. Soprattutto la comunicazione aziendale continua ad essere troppo monodirezionale e spesso fallisce nell’istaurare un dialogo con i propri “fan-consumatori”.
Il 70% delle domande e delle interazioni da parte dei fan su Facebook, infatti, non riceve risposta dalle aziende: lo sottolinea uno studio della società di ricerca specializzata Socialbakers. Una percentuale consistente delle aziende – sempre secondo lo studio di Socialbakers - mantiene il proprio profilo (Page Wall) chiuso, impedendo feedback e domande da parte dei consumatori. Tra i brand globali la percentuale di aziende che adotta una simile politica è superiore al 25%.
Non tutti i settori industriali hanno, in ogni caso, un tasso di interazione così basso. Le aziende telefoniche e le compagnie aeree, ad esempio, risultano le sole a rispondere a più della metà delle richieste da parte dei fan. Al contrario le aziende media, che dovrebbero essere particolarmente attente all’evoluzione delle forme di comunicazione, risultano avere il tasso di risposta minore tra i settori considerati (4.9%).
I risultati dello studio mostrano un utilizzo dei social media troppo spesso difensivo e legato a precedenti forme di comunicazione; si finisce così col chiudersi proprio a quelle che sono le caratteristiche specifiche delle piattaforme: interattività e conversazione sociale.
Via Tech Economy
Italiani affezionati al buon, vecchio, caro pc desktop. Secondo un sondaggio condotto da Msn su oltre 10.500 utenti in Europa e Sud Africa sull’utilizzo della cloud non in ambito aziendale ma personale, gli italiani risultano poco inclini al collegamento a un servizio sulla nuvola da dispositivi diversi.
Secondo la ricerca, solo il 33% degli italiani usa il servizio da dispositivi diversi, mentre in Ungheria, per esempio, la percentuale sale al 77%. Gli italiani non riescono a schiodarsi dalla scrivania, l’83% usa la cloud da pc contro un 25% di media sul campione di interviste. Gli utenti degli altri paesi preferiscono collegarsi dal laptop (54% contro il 16%), o dallo smartphone (37% contro il 19%).
Lo scarso utilizzo sembra derivare da una scarsa conoscenza delle potenzialità del servizio, mentre non sembra esserci una paura relativa alla privacy: solo il 14% degli italiani pensa che l’azienda che offre il servizio possa ficcanasare sui documenti mentre gli ungheresi e i finlandesi, per esempio, sono molto più preoccupati in merito. Insomma, la consapevolezza dei rischi esiste se si conosce e si usa il servizio.
Via Quo Media
Le possibilità reali offerte dai social media ai brand sono al centro di forti discussioni, dopo la decisione di General Motors di non comprare più spazi pubblicitari su Facebook. I risultati di numerose ricerche hanno inoltre gettato forti dubbi sull’efficacia degli annunci nel popolare social network.
Molti inserzionisti durante il 2011 hanno fortemente incrementato la propria spesa pubblicitaria su Facebook, in particolare per l’acquisto dei cosiddetti ad “Premium” (inseriti nella homepage degli utenti e in altri spazi riservati e prominenti). I nuovi dubbi sull’efficacia di questa forma pubblicitaria hanno portato ad una riduzione della spesa nei primi mesi dell’anno, ma secondo eMarketer il problema risiederebbe almeno in parte nella tipologia di advertising acquistato, e non nell’offerta generale di spazi.
Facebook ha una seconda tipologia di offerta pubblicitaria, venduta attraverso la piattaforma self-service disponibile nel Marketplace. Questa tipologia di advertising starebbe guadagnando consensi e se utilizzata correttamente può generare ottimi risultati. “L’importanza del Marketplace è spesso sottovalutata – spiega Debra Aho Williamson, analista di eMarketer e autrice di un report sull’argomento – Poiché i clickthrough rate su questi annunci sono minuscoli ed è poca la creatività consentita… per questo gli annunci del Marketplace riscuotono poco rispetto. Eppure, quando il targeting e l’acquisto sono eseguiti correttamente nel Marketplace, gli inserzionisti possono ottenere un grande successo“.
Una buona selezione del target risulta centrale e, per quanto le aziende continuino ad utilizzare in prevalenza dati basilari, stanno man mano implementando strategie più sofisticate e selettive; stando ai dati di un’inchiesta effettuata a Marzo 2012 da Social Fresh.
Il problema risiede, però, nell’eccesiva importanza che si dà al numero di click generati. Secondo la Williamson le aziende stanno pian piano iniziando ad utilizzare misurazioni più sofisticate, che mirano a capire maggiormente le conseguenze di un click, le azioni reali che un annuncio riesce a suscitare, e quelle che vorrebbe ispirare. Un allontanamento dalle misurazioni standardizzate come il clickthrough rate potrebbe favorire un’ulteriore espansione dell’offerta del Marketplace.
La centralità di una social media strategy ben pianificata e studiata, e di un media planning adeguato che consideri attentamente le specificità di ogni mezzo, sono evidenziate anche dalla casa automobilistica Nissan; che sta puntando in modo deciso sui social media, ed in particolare su Facebook, per il lancio di 5 nuovi veicoli. Il punto centrale, per Erich Marx, direttore responsabile del marketing interattivo e sociale della compagnia, è esattamente quello di capire come utilizzare i social media a fini di marketing e cosa questi possono offrire ad un brand.
“Non sono in disaccordo con quello che GM ha fatto perché noi non spendiamo così tanto in quello spazio (Facebook) - spiega Marx - Ma spendiamo nello spazio e continueremo a farlo. Non credo nello spendere $10 milioni, ma non voglio ridurre neanche la spesa a zero. Tutti alla Nissan comprendono che lo spazio dei social media è diverso e bizzarro“.
Il parere del manager è da tenere particolarmente in considerazione, considerando che Nissan in un anno, da quando Marx è il responsabile del social marketing, ha incrementato i propri Facebook fan di circa 700mila (like).
La compagnia, inoltre, risulta, secondo la società specializzata nella verifica dell’engagement Zuum, la casa automobilistica la cui brand page ha un tasso di engagement superiore. Il tutto al fronte di un investimento nel popolare social network di soli 500mila dollari.
Il punto è spendere bene capendo cosa i social media possono offrire e i costi del restare fuori da questo spazio. “Dal punto di vista puro del ROI, stiamo vendendo centinaia di auto attraverso il social? No – spiega Marx – Non si tratta di ROI, si tratta di COI… “cost of ignoring”… Non si tratta di legare la vendita di un auto a Facebook. Facebook potrebbe scomparire, Twitter potrebbe scomparire, ma i social media non scompariranno. Le aspettative di proprietari e appassionati di poter interagire con il brand… sono ormai scolpite nella pietra. “
Questo rende necessario per i brand essere presenti in questi spazi di interazione, in modo attento alle specificità di essi e al desiderio di partecipazione dei fan. Nissan ha, per queste ragioni, pianificato diverse interessanti iniziative per il lancio dei 5 nuovi modelli.
Fra queste c’è “Innovation Garage” ad esempio, che soddisferà il desiderio di partecipazione dei fan permettendogli di comunicare le proprie idee per automobili da sviluppare in futuro; rendendo inoltre lo sviluppo di modelli automobilistici co-partecipato e più facilmente corrispondente ai desideri degli appassionati.
Un’altra iniziativa da poco conclusasi, permetteva invece di partecipare ad un contest per provare in un test-drive la nuova Altima, chiedendo ai Fan cosa avrebbero fatto se fossero stati selezionati. I video prodotti dagli utenti sono stati poi utilizzati come strumento di marketing virale, incluso quello molto efficace di un fan che aveva promesso di chiedere alla propria ragazza di sposarlo se selezionato.
La strategia Nissan è, in ogni caso, molto ampia e le iniziative molte. La casa automobilistica punta sui linguaggi e le modalità tipiche dei social media in modo efficace. La comicità, che riscuote molto successo tra gli utenti, dovrebbe essere alla base di una prossima iniziativa per promuovere la Pathfinder.
L’esperienza Nissan dimostra che il punto centrale non è la quantità di denaro investita, ma la conoscenza del mezzo e una strategia adeguata ai suoi linguaggi nonchè alle aspettative interattive e di partecipazione degli utenti. Obiettivi strategici realistici, specifici ed adeguati a ciò che i social media possono offrire ai brand, devono continuare ad essere il pilastro sul quale costruire una simile strategia.
Via Tech Economy
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