Il progetto, presentato alla Bit, raccoglie solo critiche. Si va dal logo all'usabilità fino ai contenuti
“Grande successo del portale Italia.it presentato da Rutelli”. Involontariamente il titolo della notizia ospitata sul nuovo sito del turismo italiano ha un effetto particolarmente divertente. Infatti basta fare un veloce giro per la rete per capire come il portale costato fino a oggi 45 milioni di euro non sia piaciuto a nessuno. Il primo a raccogliere commenti poco entusiasti è stato il marchio contro il quale è già partita una petizione online da parte dell'Aiap, l'Associazione della grafica italiana.
“Il progetto vincente, in definitiva, sembra non rispondere in nulla a quella qualità cui la cultura del progetto italiana aveva abituato nei decenni precedenti - recita la petizione dell'Associazione -. Il monogramma it, e la sua declinazione, mancano dei requisiti fondamentali (per storia, cultura, riferimenti tipografici, iconici, progettuali), per diventare memorabile e quindi usabile. È un segno senza storia e quindi è facile prevedere un suo pronto abbandono. Non varrà nemmeno la pena di ricordare che lo slogan scelto (Italia lascia il segno) è copiato pari pari da Spain marks e Portugal marks, campagne analoghe di sostegno al turismo dei paesi iberici”.
Ma a parte la grafica critiche severe sono arrivate anche per quanto riguarda l'usabilità del sito, i tempi di caricamento delle pagine, l'utilizzo della versione 4 dell'Html invece dell'Xml e la mancanza di interattività. Il portale, che sembra frutto di un progetto pensato qualche anno fa e non tiene conto delle novità della rete, è il protagonista di un blog, mentre un intenso dibattito si è scatenato anche su www.mlist.it, la mailling list frequentata dagli esperti del marketing online.
Fra la stroncatura dell'Adiconsum, l'Associazione dei consumatori, e chi afferma che il portale potrebbe favorire il phishing, forti dubbi ci sono anche sui contenuti. In Valle d'Aosta piatti locali vengono spacciati come specialità regionali e Aosta è indicata come unica provincia della regione che di province non ne possiede. Il Trentino Alto Adige, al quale sono assegnati piatti regionali un po' bizzarri, non sembra poi una regione particolarmente montagnosa visto che selezionando le montagne la zona non è indicata. D'altronde fra Trento e Bolzano ci sono solo le Dolomiti.
Fenomeno mediatico o anche di business? Il dibattito su Second Life è aperto e viene ravvivato dalle notizie quasi quotidiane sul mondo virtuale creato dalla Linden Lab di Philip Rosedal nel 1999. Quello che è certo è che a differenza di altre esperienze simili presenti in rete, Second Life non è un gioco. Qui non ci sono territori da conquistare, nemici da sconfiggere, gilde da organizzare, così come il luogo non è popolato di nani elfi o mostri.
Certo, i partecipanti possono scegliersi l'avatar (il personaggio che li rappresenta in rete) preferito il che dà libero sfogo alla fantasia, ma spesso su Second Life si incontrano figure normali probabilmente fisicamente migliori del personaggio reale che che li guida di fronte al monitor. Nel mondo virtuale ci si può divertire andando in discoteca o chiacchierando con gli amici, ma si può anche lavorare impiantando una propria attività. Perché lì i soldi circolano. Si chiamano Linden dollar e al cambio ce ne vogliono circa 260 per un dollaro.
I residenti sono 4.448.481 (World of Warcraft ha oltre otto milioni di iscritti) un numero in continua crescita ma che è molto più alto rispetto ai frequentatori abituali. Sull'home page del sito, infatti, viene sempre riportato il dato delle persone online in quel momento. A seconda degli orari oscilla fra le venti e le trentamila persone cifre che in qualche caso mettono in crisi i server del sito. Se infatti molte persone si concentrano in una discoteca (sono le aree più frequentate) capita che l'immagine inizia ad andare a scatti. Il teletrasporto permette ai residenti di andare da un luogo all'altro.
Su Sl sono presenti 4.417 isole sulle quali è possibile costruire la propria casa. L'ha fatto anche il ministro Di Pietro in cerca di nuove forme di comunicazione e società come Gabetti, Adidas o Sony. L'investimento ovviamente varia a seconda del quantitativo di terra che viene acquistato. I prezzi del terreno vanno da un lotto minimo di 512 mq (l'affitto costa cinque dollari al mese) fino ai 195 dollari mensili per 65.000 mq. Scimmiottando il mondo reale anche su Second Life ci sono le zone di lusso e quelle un po' meno a la page. Per abitare sull'isola Federal o Sistina, due luoghi molto di moda, si pagano 39 Linden dollar al metro quadro. Alla fine grazie a queste e altre attività economiche Second Life ha un Pil che, secondo le stime di Fortune potrebbe essere superiore ai cinquecento milioni di dollari.
Cifre forse esagerate, mentre molto più reali sono i numeri di Anshe Chung Studios che entrata in Second Life nel 2004 è diventata l'azienda leader nello sviluppo e nella vendita di immobili virtuali e oggi fattura diversi milioni di dollari con una crescita del 10% mensile. Ma non bisogna farsi illusioni. Secondo e.files, il giornale di Bocconi Lab, in febbraio, più di 25.000 residenti hanno avuto un flusso di Linden dollar positivo, ma nel 53% dei casi si tratta dell'equivalente di meno di 10 dollari americani e nel 79% meno di 50. Alla fine gli straricchi, con un flusso positivo per più di 5.000 dollari sono solo 116 (su 4 milioni di residenti).
A causa dell’eccessivo affollamento delle passerelle milanesi di Febbraio Roberta di Camerino, all’età di 86 anni, ha deciso di sfilare su Internet, rivolgendosi agli oltre 100 milioni di utenti di YouTube sparsi per il mondo.
Lo short movie appositamente realizzato per il sito di video sharing è stato creato dall’agenzia web Second Life Italy e presenta immagini storiche legate alla carriera della stilista, compresa la carrellata di celebrità che ha indossato le sue creazioni, da da Grace Kelly a Liz Taylor e Madonna ed è visibile anche sulla pagina di MySpace della stilista.
Roberta di Camerino, che è l’anima di un marchio internazionale con un valore al dettaglio di oltre 400 milioni di dollari, ha motivato la scelta sottolineando il proprio interesse a comunicare con una platea il più ampia possibile. Internet consente inoltre di gestire in maniera efficace le relazioni con rivenditori e licenziatari, in particolare nei Paesi emergenti come Russia, India e la Penisola Araba, che sono i territori al centro delle strategie di espansione della griffe. Oggi l’Asia rappresenta attualmente il 60% del fatturate del marchio, seguita da Italia (20%) e Stati Uniti (10%).
La decisione di utilizzare internet ha anche evidenti vantaggi in termini di costi,se si considera che una sfilata importante può arrivare a costare oltre 500.000 Euro e ad incidere sul prezzo di vendita per circa il 20%. Oltre al risparmio la stilista ha precisato di contare sull’effetto mediatico con l’opportuinità di consolidare la propria penetrazione nel target under 30.
L’azienda sta valutando altre promozioni e iniziative per i prossimi mesi,ma sempre con una speciale attenzione per le iniziative che coinvolgono il web, con lo scopo di confermare il positivo trend di crescita che nel 2006 a livello internazionale è stato ci circa il 30%.
Tra le altre case di moda che hanno sfruttato internet per mostrare le proprie creazioni spiccano Giorgio Armani, che ha recentemente trasmesso la sua sfilata su MSN e Gucci Cruise che già l’anno scorso ha presentato on-line la collezione per donna di Frida Giannini.
500 Première, l'evento online che mostrava le prime immagini ufficiali della nuova Fiat 500 sul sito www.fiat500.com, è stato visto da 15.462 utenti web. La redemption è stata del 30,9%. La piattaforma multimediale interattiva realizzata e sviluppata dall’agenzia Arc di Leo Burnett Group è riuscita a creare grande interesse da parte degli utenti web. Il progetto Fiat 500 Wants You ha ottenuto l’oro dal premio del Direct Marketing Italiano 'Freccia D’Oro'.
La formula di Repubblica.it, un quotidiano a misura di web con tante immagini, filmati e interattività con i lettori, sembra proprio funzionare, visto che i dati di marzo parlano di oltre 9 milioni e 410.000 lettori unici mensili, per 450 milioni di pagine viste, con una media di 810.000 contatti unici giornalieri. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno si parla di un incremento di lettori del 54% e di una crescita di pagine viste del 36%, mentre le sessioni aumentano del 27%. Certo il caso Mastrogiacomo ha giocato un ruolo non secondario in questo andamento decisamente positivo, ma molto ha contato il potenziamento delle sessioni, le dirette di Repubblica Tv, le iniziative sul canale motori e sullo sport. Positivo l’andamento del mese di marzo anche per le altre testate online del gruppo editoriale l’Espresso nel suo complesso, che ha raggiunto i 12,6 milioni di utenti con oltre 550 milioni di pagine viste. Molto buoni in particolare i dati di Radio Deejay, con un milione di utenti unici e dell’Espresso, che dal restyling dello scorso anno ha più che raddoppiato gli accessi (+110%) con quasi 950 mila lettori.
Ancora previsioni, da prendere con un paio di molle lunghe due metri.
Secondo uno studio della Commissione Europea, nel 2010 l'acquisto di contenuti a pagamento online generera' un fatturato complessivo di 3,8 miliardi di Euro – con una crescita del 400% rispetto al 2005.
Oltre il 50% del fatturato sara' fatto da contenuti musicali (leggi iTunes?) e da videogiochi (vedi alla voce World of Warcraft).
A questo aggiungiamo che molto probabilmente entro 5-10 anni giornali come il NY Times dovrebbero rifocalizzare pesantemente l'interesse dalla carta all'online... e che di sicuro in Rete le notizie non le regaleranno...
Il click fraud si sta rilevando uno dei fenomeni più incisivi sulle dinamiche di redditività degli investimenti pubblicitari online. Recentemente un'approfondita ricerca realizzata da ClickForensic™ ha rivelato un incremento generalizzato del fenomeno a livello mondiale, individuando nel 15% l'impatto medio dei click fraudolenti sul totale del fatturato di settore, con un aumento di oltre 20 punti percentuali rispetto a soli 12 mesi fa.
Va tuttavia considerato che su alcuni settori ad alto tasso di competitività tra gli inserzionisti (come quello turistico o dei servizi web), i valori rilevati di Click Fraud salgono drasticamente, abbattendo così in modo netto il ROI atteso sulle campagne.
Le responsabilità del Click Fraud sono da attribuire a diverse fonti: œ Click robots œ Competitors dell'inserzionista œ Reti di contenuto, cioè partner dei fornitori del servizio adv e benchè i controlli di Click Fraud Detection si stiano via via affinando, gli escamotage utilizzati dai Click Frauders sono sempre più efficaci (sostituzione dell'indirizzo IP successivamente al click, attesa del tempo di default del fornitore prima del click successivo, etc ...).
Vanno dunque adottate strategie apposite e strumenti dedicati per verificare in maniera sistematica il Click Fraud sui propri investimenti pubblicitari online. Dotare il proprio sistema di tracciamento di statistiche individuali, verificare i trend di traffico e di conversione, seguire gli 8 principi del Click Quality Council e disporre di una reportistica indipendente nel caso in cui si riscontri click fraud sui propri annunci sono alcune delle azioni richieste ai web marketing manager per marginare questo rischio.
Le statistiche individuali ottenute tramite “cookie”, “IP” e “associazione anagrafica” consentono infatti di tracciare il comportamento del singolo visitatore, permettendo così di verificare in maniera dettagliata eventuali fenomeni di Traffico Anomalo attraverso l'analisi diacronica dei trend di traffico sui click a pagamento. Anche la verifica sui tassi di conversion dei diversi canali può costituire un indice abbastanza indicativo di eventuale Click Fraud.
Recentemente, inoltre, il Click Quality Council ha indicato 8 linee guida utili a tutelare gli inserzionisti pubblicitari online:
1. Non pagare i click ripetuti nella stessa sessione
2. Non pagare il traffico derivante dai Bots
3. Verificare dove, quando e come sono visualizzati i propri annunci pubblicitari
4. Richiedere una gestione semplice ed efficace delle liste di esclusione di domini e indirizzi IP
5. Richiedere al fornitore informazioni dettagliate su tutti i click addebitati.
6. Non pagare per traffico con origini diverse da quelle definite nelle specifiche di geotargeting
7. I fornitori dovrebbero adottare soluzioni di verifica indipendente sulla qualità dei propri click generati
8. I fornitori dovrebbero fornire un meccanismo semplice per armonizzare il costo dei click su base mensile
Il disporre o meno di un'accurato report documentale in grado di testimoniare da un punto di vista tecnico l'effettivo click fraud subìto rappresenta quindi un fattore fondamentale perchè l'inserzionista possa sperare di ottenere dal fornitore un rimborso sul danno stimato.
Il fornitore, che è da considerarsi quindi a tutti gli effetti anch'esso una vittima di questo fenomeno, può così verificare l'effettiva contestazione ricevuta, confrontando i propri dati di traffico con il report inviato dall'inserzionista, e procedere, eventualmente, al rimborso dell'addebito ingiustificato (solitamente attraverso click supplementari disponibili).
Il rischio infatti di danneggiare la propria immagine, di deludere le aspettative di ROI dei clienti o di dover fronteggiare insidiose questioni legali, induce il fornitore a scegliere soluzioni di collaborazione con i propri inserzionisti, rispettando così la mission della loro attività: fornire utenza qualificata.
In definitiva, fidarsi del proprio fornitore è bene, ma controllare è meglio ... E meglio ancora è affidarsi a sistemi affidabili ed indipendenti di click fraud detection, in grado di ottimizzare realmente il ROI sui propri PPC.
Sulla rete si discute di tutto e si portano avanti argomenti di cui si fatica a parlare del mondo fisico.
Un esempio sono le sensazioni ed emozioni relative alla vita lavorativa, ragioinando sulle quali si può produrre anche un cambiamento organizzativo ed un miglioramento aziendale.
Intervisto su questo tema Antonia Santopietro che alla questione ha dedicato un blog.
Buongiorno Antonella, ho visto nei giorni scorsi che hai aperto un nuovo blog dal titolo "Spazio, Tempo e Voce" (http://byoulog.wordpress.com). Come mai questa idea e di che cosa si parla?
L'idea mi è venuta ascoltando le conversazioni delle persone quando non lavorano! Professionisti, managers, imprenditori, impiegati a tutti i livelli.. che, come dire, "a luci spente" tirano fuori sensazioni, emozioni ed umori a margine della loro giornata, o delle loro vita in "carriera". Spesso questi umori, queste sensazioni non vengono sufficientemente esternate, finiscono per restarci attaccate addosso anche quando non siamo più in quel ruolo. E' innegabile che i ritmi delle attuali giornate lavorative finiscono per assorbirci del tutto, certo se a guidarci è la passione per quello che si fa, tutto ha un senso, anche a volte il dimenticarsi di sè, delle proprie esigenze. Questo Blog vuole essere un'offerta spazio-temporale per condividere esperienze ed emozioni ma anche per incontrare nuove persone e perchè no, per confrontarsi su tematiche comuni.. BeYou non significa solo sii te stesso nell'esprimere opinioni sui vari temi, ma anche qualcosa di più profondo, un invito ad attivare un contatto con quella parte di sè che rimane sul fondo...
Secondo te oggi l'organizzazione e i ritmi del business tendono a bloccarci nella routine e nelle pratiche di ogni giorno, impedendoci di crescere? E se sì quale può essere un rimedio?
Osservando molti contesti organizzativi sia piccoli che più strutturati, ho maturato l'idea che, considerando sia le dinamiche gerarchiche che quelle intra-funzionali, le persone entrano in relazione sia come "risorse" integrate nell'organizzazione in base al ruolo ricoperto che come "persone" in un "micro-cosmo" sociale. Le "persone" hanno aspettative, motivazioni, sogni, vite in corso, ma anche potenzialità, e non ultimo la propria personalità, a volte succede che il contesto organizzativo di tutto questo non riesca a farsi carico e si finisca per provare quello che io chiamo effetto "tapis roulant" si corre inseguendo un nastro, bisogna portare il ritmo, se ci si ferma si rischia di cadere! I rimedi sono tanti e molte discipline oggi ci vengono incontro, il punto di incontro di tutte è il benessere psico-fisico di ognuno di noi conciliato con una sana ambizione e desiderio di vedere riconosciuto il proprio operato o espressi i propri potenziali, a tutti i livelli
Una delle categorie di discussione è il capo. Alcune ricerche recenti dicono che il rapporto degli italiani con i superiori mediamente non è buono, tu cosa ne pensi e, in generale, di che cosa si parla in questa parte del blog?
In effetti mi aspetto che questa rubrica sia molto gettonata in termini di sfoghi! Certo, credo che questo sia tra i rapporti più articolati nelle dinamiche relazionali aziendali, in questa parte del Blog spero che ci sia spazio per un confronto attivo, capi e collaboratori che si confrontano, può essere un'opportunità per tutti per riflettere, e perchè no anche uno scambio di ruoli virtuale potrebbe addirittura essere auspicabile!
Altro argomento caldo: le riunioni. Necessario momento di confronto o certe volte solo rito aziendale?
Sebbene rispondano ad una "certa" esigenza organizzativa, ritengo che in molti casi la seconda ipotesi sia la più vicina alla realtà; ...mi aveva molto colpito il titolo di un recente libro di Patrick Lencioni dal titolo "Morto di riunioni" in cui il brillante autore descrive l'inutilità di buona parte delle riunioni aziendali che vengono organizzate, ai vari livelli, con cadenza pressocchè quotidiana, per discutere, tra manager, quadri , consulenti, esperti, in merito ai vari problemi di volta in in volta posti dai direttori. E' quantomeno emblematica e poi non così lontanta dalla realtà la storiellina che racconto sul Blog, quella dell'amico manager che quando gli chiedo via sms "ciao come stai?" mi risponde "sono in riunione" come se questo fosse uno stato di salute che prevede una cura, !!! Certo ci si può ammalare di "runionite acuta!"
Chiunque abbia mai desiderato di poter fare soldi con internet faccia attenzione perché questa, forse è la volta buona. La parola chiave è “social network” e sta ad indicare la versione digitale e “internettiana” di quelli che una volta erano i “club”, cioè i gruppi di persone che si univano in nome della comunanza di interessi. I club del bridge, quelli del sigaro toscano, gli amanti del modellismo, quelli dei francobolli e tutti gli hobby possibili e immaginabili. Se una volta tenere questi rapporti era abbastanza faticoso, oggi con internet non lo è più. Uno dopo l'altro, stanno nascendo come funghi, social network di tutti i tipi, a cominciare dai big del settore, gli appassionati di video si vedono su You tube (youtube.com), quelli della musica si incontrano su My Space (myspace.com), e quelli della fotografia si divertono con Flickr (flickr.com). Questi siti sono i più frequentati e recentemente la cronaca li ha visti protagonisti di clamorose acquisizioni a colpi di milioni (e anche qualche miliardo) di dollari. Era dalla fine degli anni'90, ai tempi della bolla speculativa su internet, che non si vedevano capitali di questa entità scendere in campo per acquisire o sviluppare delle società digitali. Ben presto si è anche capito il perché. Secondo recenti ricerche (l'ultima in ordine di tempo svolta dalla società californiana Metrix labs) «Il 56% dei navigatori italiani visita almeno una volta ogni 2 settimane realtà come You Tube, Flickr e le varie piattaforme blog. La chiave di questo successo è la possibilità di esprimersi liberamente: il 61% degli utenti italiani usa i social network per poter manifestare le proprie opinioni su alcuni argomenti che gli stanno particolarmente a cuore». E soprattutto: «Anche se per il momento l'audience della tv non sembra essere stata intaccata dalla passione per il social networking, è facile prevedere che la situazione possa cambiare presto». Insomma, le principali società di marketing sono convinte che il social network possa costituire un formidabile strumento per veicolare pubblicità, messaggi promozionali e soprattutto orientare i proprio prodotti in base ai gusti dell'utente, da sempre il sogno proibito di qualsiasi azienda. Tutto è cominciato un paio di anni fa. C'era molta calma e su internet si continuava a vivacchiare, nel senso che non si registravano movimenti finanziari di rilievo, fino all'improvviso arrivo di Rupert Murdoch, il tycoon televisivo presente con le sue tv e i giornali in più di mezzo mondo. Murdoch stupisce tutti spendendo ben 580 milioni di dollari per acquisire il controllo di MySpace, la piattaforma di blog statunitense frequentata perlopiù da artisti musicali e dai loro fan. L'acquisto ha fatto abbastanza rumore: se uno come Murdoch, hanno pensato in tanti, spende tutti quei soldi per una di queste piattaforme on line chiamate di “social network” evidentemente è sicuro di fare molti soldi. E che questo “social network” deve avere un futuro. È così è partita una vera corrida di acquisizioni e fusioni che attualmente è ancora in corso e non si sa quando finirà. Gli acquisti che hanno fatto più rumore sono quelle del portale Yahoo che l'anno scorso ha rilevato Flickr, il sito di fotosharing (scambio di album fotografici e community on line) più famoso del mondo e, alla fine del 2006, Google, il mitico motore di ricerca, che ha acquisito YouTube, il sito di scambio di video pagandolo circa un miliardo e seicento milioni di dollari.
Sta cominciando un nuovo Eldorado? Jon Gibs, senior director of media di Nielsen//NetRatings, società specializzata nelle ricerche e marketing in rete ha provato a chiarire: «I siti di social network sono la reality Tv su Internet». E poiché generano traffico in quantità enormi, ecco che i big del settore si sono tuffati a pesce sperando di trovarsi alle prese con un nuovo fenomeno mondiale in piena crescita e dalla potenzialità enormi. Del resto che il social network sia un fenomeno lo testimoniano i dati. Media Matrix, un'agenzia di ricerche ha diffuso una classifica elencante i maggiori “social network” al mondo per numero di visitatori: Myspace.com (51.4 milioni di visitatori), Classmates.com Sites (14.8 mln), Facebook.com (14.1 mln), Youtube.com (12.7 mln), Msn Spaces (9.6 mln), Xanga.com (7.1mln), Flickr.com (5.2 mln), Yahoo! 360 degrees (5 mln), LiveJournal.com (4 mln), Myyearbook.com (3 mln). Per ora la base aggregativa della maggior parte di queste piattaforme è alquanto generalista, ma in futuro le community si frazioneranno ulteriormente secondo interessi sempre più settoriali, come ad esempio la politica, l'oggettistica, il lavoro e la finanza. E in Italia? Qualcosa si muove. È recente l'acquisizione da parte dell'editore Rizzoli della piattaforma di blog Splinder.com, mentre sono molto frequentati i social network basati sulla ricerca di lavoro come BizBureau.com e Jobdirect.it, molto usate anche piattaforme generaliste come Blogger.it, IlCannocchiale.it, dedicato ai media e all'informazione, Iobloggo.it, e tante altre. Una rivoluzione, insomma, che interessa molto la pubblicità on line. Pare proprio che il social network è destinato a diventare sempre più “business network”. E che settorializzare sempre di più sarà la scommessa del futuro.
Il Gruppo Il Sole 24 Ore entra al 30% nel capitale di Blogosfere, network italiano di blog professionali d'informazione.
L'operazione è avvenuta a seguito dell'aumento di capitale di Blogosfere s.r.l., che, nata nell'ottobre 2005, conta oggi oltre 150 blog suddivisi per aree tematiche con un traffico totale di oltre 1.000.000 di utenti unici.
Ogni blog del network è dedicato ad un argomento specifico, verticale, ed è curato da un esperto del settore. Blogosfere copre l'informazione a 360°, in modo nuovo e complementare rispetto ai media tradizionali, prestando particolare attenzione alle nicchie dell'informazione.
Per Blogosfere, l'operazione consentirà uno sviluppo più rapido ed efficace, "preservando al tempo stesso l'indipendenza dei blogger del network", come dichiara l'amminstratore delegato della società Marco Montemagno.
"L'ingresso in Blogosfere fa parte della strategia di rafforzamento in Internet del Gruppo, consente di incorporare un know how tipico delle practice più avanzate del web e in particolare di un settore in forte espansione come quello dei blog" è invece il commento di commenta Matteo Cascinari, Direttore Area Multimedia de Il Sole 24 Ore.