Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Apre i battenti oggi a Milano la Social Media Week, appuntamento dedicato alle potenzialità dei social media. L'iniziativa, concepita a New York nel 2009 e sbarcata per la prima volta in Italia, si concluderà il 24 settembre e sarà caratterizzata da 90 eventi gratuiti tra workshop, convegni e incontri con i guru della rete.
Il cuore della manifestazione sarà l'Urban Center in Galleria Vittorio Emanuele dove sarà posizionata The Future Exhibition, un'esposizione di prototipi e tecnologie innovative per la città del futuro. La registrazione agli eventi può essere effettuata solo online, scegliendo l'appuntamento di interesse alla pagina dell’agenda ufficiale della Social Media Week Milan.
Fra i numerosi appuntamenti, segnaliamo il convegno Social Media e Informazione (mercoledì 22, ore 14.30, via della Moscova 28) e Geolocation is the future? (venerdì 24 settembre, ore 14.30, C.so Venezia 49), che vedrà la partecipazione del co-fondatore di Foursquare Naveen Salvadurai.
Via Quo Media
Quali sono i 10 filmati più virali di tutti i tempi? La risposta la trovate su Advertising Age, ma anche qui.
Da un monitoraggio sulle visioni, risulta la seguente classifica:
1. Blendtec (will it blend?) con oltre 134 milioni (!!) di views 2. Evian (bimbi coi pattini) 3. Old Spice (quello di cui tutti parlano adesso) 4. Pepsi (Gladiator) 5. Microsoft (Project Natal) 6. Dove (Evolution) 7. T-Mobile (dance) 8. Doritos (Superbowl 2010) 9. Old Spice 10. DC Shoes.
Per approfondimento, leggete l'articolo di Advertising Age da cui trovate anche i numeri e i link.
Farmville è un videogioco ambientato in una fattoria digitale all'interno di Facebook: gli iscritti arano il terreno, seminano, zappano, accumulano il raccolto in "stagioni" che durano da poche ore fino a quattro giorni. Poi ricominciano da capo. Hanno bisogno di monete per acquistare attrezzi, animali e piante. E hanno due fonti di ricavi. Possono guadagnare denaro attraverso la gestione della fattoria, senza mettere mano al portafogli. La moneta virtuale è usate anche in altri social network, mondi virtuali e console.
Per ogni raccolto incassano un compenso. Gratis. Ma se i contadini vogliono alcuni beni "premium" (come l'albero di acacia) devono pagare con carta di credito o di debito per acquistare "credits", l'unica valuta utilizzata in Farmville e altri giochi progettati dalla software house Zynga. Da anni gli appassionati di videogames usano monete "coniate" online, come il "gold" di "World of Warcaft". E Facebook sa che ogni mese 200 milioni di persone si connettono al social network per vestire i panni di contadini (Farmville), abitare in una città (Yoville), fare shopping (Sorority Life). Eppure è una scelta che incuriosisce.
«Perché usare credit invece di dollari?», si chiede James Kwak sul blog "Baseline scenario". E snocciola alcune risposte: le valute elettroniche sono più divertenti e più adatte a incuriosire. Inoltre, sottolinea Kwak, è un sistema per semplificare al social network la trattenuta del 30% sui pagamenti online. Ma gli studi sulle economie nei mondi digitali e nei social network hanno rilevato altri aspetti. Le valute interne riducono i costi di transazione, soprattutto su piattaforme globali presenti in decine di nazioni. Inoltre facilitano l'accesso alla spesa per giovani attraverso un accumulo di "credits".
Certo, il ricordo della bolla di Second Life è ancora vicino: il mondo virtuale è stato sotto i riflettori dell'opinione pubblica per mesi. E poi all'improvviso è scomparso dal palcoscenico. Ha una valuta digitale, i Linden Dollars. Di recente ha ripreso la sua marcia, anche se con un basso profilo. La maratona per entrare negli universi tridimensionali adesso è diventata una comoda passeggiata. Ma Second Life resta una piattaforma chiave per capire i mondi virtuali online, frequentata per esempio da multinazionali interessate a esperimenti sulle teleconferenze.
Facebook, invece, guarda con interesse ai social network in Estremo Oriente. Il protagonista indiscusso è QQ, fino a pochi mesi fa la più grande rete sociale su internet del mondo. Ha coniato una sua moneta da anni, i "QQ coin", utilizzata per acquistare avatar e altri beni digitali. Tanto da diventare la principale voce di guadagno per il social network cinese, seguita dagli incassi pubblicitari. In Cina sono anche in vendita carte prepagate per acquistare QQ coin, accessibili anche ai ragazzi: anche lo spazio di ecommerce Taobao accetta la moneta elettronica cinese per le transazioni sul web. Secondo le stime di Piper Jaffray entro la fine dell'anno il giro d'affari globale per l'acquisto di beni virtuali arriverà a 3 miliardi di dollari, in crescita rispetto ai 2,2 miliardi di dollari dell'anno scorso. E può diventare un terreno di sviluppo economico anche per Facebook: da tempo il social network è alla ricerca di alternative alle tradizionali campagne promozionali.
di Luca Dello Iacovo su ILSOLE24ORE.COM
Una ricerca dell’agenzia americana Pew ribadisce la leadership del marchio Apple - e della sua immagine - tra quelli del ramo tecnologico. La Mela e i suoi prodotti sono i più trattati, tra quelli di settore, dai media statunitensi.
I numeri del rapporto parlano chiaro: il 15,1% degli articoli dedicati alla high-tech riguarda la compagnia di Cupertino e le sue strategie. Agli antagonisti, molto spesso, non restano che le briciole. Google si aggiudica l’11,4% degli spazi giornalistici di settore, Twitter il 7,1%, Facebook il 4,8%, Microsoft appena il 3%. Tra giugno 2009 e giugno 2010, la stampa, le tv e le radio d’Oltreoceano hanno dedicato il 6,4% degli approfondimenti tecnologici a iPhone 4 (il dispositivo più discusso), mentre iPad ha collezionato il 4,6% dei servizi e Windows 7 solo lo 0,5%. Il 42% degli articoli sulle attività di Steve Jobs & Co. descrivono Apple in toni entusiastici, evidenziandone i caratteri innovativi. Solo il 17% stempera i clamori. E il brand risplende a nove colonne.
Via Quo Media
Eric Schmidt, celebre amministratore delegato della società di Mountain View, ha ammesso di guardare con preoccupazione la diffusione di Microsoft Bing, definito oggi come il principale competitor. Durante un’intervista rilasciata alla Public Broadcasting Service, ha anche confermato come la Microsoft abbia intrapreso delle ottime strategie aziendali, che hanno permesso al giovane motore di ricerca di aumentare rapidamente il proprio bacino di utenza, agevolata certo dalla propria reputazione nel settore dell’Information Technology.
Nonostante il monopolio di Google nel settore dei search engine, la collaborazione tra l’azienda di Steve Ballmer e Yahoo ha intaccato le quote di mercato del BigG. Preoccupanti anche le funzionalità messe a disposizione da Redmond, come ad esempio Bing Rewards, la quale offre agli utenti la possibilità di acquisire crediti compiendo ricerche, da spendere successivamente per l’acquisto di oggetti. La piattaforma di Mark Zuckerberg, fino ad oggi, ha generato traffico su Google, ma il recente accordo raggiunto tra la Microsoft e Facebook potrebbe modificare tale andamento. Facebook inoltre è forse l’unico sito Internet che è riuscito a raggiungere un traffico equiparabile a quello generato dalla piattaforma di Larry Page e Sergey Brin. Certo è la prima volta che il famoso motore di ricerca vede in pericolo il proprio dominio sul World Wide Web, ma certamente non rimarrà a guardare con le mani in mano.
di Lorenzo Ajello via trackback
Gli smartphone con gps a bordo ormai offrono possibilità incredibili in termini di precisione e la fruizione di servizi legati a questa tecnologia inizia ad essere nota e diffusa anche in Italia, come ho avuto modo di sperimentare con successo nel progetto che seguendo con Gruppo Coin su Foursquare.
Il completamento del titolo è: geolocalizzazione!
Sono convinto che il futuro di Internet stia nella navigazione in mobilità e ne ho scrittogià in tempi non sospetti 2 anni fa, sottolineando come iPhone e gli altri smartphone avrebbero scosso il mercato.
Molte fonti oggi rafforzano questa mia impressione: ad esempio gli analisti di Gartnerprevedono che, entro il 2013, sarà lo smartphone il device più utilizzato del pianeta per l’accesso al Web mentre Vittorio Colao di Vodafone definisce “Internet mobile sempre più centrale per il business“.
Un driver importante di crescita poi, oltre alla diffusione degli smartphone, è sicuramente la penetrazione dei social network e del social web in genere, dato che questa tipologia di siti e servizi è particolarmente adatta all’uso in mobilità. Un tema ormai cruciale al punto da creare inedite alleanze come quella tra Nokia e Yahoo!.
Il valore di questa evoluzione però non può essere secondo me compreso fino in fondo senza considerare appunto la geolocalizzazione, di cui ho già parlato e che mi appare sempre più una straordinaria opportunità.
Spingersi avanti diventa poi semplice e il trend secondo me si avvicina sempre più al traguardo della realtà aumentata e sociale, con applicazioni come Layar o TagWhat, oltre che allo shopping online su cellulare contestuale e guidato dai pareri degli amici.
In tutto questo mi resta sempre qualche dubbio sulla mancanza di uno standard comune sulle applicazioni per smartphone, che alla lunga potrebbe limitare lo sviluppo di questo mondo per motivi di convenienza economica o di divergenze di vario genere (si pensi a Apple e Adobi sul Flash per iPhone/iPad).
Ma questa è un’altra storia, mentre da noi in Italia le aziende sono ancora molto timide già solo per approcciare i social media nel web vissuto da pc…
Si potrebbe scrivere un trattato su questo mondo ma ora lascio a voi la parola per commenti e impressioni.
Gianluigi Zarantonello via Internet Manager Blog
Più visibilità su internet e cellulari: il social network Twitter è alla ricerca di altri territori per la sua "pubblicità haiku". Da novembre espanderà la circolazione dei suoi messaggi promozionali anche agli spazi all'interno di software progettati da altre società: gli annunci sbarcheranno, ad esempio, su applicazioni per Iphone e programmi specializzati (tra gli altri, Tweetdeck e Hootsuite).
Da sei mesi la rete sociale cerca nuove strade e sperimenta brevi testi pubblicitari in collaborazione con aziende come Cisco e Pepsi. Spesso il messaggio ristretto in 140 lettere diventa un esercizio di abilità per condensare un'idea, un'immagine, un'intuizione. E gli utenti, se sono incuriositi, decidono di inoltrarlo ai loro amici. Come avviene con i massaggi di posta elettronica indirizzati a elenchi di colleghi e conoscenti. Inoltre alcune aziende hanno lanciato campagne pubblicitarie originali. La compagnia aerea Virgin America, per esempio, ha offerto tariffe scontate per i biglietti agli utenti di twitter. Secondo lo staff del social network, il 5% delle persone ha interagito con la "pubblicità haiku", inviandola ad altri o seguendo il profilo di un marchio.
Finora, però, le campagne promozionali non hanno superato i confini del sito twitter.com e dei suoi utenti. L'ultima scommessa è di far circolare i messaggi all'esterno: tra un mese arriveranno anche su altre piattaforme, costruite negli ultimi anni per facilitare la gestione quotidiana delle conversazioni nei social network. Hootsuite, ad esempio, permette l'accesso contemporaneo a Facebook, twitter e a reti sociali online come LinkedIn e Foursquare. Riunisce in un unico spazio le reti di contatti: non rende più necessario aprire altre pagine all'interno del browser per navigare su internet. E consente di risparmiare tempo per seguire le discussioni in spazi web differenti. Twitter, inoltre, punta su altre iniziative per valorizzare l'attenzione del pubblico rispetto alle esigenze degli inserzionisti. Sulla colonna di destra appaiono i "promoted trend": è in questo spazio che un giocatore di basket della Nba, LeBron James, ha pubblicato il suo annuncio per un posto di lavoro perché non aveva ancora trovato un ingaggio. La notizia è rimbalzata su blog e siti d'informazione. Finché James ha ricevuto l'offerta giusta.
Anche le ricerche di parole chiave tra i messaggi postati su twitter sono una risorsa: sarebbe possibile vendere annunci commerciali a nicchie di pubblico, sulla scia del modello inaugurato da Google. Per Facebook, invece, la strada finora è stata più semplice. Può contare su spazi per gli annunci tradizionali. Ha accordi con gli inserzionisti. Guadagna il 30% sulle applicazioni pubblicate nella sua piattaforma, come Apple con iTunes. E di recente ha introdotto una moneta digitale ("Credits") per gestire le transazioni economiche nei suoi videogiochi. Entro il 2010 è atteso un giro d'affari globale di 1,7 miliardi di dollari (circa 1,2 miliardi di euro) per le promozioni distribuite attraverso i social network online.
di Luca Dello Iacovo su ILSOLE24ORE.COM
Il Senato degli Stati Uniti ha approvato all’unanimità un disegno di legge che regola il volume della pubblicità nei programmi televisivi. Gli spot dovranno avere un audio di pari volume rispetto alle trasmissioni in cui sono inseriti.
Niente più cambi di tono e potenza per attrarre l’attenzione degli spettatori, dunque. L’applicazione della legge causa problemi tecnici alle reti, che dovranno provvedere all’equalizzazione dei volumi per evitare sanzioni ed evitarne agli inserzionisti che comprano gli spazi.
Via Quo Media
Una ricerca firmata da Nielsen dimostra come gli utenti iPad siano molto appetibili per i pubblicitari. I possessori del tablet di Apple, infatti, si caratterizzano come giovani (under35 nel 70% dei casi) e maschi (nel 65% dei casi). Più che gli acquirenti di altri dispositivi tecnologici, dunque, gli utenti iPad sono definiti e riconoscibili in una categoria precisa.
Giovane età e sesso rendono il pubblico di iPad ben disposto nei confronti della pubblicità (mal sopportata invece dai possessori di iPhone), e più propensi a fare acquisti online legati alle promozioni ricevute via tablet (36% dei casi).
Via Quo Media
Il quesito in realtà rimbalza attraverso vari siti che navigo di frequente, da Tagliablog a Vincos: i social media come Facebook e Twitter stanno uccidendo i blog?
Da un certo punto di vista la risposta è affermativa e ne ho già parlato qualche tempo fa, infatti lo spazio inteso come diario personale si sta spostando verso i social network dove è semplice, veloce e sintetico esprimersi.
D’altra parte però chi ha qualcosa di continuativo e, presumibilmente, interessante da dire su di uno o più temi mantiene un proprio blog, raggiungendo un livello qualitativo che spesso è al confine con il magazine vero e proprio.
Quello che secondo me è interessante al di là delle considerazioni più o meno tassonomiche è invece il trend evolutivo: dopo i primi siti che richiedevano conoscenze tecniche di un certo tipo si è passati alla facilità d’uso dei servizi come splinder o blogger fino ad arrivare ai social, dove non è richiesta nemmeno quella minima customizzazione grafica e strutturale.
A tanta facilità si associa una sintesi sempre maggiore, di cui il campione è Twitter con il suo mondo in 140 caratteri, d’altronde compatibile alla perfezione con gli sms e la fruizione del web da mobile.
Si potrebbe dunque pensare che l’espressione online sia sempre più povera ma io invece leggo diversamente il fenomeno: è aumentata infatti la facilità di accesso universale e da ogni luogo e questo permette a più persone di interagire creando anche quei fenomeni di cooperazione e di crowdsourcing che fanno grande il web 2.0.
Allo stesso tempo non vedo come una grave perdita la scomparsa dei diari personali online, abbandonati spesso dopo poche settimane, mentre questa grande partecipazione di commentatori e collezionisti/sharatori di link non fa che creare un pubblico sempre più ampio e fervente per coloro che davvero scrivono di argomenti di interesse più ampio.
I blog e i siti personali di qualità dunque non credo diminuiranno (lo dicono anche le statistiche) ma potrebbero a prima vista sembrare meno perché sono immersi in un grande rumore di fondo di status e like che al contempo sono anche un loro veicolo di promozione.
Insomma, più persone che interagiscono online, secondo il principio della potenza delle connessioni della teoria della complessità, non fanno che creare un valore maggiore della loro semplice somma algebrica e, casomai, il problema diventerà sempre più quello di costruire un filtraggio efficace per non perdersi tra tutto questo magma.
Ma questa è un’altra storia, mentre ora aspetto i vostri commenti.
Gianluigi Zarantonello via Internet Manager Blog
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