Il quesito in realtà rimbalza attraverso vari siti che navigo di frequente, da Tagliablog a Vincos: i social media come Facebook e Twitter stanno uccidendo i blog?
Da un certo punto di vista la risposta è affermativa e ne ho già parlato qualche tempo fa, infatti lo spazio inteso come diario personale si sta spostando verso i social network dove è semplice, veloce e sintetico esprimersi.
D’altra parte però chi ha qualcosa di continuativo e, presumibilmente, interessante da dire su di uno o più temi mantiene un proprio blog, raggiungendo un livello qualitativo che spesso è al confine con il magazine vero e proprio.
Quello che secondo me è interessante al di là delle considerazioni più o meno tassonomiche è invece il trend evolutivo: dopo i primi siti che richiedevano conoscenze tecniche di un certo tipo si è passati alla facilità d’uso dei servizi come splinder o blogger fino ad arrivare ai social, dove non è richiesta nemmeno quella minima customizzazione grafica e strutturale.
A tanta facilità si associa una sintesi sempre maggiore, di cui il campione è Twitter con il suo mondo in 140 caratteri, d’altronde compatibile alla perfezione con gli sms e la fruizione del web da mobile.
Si potrebbe dunque pensare che l’espressione online sia sempre più povera ma io invece leggo diversamente il fenomeno: è aumentata infatti la facilità di accesso universale e da ogni luogo e questo permette a più persone di interagire creando anche quei fenomeni di cooperazione e di crowdsourcing che fanno grande il web 2.0.
Allo stesso tempo non vedo come una grave perdita la scomparsa dei diari personali online, abbandonati spesso dopo poche settimane, mentre questa grande partecipazione di commentatori e collezionisti/sharatori di link non fa che creare un pubblico sempre più ampio e fervente per coloro che davvero scrivono di argomenti di interesse più ampio.
I blog e i siti personali di qualità dunque non credo diminuiranno (lo dicono anche le statistiche) ma potrebbero a prima vista sembrare meno perché sono immersi in un grande rumore di fondo di status e like che al contempo sono anche un loro veicolo di promozione.
Insomma, più persone che interagiscono online, secondo il principio della potenza delle connessioni della teoria della complessità, non fanno che creare un valore maggiore della loro semplice somma algebrica e, casomai, il problema diventerà sempre più quello di costruire un filtraggio efficace per non perdersi tra tutto questo magma.
Ma questa è un’altra storia, mentre ora aspetto i vostri commenti.
Gianluigi Zarantonello via Internet Manager Blog