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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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Di Altri Autori (del 21/10/2013 @ 07:54:44, in Social Networks, linkato 1723 volte)

I messaggi condivisi su Facebook e Twitter portano alla luce segnalazioni sulla diffusione di alcune malattie nelle nazioni e nel mondo: la piattaforma Sickweather può rivelare quali sono le aree più interessate da un'epidemia durante la giornata. Abilita ad esempio le previsioni di picchi improvvisi di influenza grazie al monitoraggio continuo del web. Raccoglie i post degli iscritti nei social network che dichiarano di essere ammalati fino a plasmare una bussola sul territorio durante le emergenze. Inoltre permette l'accesso agli archivi dei giorni precedenti ricostruiti ora dopo ora. Ha anche un'applicazione su Facebook. Negli ultimi anni i social media hanno dimostrato di essere una risorsa decisiva di data mining. E diventano un laboratorio dove costruire applicazioni creative in crowdsourcing grazie alla collaborazione del pubblico online.

Downrightnow è un punto di riferimento quando nei social network si diffonde la voce dell'inaccessibilità di una piattaforma sul web come ad esempio la posta elettronica, una rete sociale digitale o uno spazio di videostreaming. Aggrega gli avvisi e indica quando superano una soglia critica: in questo modo se una persona non riesce a consultare la sua casella email può verificare in tempo reale quando un problema è locale oppure coinvolge una platea più ampia. Anche in caso di attacchi distributed denial of service da parte dei pirati informatici Downrightnow contribuisce a una stima dell'estensione dei danni e della velocità di reazione degli spazi inclusi nelle sue analisi fino al ripristino delle attività online.

I social media sono un'agorà dove monitorare in diretta gli umori sul web. La Loughborough University ha avviato il programma Emotive: nel Regno Unito esamina 2mila tweet al secondo per capire lo stato d'animo che le persone esprimono nei micropost fino a sviluppare un'ampia lente d'ingrandimento nel territorio. Anche l'United States Geological Survey ha una sonda nei social network e ha elaborato una piattaforma che scandaglia i tweet con la parola «terremoto»: i dati raccolti sulla frequenza dei micropost sono poi distribuiti mediante Twitter quando avvengono catastrofi naturali. Finora la rete sociale online ha dimostrato di essere utile nella ricerca scientifica per contribuire a rilevare le prime segnalazioni di un sisma percepibile dagli esseri umani. Metwit, invece, è uno spazio di previsioni meteo arricchite dal crowdsourcing con indicazioni dal territorio che possono aggiungere informazioni preziose e insieme compongono una visualizzazione dei fenomeni.

Quello del data mining nei social media è un settore ancora in evoluzione come emerge anche nella documentazione preliminare inoltrata da Twitter alla Sec in vista della quotazione in Borsa: nei primi nove mesi dell'anno l'accesso della sua piattaforma online abilitato ai partner esterni ha generato l'8% del fatturato del social network in grado di alimentare la sua macchina da soldi attraverso la pubblicità. Twitter evidenzia l'interesse dei servizi finanziari ad avere informazioni in tempo reale acquisite mediante i micropost.

Via llSole24Ore.com

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Di Altri Autori (del 22/10/2013 @ 08:06:40, in Mobile, linkato 1645 volte)

Presentato il primo report "Mobile internet access and use among European children" studio basato sulle risposte fornite da 2mila giovanissimi di età compresa tra i 9 e i 16 anni, provenienti da Danimarca, Italia, Regno Unito e Romania. Il rapporto è stato realizzato nell'ambito del progetto di ricerca Net children go mobile finanziato dal Safer Internet Programme della Commissione Europea.

Emergono responsi interessanti, e prima di vedere di cosa i nostri giovani sono dotati, isoliamo lo sparutissimo dato relativo alle non dotazioni: in Italia solo il 7% del campione non possiede un cellulare abilitato alla navigazione. Nel contesto in cui l'indagine si situa il 53% dei ragazzi possiede uno smartphone, usato quotidianamente per navigare dal 48%. In Italia i giovani che accedono ad internet usando un device mobile sono il 42%, prevalentemente sia reti 3G sia wi-fi, il 28% solo da reti wi-fi, segno che gli operatori telefonici hanno ancora una grande fetta di mercato da spartirsi con offerte mirate e sempre più competitive.

I device mobili rimpiazzano sempre più quelli fissi: il 26% dei ragazzi assunti a campione usa lo smartphone durante gli spostamenti, percentuale che sale al 39% e che considera coloro che ne fanno uso anche tra le mura di casa, nella privacy della propria camera da letto. In Italia, e anche questo è un dato che mostra un certo interesse, l'81% dei ragazzi naviga da casa ogni giorno (a prescindere dal mezzo utilizzato), l'uso quotidiano della Rete da scuola è prerogativa solo dell'8%. Anche sforzandosi di credere che le scuole siano poco propense a lasciare agli studenti una qual certa libertà nell'approcciarsi agli strumenti informatici, resta una percentuale piuttosto scarna o, se si preferisce, che lascia spazio a ampi margini di miglioramento.

Per quanto riguarda l'aspetto dei social network, in Italia, il 64% dei ragazzi ha un profilo su una rete sociale, al di sotto della media degli altri Paesi, in cui la percentuale si assesta al 70%. Nel dettaglio in Italia, il 15% dei bambini di età compresa tra i 9 e 10 anni ha un profilo su un social network, percentuale che sale al 52% dei ragazzi di 11-12 anni. Con il 96% Facebook si guadagna le preferenze dei giovani italiani. Per un uso consapevole della Rete arriva in aiuto "Anche io ho qualcosa da dire", il tour itinerante partito da Genova e promosso da Telecom Italia.

Via IlSole24Ore.com

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Di Altri Autori (del 28/10/2013 @ 07:47:46, in Social Networks, linkato 1732 volte)

Tre anni compiuti qualche settimana fa, il social network Pinterest sembra voler festeggiare in grande stile. Nel giro di pochi giorni, infatti, si sono susseguiti numerosi annunci riguardanti l’espansione del colosso fondato da Ben Silbermann.
Un po’ come è successo per Twitter, trovare un modo per iniziare a fare soldi (di quelli a 9 cifre) non è sempre facile.

L’idea c’è, è geniale, ma come monetizzarla?

I cervelli dietro Pinterest si sono finalmente decisi e hanno presentato alla stampa il nuovo business model per il social network, che finora era sostentato da sponsorship e venture capital.
Niente di innovativo ma nemmeno troppo scontato: Silberman dice no ai banner pubblicitari, ma segue piuttosto la strada di Facebook e lancia i “promoted pins“. Questi contenuti pubblicitari, appariranno a fianco dei risultati organici con solo una didascalia a distinguerli. Visto la contraddistinta attenzione allo stile che pervade il brand, tutto sarà confezionato ad arte ed il cattivo gusto messo al bando.

Al momento in fase di rodaggio e disponibile solo per alcuni importanti marchi, la piattaforma pubblicitaria sarà presto disponibile tramite API anche per gli altri inserzionisti.
L’azienda è una favorita nella Silicon Valley, tanto da essere stimata $2.5 miliardi. Con 46 milioni di iscritti in tutto il mondo, Pinterest è secondo solo a Facebook nell’indirizzare utenti ad un sito esterno. Ci si aspettava che Pinterest mettesse in piedi un sistema di affiliazione e ci aveva anche provato mettendosi in partnership con Skimlinks, ma è durata solo un mese. Nel futuro, c’è un’altra partnership, questa volta con Telefónica che renderà l’app sempre aperta in Home Page per tutti gli utenti del gestore di telefonia mobile.

Tutto questo sembrerebbe incitare ogni pubblicitario a lasciar perdere Facebook, Twitter & co. per focalizzarsi su Pinterest. Eppure, sulla base dei dati di GlobalWebIndex, aggiornati al 2013, emerge che il fenomeno Pinterest è veramente esploso solo negli Stati Uniti ed in Canada, mentre in Italia non sembra aver attecchito. Infatti negli Stati Uniti si trova il 15% degli utenti equivalenti approssimativamente al 46% dell’utenza attiva mondiale, mentre da noi non si supera il 7% di account creati con solo il 2% di utenza attiva.

Chi è su Pinterest?
Maggiormente donne, 2/3 rispetto agli uomini. Di conseguenza, i Brand che hanno maggior successo appartengono ai settori del fai-da-te, arredamento, cosmesi con qualche rara eccezione per alcuni marchi di tecnologia.

Vale la pena investire su Pinterest?
Si, se operate nel commercio (in-store & online), avete un marchio women-friendly e siete disposti a dedicare parecchie risorse per creare una strategia di successo.
Per tutto il resto, forse è meglio rispolverare la cara e vecchia email. Infatti il 13% dei clienti abituali conclude un acquisto tramite questo formato, mentre solo l’1% arriva da contenuti social.

Via Republic+Queen Magazine

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Di Altri Autori (del 31/10/2013 @ 07:24:00, in Tecnologie, linkato 1638 volte)

Le nuove tecnologie hanno conquistato ormai un posto fisso nella vita di tutti i giorni. Sempre più persone utilizzano i servizi offerti da Internet e della rete in mobilità e lo fanno soprattutto grazie ai nuovi device che veicolano sempre e ovunque contenuti da fruire. Questo fenomeno riguarda gran parte della popolazione che comprende non solo giovani e adulti, come si potrebbe più facilmente pensare, bensì anche gli utenti più piccoli.

Quasi due bambini su cinque, infatti, ha cominciato ad utilizzare un tablet o uno smartphone prima di riuscire a parlare con frasi di senso compiuto. A rivelarlo è un nuovo studio condotto dall’istituto di ricerca Common Sense Media secondo cui il 38% dei bambini al di sotto dei 2 anni ha utilizzato un dispositivo mobile per giocare o guardare video.  Un incremento importante se si pensa che nel 2011 la percentuale di bambini era solo del 10%.

La percentuale incrementa con l’aumento dell’età: a 8 anni, infatti, il 72% di bambini hanno utilizzato almeno una volta uno smartphone, un tablet o altri dispositivi simili. ”Questo è il vero segnale che indica l’arrivo della nuova generazione digitale”, afferma Jim Steyer, CEO  di Common Sense Media.

Lo studio ha inoltre mostrato che l’uso di dispositivi mobili tra i bambini molto piccoli sta crescendo rapidamente, specialmente se comparato con altri media. L’audience televisiva è rimasta stabile, registrando per il 2011, così come per il 2013, che la percentuale di bambini al di sotto dei 2 anni incollati allo schermo è del  66%.  L’uso del computer è cresciuto dal 4% al 10% nel corso dei due anni, mentre la visione di DVD è diminuita, dal 52% nel 2011 al 46% nel 2013.

La ricerca dimostra che, non solo più bambini utilizzano tablet e smartphone, ma che il loro uso si protrae per periodi di tempo maggiori. La quantità di tempo trascorso utilizzando questi dispositivi è, infatti, triplicata : nel 2013, i bambini dai 0-8 anni hanno speso una media di 15 minuti al giorno con in mano dispositivi mobili, in aumento rispetto ai 5 minuti in media al giorno nel 2011. ”Stiamo assistendo ad un cambiamento fondamentale nel modo in cui i bambini consumano i media“, ha dichiarato Steyer . “I bambini che non possono nemmeno parlare cammineranno fino ad una TV e cercheranno di farla funzionare toccando lo schermo come per un iPad o un iPhone “.

Il CEO di Common Sense Media non manca, però, di sottolineare come in questo utilizzo da parte dei bambini dei nuovi dispositivi abbia ovviamente i suoi pro e i suoi contro. La preoccupazione, infatti, è che se da un lato i tablet possono essere un ottimo strumento educativo, dall’altro, se abusati ed utilizzati come babysitter, potrebbero causare gravi danni allo sviluppo.

Via Tech Economy

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