Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Groupon Italia ha annunciato una nuova funzione della sua piattaforma per gli acquisti tramite coupon. Il servizio, chiamato Groupon Maps, consente agli utenti di individuare tramite geolocalizzazione le offerte più vicine nella propria città. Ora, la celebre piattaforma per i gruppi d’acquisto online tramite coupon, consentirà ai propri clienti di trovare più facilmente le offerte presenti sul proprio territorio; indicizzate sia attraverso la posizione geografica sia attraverso la categoria dei “deal”.
Dopo anni di difficoltà nel trovare un proprio equilibrio nel modello di business, ora Groupon ha individuato una nuova strategia per potenziarsi, e con nuovi servizi come Groupon Maps punta a fare di se una piattaforma “pull” e non più soltanto “push”. Come ha confermato Giulio Mario Limongelli, International Vice President per il Sud Europa, “Groupon Maps è la conferma di un significativo passo avanti verso la nuova strategia Pull che Groupon sta adottando – come ha poi spiegato Limongelli – Groupon non è più soltanto una piattaforma Push che invia i deal ai clienti tramite newsletter, ma un luogo che permette ai clienti di trovare le migliori offerte in base alla zona in cui vivono o in base al tipo di offerta e categoria di consumo che stanno cercando“.
Il nuovo sistema è semplice e intuitivo: basta solo scegliere la città e cliccare sul pulsante maps, in automatico appariranno le offerte locali ed attraverso un menù a tendina è possibile selezionare la categoria di consumo. Presto sarà disponibile l’aggiornamento anche per l’app iOS, intanto gli utenti possono contare già sulla piena copertura di 500 città principali, ed accanto ad esse, tutte le altre località dove sono presenti offerte Groupon. I vantaggi della geolocalizzazione e le nuove funzioni sono state così illustrate da Limongelli: “Questa nuova funzionalità è attiva su tutte le città italiane in cui Groupon è presente e permetterà ai clienti di trovare quello che desiderano, dove lo desiderano. Inoltre, questa novità offre ancor più visibilità ai nostri partner, ed alle loro offerte sul web“.
Non appena il nuovo servizio Groupon Maps sarà pienamente disponibile via mobile, sarà molto più facile per l’utente esaminare i deal di una specifica zona geografica, e soprattutto sarà possibile applicare contemporaneamente la classica strategia “push”, attraverso la segnalazione di deal immediati a ciascun utente che si trovi in prossimità di un esercizio aderente a Groupon.
Via Techeconomy
Twitter ha acquisito MoPub, compagnia specializzata nella pubblicità su dispositivi mobili, per 350 milioni di euro. Si tratta dell’affare più costoso mai portato a termine dal micro-blog, che ora punta a sviluppare un sistema adv che permetta di raggiungere i clienti in tempo reale.
Il passo successivo sarà, con ogni probabilità, la creazione di un servizio di e-commerce ‘live’ che permetta agli utenti di acquistare prodotti riguardanti un evento o trending topic commentato via Twitter, direttamente cliccando sull’annuncio.
L’acquisizione di MoPub è utile anche a rafforzare la piattaforma di vendite di Twitter, in attesa della quotazione in Borsa che dovrebbe avvenire entro la prima metà del 2014.
Via Quo Media
Sono stati ben 27 milioni, secondo Audiweb, gli utenti che a luglio 2013 si sono connessi online da pc. Stando ai dati rilevati nel giorno medio si sono connessi circa 12,8 milioni di utenti per una durata media online di circa 1h e 17minuti. Se si guarda all’aspetto anagrafico poi, si nota come le fasce più giovani continuino ad essere le meno rappresentate. In particolare, rispetto al giorno medio, i giovani compresi nella fascia di età che va dai 18 ai 24 anni rappresentano soltanto il 10% degli utenti online; invece, quelli nella fascia tra i 25 ed i 34 anni rappresentano il 19% degli utenti connessi nel giorno medio.
C’è da dire però, che i giovani hanno tempi di permanenza in rete (e livelli di consumo) più alti rispetto ai più adulti: nel giorno medio i giovani nella fascia 18-24 anni navigano da pc per circa 1h e 32minuti, consultando 143 pagine a persona. Nella fascia 25-34, invece, passano 1h e 26minuti online con 135 pagine viste. Se si guarda alla fruizione di contenuti video, si rilevano nel mese di luglio 5,4 milioni di utenti che hanno visualizzato almeno un contenuto video online. Le stream views totali sono state 52,2 milioni, ciò comporta un tempo speso a persona nella fruizione di contenuti video pari a 32minuti e 41secondi. Nel giorno medio, hanno visualizzato un video online 655mila utenti: si sono raggiunti gli 1,7 milioni di stream views totali, e ciascun utente nel giorno medio ha fruito contenuti video per 8minuti e 39secondi.
Se si guarda poi ai dati di genere, si nota che la percentuale di uomini connessi da pc è stata superiore a quella delle donne, ma entrambi i generi presentano leggeri tassi di presenza online superiori nelle fasce più giovani. Infatti, dei 12,8 milioni di utenti connessi nel giorno medio, gli uomini sono stati circa 7milioni mentre le donne 5,7milioni.Tra i 7milioni di uomini, il 36,7% è di età compresa tra i 25 ed i 34 anni, mentre il 35,6% rientra nella fascia tra i 35 ed i 54 anni. Sono simili le percentuali anche per le donne, dove la fascia di età 25-34 rappresenta il 32,4% delle donne online, mentre la fascia di età 35-54 rappresenta il 32%.
Via Tech Economy
Il 98% di chi acquista prodotti di lusso in Italia accede quotidianamente a internet e utilizza più di tre dispositivi, ad esempio computer desktop o portatili, smartphone e tablet. Il 74% consulta invece una fonte sul web prima di decidere l’acquisto di un bene, mentre il 65% si affida ai motori di ricerca.
Sono questi alcuni dei dati che emergono da una ricerca condotta da Google in collaborazione con Ipsos. Dal rapporto L’acquisto di beni di lusso in Italia emerge chiaramente la fiducia riposta nella rete: ci si affida a siti e sistemi per la comparazione dei prezzi ancor prima che mettere le mani su un determinato prodotto in negozio. Il campione analizzato è composto da circa 400 persone proveniente da diversi ogni paese, con un’età compresa tra i 25 e i 65 anni. Due soltanto i parametri di cui si è tenuto conto nella scelta di chi intervistare: un reddito familiare superiore ai 100mila dollari e un acquisto recente con un valore di almeno 2.500 dollari.
In Italia comprano beni di lusso sia uomini che donne, soprattutto nella fascia 30-50 anni, con una situazione finanziaria realizzata autonomamente e una forte propensione per il digitale. Il 75% di questo campione possiede uno smartphone, il 61% un tablet e quasi il 100% un computer, fisso o portatile. Il totale è dunque di 3,4 dispositivi a testa, contro una media nazionale che di due device a persona. Abbigliamento e accessori sono la categoria più ricercata e desiderata preferiti a orologi e gioielli.
Via Quo Media
Sette consumatori online su dieci ( 71 % ), in 24 diversi paesi nel mondo, hanno riferito che nel mese scorso hanno condiviso contenuti su piattaforme di social media, mentre tre su dieci (29%) ha indicato di non aver condiviso nulla. I dati sono il risultato di una nuova indagine su 18.150 intervistati condotta da Ipsos OTX.
I contenuti maggiormente condivisi sono le foto: 4 utenti su 10 (43%), infatti, hanno indicato di aver postato e condiviso foto sui propri profili o su quelli di altri. I contenuti che seguono sono: “proprie opinioni” nel 26% dei casi, “aggiornamenti di stato” (26%), “link ad articoli” (26%), “raccomandazioni su prodotti” come film, servizi, libri (26%), “notizie” (22%), “link ad altri siti” (21%), “risposte ai post di altre persone” (21%), “video” (17%).
Tra i consumatori online, quelli dalla Turchia (93 %) sono quelli che hanno indicato una maggiore propensione alla condivisione di contenuti su piattaforme social durante lo scorso mese, seguiti da: Messico (89 %), Brasile (88 %), India (88 %), Indonesia (88 %), Argentina (86 %), Sud Africa (86 %) e la Cina (85 %). L’Italia si posiziona in alto, facendo registrare un tasso di condivisione social pari al 71%, addirittura più alto di quello registrato negli Stati Uniti che si attesta al 60%.
Per quanto riguarda i dati demografici, le medie globali hanno indicato che quelli sotto i 35 anni (81 %) hanno più probabilità di condividere qualsiasi tipo di contenuto su siti di social media , in particolare se confrontati con quelli di età 35-49 (69 %) e quelli dai 50 ai 64 anni (55 %). Le donne (74 %) sembrano più propense degli uomini (69 %) nel condividere contenuti, mentre quelli con un elevato livello di istruzione (74 %) condividono maggiormente rispetto a chi ha un livello scolastico medio-basso (70 %).
Via Tech Economy
Ecosistema è assolutamente la parola chiave del business presente e futuro, e non solo dal punto di vista tecnologico ma anche strategico.
La fusione Nokia e Microsoft è un emblema di questi nuovi paradigmi, un matrimonio tra chi (Nokia) non ha capito che il software oggi vale quanto l’hardware e chi (Microsoft) è leader nel software ma non ha capito per tempo l’importanza di portarlo sui dispositivi mobili.
Ecosistema vuol dire anche migrare il proprio business di venditori di contenuti su di un device proprio (Amazon con Kindle Fire), creare un unico accesso a infiniti servizi (per la maggior partegratis) attraverso ogni dispositivo (Google) o creare un mondo chiuso di hardware/software/contenuti (Apple). Fino a far gridare alla “morte del web“.
Ma che cosa dovrebbe significare tutto questo per chi non nasce come azienda ad alta tecnologia? Significa, a mio avviso, capire dove si genera valore per il cliente e cercare di portare tale patrimonio dovunque sia necessario in termini tecnologici e strategici, senza rimanere agganciati ai propri schemi, anche quando si è leader. L’esempio perfetto? Blockbuster nei confronti di Netflix, ossia come scambiare il core business (vendere intrattenimento) con il modo in cui farlo (negozi fisici e videocassette). E perdere tutta la leadership in pochissimo tempo.
Quale può essere dunque la ricetta perfetta? Difficile a dirsi in poche parole ed in modo valido per tutti, ma di sicuro si deve:
1) capire se ciò che i nostri clienti vogliono (davvero) è sempre valido e se non ci sono concorrenti di tutt’altro settore che potrebbero entrare in questo business, senza sentirsi inattaccabili solo perché oggi leader. Le forze di Porter sono cambiate alla voce barriere all’ingresso, anche perché qualche volta non serve nemmeno entrare quanto creare invece un nuovo mercato.
2) capire quale/quali tecnologie possono essere la nuova frontiera, scegliendo quelle giuste e non quelle “alla moda”
3) usare le tecnologie in modo da non essere troppo dipendenti da alcuna di esse, domani potrebbero tramontare in modo repentino e dobbiamo essere attrezzati a portare il nostro valore e la nostra rilevanza su nuove situazioni senza essere schiavi di niente e nessuno
4) costruire i propri contenuti e gestire i propri dati (compresi quelli dei clienti) in prima persona e in modo quanto più liquido possibile, ossia in grado di poter essere adattati entrambi alle nuove sfide e tecnologie che arriveranno
5) vedere online e offline, digitale e fisico come pezzi di un unico puzzle, non come due mondi rigidamente separati, e agire di conseguenza anche sul piano organizzativo e della cultura aziendale.
Io trovo impressionante come negli ultimi due anni questi temi, che in realtà sono validi da molto più tempo, siano diventati urgenti, critici e allo stesso tempo ancora poco chiari alle aziende di ogni ordine e dimensione. L’opportunità che hanno i manager è enorme, tanto quanto è pesante la responsabilità di cogliere o meno il cambiamento, che può essere fatale in caso negativo, anche per il più forte player, di qualsiasi settore.
Voi che cosa ne pensate?
Gianluigi Zarantonello via InternetManagerBlog
L’Italia è più social degli USA. Lo rivela una ricerca che LiveXtension ha effettuato intersecando i dati offerti dal report Pew Research 2013 (aprile-maggio) a quelli del rapporto
Audiweb del giugno 2013. Il 75% della popolazione italiana connessa fa uso delle reti sociali contro il 72% di quella americana; tutto ciò non deve stupire più di tanto: che gli italiani fossero primi al mondo per frequentazioni di social network è ormai risaputo, Nielsen lo ha già evidenziato alla fine del 2011.
La parte interessante del rapporto LiveXtension riguarda gli utenti di età compresa tra i 50 e i 64 anni di età i quali, in Italia, sono avvezzi all’uso del social networking in ragione del 75% contro il 60% degli americani. Differenza di tutto rispetto che, benché con diversa ratio, si applica anche agli “over 64”: in questo spettro di età gli italiani attivi sono il 60% contro il 43% dei coetanei statunitensi.
I dati sono interessanti ma non giustificano entusiasmi: offrono la conferma che i social network sono ormai un fenomeno di massa anche alle nostre latitudini ma non hanno nulla a che vedere con il diffondersi della cultura digitale la quale, al netto delle difficoltà oggettive quali il digital divide, in Italia resta ancora al palo.
Come a dire che possiamo estrarre la bottiglia dal frigorifero ma che è ancora presto per stapparla.
Via IlSole24Ore.com
Ormai sono passati diversi giorni dalla fine delle vacanze e, visto che quest’anno non ho scritto nulla per congedarmi prima della pausa, torno ora con una riflessione che parte dal personale per poi andare di nuovo alla strategia e al contesto.
Non posso dire di non essermi riposato, ho passato un bel periodo al mare in piu località mentre tanta gente non è andata magari nemmeno un giorno in ferie. Mi ha fatto molto bene, ne avevo bisogno, e ho anche osservato un po’ che cosa succedeva intorno, in senso fisico e virtuale.
immagine tratta da MyTech Panorama
Quel che ho notato, da persona abituata da almeno 7-8 anni ad avere sempre al seguito dei dispositivi per connessione mobile, che quest’anno tante persone erano collegate per motivi di svago ma inevitabilmente anche di lavoro, tanto che a ogni out of office automatico seguiva quasi subito una risposta personale. Quasi tutti i giorni del mio periodo di ferie, compresi weekend, un sintomo che è sempre più difficile staccare.
Ho però notato anche che grazie all’essere sempre connessi ho scovato posti interessanti nei dintorni dove mangiare, ho trovato velocemente servizi che mi potevano servire in loco, insomma potenziato la mia esperienza di vita in quei contesti, senza dimenticare la maggiore costanza dei contatti con amici e persone care anche dall’estero. Tutto questo più che altri anni grazie al migliorare di certi strumenti e alla loro maggiore diffusione.
immagine tratta da http://blog.tagliaerbe.com
Questi due concetti, l’incapacità (impossibilità mi pare ancora troppo) di staccare e insiemel’opportunità di migliorare l’esperienza contestuale durante la vacanza mi hanno dunque fatto riflettere sul rapporto che noi abbiamo con la tecnologia che ci tiene connessi, che alla fine è unostrumento che può essere riempito da ciò che noi vogliamo metterci. I Social media ad esempio non sono altro che un contesto vuoto dove la gente mette del proprio, ma anche il pioniere dell’interfaccia grafica e del mouse Douglas Engelbart quando creò le basi per quella rivoluzione pensava che la gente avrebbe preferito usare la potenza di elaborazione dei computer per…farci ciò che voleva, al di là delle righe di comando testuali. Il problema certo è che oggi siamo esposti a una quantità di stimoli interattivi che cresce in modo spaventoso e ci segue dovunque, vanificando talvolta l’opportunità di sganciarci solo perché “non c’è rete internet e non mi porto il computer”.
E qui allora entra in gioco il tema strategico e aziendale: essere rilevanti.
Lo ha scritto, per l’ennesima volta, pochi giorni fa Brian Solis, dicendo che non bisogna cadere nella trappola della tecnologia in quanto tale (un mezzo) perdendo di vista il modo in cui possiamo essere davvero interessanti, utili, diversi dagli altri.
immagine tratta da http://bordiniuc.com/
Perché nel pieno delle mie conversazioni con gli amici dovrei dare ascolto a quanto scrive un brand su di un social? Perché nella selva delle mie app sullo smartphone devo aprire proprio la tua? E soprattutto, se domani il social su cui passo le mie ore passa di moda, tu, brand, hai investito per tenermi con te di là del mero singolo strumento utilizzato? Quanto sai davvero di me? Quanto sai interagire nel contesto in cui mi trovo, ossia il famoso so.lo.mo. I momenti vuoti in cui l’attenzione e le energie cognitive sono libere scarseggiano sempre di più, tanto che c’è chi guardando la gente alle fermate dei mezzi pubblici intente a smanettare ciascuno sul suo smartphone parla dell’avvento di un mondo di introversi.
Per tutti questi motivi, occorre una comprensione sempre più profonda dei mezzi tecnologici e una capacità insieme di pensarli in una chiave che permetta di generare, se non benessere, almeno utilità e coinvolgimento al nostro famoso “target” (ne abbiamo davvero uno solo?) che li usa. È una questione di rispetto, una grande opportunità, una sfida difficile (anche sul piano organizzativo).
Voi che ne pensate?
Gianluigi Zarantonello via InternetManagerBlog
Il mondo web è sempre più ricco e potente, tanto che molti personaggi della rete sono considerati tra i più influenti al mondo. A ulteriore dimostrazione di ciò, la classifica degli under40 più potenti stilata da Fortune: il podio è tutto appannaggio dell’hi-tech digitale.
In testa alla graduatoria si trova Marissa Meyer, classe 1975, che in un anno è riuscita nella non facile impresa di resuscitare il fascino (e soprattutto i conti) di un colosso come Yahoo!, con 22 acquisizioni e innovazioni sparse. Prima di lei, la compagnia aveva vissuto un quinquennio di oblio, dopo i fasti degli albori della net economy
Alle sue spalle, il duo dei social network: Jack Dorsey, nato nel 1976 e ceo di Twitter, e Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook e decisamente il più giovane del lotto, con i suoi 29 anni. Il primo prepara l’arrivo a Wall Street della sua creatura, che conta sempre più utenti e ha rivoluzionato l’informazione online, il secondo si gode la sua creatura, ormai diffusa ovunque e usata da chiunque. I tre prodigi dell’informatica e della tecnica guidano una realtà sempre più web dipendente: il potere, oggi, è internet.
Via Quo Media
Debutta online Twigis.it: è un social network dedicato ai bambini con un'età fra 6 e 12 anni dove possono incontrarsi e sviluppare la creatività. Rivela un territorio con opportunità ancora da esplorare che vive accanto al web accessibile invece a tutti i navigatori online.
È un luogo protetto e dedicato ai più piccoli per conversare tra loro. Le attività su Twigis I bambini sono in grado di costruire fumetti animati e condividerli. Oppure frequentano mondi virtuali dove scrivono attraverso chat. Hanno una posta elettronica personale che adoperano per scambiarsi messaggi soltanto all'interno della loro community e senza contatti con l'esterno. Partecipano anche su blog e hanno a disposizione giochi. Ogni utente ha un suo profilo: può aggiungere un'immagine e disporre di monete digitali. Twigis.it ha una bacheca dove commentare i primi giorni di scuola.
Il social network all'estero si chiama Tweegee.com e finora è arrivato in Argentina, Brasile, Egitto, Giordania, Israele, Russia, Turchia. Ha 4 milioni di iscritti nel mondo. Riservatezza online Twigis.it assicura un solido livello di privacy. I commenti pubblici condivisi nella piattaforma sono esaminati da moderatori adulti prima di essere visibili sul web: controllano i contenuti ed eventuali tentativi di acquisire dati dall'esterno. Ha policy elevate nella gestione delle informazioni personali in modo da tutelare i minori. Ad esempio non distribuisce i "cookies" impiegati per riconoscere gli iscritti quando si connettono a un sito web. Inoltre monitora eventuali anomalie nell'attività degli utenti: può sospendere i profili interni e ha una collaborazione con la Polizia Postale.
La trasformazione digitale Per quanto riguarda lo scenario socio-antropologico, come ha spiegato Giuliano Noci, professore ordinario di marketing al Politecnico di Milano, il mutamento in corso alimentato dalla diffusione dell'information technology rivela in profondità – osserva Noci - "un cambiamento sociale abilitato dalle tecnologie digitali" che plasma le modalità di apprendimento e di formazione.
Via IlSole24Ore.com
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