Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Una esplorazione ed una valutazione di chi e come comunica sui Social Media in Italia: in sintesi è il senso della ricerca “ Brands & Social Media.Osservatorio su 100 aziende e la comunicazione sui social media in Italia”, prodotta da Università Cattolica e Digital PR.
"Per capire meglio l’utilizzo di tali strumenti da parte delle aziende sul mercato italiano è stato costituito l’Osservatorio Brands & Social Media su 100 aziende operanti sui social media in Italia. Sono stati considerati nell’analisi corporate blog , pagine Facebook aziendali, account Twitter e canali Youtube.
Le 100 aziende sono state selezionate fra le più rilevanti per il mercato italiano in cinque settori : Consumer Electronics , Automobili , Banche/Assicurazioni , Retail/Grande Distribuzione e Servizi ."
Il primo report è relativo al settore Consumer Electronics che comprende 20 aziende attive nella produzione di personal computer, telefoni cellulari, macchine fotografiche, televisori, stampanti e consolle per il gioco.
Potete visualizzare l’infografica relativa al settore Consumer Electronics cliccando qui.
E potete anche leggere l’executive summary della ricerca cliccando qui.
A cosa si riferiva Mark Zuckerberg, parlando di “una stagione d’annunci” iniziata con Skype? Durante la presentazione di mercoledì della videochat, il fondatore del social network ha espressamente definito la conferenza come la prima di una più ampia stagione di novità per il 2011.
Ora si apprende che forse Facebook è in procinto di presentare il proprio canale musicale: si tratterebbe di Vibes, il progetto per il download dei brani musicali con Spotify e altri partner. Le indiscrezioni parlano di un Facebook Music e l’annuncio dovrebbe arrivare entro la fine dell’estate.
Via Quo Media
Che il rapporto tra il nostro Paese e la banda larga non sia dei migliori non è una novità. A certificare la lentezza dello sviluppo italiano arrivano i dati dell’Ocse. Nella classifica dei Paesi con la connessione più veloce, l'Italia non compare, mentre in testa c'è il Portogallo.
A dicembre 2010, gli abbonati al web rapido costituivano il 22% della popolazione. Per fare un paragone, un paese popolato quasi quanto il nostro, ovvero la Francia, è riuscito a connettere il 33% degli abitanti. Dal 2009 al 2010 il tasso di penetrazione della banda larga è aumentato di quasi 9 punti percentuali, comunque non abbastanza per tenere il passo dell'Europa. Nello stesso arco di tempo, la Polonia ha avuto una prestazione tre volte superiore. E persino la Grecia, pur in un periodo drammatico, ha viaggiato a velocità doppia rispetto a noi.
I numeri più sconfortanti sono quelli sullo stato delle infrastrutture di rete. Per banda larga in Italia si intende, ad oggi, una velocità massima di 20 Mb per secondo. Venti paesi europei fanno meglio di noi. In Portogallo e in Finlandia gli operatori possono vendere pacchetti di abbonamento a velocità dieci volte superiori. Anche la fibra ottica arranca, con abbonamenti fermi al 2% della popolazione. Il dato di più facile comprensione, forse è quello delle connessioni per famiglia: in Italia solo nel 61% delle case si trova almeno uno strumento per navigare su internet. In Islanda e Olanda la percentuale è molto vicina la 100%. La strada da percorrere è ancora parecchia.
Via Quo Media
Nel 2011 i consumatori spenderanno 74 miliardi di dollari per i videogiochi, ovvero il 10,4% in più rispetto alla spesa del 2010 (67 miliardi).
Lo rivela un report della società di ricerche Gartner, secondo cui il trend positivo non si fermerà: entro il 2015 la spesa mondiale per il gaming raggiungerà i 112 miliardi di dollari.
Trainati dal software. Il segmento che incide di più è quello del software, che da solo ha generato un fatturato di 44,7 miliardi di dollari nel 2011 e che, secondo Gartner, continuerà a dominare il mercato del gioco anche nei prossimi cinque anni (con 51 miliardi nel 2013, 56,5 miliardi nel 2015). La seconda voce di spesa del 2011 è stata quella per le console (hardware), pari a 17,8 miliardi. Secondo le stime arriverà a 27 miliardi nel 2015.
Ma il vero boom del prossimo triennio si registrerà per il settore dell'online gaming, che passerà dagli 11 miliardi del 2011 ai 28 miliardi del 2105, quando si compirà il sorpasso sull'hardware.
Oltre all'online crescerà anche il mobile gaming: i giochi in mobilità rappresentavano nel 2010 il 15% della spesa in software, ma saliranno al 20% del totale nel 2015, grazie alla diffusione di smartphone e tablet.
«Questo trend – spiega Brian Blau, research director di Gartner - è legato all'ascesa del social gaming, in cui il gioco online è connesso ai siti e alle piattaforme di social networking».
Via IlSole24ORE.com
Per confrontarsi ad armi pari con il sito di Mark Zuckerberg, Google aprirà presto le porte agli sviluppatori, rilasciando le Api necessarie per la realizzazione delle applicazioni. Secondo Mountain View potrebbe essere la marcia che garantirebbe un’ulteriore e decisiva accelerazione nell’offerta agli iscritti.
In particolare molte di queste potranno essere sviluppate all’esterno. Gli sviluppatori che potranno mettersi subito al lavoro per produrre software in grado di integrarsi perfettamente con il social network di BigG. Vic Gundrota, responsabile del team di Google+, sta raccogliendo tutti i feedback degli utenti per creare una sorta di grande libro dei commenti, dove pescare utili suggerimenti per migliorare e costruire una piattaforma solida. Ovviamente su un social network non possono mancare i giochi, come rivela il codice di Google+, in cui si può chiaramente leggere un riferimento a Google+ Games. Molto presto quindi potrebbe arriverà anche Zynga che ha sicuramente contribuito al successo di Facebook con i suoi numerosi social games, FarmVille e CityVille su tutti.
Via Quo Media
La spesa pubblicitaria su Facebook è incrementata di più del doppio in un anno. Dal Rapporto sulla pubblicità online condotto in America da IgnitionOne si evince che tra il secondo trimestre 2010 e il corrispondente di quest’anno la spesa per far pubblicità sul social network è aumentata del 281%. Anche il costo delle impressions ha registrato un aumento del 200%.
Osservando più da vicino i dato dell’indagine, si nota che i clienti tendo a spendere maggiormente nei primi due mesi della loro campagna marketing. In media, la spesa aumenta sensibilmente nel secondo mese, prima di scendere leggermente nel terzo mese e poi crescere nuovamente in modo significativo durante il quarto e quinto mese. Nella restante metà dell’anno, gli investimenti pubblicitari continuano a crescere e decrescere in modo fluttuante.
Per IgnitionOne questi modelli di spesa mostrano l’immaturità commerciale nell’utilizzare questa nuovo strumento di marketing; l’investitore fatica a capire come gestire al meglio il budget da dedicare al social netwotk.
Via Quo Media
C'è chi l'ha definito, e come dargli torto, uno dei peggiori investimenti del magnate dei media australiano. MySpace, la notizia è ufficiale ed ufficiose sono solamente le cifre dell'operazione, è stata venduta dalla News Corp. a Specific Media (azienda che opera nel mondo dei media digitali e della pubblicità online) e stando alle indiscrezioni di AllThingsD il prezzo pagato da quest'ultima è di 35 milioni di dollari. Per il social network un tempo più popolare di Facebook, Rupert Murdoch sborsò nel 2005 la bellezza di 580 milioni di dollari con l'intento di aumentare esponenzialmente l'audience della sua Fox Tv.
L'agonia di MySpace è quindi finita e l'epilogo non è stato certo quello prospettato da Murdoch quando, a febbraio di quest'anno, comunicò pubblicamente di mettere in vendita la compagnia ipotizzando di incassare non meno di 100 milioni di dollari. La penuria di acquirenti ha però indotto News Corp. ad abbassare drasticamente le pretese ed ecco arrivata la necessità di chiudere la trattativa con Specific Media, di cui il colosso dei media acquisirà una quota di minoranza (fra il 5 e il 10%) del capitale.
Cosa succederà ora a MySpace? Lo statement del Ceo di Specific Media, Tim Vanderhook, parla chiaro: «Combineremo le due piattaforme perché ci sono molte sinergie e perché sono entrambe focalizzate ad innovare continuamente l'esperienza digitale degli utenti». Sta di fatto che il 50% dei 400 dipendenti del social network verrà licenziato ed ulteriori misure di riorganizzazione della struttura del personale sono tutt'altro che remote. La crisi in cui versava la compagnia, del resto, sono ben riassunte dai numeri. Quelli che, stando alle rilevazioni di ComScore aggiornate a fine maggio, attestano il calo drammatico degli utenti unici mensili, scesi a 34,8 milioni contro i 75,9 milioni dei momenti d'oro, e quelli che evidenziano la voragine alla voce ricavi: 470 i milioni di dollari incassati dalla pubblicità nel 2009 (dati eMarketer) e circa 190 milioni gli introiti previsti per quest'anno.
Nei giorni scorsi, quando le voci dell'imminenta vendita si erano fatte insistenti, su Bloomberg era apparsa un'approfondita analisi della storia di MySpace che metteva in luce soprattutto gli errori di gestione che hanno costellato l'evoluzione del sito in questi anni. Errori riscontrabili sia sotto il profilo dei contenuti che da quello squisitamente tecnologico, e in tal senso si criticava la scelta di aver utilizzato un linguaggio di programmazione (ColdFusion) non adeguato. La ragione principale del crack di MySpace è comunque forse un'altra e cioè la perdita progressiva di reputazione presso l'utenza al cospetto dell'ascesa inarrestabile di Facebook e Twitter, più reattivi nel mettere a disposizione di milioni di internauti servizi e strumenti di tipo social. Murdoch deve quindi recitare il classico "mea culpa" senza pensare al fatto che Microsoft investì nel 2007 poco più di 240 milioni di dollari per l'1,6% del capitale di Facebook, che oggi è accreditata di un valore di mercato di oltre 70 miliardi di dollari.
di Gianni Rusconi su IlSole24ORE.com
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