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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 

Apparizione a sorpresa, con standing ovation, del numero uno di Apple Steve Jobs all'evento di San Francisco, dedicato al lancio dell'iPad 2. Nonostante la malattia, che a gennaio lo ha costretto a lasciare la guida dell'azienda nelle mani del direttore operativo Tim Cook, Jobs non ha voluto mancare alla presentazione della seconda versione del tablet in una fase in cui la concorrenza comincia a farsi agguerrita.

Una tradizione rispettata, dato che il numero uno ha sempre presenziato ai lanci dei nuovi prodotti Apple. Il primo argomento toccato da Steve Jobs, che ha ringraziato il pubblico per l'accoglienza, è stato il servizio iBooks. Poi la magica tavoletta: «L'iPad 2 ha un design completamente nuovo: più leggero, il doppio più veloce, un terzo più sottile della prima versione», ha detto Jobs, con i consueti jeans e maglione girocollo nero, apparso molto magro, ma non più di quanto lo era nelle foto degli ultimi mesi.

Due videocamere, una frontale e una dietro l'apparecchio, uno spessore di 8,8 millimetri, il 33% in meno, e anche più leggero: sono le caratteristiche principali del nuovo iPad. Elemento chiave del nuovo design le due versioni, bianca e nera, che saranno disponibili dal primo giorno del lancio, previsto per l'11 marzo prossimo negli Stati Uniti, il 25 dello stesso mese in 26 paesi del mondo, Italia compresa.

«Il 2011 sarà l'anno dell'iPad2», ha detto Jobs dal palco dello Yerba Buena di San Francisco. Il boss di Apple ha quindi illustrato le particolarità del nuovo prodotto. «Se ci fossimo seduti sugli allori avremmo probabilmente concesso quote di mercato. Invece siamo qui con un design completamente rivisto». Il nuovo iPad è dunque più leggero, più sottile, più potente grazie al chip A5. «Quando lo consegneremo?», ha chiesto ancora enfaticamente Jobs. «In aprile, a maggio, in giugno? No. L'11 marzo negli Stati Uniti, in altri sei paesi a partire dal 25 marzo».

Il nuovo iPad, che è anche dotato di una sofisticata copertura magnetica a protezione dello schermo, costerà come le versione precedente: quella da 16GB, 499 dollari nella versione solo WiFi e 629 in quella con anche la connessione 3G; quella da 32GB, 599 dollari e 729 per arrivare a quella da 64GB che partirà da 699 dollari per arrivare a 829 dollari massimo.

L'iPad di nuova generazione entra in scena in un momento in cui a tenere banco in materia di tablet ci sono anche i costi di questi dispositivi. Un analista di Forrester Research si è sbilanciato, come altri esponenti della comunità tecnologica Usa, nell'affermare che Apple è pronta a ridurre i prezzi di vendita dell'attuale tavoletta per marcare ulteriormente le distanze con la concorrenza e spianare la strada al nuovo arrivato. A Barcellona, nel corso dell'ultimo Mobile World Congress, era già emerso chiaramente come i prodotti in rampa di lancio nelle prossime settimane a firma di Samsung, Motorola, Research in Motion e altri non saranno a buon mercato. Anzi, costeranno mediamente di più dell'iPad.


Il vantaggio competitivo della casa della Mela
La conferma ufficiale di questa tendenza è in questa sequenza di cifre. Il tablet della Mela è posizionato sui listini americani a partire da 499 dollari per la versione base e arriva a 829 dollari per quella più pregiata con 64 Gbyte di memoria e connettività Wi-Fi e 3G. Lo Xoom Android di Motorola, che molti hanno etichettato come il vero rivale della tavoletta di Steve Jobs, si potrà comprare senza alcun vincolo di contratto con 799 dollari oppure con 599, legandosi in questo ultimo caso per due anni a uno dei piani tariffari proposti da Verizon Wireless. L'iPad più simile per capacità tecniche a questo prodotto, e cioè il modello 3G con memoria flash da 32 GByte, è in commercio a 729 dollari, 70 in meno di quanti ne servano per lo Xoom.

Gli analisti che hanno fatto le pulci ai due prodotti sono dell'idea di giustificare la differenza di prezzo all'utente finale per un semplice motivo: il tablet di Motorola, quanto a materie prime, costa di più dell'iPad e, stando alle informazioni in possesso di UBM TechInsights e IHS iSuppli, la differenza si aggira in circa 40 dollari (278/359 contro 235/320 a seconda dei diversi parametri considerati). Certo il tablet di Motorola può vantare funzionalità superiori rispetto a quello di Apple, dal processore "dual core" alla doppia fotocamera senza dimenticare lo schermo da 10,1 pollici, ma se - come sembra - la società di Cupertino lancerà l'iPad 2 mantenendo invariata l'esistente scaletta di prezzi ecco evidenziarsi un evidente nuovo vantaggio competitivo per la casa della Mela.

La sfida dei concorrenti, far capire al mercato che non c'è solo l'iPad
La prima sfida da vincere per i concorrenti, molti dei quali saliti sul carro di Google, è di fatto la seguente: far capire al mercato, e quindi all'utenza, che non c'è solo l'iPad e che non necessariamente le tavolette alternative all'iPad debbano costare di meno. Ci sono, per contro degli esempi in tale direzione e due esempi, relativi al mercato europeo, lo dimostrano. Il tablet professionale di Fujitsu, lo Stylistic Q550 con display da 10,1 pollici e sistema operativo Windows 7 Professional, sarà venduto infatti a 699 euro; l'Olipad di Olivetti, di identico form factor del precedente ma basato su Android, verrà commercializzato, sia sul mercato consumer che su quello aziendale, a 399 euro. Ma stiamo parlando di player di seconda fascia, non di vendor che si contenderanno le fette più importanti di una torta, potenzialmente molto grande, cui ambisce per esempio un big dei pc come Acer. Che sul piatto dell'offerta ha messo tavolette "low cost" (la famiglia Iconia) ma non sembra oggi nella condizione di fare il botto di vendite come invece successo due anni fa con i netbook.

Un mercato da 15 milioni di pezzi
Samsung, Motorola, Research in Motion e le tante aziende del mondo pc che hanno deciso di entrare in questo settore devono sicuramente confrontarsi con una rivale che può esibire, se non un prodotto migliore (ma molti rimangono di questo avviso), numeri impressionanti. L'iPad, in meno di un anno di vita e con 14,8 milioni di unità vendute nel mondo, è diventato uno dei prodotti "top seller" di Apple, superando un'icona come l'iPod. È inoltre uno dei "fastest business" più importanti e a tutto dicembre ha portato poco meno di 10 miliardi di dollari nelle casse della compagnia, con una stima (elaborata da Sanford C. Bernstein & Co) di entrate superiori ai 16 miliardi per l'intero esercizio fiscale 2011. L'iPad 2 ancora non si è visto ma promette di fare anche meglio del suo predecessore, di cui sono stati venduti oltre 300mila esemplari nel corso del suo primo giorno di vita sul mercato e un milione entro i primi 28. Se le previsioni di qualcuno, probabilmente esagerate, che vedono la domanda di tablet poter toccare quota 200 milioni di unità nel 2014, dovessero invece rivelarsi corrette, nell'arena dei tablet ci sarebbe posto per tutti o quasi. Ma sarà veramente questa la dimensione possibile di un mercato che nel 2010 è stato di circa 15 milioni di pezzi, e cioè meno del 5% delle vendite complessive di personal computer?

di Gianni Rusconi su IlSole24ORE.com

 
Di Altri Autori (del 23/02/2011 @ 07:23:56, in Prodotti, linkato 2339 volte)

Dall'Italia riparte la sfida per gli ebook reader: sono i lettori digitali per sfogliare le pagine, prendere appunti, ascoltare la lettura delle parole. LeggoIbs è appena arrivato sul mercato: ha un schermo da sei pollici, poco più piccolo di un libro tascabile. Il display è touchscreen. Gli utenti possono accedere a un archivio con 8mila titoli sulla libreria online Ibs e ai testi in pdf, epub e altri formati: sono scaricabili attraverso le reti wifi e i network di telefonia mobile 3G. Oppure i lettori possono utilizzare la connessione Bluetooth e il cavo usb se le opere letterarie sono sul proprio computer.

 Dai laboratori di Telecom Italia, invece, pochi mesi fa è arrivato l'ereader Biblet: ha uno schermo di sei pollici ed è acquistabile anche con un piano tariffario mensile. Nel suo negozio online include le opere pubblicate da venticinque editori italiani ed esteri. Ha anche una versione software per accedere agli ebook dal cellulare con un'applicazione.

LeggoIbs e Biblet sono due risposte italiane a una gara globale. È stata la libreria online Amazon a muovere il primo passo con il suo Kindle: partito come un'idea di nicchia, è arrivato anche in Europa, Asia e Africa. Di recente ha integrato la lettura dei testi con i social network: gli utenti possono segnalare in tempo reale ai loro amici frasi interessanti trovate in un saggio o un racconto. Il tablet iPad di Apple ha debuttato a maggio: attraverso le sue applicazioni diventa una porta di accesso agli scaffali digitali delle librerie e a internet, arricchito dall'interazione con video e altre tecnologie multimediali. Inoltre nei negozi italiani sono accessibili i lettori digitali progettati da aziende specializzate, come Cybook della francese Bookeen e Cosmo PocketBook di Nilox. Anche le multinazionali hitech hanno lanciato i loro ereader: Sony Touch Edition (da cinque o sei pollici), Samsung E60 e Asus Eee Reader con un display da nove pollici.

Le stime dell'Associazione italiana editori valutano che nel 2009 il giro d'affari nazionale per la vendita di ebook ha raggiunto un milione di euro: secondo fonti dell'agenzia Reuters, nel medesimo periodo erano 20mila i lettori digitali acquistati. Durante il 2010 gli ebook nel mondo hanno premuto sull'acceleratore. L'associazione americana degli editori (Aap), per esempio, segnala che negli Stati Uniti la spesa per ebook è arrivata a 49,5 milioni di dollari nel mese di dicembre, con un aumento del 165% rispetto al 2009. E il mercato ha raggiunto 441 milioni di dollari nel 2010: un anno prima il valore complessivo delle vendite era di 167 milioni di dollari. Negli Usa gli acquisti di libri attraverso tutte le piattaforme sono aumentati del 2,8%.

di Luca Dello Iacovo su IlSole24ORE.com

 

Crisi o non crisi ai regali di Natale gli italiani non rinunciano. E i gadget elettronici rimangono una delle voci più gettonate. Le conferme che anche quest'anno i portafogli si alleggeriranno per l'acquisto di smartphone, televisori e naturalmente tavolette touchscreen arrivano da più parti e attestano, se mai ce ne fosse ancora bisogno, la grandissima (forse eccessiva?) popolarità dei dispositivi digitali nel Belpaese.

Qualche dato è utile per capire la dimensione del fenomeno: secondo Kelkoo, uno sei siti di comparazione prezzi on line più frequentati dagli internauti, le famiglie italiane spenderanno in media per le festività 563 euro. Di questi poco meno di 300 saranno destinati ai regali e fra i doni da mettere sotto l'albero gadget e prodotti elettronici sono secondi solo all'abbigliamento. Secondo un'altra indagine, di Confcommercio-Imprese per l'Italia, telefoni cellulari, dispositivi a tavoletta, console e lettori digitali hanno fatto registrare il maggiore incremento (+16,5%) nelle intenzioni di acquisto. Anche dal Consorzio Netcomm sono arrivate infine precise indicazioni: molti degli otto milioni di italiani che comprano via Internet metteranno nel carrello virtuale della spesa smartphone, Tv (anche 3D), tablet ed e-reader, con un incremento stimato anno su anno del 20% per il comparto dell'informatica e dell'elettronica di consumo.

Tablet vs ereader: i primi cannibalizzeranno i secondi?
Lettori di ebook e tavolette sono quindi attesi a una prima prova di maturità. Il Natale 2010 è di fatto il primo che li vede entrambi in corsa per il titolo di "gadget dell'anno" ed è quindi un banco di prova importante per tastare il polso a due comparti che hanno tutti i requisiti per essere considerati sin d'ora dei "mass market". Per iPad e simili parlano da tempo i dati degli analisti, che li vedono addirittura poter catturare nel 2014 il 10% della domanda globale di personal computer; a ravvivare le velleità di successo del Kindle e dei tanti nuovi arrivi delle ultime settimane (nella lista anche gli ereader di Ibs e Telecom Italia) il fatto che gli editori stanno oggi seriamente spingendo sull'acceleratore quanto a disponibilità di libri in formato elettronico in lingua italiana.

Per gli ereader questo Natale sancirà probabilmente numeri da record – Gartner stima che le vendite di lettori dotati di connessione Internet toccheranno nel 2010 quota 6,6 milioni di unità contro i 3,6 milioni del 2009 – e anche per i prossimi 12 mesi le prospettive sono più che buone in virtù degli 11 milioni di pezzi (il 68,3% in più rispetto a quest'anno) che finiranno complessivamente nelle tasche degli utenti di tutto il mondo. La parte del leone, secondo gli analisti, la faranno le varie Amazon (soprattutto in Nord America, che fino al 2014 rimarrà il bacino di utenza più importante), Barnes & Noble e Sony ma ci sarà spazio anche per le "new entry", chi puntando su prodotti a basso prezzo chi facendo valere (vedi per esempio Samsung, Hewlett Packard, Asus e Dell) la popolarità del marchio. Il "rischio" per gli ereader è però quello di diventare presto, e in tutto e per tutto, un prodotto "commodity", anche per colpa dell'ascesa inarrestabile dei media tablet.

L'iPad e i computer a lavagnetta, dicono infatti, da Gartner potrebbero cannibalizzare le vendite di Kindle e compagnia perché alle funzionalità di ebook reader associano doti tali da offrire al consumatore un'esperienza digitale completa, dal video in alta definizione alla navigazione in Rete. Mettiamoci in effetti nei panni di chi avesse deciso quale regalo di Natale per uno di questi due gadget: meglio uno strumento ad hoc per sfogliare libri e riviste oppure un device multifunzione che sì offre più capacità multimediali ma costa anche mediamente almeno il doppio? La diatriba rischia di diventare un boomerang soprattutto per i vendor di ereader, che dovranno probabilmente abbassare i prezzi di listino dei loro prodotti per continuare ad attrarre il pubblico degli amanti del genere.

L'esempio del Galapagos di Sharp, una tavoletta molto simile per funzioni e caratteristiche all'Pad di Apple, è emblematico: in Giappone questo dispositivo basato sul sistema operativo Android di Google è arrivato nei negozi nei giorni scorsi in due versioni (con schermo da 5,5 e 10,8 pollici) con prezzi di 39.800 e 54.800 yen, l'equivalente di 360 e 495 euro) e con il vanto di catalogo digitale di circa 24mila titoli tra libri, riviste e quotidiani cui si aggiungeranno anche musica e giochi a partire dalla prossima primavera. Come dire: spendendo poco più del Kindle più pregiato di Amazon (il modello DX con schermo da 9,7 pollici, che costa 379 dollari) e molto meno della versione più completa dell'iPad si porta a casa un device che svolge le funzioni di ereader e quelle di mini computer per l'intrattenimento da viaggio.

Quanto si vuole spendere per le tavolette? Al massimo 500 dollari
Che il prezzo possa rappresentare già oggi ma soprattutto nell'immediato futuro un parametro cui i consumatori guarderanno con estrema attenzione lo dice anche un recente sondaggio ("Apple's iPad: Users, buying intentions and price expectations") curato da Strategy Analytics su 4.800 consumatori di Stati Uniti, Francia, Germania, Italia e Regno Unito. Ebbene due terzi dei rispondenti si sono dichiarati sì potenziali acquirenti dei tablet ma solo nella condizione di spendere non più di 500 dollari. Il prezzo di listino della versione "low profile" tavoletta della Mela, i cui utenti sono utilizzatori anche di prodotti di altre marche (solo il 22% di chi ha comprato un iPad possiede anche un iPhone), è quindi una sorta di spartiacque ben definito e la cosa – unitamente al fatto che sono in arrivo parecchie tavolette a costi abbordabili per la massa – potrebbe iniziare a preoccupare anche seriamente Apple.

Meglio quindi limitarsi nelle spese e investire i propri risparmi, soprattutto se sì degli appassionati di libri digitali, in un ebook reader? Una risposta interessante e che lascia spazio a varie interpretazioni arriva dall'Osservatorio permanente sui contenuti digitali promosso dalle varie Associazioni di settore. Il 33,5% del campione di 8.500 italiani con età superiore ai 14 anni censiti ha infatti dichiarato che con l'iPad non saprebbe cosa farci mentre fra quelli che l'hanno già comprato il 33,2% lo usa per vedere film, il 26,5% per leggere giornali e solo il 16,2% per leggere libri. E se fra iPad e Kindle sotto l'albero spuntasse il vecchio e tradizionale romanzo di carta?

di Gianni Rusconi su IlSole24ORE.com

 
Di Altri Autori (del 05/10/2010 @ 07:18:09, in Prodotti, linkato 1752 volte)

Una ricerca firmata da Nielsen dimostra come gli utenti iPad siano molto appetibili per i pubblicitari. I possessori del tablet di Apple, infatti, si caratterizzano come giovani (under35 nel 70% dei casi) e maschi (nel 65% dei casi). Più che gli acquirenti di altri dispositivi tecnologici, dunque, gli utenti iPad sono definiti e riconoscibili in una categoria precisa.

Giovane età e sesso rendono il pubblico di iPad ben disposto nei confronti della pubblicità (mal sopportata invece dai possessori di iPhone), e più propensi a fare acquisti online legati alle promozioni ricevute via tablet (36% dei casi).

Via Quo Media

 
Di Altri Autori (del 20/09/2010 @ 07:22:00, in Prodotti, linkato 2636 volte)

Il successo dei device a tavoletta, iPad in testa, avrà impatti significativi sull'intera industria dei computer. E per una ragione molto semplice: perché tocca da vicino anche un'altra categoria di dispositivi mobili di assoluto gradimento presso il grande pubblico, vale a dire i netbook. Le stime di vendita per i pc bonsai confermano come il picco di massima popolarità sia stato però già toccato e come, nel medio termine, questo segmento andrà via via a ridimensionarsi in relazione all'ulteriore sviluppo del computing in mobilità.

Se, come ha dichiarato il Ceo di Qualcomm (la società che produce i chip Snapdragon per smartphone) Paul Jacobs, i tablet hanno già ucciso i netbook è comunque ancora tutto da vedere. Certo è che per il ruolo di device multimediale "sempre connesso e da portarsi ovunque" i netbook non sono più l'unica (e prima) scelta e lo dice il mercato. Nell'ultimo trimestre del 2009, secondo Gartner, i produttori spedirono sul mercato 10,5 milioni di unità; nei primi tre mesi di quest'anno si è scesi a quota 9,7 milioni e da aprile a giungo a 8,4 milioni. La tendenza al ribasso per i prossimi mesi, dicono gli analisti, difficilmente conoscerà un'inversione, anche perché praticamente tutti i pc vendor sono impegnati, quasi in modo ossessivo, ad estrarre dal cilindro un "clone" dell'iPad da portare quanto prima sul mercato.

Un recente studio di Informa Telecoms & Media afferma per contro che di smartpad - neologismo coniato per etichettare gli iPad e i suoi simili - se ne venderanno circa 50 milioni di unità nel 2012, cinque volte tanti quelli stimati più che ottimisticamente per quest'anno. Gli ebook reader "monofunzione", invece, toccheranno quota 14 milioni nel 2013 ma già l'anno successivo potrebbero subire un calo di domanda vicino al 10%. Quanto ai netbook, la prevista frenata alla curva di crescita, secondo Idc, ne limiterà la domanda mondiale a 45,6 milioni di pezzi nel 2011 e a 60 milioni nel 2013. E ancora: nel 2015, quando i tablet (la stima è di Forrester Research) copriranno ben il 23% delle vendite complessive di pc mobili negli Usa, la quota dei computer bonsai scenderà al 17%. Dati che da soli, se saranno confermati, spiegherebbero perché netbook e lettori di libri elettronici "stand alone" (come il Kindle di Amazon prima versione per intenderci) incontreranno presto un po' di difficoltà. La scelta dei consumatori potrebbe in altre parole cadere su terminali multifunzionali da comandare con le dita, capaci di essere al tempo stesso apparecchi multimediali, Internet device e telefoni intelligenti. Il resto lo fa, spesso, il prezzo di listino di questi prodotti.

 Per Andrea Galbiati, country di manager di Asus per il nostro Paese, "pensare in prospettiva a un'incidenza del 20/25% dei netbook sulle vendite globali di pc portatili è una cosa ragionevole e logica". Occorre però fare attenzione a cosa si intende oggi per netbook: il prodotto evoluto con schermo da 11,6 pollici e prestazioni di tutto rispetto che si compra sopra i 400 euro o il computer ultraportatile e con funzioni limitate che si può trovare a scaffale sotto costo (è avvenuto a luglio con un'operazione spot di un grande retaliler) a 149 euro? I volumi (e le quote di mercato) si fanno in larga parte con i prodotti da battaglia ma i margini si generano invece con i prodotti a maggior valore aggiunto. Per Samsung e Acer, in altri termini, potrebbe essere pericoloso introdurre sul mercato tablet che costano nell'ordine dei 700 euro quando sul fronte netbook hanno fatto il pieno di vendite con politiche di pricing particolarmente aggressive?

Secondo Galbiati, che ha confermato come la tavoletta di Asus sarà a piattaforma Android e arriverà non prima di fine anno (ma è molto probabile che il lancio sia deliberatamente spostato a inizio 2011), è necessario intanto fare chiarezza sul posizionamento di mercato dei tablet. "Prodotti come l'iPad – ha detto il manager di Asus – sono device multifunzione, pc e telefonini intelligenti tutto in uno, e non possono che costare di più rispetto a un netbook convenzionale, e quindi abbondantemente sopra i 500 euro al pubblico. Quanto ai mini portatili, oggi hanno cambiato profilo e se pensiamo ai nuovi modelli con processori dual core (come l'Eee Pc 1215N con schermo da 12,1 pollici, ndr) stiamo parlando di veri e propri notebook ultraportatili che non costano più nell'ordine dei 1.000 euro ma circa la metà". In definitiva i tablet hanno tutti i requisiti per sfondare e prendere di fatto il posto dei pc bonsai come complementi ideali del primo computer in dotazione. I netbook senza particolari attributi prestazionali rimarranno la prima scelta di chi vuole spendere poco mentre quelli di fascia "premium" se la vedranno con i notebook da battaglia. E poi ci sono ovviamente gli smartphone e gli ebook reader di nuova generazione. Per il consumatore c'è solo l'imbarazzo della scelta. E forse sta proprio qui il problema.

di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM

 

Un mercato che secondo gli analisti ha enormi potenzialità di sviluppo, non è privo di contraddizioni – la più "evidente": tablet o slate sono computer oppure no? – e che, per il momento, ha Apple al centro. L'iPad, e su questo sono tutti o quasi d'accordo, ha fatto da apripista ai tablet di nuova generazione e ne rappresenta il prodotto di riferimento, oltre che "best seller".

A Cupertino hanno capito subito di aver fatto un'altra volta bingo e vogliono sfruttare il fatto di avere un certo margine di vantaggio sulla concorrenza. Come? Aumentando la produzione mensile – siamo a due milioni di pezzi mensili ma l'obiettivo è di arrivare presto a tre e assicurare sempre e comunque la consegna di un iPad entro 24 ore dall'ordine – e nuova versione della tavoletta, con fotocamera frontale per le videochiamate e software iOS 4.2, pronta per arrivare a scaffale entro la fine dell'anno. Se Apple metterà sul mercato prossimamente un iPad in versione mini, con schermo da sette pollici (rispetto ai 9,7 pollici di diagonale dell'attuale) è al momento solo un'eventualità rimbalzata su blog e siti specializzati.

Nel 2010, stando alle più recenti stime pubblicate da iSuppli, poco meno del 70% dei dispositivi touch a tavoletta venduti saranno iPad; fra due anni, quando l'attesa carrellata di annunci di tablet e slate a firma di Samsung e compagnia sarà del tutto completata, per la società della Mela si prefigura una quota di vendite superiore al 60%, e quindi nell'ordine dei due terzi. Apple, questo l'assunto che emerge dai numeri, dominerà la scena di questo segmento almeno per un altro paio d'anni e per una ragione secondo gli analisti molto "semplice": l'assenza di competitor in grado di eguagliare la sua offerta di applicazioni e contenuti.

Acer e Asus caleranno il jolly di Android 3.0
Eppure nella lista dei pretendenti al trono c'è il gotha dell'industria hi-tech, aziende coreane e giapponesi in testa. Dell ha rotto gli indugi prima dell'estate lanciando la serie Streak negli Usa e nel Regno Unito, Samsung ha appena tolto i veli al suo Galaxy Tab, lo stesso ha fatto Toshiba con il Folio 100; Lg lancerà la propria tavoletta entro l'anno, al pari di Sharp, Acer e Asus. Per tutti il denominatore comune è Android ma a differenza delle altre le due taiwanesi scenderanno in campo, fra l'autunno e l'inizio del 2011, con un nuovo asso nella manica, e cioè la versione 3.0 del sistema operativo mobile di Google. Scelta tutt'altro che peregrina questa, visto e considerato che proprio da Moutain View, e nella fattispecie da Hugo Barra, responsabile dei servizi per la telefonia mobile della società, è arrivata nelle scorse ore l'ammissione che "Froyo" (la release 2.2 della piattaforma, l'ultima ) è stata concepita esclusivamente per gli smartphone e pertanto non può definirsi ottimizzata per l'utilizzo sui tablet. Uscita forse inopportuna - i prodotti annunciati a Berlino nel corso di Ifa 2010 non sono ancora arrivati nei negozi – ma di fatto sincera, nel senso che è ricorrente fra gli addetti ai lavori il fatto che solo la prossima edizione di Android, nome in codice "Gingerbread", supererà gli attuali problemi in fatto di accessibilità (tramite l'Android Market o gli store proprietari) e disponibilità di applicazioni e servizi.

La scelta sui tablet sarà infine una scelta di piattaforma, perchè in gioco ci sono – oltre a Apple iOS e Google Android – anche WebOS, Research In Motion e il suo sistema operativo BlackBerry e Windows 7. Nessuna delle tre sembra però al momento avere i requisiti per poter insidiare da vicino la grande sfida tecnologica e di marketing fra Cupertino e Mountain View. Lo slate che Hp sta sviluppando sul software open source acquisito con Palm promette bene ma rischia di arrivare forse troppo tardi sul mercato, per lo meno per puntare a un ruolo di primissimo piano. Le tavolette con a bordo il sistema operativo di Microsoft sono numericamente irrilevanti (la stessa Hp in chiave professionale, Asus, Msi, Viewsonic e pochissimi altri) rispetto a quelle Android mentre del fantomatico BlackPad se ne saprà qualcosa di più solo a novembre.

di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM

 
Di Altri Autori (del 13/08/2010 @ 07:56:51, in Prodotti, linkato 2126 volte)

È più piccolo di un tablet, più grande di un cellulare o di un player multimediale portatile. Fa telefonate, e si può usare per navigare. Esce domani, tra i mugugni degli addetti ai lavori

Non è un tablet, non nel senso stretto del termine. Non è un cellulare, viste le dimensioni. E non è neppure un prodotto della stessa categoria di un iPod Touch: il Dell Streak è un MID unito a un telefono, un apparecchio pensato cioè per la connettività ubiqua, un'idea che circolava a cavallo tra 2008 e 2009 e non ha mai preso particolarmente piede. Ora però l'azienda USA decide di provarci, e lancia sul mercato il suo mini-tablet/telefono da 5 pollici equipaggiato con Android. Raccogliendo qualche scetticismo tra gli osservatori, interdetti per le scelte di prezzo e non solo riguardo il nuovo nato: ai più sembra destinato a battersi, e non sarà una sfida facile, con il tablet iPad più che con gli smartphone.

Tecnicamente Streak non è messo male: buono schermo da 5 pollici, fotocamera da 5 megapixel con flash, connettività 3G HSDPA, WiFi e Bluetooth. Non manca il GPS, un lettore di card microSD fino a 32GB che si aggiungono ai 512MB di ROM, i 512MB di RAM e i 2GB di memoria su un'altra microSD presente a bordo (e non accessibile all'utente) che si possono usare per archiviare le applicazioni. La CPU è un ottimo Snapdragon da 1GHz. Il problema di Streak è l'OS: monta Android, ma la versione 1.6 vecchia ormai quasi un anno, e l'azienda non prevede di aggiornarlo alla 2.2 (Froyo) se non al volgere del 2010. Inutile dire che, naturalmente, fioriranno le ROM non ufficiali "cucinate" appositamente per il dispositivo: ma l'idea di lanciare un prodotto con una release di Android vecchia, e di aggiornarlo alla attuale quando la successiva (3.0, Gingerbread) sarà alle porte, ha fatto arricciare più di qualche naso.

Altro fattore che gioca a sfavore è il prezzo. Chi desidera acquistarne uno potrà optare per la versione abbinata a un contratto biennale con AT&T al prezzo di 300 dollari più le rate mensili dell'abbonamento, oppure optare per la versione "libera" (ma SIM-locked, e visto quello che si dice della rete AT&T...) al costo di 550 dollari (più le tasse). Streak è un telefono, nel senso che ha un modulo di connessione 3G ed è equipaggiato per le chiamate GSM: ma le sue dimensioni difficilmente lo renderanno adatto a finire nelle tasche dei jeans. Eppure, se come pare scontato il MID Dell andasse confrontato con l'offerta Apple o Motorola, Streak costerà più di un iPod Touch (che ha solo il WiFi), di iPhone 4 e di un Droid X nella versione con contratto, e più di iPad WiFi nella versione semi-libera (e appena 50 dollari in meno di iPad 3G).

Resta da capire, se questi sono i prezzi dell'unità da 5 pollici, quanto potranno costare le future versioni da 7 e 10 pollici: esistono interpretazioni diametralmente opposte sulla lungimiranza della scelta operata da Dell, ma è indubbio che questo tipo di prodotto - come sempre accade per i compromessi tra diversi formati, in questo caso tra tablet e smartphone - finisca inevitabilmente per risultare interessante per una nicchia più che per la totalità dei consumatori. Il lancio nel Regno Unito, avvenuto a giugno, parrebbe confermare questa ipotesi.

In definitiva, per il tablet Dell non esiste una previsione chiara sul successo o insuccesso dell'operazione. A suo vantaggio va ricordato che si tratta di uno dei pochi prodotti di questa categoria visti al CES 2010 che finalmente trovano la strada del mercato: resta da capire, visto che si tratta di un pezzo grosso come e quanto Apple, se l'azienda di Cupertino abbia qualcosa da temere dal primo approccio della concorrenza al campo dei tablet.

di Luca Annunziata su Punto Informatico

 
Di Altri Autori (del 06/07/2010 @ 07:10:44, in Prodotti, linkato 2336 volte)

Cosa c'è dietro un telefonino iPhone o la neonata tavoletta elettronica iPad? Ovvero, come Apple e i suoi cugini stanno cambiando il mondo. Brian Fung su Foreign policy ha ricostruito il percorso produttivo di un iPhone. Un itinerario che si snoda nei cinque continenti e che a ogni passaggio delinea trasformazioni economiche e geopolitiche.

Materie prime. L'iPhone come tutti gli altri telefonini, i pc portatili, i lettori Mp3 e molti dispositivi elettronici funziona con una pila ricaricabile. Al cuore di questa batteria c'è un minerale: il coltan, composto complesso di columbite e tantalio. Il tantalio è utilizzato sotto forma di polvere metallica nell'industria dei semiconduttori per la costruzione di batterie ad alta capacità e di dimensioni ridotte. Grazie a questa polvere nera che ha una elevata resistenza al calore ed è capace di mantenere una carica elettrica per un lungo periodo, le pile dei nostri telefonini durano così tanto. Per questo motivo dopo l'oro e il petrolio il coltan è diventato uno dei minerali più ricercati e preziosi.

Blood coltan. Il coltan si trova in Brasile, Australia, Canada e soprattutto in Congo, nella martoriata regione dei Grandi laghi dove da decenni si combatte una guerra civile finanziata dal contrabbando di questo minerale. La Repubblica democratica del Congo occupa un territorio immenso, che si estende per oltre 2,3 milioni di chilometri quadrati e confina con una dozzina di altri stati africani, quasi tutti interessati, direttamente o indirettamente alle sue risorse. La mappa mineraria è interminabile: rame, cobalto, minerale di ferro, manganese, uranio, oro, diamanti, cassiterite (stagno), e - appunto - coltan. In età coloniale re Leopoldo II del Belgio definì il Congo «una magnifica torta africana». Una torta amara per i suoi abitanti. E il destino di questo paese continua a essere in balìa di chi vuole appropriarsi delle sue immense ricchezze. Una parte significativa delle produzione mineraria continua a essere ricavata ancora oggi nelle miniere a cielo aperto. Nelle aree sotto controllo dei movimenti di guerriglia, la popolazione viene costretta dai padroni di turno o dai militari col fucile spianato, a cercare il coltan. A scavare buche, spaccare rocce, caricare, trasportare, con paghe da fame e sotto sorveglianza di guardie armate. I gruppi di ribelli che vengono dai paesi vicini, dall'Uganda, e dal Ruanda finanziano le operazioni vendendo tantalio di contrabbando a società americane, europee, cinesi attraverso intermediari locali nelle zone di frontiera, i cosiddetti comptoirs. Esportano di contrabbando il coltan e vendono il minerale ai produttori di telefonini. Questa guerra regionale di cui giungono solo talvolta gli echi in Occidente ha ucciso circa 7 milioni di persone, per la maggior parte civili, negli ultimi 12 anni, stando alle rilevazioni contenute in un rapporto Onu. Da parte sua la Apple sostiene che per costruire i suoi telefonini richiede ai suoi fornitori di certificare che i materiali che usano sono stati prodotti in modo «socialmente e ambientalmente responsabile». Apple però aggiunge che la catena produttiva è molto lunga e complicata e che sostiene gli sforzi di controllare e regolare questa catena produttiva. Ma tutto può accadere da un passaggio all'altro.
Lavoro global. Ogni prodotto della Apple, comprato magari sul negozio online, è probabile che arrivi dall'Asia. Il viaggio del vostro iPhone comincia in una fabbrica cinese posseduta dal gigante dell'elettronica taiwanese Foxconn che dà lavoro a 800mila persone. Foxconn ha tra i suoi clienti Apple, assembla l'iPhone, l'iPad, i computer Macintosh. Così come assembla i computer Dell e Hp, la Nintendo Wii e alcuni telefoni Nokia. Questa società era sconosciuta al grande pubblico prima della serie di suicidi, 10 suicidi di operai, avvenuti a catena nello stabilimento di Shenzhen, in Cina. Le cronache raccontano di ritmi di lavoro massacranti, straordinari prolungati. Qualche tempo fa è sparito dallo stabilimento un prototipo del nuovo iPhone. i responsabili dello stabilimento, come ha raccontato Farhad Manjoo su Slate, hanno accusato di furto un operaio che lavarova nel magazzino. Sun Danyong, 25 anni, ha negato tutto e ha raccontato di essere stato picchiato dalla sicurezza. Ha inviato un sms alla sua ragazza: «Cara, mi dispiace, ritorno a casa domani. Ho qualche problema. Non parlarne con la mia famiglia. Mi dispiace». Il giorno dopo si è gettato dal dodicesimo piano di un edificio dello stabilimento.

Dopo le morti degli operai, Foxconn ha aumentato i salari del 30%, ma la società che assembla gli iPhone è solo un piccolo caso, seppur significativo, del più ampio fenomeno che interessa il lavoro in Cina: è l'altra faccia della globalizzazione quella che ha permesso il successo economico degli stabilimenti delocalizzati, un successo basato sul dumping sociale e lo sfruttamento. I lavoratori migranti in Cina sono 149 milioni. I suicidi alla Foxconn così come gli scioperi avvenuti negli stabilimenti cinesi di Toyota e Honda hanno fatto accrescere l'attenzione mondiale sulle condizioni di lavoro praticate in Cina. Molti osservatori internazionali sono stati sorpresi dall'intervento del premier Wen Jiabao il 14 giugno, che ha invitato il governo a migliorare le condizioni di lavoro e il trattamento per i lavoratori migranti. Wen ha parlato di «compassione e rispetto». Sono aumentati tutti i salari. E' avvenuta una sorta di rivoluzione silenziosa. In Cina sta emergendo una classe media che guiderà il paese a un nuovo stadio di sviluppo. Intanto la Apple ha fatto sapere di aver venduto due milioni di iPad in due mesi. Steve Jobs ha detto che stanno tutti lavorando duramente per costruire iPad e tenere il passo della domanda mondiale. Indovinate da dove arrivano questi iPad?

Inquinamento hi-tech. Secondo le stime di Apple ogni iPhone produce circa 55 chilogrammi di emissioni di carbonio durante tutta la sua vita. Con 8,75 milioni di apparecchi venduti ogni 3 mesi si traducono così in più di 500mila tonnellate di CO2 immesse nell'atmosfera ogni trimestre. C'è un'attenzione crescente alle problematiche ambientali e al loro smaltimento da parte dei governi, delle organizzazioni ecologiste e delle società produttrici. Un gruppo di aziende di tlc e informatica ha aderito all'Iniziativa di sostenibilità globale (GeSI) che impegna a sviluppare prodotti e una filiera di elettronica verde. Finora hanno aderito 24 società, tra cui At&t, Nokia, Hewlett-Packard. A marzo è entrata a far parte del gruppo di società di green tech anche la canadese Rim, Research in Motion, produttrice del BlackBerry e rivale di Apple. La casa della mela non ha ancora aderito al GeSi, ma fa parte di un'altra organizzazione, con meno vincoli, l'Electronic Industry Citizenship Coalition, che ha una serie di princìpi sulle condizioni di lavoro e la salute dei lavoratori. In realtà, a parte queste apparenti credenziali verdi, poche società sono davvero impegnate con politiche mirate a ridurre l'impatto ambientale dei loro prodotti e dei loro processi produttivi. Solo Nokia e Sony Ericsson hanno ottenuto il bollino verde dal Green electronics survey 2010 di Greenpeace. Un rapporto che valuta i programmi di riciclo e l'uso di materie tossiche nei prodotti elettronici. Tutte le altre società, Apple compresa, ma anche Lg, Motorola e Samsung, sono a metà classifica. Hanno cominciato ad adottare politiche di responsabilità o hanno eliminato l'uso di materie prime tossiche dai loro prodotti tuttavia sono solo a metà strada. Apple, in particolare, nonostante le dichiarazioni pubbliche di Steve Jobs sugli obiettivi ambientali del 2007 ha fatto solo dei piccoli passi in avanti nelle sue politiche ambientali, secondo Greenpeace.

Educazione senza confini. I costi per la formazione universitaria aumentano in tutto il mondo. Apple sta lavorando per sviluppare delle lezioni digitali per gli studenti. Anche qui il suffisso «i» per un'applicazione pensata ad hoc: in questo caso si parla di iTunes U, un servizio online lanciato dalla casa della mela nel 2007 che integra il software ubiquo per la musica e i video iTunes per diffondere veri e propri cicli di lezioni universitarie in audio e video che possono essere visti e ascoltati dal Mac, dall'iPhone, dall'Ipod e anche dal neonato iPad. ITunes U si propone come un servizio per sviluppare l'insegnamento a distanza senza confini. Cosa molto utile soprattutto in regioni del mondo dove l'accesso a sistemi formativi di qualità è limitato. Già da ora gli studenti, così come fanno con i brani musicali, possono scaricarsi le lezioni preferite sul proprio pc o telefonino, gratis, da ogni parte del mondo. Il Mit di Boston ha reso disponibili 2000 corsi universitari dal 2007. A esso si sono aggiunte le università di Stanford, Harvard, Cambridge, Oxford. Si stima che nel solo anno accademico 2008-2009 solo per l'ateneo di Oxford siano stati scaricati dagli utenti più di un milione di lezioni.

Difesa, la guerra con l'iPhone. I ragazzi americani che sono in missione in Iraq e Afghanistan a fare la guerra al terrorismo come tutti gli americani sono utenti abituali e affezionati dei prodotti Apple. Tanto che società di armamenti come Raytheon e Knight's hanno sviluppato delle applicazioni militari per i loro iPhone. Apple e Google hanno fatto lo stesso. Il Pentagono compra le applicazioni migliori e, a sua volta, attraverso il Darpa, il dipartimento di R&D sviluppa sue proprie applicazioni. Le applicazioni militari per gli smartphone, con l'aiuto di Internet, cercano di aiutare i soldati nelle operazioni sul campo. Ci sono programmi che permettono di stimare,considerando tutte le variabili come il vento, la temperatura, la distanza e l'umidità, come fare a tirare un colpo perfetto (BulletFight). Altri come Vcommunicator che producono parole e traduzioni scritte dall'americano all'arabo, al curdo e a due lingue afgane. Altri ancora come One Force Tracker, permettono di avere una mappa in tempo reale, ricca dei più piccoli particolari, con la posizione esatta dei soldati. Tutto attraverso un piccolo, nero e lucido iPhone.

di Riccardo Barlaam su ILSOLE24ORE.COM

 
Di Altri Autori (del 09/04/2010 @ 07:50:38, in Prodotti, linkato 1450 volte)

Il numero Uno di Apple, Steve Jobs ha annunciato oggi nel corso dell'incontro sulle novità legate all'iPhone, che è stato raggiunto il risultato di 50 milioni di apprecchi venduti da quando è stato lanciato, meno di tre anni fa. Gli iPod Touch venduti nello stesso periodo sono stati circa 35 milioni.

Su questo impressionante numero di hardware sono state annunciate le novità del software che dalla prossima primavera potrà essere installato sugli apparecchi già in commercio e sul nuovo iPhone atteso prima dell'estate.

Via Quo Media

 
Di Altri Autori (del 06/04/2010 @ 07:24:49, in Prodotti, linkato 2150 volte)

Non ha tasti, non ha pulsanti, non ha appendici esterne. È un unico grande schermo liscio, praticamente senza bordo. Il retro è tutto in alluminio chiaro con al centro, in nero, il logo della mela. Per definirlo, in inglese, basta un aggettivo: sleek. Praticamente intraducibile in italiano. Il nostro dizionario propone "elegante", "raffinato" e "lucido". O "tirato a lucido". Ma per descrivere l'iPad è decisamente meglio quell'unica parolina in inglese. Che non a caso è la lingua di Steve Jobs e della sua Apple. Fluida, moderna e internazionale.

Ecco, l'iPad sta ai computer portatili come l'inglese sta al tedesco. La lingua di Kant, come il portatile, è solida, ben strutturata e... stagionata. L'inglese, come l'iPad, è molto più tonico. Anzi, elettrizzante.

Per assicurarsene uno Nessrine, quindicenne di Brooklyn, si è sistemata davanti al negozio principale della Apple a Manhattan, quello sulla Fifth Avenue, con due notti d'anticipo. È arrivata assieme a sua sorella, sua madre e sua nonna, armata di sedia pieghevole e coperta. E per avere il suo iPad ha aspettato per 33 ore il momento di apertura del negozio.

Nessrine non si è certo pentita del sacrificio. Alle nove in punto di sabato mattina, ad accoglierla all'ingresso nel negozio, c'erano due file di commessi della Apple con una maglietta azzurra e la scritta iPad in bianco. Come all'arrivo della maratona, la claque di commessi applaudiva e offriva il "cinque", in una cerimonia altamente coreografata. Che si è ripetuta in ogni singolo negozio della Apple sotto i fari dei cameramen e i flash delle macchine fotografiche.

Seppur costruiti a tavolino dai maestri della Apple, l'entusiasmo e il feeling erano senza dubbio quelli del grande evento. Quanto grande, lo diranno solo il tempo e la reazione dei consumatori. Ma che l'arrivo dell'ultimo gadget della Apple sia un evento è indubbio. Da giorni televisioni, siti e giornali non parlano d'altro. E ora che è finalmente arrivato, tutti si chiedono se l'articolo sia all'altezza della sua attesa.

Certo è che, come tutti i prodotti della casa di Jobs, anche questo è straordinariamente innovativo sia nel look che nella performance. Il che non garantisce necessariamente lo straordinario successo commerciale dei due che lo hanno preceduto - l'iPod e l'iPhone - ma promette bene.

Altrettanto certo è che l'iPad propone una nuova esperienza tecnologica e multimediale, che è quella del computer, del televisore e dell'iPod fuse in un'unica performance. Senza mouse e senza tastiera, l'interfaccia è quello dell'iPhone. Tutto a portata di un dito. «La possibilità di usare le dita per qualsiasi funzione è una svolta che cambierà il modo con cui ci rapportiamo al computer», ha dichiarato Jack Dorsey, fondatore di Twitter.

Walter Mossberg, il critico tecnologico del Wall Street Journal, normalmente molto severo, è stato insolitamente entusiasta nella sua recensione, in cui ha parlato di «bellissimo nuovo oggetto... qualitativamente differente». A suo dire l'iPad «ha il potenziale per cambiare profondamente il mondo dei computer portatili e minacciare la supremazia dei laptop. E con il suo schermo al tatto come interfaccia potrebbe mandare definitivamente in cantina il mouse».

I tre superlativi ai quali sono più spesso ricorsi gli osservatori americani: bellissimo, semplicissimo e velocissimo. Effettivamente le applicazioni si aprono in un baleno, la navigazione in internet è fluida, la funzionalità nello sfogliare pagine elettroniche superlativa.

Come molti prodotti della Apple, l'iPad non risponde necessariamente a un bisogno. È piuttosto un piacere. E a spingerne le vendite probabilmente non sarà tanto l'esigenza quanto l'euforia. Ma nell'ultimo decennio, la strategia di Jobs è stata proprio quella di inventare un prodotto per cui non c'è domanda, ma che sull'onda delle sue performance innovative riesce a far piazza pulita delle alternative. Aiuterà il fatto che quest'anno si prevede che Apple spenderà in pubblicità almeno 77 milioni di dollari. Obiettivo (non dichiarato): vendere almeno 5 milioni di unità in soli dodici mesi.

Per chi ha già un Blackberry o un iPhone e un portatile, potrebbe non aver senso comprare un terzo gadget. Non c'è niente che non possa già fare o vedere. Ma quanta gente va in giro con il proprio laptop? Un iPad è come un quaderno, pesa appena 680 grammi, e quindi può essere un computer-televisore-libro-giornale-rivista che ognuno può portare con sé ovunque.

Il potenziale mercato può andare oltre il settore dei tecnofili. E oltre anche ai giovani di Twitter e Facebook alla continua ricerca di nuove esperienze tecnologiche e multimediali. Può raggiungere la gente comune finora costretta a usare un portatile perché non ha altri strumenti per andare in rete o guardare un film mentre è in viaggio.

Se una persona ha l'esigenza professionale di produrre documenti in Word o in Excel, il laptop rimane lo strumento più funzionale. Ma, come ha scritto Mossberg, «se si appartiene alla categoria di chi naviga in rete, usa l'email, partecipa ai social network, consuma video o contenuti elettronici, l'iPad potrebbe fare per te». Dopo che New York Times, Wall Street Journal, Time e cinque dei sei maggiori editori americani hanno annunciato l'intenzione di lanciare versioni iPad dei loro prodotti, l'analista di Ccs Insight, Ben Wood, ha detto che «questa potrebbe essere la svolta che accelererà il processo di transizione verso la distribuzione digitale di tutti i contenuti mediatici».


di Claudio Gatti su ILSOLE24ORE.COM

 
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