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  mymarketing.it: il marketing fresco di giornata... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Altri Autori (del 13/04/2016 @ 07:05:09, in Mercati, linkato 1912 volte)
L’E-Learning facilita la creazione di un sistema integrato della conoscenza mediante l’utilizzo delle tecnologie multimediali e di Internet tanto che la sua importanza è stata riconosciuta dall’Unione Europea che, a partire dal Consiglio Europeo di Lisbona del 2000, l’ha annoverato tra gli elementi imprescindibili dell’istruzione del futuro.

Secondo una ricerca volta da Docebo, i trend di mercato intorno all’E-Learning sono positivi e in continua crescita: le previsioni parlano di una crescita del 5,8% nell’area dell’Europa Occidentale con un fatturato totale di 8,1 miliardi. Sembra proprio che il futuro della formazione, sia aziendale che per i privati, stia andando verso la digitalizzazione dei contenuti.

MA QUALI I TREND E-LEARNING?

AUTOMATED COURSE AUTHORING

La creazione di contenuti è un processo che richiede tempo ed energia. Oggi, però, tale processo può essere automatizzato in settori di grandi interesse come, ad esempio, quello dell’E-Learning. Questo meccanismo consente di creare corsi online auto-producendo, pubblicando e gestendo autonomamente contenuti. Inoltre, è possibile rilevare, sempre in modo automatico, le preferenze degli utenti così da poter personalizzare ogni aspetto della loro esperienza di apprendimento online. L’attuazione di queste tecnologie comporta un notevole risparmio in termini di tempo e costi.

GAMIFICATION

Per definizione è l’uso di un gioco o del meccanismo di un gioco in contesti non di gioco, come ad esempio appunto un corso online o una piattaforma E-Learning. La gamification a scopo formativo è diventata sempre più popolare negli ultimi anni. Il motivo è semplice: un gioco, in qualsiasi forma, aumenta la motivazione attraverso l’impegno. E in nessun altro ambito l’impegno diventa rilevante come nell’apprendimento e nella formazione a distanza. I corsi organizzati sfruttando le proprietà della gamification, diventano stimolanti, coinvolgenti e piacevoli da fruire. Basti pensare all’avanzamento tramite livelli, elemento che conferisce una concreta sensazione di “evoluzione” del proprio status. O ancora all’assegnazione di un punteggio in seguito ad una serie di azioni svolte.

AUGMENTED REALITY

La Realtà Aumentata è la rappresentazione di una realtà alterata in cui, alla normale realtà percepita attraverso i nostri sensi, vengono aggiunte informazioni supplementari generate da un computer. Queste informazioni aggiuntive possono essere costituite da video, animazioni 3D, file audio e multimediali e possono essere sovrapposte alla realtà fisica mediante diversi dispositivi: mobile device dotati di fotocamera, occhiali o guanti per la realtà virtuale, computer dotati di webcam. La AR offre un ambiente di apprendimento innovativo, stimolante ed immersivo. Si arriva così a parlare di Augmented Learning, in quanto l’utente elabora il proprio il proprio processo di apprendimento attraverso l’interazione con l’ambiente reale o virtuale che lo circonda.

CLOUD COMPUTING

Nonostante le numerose speculazioni a riguardo, le piattaforme di E-Learning basate su tecnologia Cloud sono quelle che, negli ultimi anni, hanno avuto una crescita maggiore. La formazione a distanza rappresenta una risorsa strategica per le aziende, ma si tratta di un mercato esigente che richiede flessibilità, qualità elevata e tempi di realizzazione quanto più possibile brevi. Le soluzioni Cloud consentono di erogare in modo continuativo servizi E-Learning di alto profilo tecnologico godendo di un risparmio economico davvero elevato. Per utilizzare i loro sistemi l’utente non ha bisogno di risorse di calcolo di alto livello, né software né hardware. L’utilizzo della tecnologia Cloud è, quindi, giustificata dal fatto che si può accedere alle informazioni da qualsiasi luogo tramite notebook, personal computer, smartphone o tablet.

BIG DATA

La raccolta di dati rappresenta, da sempre, il vero tesoro di un’azienda. Lo stesso vale anche per i dati raccolti durante il training di un E-Learning. L’utilizzo dei dati permette di affinare la propria strategia e assicura che ogni aspetto del corso sia in linea con i propri obiettivi. Predire trend futuri, individuare pattern all’interno dei dati, classificare categorie di utenti sulla base del loro comportamento: sono alcune delle potenzialità che possono essere messe al servizio delle aziende per estrarre ancora più valore dai propri dati. Questi dati forniscono importanti informazioni su comportamenti e preferenze di apprendimento, così da poter permettere agli sviluppatori di migliorare i propri corsi.

Via Tech Economy
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Di Altri Autori (del 12/04/2016 @ 07:27:48, in Mercati, linkato 1680 volte)
Pensare al futuro del turismo è un po’ come cercare di prevedere il futuro della rete, è estremamente difficile, ma soprattutto controproducente avventurarsi in questa impresa; la maggior parte delle previsioni che hanno un orientamento temporale che va oltre il breve termine rischiano di non realizzarsi nelle modalità previste, perché non è possibile immaginare il mondo di domani, con gli occhi di oggi, soprattutto perché si presenta spesso un divario tra il “futuro possibile”, il “futuro desiderabile” e “ futuro realizzabile”. I grandi player tecnologici hanno le risorse e gli strumenti per progettare la “governance dell’innovazione”, ma non sono sempre in grado di avere il totale controllo sulle condizioni al contorno che si collocano al di fuori della loro sfera di influenza. Il turismo è un settore interdisciplinare complesso in profonda evoluzione, dai confini sempre più sfumati che è destinato nuovamente a mutare pelle per effetto dei nuovi impatti della prossima ondata della rivoluzione digitale, sempre più pervasiva.

Il turismo del futuro, così come la rete del futuro, dipenderà in larga parte dalle scelte che verranno fatte in termini di apertura, sicurezza, modelli economici, regolamentazioni e più in generale dalle visioni che saranno prevalenti anche di natura politica, nel senso più ampio del termine, decisioni che è estremamente difficile prevedere.

Risulta altresì difficile cercare di delineare le nuove forme di turismo del prossimo decennio. È possibile tuttavia osservare alcuni segnali deboli che si stanno presentando e che con grandi probabilità potrebbero caratterizzare alcune tendenze tecnologiche del turismo dei prossimi dieci anni e su cui come progettista dell’innovazione turistica sto già lavorando oggi.

Ambienti protetti v/s mondi artificiali aperti
Evoluzione dal turismo degli “oggetti” al turismo dei “significati”
Esaltazione delle ipernicchie
La trasformazione dell’esperienza per effetto delle attrazioni turistiche collegate in rete che si trasformeranno in oggetti sociali (social objects)
Mashup delle esperienze turistiche nei grandi eventi “trasformativi”
Nuove aggregazioni di comunità che daranno vita a nuove forme di pellegrinaggio
Il viaggio senza il movimento grazie alla realtà virtuale immersiva che viene declinata per motivazioni omogenee
Turismo auto-diretto ed etero diretto che parte da movimenti culturali
Turismo a tempo variabile, un’ora,  un giorno, un week end, grazie alle nuove frontiere della mobilità iperveloce
Turismo di ruolo ed esperienze proiettive nel passato, nel presente o nel futuro
Ognuno di questi temi richiederebbe di essere trattato in profondità, vorrei invece qui soffermarmi sugli elementi che hanno in comune il futuro del turismo ed il futuro della rete e delle tecnologie digitali, concentrandomi su un aspetto chiave su cui i due settori si troveranno a confrontarsi: la gestione dell’immaginazione delle persone.

L’immaginazione diventerà un elemento centrale nel turismo del futuro, così come nel settore dell’entertainment, per creare nuove offerte che si proporranno di modificare o allargare la realtà dei viaggiatori e di fornire loro nuove esperienze di evasione rispetto alla routine quotidiana.

Questa evoluzione richiederà nuove competenze che cercherò di sintetizzare in una tabella che mette in evidenza i fattori critici di successo a confronto tra oggi e domani.

Come ci appare chiaro, la tecnologia è già oggi un elemento abilitante dell’esperienza e sarà sempre più connettiva ed immersiva.

La capacità di favorire o facilitare lo sviluppo  dell’immaginazione delle persone caratterizzerà una competenza determinante e porterà  ben presto a dare vita a ciò che possiamo definire l’immagination divide. Ci saranno destinazioni turistiche che per ragioni culturali, economiche e organizzative non avranno accesso alle nuove forme di turismo e di conseguenza ai nuovi mercati che si formeranno.

La creazione di modi possibili, alternativi, diversi, proibiti, anticipati, allargati, raffigurati, da esorcizzare, erotici, spirituali, caratterizzerà il futuro terreno di battaglia in diversi settori, tra cui il turismo ed il passaggio dalle tecnologie dell’informazione a quelle dell’immaginazione, di cui parlava Steve Jobs e l’allargamento della filiera turistica, che includerà sempre di più nuovi attori provenienti dal mondo del gaming, dell’entertainment, delle tecnologie, dell’editoria, che oggi non ne fanno ancora parte. In tutti i casi la figura del Designer di Esperienze turistiche, sarà centrale.

Via Tech Economy
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Di Altri Autori (del 11/04/2016 @ 07:59:50, in Comunicazione, linkato 1799 volte)
Gli uffici stampa delle aziende ormai producono articoli di scenario, commentano la cronaca, producono servizi video, gestiscono magazine online e dialogano direttamente con il pubblico. Il giornalismo si sente accerchiato da tutta questa disintermediazione, che va dal primo ministro alle grandi imprese, che parlano direttamente col loro pubblico. Di tutto quel che si può dire, una cosa è certa: senza i social questo non sarebbe stato possibile.

Il confronto sulle pubbliche relazioni nell’era digitale tenuto al Festival di Perugia ha cercato di mettere a fuoco un cambiamento che ha assottigliato i confini tra informazione e comunicazione. Moderati da Jacopo Tondelli, ne hanno discusso i referenti di Telecom Italia, Sky, Eni, Nestlè, Google, insomma dei pezzi grossi della comunicazione che di mestiere non fanno gli editori, ma hanno relazioni così costanti con il mondo dell’informazione da averne in qualche modo appreso le tecniche. E sono talmente impegnati sul fronte della comunicazione coi loro clienti da aver influenzato l’informazione stessa.

Ognuno ha la propria esperienza, le aziende hanno fatto ricorso a strumenti differenti (anche se col tempo tendono ad assomigliarsi), ma tutte partono da un punto decisivo: portare i propri contenuti ai target di riferimento, agli utenti, ai clienti, al proprio pubblico, vuol dire occuparsi della loro produzione, di cercare le persone dove sono, raggiungerle coi mezzi più semplici. Per Paolo Artuso (Telecom), «i contenuti sono dappertutto, le aziende devono trovarli e intessere comunità di più persone»; Erika Mandraffino (senior VP rapporti media di Eni), evidenzia i contenuti interessanti, le relazioni con un pubblico più ampio e l’internazionalità come i tre punti principali della comunicazione della sua azienda; Simona Panseri, dall’alto della sua posizione di direttore comunicazione per il sud Europa di Google, si preoccupa della rapidità di diffusione delle informazioni, cosciente del fatto che è proprio Big G a mettere a disposizione di tutti degli strumenti che hanno quasi un carattere neutrale rispetto agli obiettivi di questa comunicazione, mantenendo la velocità come premessa valida sia per i giornalisti che per gli uffici stampa; Manuela Kron, direttore corporate affairs di Nestlè considera le aziende di oggi più agili nel loro modo di comunicare, che si riflette poi in una maggiore autorevolezza agli occhi del proprio pubblico; Flavio Natalia, direttore della struttura magazine di Sky, aggiunge che il mobile ha cambiato tutto, e la sfida di questa velocità, agilità, qualità, si gioca nell’aiutare una opinione pubblica disorientata dal sovraccarico informativo.

Via Webnews
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Di Altri Autori (del 06/04/2016 @ 07:05:42, in Mobile, linkato 1778 volte)
Secondo i dati emersi dall’Osservatorio Mobile B2c Strategy di Doxa, lo smartphone è diventato fondamentale nel processo di acquisto. La percentuale di Mobile Surfer che fanno acquisti di beni e servizi dal proprio smartphone passa dal 32% al 41% tra fine 2014 e fine 2015. Chi invece utilizza il device fuori dal negozio per controllare prezzi e promozioni passa dal 45% al 55%, mentre chi lo usa all’interno del negozio cresce dal 31% al 34% del totale. Il 77% dei Mobile Surfer utilizza lo Smartphone nelle varie fasi del processo d’acquisto: il 57% lo impiega nel percorso di acquisto di prodotti di elettronica, il 53% per abbigliamento e accessori e il 27% per la spesa alimentare.

Vista la tendenza cresce del 53% tra il 2014 e il 2015 anche il Mobile Advertising che raggiunge un valore di 462 milioni di euro e una quota pari al 21% dell’Internet Advertising e al 6% del totale dei mezzi pubblicitari.

Via Tech Economy
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Di Altri Autori (del 04/04/2016 @ 07:06:08, in Mercati, linkato 1342 volte)
A pochi giorni dalla pubblicazione dei dati con cui RIAA ha illustrato il panorama del mercato musicale statunitense del 2015, i dati di FIMI confermano anche in Italia l'ascesa dello streaming in tutte le sue forme.

Cresce il mercato, si rileva nello scenario elaborato da Deloitte per i discografici italiani, e questa crescita del 21 per cento, a raggiungere un fatturato di 148 milioni di euro, si deve all'entusiasmo che i consumatori italiani manifestano rispetto a tutti i formati in cui viene distribuita la musica, a partire dalla musica fisica, con una ripresa del CD, in crescita del 17 per cento per ricavi oltre gli 88 milioni di euro, e con la marcia del vinile, in crescita del 56 per cento, a valere il 4 per cento del mercato.

Se è vero che in Italia, a differenza di quanto avviene negli States, il mercato della musica fisica domina ancora su quello della musica immateriale, è altresì innegabile che la musica digitale rappresenti un traino sempre più determinante. Rispetto al quadro del 2014 gli equilibri si muovono verso il pareggio: nel 2015 il digitale costituiva il 38 per cento del mercato, mentre nel 2015 al digitale si è dovuto il 41 per cento del fatturato.

A pochi giorni dalla pubblicazione dei dati con cui RIAA ha illustrato il panorama del mercato musicale statunitense del 2015, i dati di FIMI confermano anche in Italia l'ascesa dello streaming in tutte le sue forme.

Cresce il mercato, si rileva nello scenario elaborato da Deloitte per i discografici italiani, e questa crescita del 21 per cento, a raggiungere un fatturato di 148 milioni di euro, si deve all'entusiasmo che i consumatori italiani manifestano rispetto a tutti i formati in cui viene distribuita la musica, a partire dalla musica fisica, con una ripresa del CD, in crescita del 17 per cento per ricavi oltre gli 88 milioni di euro, e con la marcia del vinile, in crescita del 56 per cento, a valere il 4 per cento del mercato.

Se è vero che in Italia, a differenza di quanto avviene negli States, il mercato della musica fisica domina ancora su quello della musica immateriale, è altresì innegabile che la musica digitale rappresenti un traino sempre più determinante. Rispetto al quadro del 2014 gli equilibri si muovono verso il pareggio: nel 2015 il digitale costituiva il 38 per cento del mercato, mentre nel 2015 al digitale si è dovuto il 41 per cento del fatturato.

Via Punto Informatico
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Di Admin (del 30/03/2016 @ 07:02:49, in eCommerce, linkato 2174 volte)
Il commercio elettronico, più comunemente conosciuto come e-commerce, non può più essere considerato come un qualcosa di accessorio. La ricerca “E-commerce in Italia 2015”, svolta dalla nota società di consulenza digitale Casaleggio Associati, mette in evidenza come, nel 2014, il valore dell’e-commerce B2C abbia raggiunto, a livello globale, la cifra complessiva di 1.316 miliardi di dollari, con un incremento del 22% sul 2013. Per il 2015 era prevista invece una crescita di un ulteriore 20,9%, con un totale vendite di 1.600 miliardi di dollari circa.

I risultati della “Ricerca 2015 dell’Osservatorio eCommerce B2C”, promossa dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, dimostrano come nel mercato italiano il valore degli acquisti online ha raggiunto nel 2015 oltre 16,6 miliardi di euro, con un incremento del 16% rispetto al 2014 (2,2 miliardi di euro).

Per quanto concerne il 2016 possiamo aspettarci di vedere un ulteriore rafforzamento di questo settore. La realtà della vendita online è destinata a crescere e consolidarsi, ma avere successo nel Web non è cosa semplice e commettere un errore significa perdere clienti e fatturato.

Una recente indagine condotta da OneStop, nota azienda americana specializzata nella fornitura di soluzioni e-commerce personalizzate, ha reso noto come una cattiva esperienza nel mercato dell’online possa incidere sul comportamento d’acquisto futuro.

La ricerca ha visto coinvolti 600 utenti statunitensi che avevano effettuato un acquisto online negli ultimi 12 mesi. Dopo aver chiesto loro quali fossero le probabilità di effettuare un nuovo acquisto online dopo un’esperienza negativa, è emerso che il 47,8% ritiene improbabile che questo possa accadere, mentre il 27,7% lo ritiene addirittura altamente improbabile. Solo il 3,7% degli utenti si è mostrato propenso a ripetere l’esperienza.

Per evitare di incorrere in simili situazioni, abbiamo stilato una breve lista di errori da non commettere, così da permettere alla vostra attività online di affermarsi con successo.

1. MENTALITÀ SBAGLIATA

Pensare che la gestione di un’attività online sia più semplice e meno impegnativa rispetto ad una di tipo tradizionale è il primo errore da non commettere. Costruire un business richiede tempo, energia e sforzi tanto nel mercato reale quanto in quello dell’online. Realizzare un buon sito e vendere i migliori prodotti non farà arrivare i clienti sulla vostra pagina.

2. DESIGN SCADENTE

L’estetica di un sito è molto importante per la fidelizzazione del cliente. Avere una grafica scadente rischia di trasmettere all’utente un’assenza di professionalità. È attraverso questa, infatti, che gli utenti decidono se avere o meno fiducia di quella determinata azienda. I consumatori sono diventati molto più critici e formulano rapidamente dei giudizi estetici.

3. SCARSA USABILITÀ DEL SITO

Un buon sito deve essere sempre accessibile, vale a dire facilmente usabile da chiunque. L’obiettivo è quello di ridurre al minimo il numero di clic necessari ai clienti per trovare ciò che stanno cercando. L’architettura delle informazioni è l’aspetto che influenza maggiormente l’usabilità dello stesso. È fondamentale che le informazioni siano organizzate e messe in relazione in modo logico e intuitivo. Rendere il vostro sito e-commerce navigabile e unico nei suoi contenuti può rappresentare un vantaggio notevole.

4. DEFICIT SEZIONE “PRODOTTO”

Gli errori collegati al prodotto possono essere di varia natura:

immagini di bassa qualità: le persone che acquistano online rinunciano alla possibilità di entrare in contatto con un determinato oggetto. Inserire delle buone immagini diventa quindi fondamentale per rappresentare un prodotto. È importante mostrare le diverse prospettive e possibili opzioni aggiuntive, come ad esempio la possibilità di scegliere tra diversi colori.
descrizione di prodotto: è necessario fornire all’utente il maggior numero di informazioni. Il cliente vuole essere ben informato su ciò che sta per acquistare, più dettagli verranno forniti, più il vostro utente vi riterrà seri e professionali. Inoltre, la mancanza di un’accurata descrizione rende difficile attuare quel processo di indicizzazione da parte dei motori di ricerca.
utilizzo della descrizione dei produttori: copiare le informazioni dal sito dei produttori è tra le cose più sbagliate che potete fare. Google e altri motori di ricerca penalizzano i contenuti duplicati e il rischio è quello che la vostra pagina non venga indicizzata, eliminandola di fatto dai risultati.
assenza di recensioni: la maggior parte degli utenti ricerca le recensioni prima di acquistare un determinato prodotto. In assenza di esse il rischio è quello di perdere potenziali acquirenti. Inoltre non dimentichiamo che queste recensioni rappresentano dei contenuti unici e gratuiti, utili a mantenere la propria pagina prodotto sempre aggiornata.
5. CHECKOUT COMPLESSO

L’acquisto rappresenta un momento delicato, guidato da emotività. Evitate percorsi complessi, il rischio è che il cliente possa cambiare idea. Studiate un percorso di navigazione veloce e sicuro, in modo da ridurre al minimo il numero di clic necessari per effettuare il pagamento. Inoltre, è importante far luce sui costi di spedizione prima che l’ordine venga inviato. Gli utenti si aspettano di sapere da cosa è dato il prezzo che stanno per pagare, spedizione compresa. Ad operazione conclusa inviate una mail di conferma al vostro cliente e inserite nella sua area riservata il riepilogo dell’acquisto con lo stato dell’ordine costantemente aggiornato.

6. ASSENZA DI URL UNIVOCI

Gli URL permettono di dare indicazioni precise all’utente e al motore di ricerca circa il contenuto della pagina. Spesso gli URL delle pagine prodotto sono sequenze di numeri e lettere poco comprensibili. È molto importante, invece, utilizzare degli URL univoci. Avere parole chiave pertinenti nel’URL utilizzato significa mettere in risalto il dominio del sito.

7. ASSENZA DI UNA STRATEGIA SEO

L’attività di SEO risulta essere molto importante per il successo di un e-commerce. Questa rappresenta uno degli strumenti necessari per portare traffico al proprio sito attraverso una strategia organica, non a pagamento e continua. Fondamentale è prendere in considerazione il modo in cui le persone cercano determinati prodotti nei motori di ricerca ed utilizzare un linguaggio comune nella costruzione dei testi.

8. ASSENZA DI UNA STRATEGIA PROMOZIONALE

Uno degli errori più comuni è quello di non dedicare la giusta quantità di tempo, energia e denaro ad ogni canale di marketing. Rafforzare la propria presenza in rete è possibile mediante la condivisione sociale. Conseguentemente diventa necessario ottimizzare dimensione e posizione delle apposite icone di condivisione.

Gestire delle pagine aziendali su diversi canali social vi permetterà di raggiungere

un pubblico più vasto e, di conseguenza, porterà anche maggior traffico sul vostro sito. Molti utenti utilizzano questi canali come indicatori di professionalità e fiducia quando acquistano per la prima volta in un determinato negozio online. Non

dimentichiamo, però, che la semplice attivazione di questi canali non basta a rappresentare al meglio la propria attività. I canali per fare marketing sono numerosi, ma nessuno è utile senza una chiara strategia d’azione.

9. MANCANZA DI UNA VERSIONE MOBILE

I dispositivi mobile giocano un ruolo sempre più rilevante. Lo smartphone è diventato parte integrante del processo decisionale finalizzato all’acquisto. Non dimentichiamo che la navigazione mobile ha superato quella desktop. È indispensabile, quindi, che il proprio sito e-commerce sia navigabile anche da questi dispositivi. L’ideale sarebbe avere un sito responsive, cioè un sito che si adatti alle dimensioni del dispositivo in uso.

10. PROBLEMI DI SICUREZZA

Se chiedessimo ad un consumatore quale ritiene essere l’ostacolo maggiore nell’acquistare un prodotto presso un negozio online, certamente la risposta sarebbe: “frode o furto d’identità”. Questa specifica preoccupazione sembra tenere molti consumatori lontani dall’acquisto di prodotti e servizi in rete. Rendere sicuro il vostro sito e comunicarlo ai vostri clienti diventa, così, una necessità. Mediante l’adozione di un protocollo HTTPS si acquisisce un certificato digitale volto a fornire autenticità al proprio sito Web e una connessione crittografia per proteggere i dati sensibili dei vostri utenti. Inoltre, la possibilità di poter effettuare un acquisto attraverso diverse modalità di pagamento (bonifico bancario, contrassegno, carta di credito, PayPal) offre maggior sicurezza ai vostri consumatori, i quali si sentono liberi di scegliere in base all’opzione che ritengono maggiormente affidabile.

Via Tech Economy
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Di Altri Autori (del 23/03/2016 @ 07:44:25, in Social Networks, linkato 1929 volte)
Il processo decisionale di un utente e-commerce è molto complesso e costituito da diverse fasi, alcune delle quali sicuramente da monitorare. Pensiamo, ad esempio, al checkout in fase di acquisto dove la rapidità e la semplicità delle procedure possono far diminuire il rischio del cosiddetto “abbandono del carrello”. Altre fasi, come quelle che si trovano a monte dell’acquisto, sono più difficili da controllare e con una attività di influenza meno diretta.

Gli acquirenti digitali di tutto il mondo si rivolgono ai social network site per una varietà di cose che, secondo una ricerca condotta su 22.618 acquirenti da PricewaterhouseCoopers (PWC), sembrano influenzare il loro comportamento d’acquisto. I soggetti intervistati hanno effettuato acquisti on-line almeno una volta nel corso dell’anno passato; quasi la metà di essi (45%) ha dichiarato che la lettura di recensioni, commenti e feedback sui ​​diversi social ha influenzato il loro comportamento d’acquisto digitale. Circa il 44% degli intervistati ha, inoltre, affermato che le numerose offerte promozionali ricevute hanno contribuito ad influenzare ulteriormente il loro comportamento.

I consumatori si rivolgono sempre più ai diversi canali social non solo al fine di essere ispirati, ma anche per acquistare prodotti e servizi. I social media influenzano e determinano le decisioni di acquisto ed estendono notevolmente le possibilità di entrare in contatto con i clienti nel contesto social, dove le informazioni e le interazioni vengono plasmate non soltanto dai media, ma anche dai loro amici e dalla loro rete sociale.

Dal report “Social Commerce 2015” di Business Insider è emerso che Facebook rappresenta il 50% dei rinvii sociali totali e il 64% del fatturato complessivo sociale.

Monitorare e utilizzare nel modo corretto tutti i social media è una necessità cui un’azienda non si può sottrarre. Una strategia di marketing vincente per migliorare la visibilità, la reputazione e le vendite.

Via Tech Economy
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Di Altri Autori (del 21/03/2016 @ 07:16:06, in Mercati, linkato 1823 volte)
Se l'Italia fosse fatta solo di bambini saremmo una nazione leader nella lettura. Stando ai dati Aie, il 63,3% dei bimbi tra i 2-5 anni legge o sfoglia un libro almeno una volta al giorno mentre gli adulti che leggono almeno un libro al mese sono scesi dal 43% al 41,4%. Insomma, il mercato è lì e infatti cresce. Rispetto al 2012 le case editrici attive nel settore ragazzi sono salite da 195 a 204 e sale il giro d'affari, con le librerie che nel 2014 hanno totalizzato 168,3 milioni di euro (+5,7% rispetto al 2013) mentre se allarghiamo lo spettro a tutti canali, compresi toy center, uffici postali e grande distribuzione, l'aumento è del 4,3 per cento, pari a 208,6 milioni di euro.

Nell'editoria pura la crescita ha diversi fattori ma il fondamentale è l'aura di cui ancora gode il libro: genitori o parenti non lettori comprano libri anche per sopperire alle proprie mancanze letterarie, senza dimenticare che un libro è sempre considerato un regalo “colto”, che fa bella figura (i regali contano per un 15 per cento sulle vendite). Accanto alla carta però c'è il digitale che nel caso dei bambini è strategico. Non solo e non tanto perché i tablet sono diventanti uno strumento di intrattenimento di primaria importanza. Ma anche perché dai piccoli schermi stanno nascendo nuove forma di letteratura interattivi.
Adulti sempre più digitali spingono i propri figli nella stessa direzione e visto che in futuro ci saranno genitori sempre più versati nella tecnologia, è logico che ci saranno sempre più infanti tecnologici. Ecco quindi che Apple ha intercettato subito questo mercato: fin dal 2011 ha aperto una sezione del suo iTunes store dedicata i più piccoli e a gennaio 2015 l'ha divisa per fascia d'età proponendo contenuti per chi ha meno di 5 anni, dai 6 agli 8 e dai 9 agli 11 anni, una guida utile per i genitori che così possono stare tranquilli circa ciò che scaricano e non a caso la ritroviamo anche nel Play Store di Google. Nei negozi digitali troviamo tanti libri e contenuti di colossi come Disney e Lego ma anche piccoli editori e sviluppatori italiani come Minibombo o Elastico che si distinguono per la cura delle loro produzioni e l'attenzione ai contenuti.

C'è poi chi offre un ponte tra le due culture come Giunti, editore di lungo corso che nel 2015 ha investito 200 milioni di euro in Ebooks&Kids, sviluppatore dedicato solo all'infanzia. Dall'acquisizione del 20 per cento della startup è nata la collana Zerosei che offre il libro cartaceo e l'app in un unico pacchetto. Il mercato insomma è effervescente soprattutto nella fascia d'età più bassa e il motivo è semplice: volumi spesso privi di testo, albi da colorare e giochi per infanti non hanno bisogno di traduzione. Consentono di esportare agevolmente prodotti all'estero senza sovrapprezzi ma anche di importarli, rendendo la concorrenza ancora più agguerrita.

Concorrenza dovuta anche alle basse barriere all'ingresso: ideare e stampare un libro comporta investimenti inferiori ai diecimila euro e le app costano anche meno. Lo scoglio in entrambi i casi è la visibilità che nel mondo cartaceo significa distribuzione e libreria, per le app il risalto sugli store digitali. In entrambi i casi lo si può superare grazie al digitale come dimostra Lostmy.name, casa editrice inglese arrivata a vendere quasi un milione e mezzo di libri cartacei nel mondo offrendoli solamente online.

Via IlSOle24Ore.com
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Di Altri Autori (del 17/03/2016 @ 07:02:29, in Social Networks, linkato 1654 volte)
È stata presentata stamattina alla Camera la ricerca "Prime 'social' Ministers", analisi del comportamento sui social media di Matteo Renzi, Alexis Tsipras, David Cameron, Angela Merkel, Mariano Rajoy e François Hollande.

Si tratta di una ricerca quantitativa e qualitativa sulle migliaia di contenuti pubblicati ONLINE dai sei leader politici europei realizzata da Doing in tutto il 2015: si tratta di un anno particolarmente ricco di eventi rilevanti politicamente soprattutto in ambito europeo, dal cosiddetto grexit, alla crisi immigrati/rifugiati, agli attacchi terroristici che hanno in particolare colpito la Francia. "Se pensiamo agli attentati di Parigi - si spiega nella presentazione dello studio - (e alla modifica della propria immagine di profilo con la bandiera francese da parte degli utenti, ndr) ci accorgiamo dell'importanza dei social, un vero e proprio acceleratore di partecipazione pubblica."

I ricercatori sono partiti dall'analisi dei loro profili ma hanno anche analizzato le conversazioni che avvengono su pagine collegate ma fuori da questi profili proprietari, analizzando la loro "popularity", ovvero il numero di seguaci sui social, come interagiscono con essi, quali sono gli argomenti di interesse per questi ultimi ed inoltre cercando anche di analizzare il sentimento con cui gli utenti interagiscono con essi, il "tono di voce" con cui i leader li affrontano e come vengono percepiti dai "fan".

In generale, Matteo Renzi è il più popolare su Twitter (grazie ai suoi 2.177.652 al 31 dicembre 2015) e Merkel, che non ha un account sulla piattaforma di microblogging, è quella con più amici su Facebook. Alexis Tsipras è invece quello che riesce a raccogliere maggiormente seguaci anche all'estero, anche perché è l'unico ad avere profili internazionali sui social oltre a quelli in greco, mentre lo spagnolo Mariano Rojoy è il più attivo. Meno bene fanno invece sia François Hollande che David Cameron, definiti troppo istituzionali e per questo non capaci a creare engagement con la loro community.

Ci sono poi alcuni eventi che generano movimento intorno ai profili social dei leader europei: nei giorni degli attentati di Parigi, per esempio, Hollande ha guadagnato oltre 100mila seguaci, mentre il tweet con cui Renzi ha espresso solidarietà al popolo francese è quello che gli ha fatto guadagnare più follower (più 6.900).

Via Punto Informatico
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Di Altri Autori (del 14/03/2016 @ 07:47:17, in Advertising, linkato 1931 volte)
n un settore Media complessivamente ancora in difficoltà la componente digitale fruita tramite internet è l'unica in crescita: dopo aver superato i 2 miliardi di euro nel 2014, il mercato degli Internet Media raggiungerà i 2,2 miliardi di euro alla fine di quest'anno. Questo la principale conclusione del nuovo report  dell'Osservatorio New Media & New Internet del Politecnico di Milano, presentato presso l'ateneo milanese in occasione del convegno “Internet Advertising: verso il 30% del mercato”.

«Gli Internet Media potrebbero raggiungere nel 2015 una quota di mercato del 15% del totale mezzi, in uno scenario complessivo che in 7 anni ha bruciato quasi un quinto del suo valore - spiega Andrea Rangone, Coordinatore degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano -. È soprattutto nel mercato pubblicitario che gli Internet Media risultano sempre più decisivi. Di fatto, Internet è da due anni il secondo mezzo per investimenti pubblicitari in Italia, dopo il sorpasso sulla Stampa avvenuto nel 2013; con un +11% nel 2014, ha raggiunto una quota di mercato del 27% e nel 2015 stimiamo possa arrivare al 30% del totale mercato pubblicitario sui Media italiani».

Una crescita, quella degli Internet Media, trainata dalle componenti più innovative (Smartphone, Tablet, Smart Tv, Social Network, Applicazioni, Video online, ricavi Pay, Programmatic Advertising) che i ricercatori del Politecnico definiscono "New Internet".

Scendendo nel dettaglio, un fattore decisivo è la diffusione dei nuovi device di accesso a Internet: gli Smartphone saranno 40 milioni nel 2015, i Tablet 10 milioni, mentre le Smart Tv sono già presenti in una famiglia su 4 e attive in una su 8. I Social Network sono sempre più il luogo privilegiato di interazione digitale: gli utenti vi spendono il 30% del tempo trascorso online. Le App rappresentano una nuova modalità di accesso ai contenuti a fianco del browser e occupano già l’84% del tempo trascorso sui device mobili. I Video, a cui gli utenti dedicano 2 ore al mese, sono diventati un veicolo chiave per distribuire contenuti sia editoriali sia pubblicitari. Si stanno sviluppando nuovi modelli di revenue basati su contenuti a pagamento a fianco della pubblicità. Infine il Programmatic advertising, cioè la compravendita di spazi pubblicitari online su piattaforme automatizzate, sta cambiando profondamente la filiera pubblicitaria online e le strategie d'acquisto degli spazi delle aziende investitrici.

«Ci aspettiamo che il mercato Media abilitato dal New Internet cresca del 40% circa nel 2015, arrivando a superare il miliardo di euro - spiega Marta Valsecchi, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio New Media & New Internet -. Mentre la restante componente "Old Internet" degli Internet Media, composta dai formati pubblicitari più classici su Pc (come Standard Display Advertising, Search, email advertising e Classified), continua a calare di qualche punto percentuale. Prevediamo così che il New Internet nel 2015 sorpassi l'Old Internet, raggiungendo una quota del 55% sul totale mercato Internet Media (nel 2014 vale il 45%)".

Il 95% del mercato è pubblicità, il resto spesa degli utenti

Il mercato della pubblicità su Internet ha chiuso il 2014 a 1,94 miliardi di euro, in crescita dell’11%, e secondo l'Osservatorio nel 2015 si avvicinerà ai 2,1 miliardi di euro con una crescita di poco inferiore al 10%. I principali fattori che guidano la crescita sono:

  • la pubblicità sui Social Network, che dovrebbe crescere di oltre il 40% (dopo il +70% del 2014), arrivando a valere circa il 20% del Display Advertising, grazie all’audience raggiunta e all’elevata capacità di profilazione;
  • i ricavi legati al Video Advertising, che potrebbero crescere di un ulteriore 15% nel 2015, con buone prospettive per la capacità di soddisfare le esigenze di branding e visibilità delle imprese investitrici e la possibilità di raggiungere reach incrementali rispetto alla Tv a costi contenuti;
  • la raccolta pubblicitaria su Smartphone, che i ricercatori si aspettano aumenti di circa il 40%, avvicinandosi al 20% del mercato Internet Advertising; sono diverse le barriere (a livello di formati e strumenti di tracciamento e misurazione) che, se abbattute, potrebbero accelerare fortemente gli investimenti nei prossimi anni, visto il crescente spostamento di audience dal mondo desktop a quello Mobile;
  • i ricavi pubblicitari legati alle App su Tablet, che potrebbero registrare un tasso di crescita tra il 40% e il 50%;
  • la compravendita attraverso piattaforme automatizzate di Programmatic advertising, che crescerà del 90% circa, passando dal 10% a quasi il 20% del Display Advertising.

I ricavi Pay legati all’acquisto di contenuti editoriali e all’abbonamento a servizi di musica e video in streaming, da qualsiasi device internet-based, hanno sfiorato nel 2014 i 100 milioni di euro (+43% sul 2013), e cresceranno in maniera analoga anche nel 2015. In evidenza soprattutto i servizi in abbonamento “all you can eat” che permettono di accedere a vaste library di contenuti senza limitazioni per un periodo di tempo (solitamente mensile) e, ad oggi, riguardano, in particolare, video e musica: nel 2014 valgono quasi la metà dei ricavi, in crescita del 70% rispetto al 2013.

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