Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Cresce l’uso delle carte di credito su internet in Italia, secondo il rapporto DigitalFinance di Nielsen Online e CommStrategy. Nel mese di marzo, 2,2 milioni le persone hanno fatto acquisti online utilizzando la carta di credito. L'utenza web delle carte è pari alla metà di quella che pratica l’home banking, ma cresce rapidamente: + 2,8% in un anno. La diffusione di tale metodo di pagamento, incentivata dalla comparsa delle carte pre-pagate (ritenute più sicure), ha favorito l’e-commerce.
Via Quo Media
Potrei dire finalmente, segno di maggiore maturità degli utenti (anche di quelli italiani): gli europei stanno forse imparando ad usare meglio i motori di ricerca.
Invece di cercare una marca o un solo termine, stanno sempre più utilizzando ricerche "complesse", con più termini.
In Italia (GB e Germania) abbiamo gli utenti apparentemente più sofisticati, con ricerche composte da 4 termini...
A livello Europeo, in un anno le ricerche effettuando 8 o più termini contemporaneamente sono salite del 20%.
Napster prova a ritornare in auge, dopo i fasti di fine anni Novanta: la società di musica digitale ha annunciato la riduzione del prezzo di iscrizione mensile al suo sito, ora sceso a 5 dollari (dai precedenti 12,99).
Per riconquistare il terreno perduto in questi ultimi anni, Napster ha anche aggiunto numerose canzoni (in download) al catalogo del suo servizio di streaming, sperando così di allargare la sua base d’utenza.
I clienti della compagnia di Los Angeles possono ora ottenere un accesso illimitato alla musica in stream dal suo archivio di sette milioni di canzoni e cinque canzoni gratis ogni mese.
Una campagna promozionale nei 1.031 negozi Best Buy degli Stati Uniti, pubblicizzerà il servizio aggiornato di Napster.
La sfida impossibile a iTunes è (ri)lanciata.
Via Quo Media
Google si appresta a eliminare alcune limitazioni al suo sistema di inserzioni pubblicitarie: le aziende potranno, a partire dal mese di giugno, inserire marchi specifici nei testi degli ads.
Fino ad ora, le compagnie dovevano chiedere permesso scritto a Google, per inserire marchi nei propri annunci, ma la nuova regolamentazione dovrebbe favorire l’afflusso di investimenti pubblicitari sul famoso motore di ricerca.
Sarà consentito dunque ai rivenditori di indicare i marchi dei prodotti in alcune situazioni, senza dover ottenere il permesso dei titolari.
Nei giorni scorsi, Google aveva detto che avrebbe consentito ad aziende di 190 Paesi al di fuori degli Usa di usare elementi di marchi di fabbrica che possono essere un traino per le loro inserzioni.
Via Quo Media
Internet è diventato per molte persone un’estensione naturale della vita reale. Il sondaggio realizzato da GfK Eurisko, su un campione di mille utenti della rete, dimostra come l’uso del web stia diventando sempre più concreto e affine alle azioni della vita quotidiana, al lavoro, allo studio, al tempo libero e alle vacanze, insomma a quegli ambiti dove l’utente deve fornire la sua reale identità per effettuare le operazioni desiderate.
Dal sondaggio emerge che il 57% degli intervistati si connette per coltivare i propri hobby, il 56% per comunicare con i propri amici, il 41% per consultare le informazioni e il 36% per studiare. Quelle appena elencate sono tutte attività che si svolgono sotto reale identificazione, mentre altre attività presentano maggiori probabilità che l’utente fornisca dati fasulli circa la propria persona: download musicali per il 17% degli intervistati, download di film per il 15% e giochi online per l’11%.
Via Quo Media
Dalle parole ai fatti. Un mese fa Rupert Murdoch aveva annunciato che l'era dell'informazione gratuita sul web era finita. Ora il magnate dell'impero multimediale NewsCorp, dal Wall Street Journal alla Fox News, dal Times di Londra a Sky, ha costituito un squadra di manager, da lui guidata, per mettere a punto una piattaforma che raccolga le notizie contenute nei suoi siti online, cui accedere con un sistema di micropagamaneti per ogni singolo articolo letto.
È quanto ha scritto il New York Post, altra testata della galassia Murdoch, secondo cui della squadra fa parte il figlio James, l'amministratore delegato di Dow Jones Les Hinton e da Jonathan Miller, quest'ultimo ex numero uno di Aol, ora responsabile delle operazioni digitali di NewsCorp. Secondo le indiscrezioni l'obiettivo è creare un dispositivo 'proprietario' simile a 'Kindlè, il lettore elettronico di Amazon, che contenga le informazioni fornite dal Wall Street Journal e dal New York Post, e anche i prodotti delle divisioni cinematografica e televisiva di NewsCorp.
Così Murdoch ritiene di porre fine al processo di auto-cannibalizzazione che ha finora portato le grandi testate della carta stampata a farsi concorrenza gratis sul web. Finora infatti il teorema che la pubblicità online avrebbe ripagato gli introiti delle mancate vendite in edicola si è rivelata una chimera. Quando due anni fa il tycoon australiano naturalizzato cittadino Usa acquistò il Wall Street Journal aveva deciso di rendere completamente gratuito il sito web della bibbia della finanza, peraltro uno dei pochi a pagamento. Quando però capì, conti alla mano, che la mossa avrebbe portato in rosso il bilancio, fu costretto a una precipitosa marcia indietro. La controprova è fornita dal New York Times, la preda più ambita da Murdoch, che malgrado i 146 milioni di contatti nel 2008 non è riuscito a far fronte alle spese.
Murdoch è corso ai ripari anche attraverso un operazione di ricambio ai vertici dopo l'addio di Peter Chernin come numero due del gruppo: da Aol è arrivato Jonathan Miller come supervisore l'area dei media digitali. Tra l'altro è stato chiamato un veterano di Fox News, John Moody, a guidare una nuova divisione il cui obiettivo è incrementare l'utilizzo di articoli che possano essere utilizzati in contemporanea dalla setssa Fox, dal Wall Street Journal, fiore all'occhiello sul fornte della carta stampata, e del britannico Times.
Presentando i conti del trimestre Murdoch ha detto di non essere interessato a rafforzare ulteriormente il proprio impero con l'acquisizione di quotidiani. Il tycoon, che sembra così volere escludere l'interesse per il New York Times, in seria crisi economica, ha ribatdito che il modello tradizionale di quotidiano «deve cambiare».
News Corp ha chiuso il terzo trimestre con un utile netto pari a 2,73 miliardi di dollari, o 1,04 dollari per azione, in progresso rispetto ai 2,69 miliardi dello stesso periodo dell'anno precedente. Il giro d'affari si è attestato a 7,37 miliardi di dollari, al di sotto delle attese degli analisti, che prevedevano 7,65 miliardi. Anche per NewsCorp tagli di costi, senza escludere le tv del gruppo, per fare fronte al calo della pubblicità. Le concorrenti Time Warner, Disney e Viacom hanno seguito la stessa strada e hanno operato una stretta dei costi oltre a tagli di posti. La controllata Sky Italia ha chiuso il terzo trimestre con un utile operativo pari a 63 milioni di dollari, in calo rispetto ai 97 milioni dello stesso periodo dell'anno precedente.
Via ILSOLE24ORE.COM
Nel mio peregrinare fra blog e portali ho scovato nei giorni scorsi un po' di dati su di un tema che come sapete mi è caro: i social media e il web 2.0 ad uso business.
Per inizare da IAB Blog ecco l'indagine di Netpop Research "Media Shifts to Social - China", che presenta numeri sorprendenti.
Infatti, nonostante le restrizioni e la censura, il 92% dei consumatori di banda larga in Cina dai 13 anni a salire (pari a 224 milioni di persone) utilizza i social media, contro i 105 milioni di americani (76% della popolazione).
Inoltre il 43% dei cinesi utenti che hanno la banda larga (105 milioni) comunicano tramite forum e il 37 per cento pubblica post su base giornaliera.
Social Media Marketing Industry Report è invece un’indagine online rivolta a capire come vengono utilizzati i social media da parte di chi si occupa di marketing in azienda. Ne parla Mauro Lupi in questo interessante post, dove cita alcuni dati, tra cui i benefici apportati dai social media: visibilità per il proprio business (81%), incremento del traffico online e degli iscritti (61%), sviluppo di partnership (56%) e l’incremento dei posizionamenti sui motori di ricerca (52%).
Infine su http://www.softwaresociale.com si parla del secondo rapporto di Ricerca dell'Osservatorio Enterprise 2.0 della School of Management del Politecnico di Milano, che esplora il fenomeno Enterprise 2.0.
Potete scaricare l'Executive Summary del rapporto di ricerca da http://www.osservatori.net/enterprise dopo esservi registrati.
Gianluigi Zarantonello via http://webspecialist.wordpress.com
Gli utenti di Twitter non sono fedeli. Ad affermarlo Nielsen Online, società specializzata nella misura del traffico internet, che asserisce che il 60% degli utenti ha smesso di utilizzarlo un mese dopo l’iscrizione. L’utilizzo di Twitter da parte di personaggi celebri come Obama e Oprah Winfrey, potrebbe dare lustro al social network che stenta a decollare.
Via Quo Media
Secondo una recente ricerca di Emailvision, le donne sono meno propense a prestare attenzione alle e-mail d’aggiornamento dei servizi (o dei canali) cui sono iscritte.
Solo il 10% di esse, infatti, legge le newsletter che riceve nella casella di posta elettronica. Per gli uomini, la percentuale sale fino al 20%.
Lo studio mostra inoltre come, negli ultimi dodici mesi, più donne (il 17%) che uomini (il 7%) abbiano cancellato la propria adesione a tali servizi d’aggiornamento automatici.
Gli esponenti femminili hanno dichiarato che il sovraffollamento della casella di posta elettronica è il motivo principe della rinuncia alle e-mail pubblicitarie, mentre per i maschi che hanno deciso di interrompere il servizio la ragione principe è il contenuto spesso irrilevante delle missive digitali.
“I clienti tendono a spendere sempre più cautamente, a causa della recessione, e così i marchi devono essere più furbi nel modo di condurre la relazione con essi - dice Nick Gold, responsabile britannico di Emailvision - I contenuti personalizzati sono la chiave per interagire meglio, e non solo aiuteranno a stabilire un rapporto di fiducia tra cliente e marchio, ma miglioreranno anche le opportunità di cross-selling tra prodotti e servizi”.
Via Quo Media
Domanda che mi pongono spesso: "come avere successo usando Internet a supporto della mia azienda"?
Secondo me la ricetta magica è composta da tre regole: 1. Visione 2. Capirci 3. Olio di gomito e fanatismo
Che sono poi le regole per avere successo in qualsiasi cosa...
Visione vuol dire avere la certezza o almeno il forte dubbio che il nostro mercato sia stato cambiato da Internet e che quindi ci tocchi giocare con le nuove regole o meglio, ci siano grandi opportunità per fare crescere la nostra azienda giocando con le nuove regole con cui giocano fasce importanti del nostro mercato.
Capirci vuol dire studiare, non fermarsi mai al sentito dire, fare Second Life perchè abbiamo letto su Famiglia Cristiana che è una figata.
Olio di gomito vuol dire lavorarci su come degli ossessi, una gran quantità di ore, con fanatismo, cercando sempre di sperimentare, cercando di migliorare continuamente, affrontando la cosa come se ne dipendesse la sopravvivenza del nostro business (che spesso è cosa vera).
Insomma, farsi un mazzo così (sorry, questa è la dura realtà).
Una bella case history in questo senso la trovate sul New York Times - la storia di un imprenditore vinicolo di seconda generazione che, usando al massimo Internet, le reti, e Twitter ha moltiplicato per 15 il fatturato dell'impresa vinicola di famiglia (ottenendo, ad esempio, lusinghieri risultati di vendita a costo zero lavorando su una clientela fidelizzata usando Twitter - si veda anche il caso analogo del BBQ su ruote...)
La fregatura è che lavora 18 ore al giorno, risponde personalmente a un migliaio di mail al giorno e così via. Oh, chi ha mai detto che la strada verso il successo, grazie ai nuovi media, è diventata morbida e senza sforzo? Certo non chi ci lavora sul serio...
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