Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
L a marca è un asset strategico, elemento chiave per definire le prestazioni di un'azienda. E' una promessa che racchiude le aspettative e le idee nella mente dei clienti, rappresenta un insieme di associazioni e simboli che vengono collegati ad essa. Si tratta quindi di un concetto che oltrepassa la semplice conoscenza o fedeltà alla marca: le persone si innamorano di un brand, hanno fiducia e soprattutto credono in esso. I clienti fedeli, condividendo un mondo comune fatto di valori e di ideali, diventano gruppi, aprendo così la strada a molteplici possibilità comunicative da parte dell'azienda. Ai gruppi, creatisi in modo del tutto spontaneo, l'impresa è tenuta a rivolgersi con continuità e attenzione, quasi coccolandoli. Ecco perché sono nati e si sono diffusi molti strumenti, come i siti internet e i blog, che hanno lo scopo di entrare in empatia con i clienti e conoscere i loro pensieri.Si parla di collettività, dunque, e di costruzione di una identità collettiva che possa aggregare il consenso intorno ad un nucleo di valori e credenze. Per poter emergere all'interno di un mercato sempre più affollato, l'azienda ha bisogno di definire in modo chiaro la propria identità, il suo essere in rapporto ad un contesto in continuo divenire. Per far questo è necessario lavorare ad una integrazione tra vision (le ambizioni a cui tende un brand), cultura dell'azienda (comportamenti, atteggiamenti e valori) e immagine (la percezione complessiva dell'azienda da parte dei suoi clienti e dei suoi stakeholder). Allineare questi tre elementi ha lo scopo primario di rendere uniche le immagini e le valutazioni su un'impresa da parte di tutti coloro che entrano in contatto con essa. Convergenza e coerenza del linguaggio e contatto con i clienti sono componenti tangibili ed imprescindibili per un'azienda. L'identità, così trasmessa, diventa elemento differenziante per un'organizzazione in grado di creare un cultura di marca autonoma e distintiva.L'azienda trae importanti vantaggi nell'investire nel mantenimento duraturo della propria brand identity: facilita gli acquisti da parte dei clienti e la vendita da parte del trade, grazie alla diffusione di una forte awareness e di una buona consapevolezza nei confronti del brand. Inoltre, una coerenza nell'identità di marca aumenta il valore associato ad essa e aiuta a chiarire le percezioni dei consumatori nei suoi confronti. In ultimo, la brand identity aiuta nella riduzione dei costi: progettare un'unica uguaglianza a cui poter ricondurre ogni prodotto, evita di disperdere energie e risorse che possono essere così dedicate al rafforzamento dei valori già stabiliti.
Fulvia Lombardo
PREDE O RAGNI
Uomini ed organizzazioni nella ragnatela della complessità
Asolo Golf Club (come arrivare)
22 Febbraio 2006
ORE 19.00
Ingresso libero previa prenotazione
Come Dante, nel mezzo del cammino della loro vita, uomini ed organizzazioni si ritrovano spesso in una selva oscura. La selva oscura è la complessità del reale in cui tutti siamo immersi. La teoria della complessità, prima di essere una teoria in piena ascesa nell'interesse degli scienziati di tutto il mondo, è un tentativo di risposta al senso di inadeguatezza che percepiamo nonostante il continuo accumulo di conoscenza. E' una sfida per ognuno di noi ed è una sfida per le nostre organizzazioni, alla ricerca del loro senso, in una continua ridefinizione delle loro opportunità.
Uomini ed organizzazioni sono quindi chiamati a comprendere l'importanza di intraprendere e poi continuare un viaggio affascinante ed allo stesso rischioso all'orlo del caos, con la consapevolezza che la strada non è predefinita ma il cammino si fa andando.
L'evento “Prede o ragni” si rivolge a tutti coloro che hanno il coraggio di affrontare la sfida della complessità, con l'auspicio che immaginazione e creatività consentano loro di vincerla: il futuro appartiene a chi sa immaginarlo!
PROGRAMMA
ore 18.45 Accredito partecipanti
ore 19.00 Saluto di Luigi Fusco, Presidente Connecting-Managers
ore 19.05 Saluto di Mauro De Bona A.D. di Campus Consulting
ore 19.08 Saluto di Andrea Beltrami, Presidente del C.d.A. di FormTeam S.r.l. e referente Connecting-Managers per il Friuli Venezia Giulia.
ore 19.10 Intervento del Prof. Ing. Alberto Felice De Toni
ore 19.40 Intervento del Dott. Furio Suggi Liverani, direttore del Dipartimento di Ricerca e Innovazione dell'Illycaffè
ore 19.50 Dibattito
ore 20.10 Intervento di Gianluigi Zarantonello, Community Manager di Connecting-Managers
Moderatore della serata: Riccardo Romanzin
Ore 20.30 Buffet finale con marketing relazionale one-to-one e con degustazione di vini offerti dalla Azienda Agicola Bisol.
IL RELATORE
Prof. Ing. Alberto Felice De Toni
Professore ordinario di Strategia e gestione della produzione e di Gestione dei sistemi complessi presso l'Università di Udine.
E' autore del libro “Prede o ragni: Uomini e organizzazioni nella ragnatela della complessità”, che, uscito all'inizio del 2005, è diventato in breve tempo il testo di riferimento in Italia per chi vuole affrontare l'affascinante tema della gestione della complessità in azienda e nella vita di tutti i giorni.
Attualmente ricopre la carica di vice-presidente dell'Area Science Park di Trieste, uno dei più grandi parchi scientifici europei, e di presidente dell'Agemont, l'agenzia di sviluppo della montagna friulana ed è da sempre impegnato ad attivare processi virtuosi di innovazione e sviluppo che mettano in rete il mondo della ricerca a quello delle aziende.
IL TESTIMONIAL
Dott. Furio Suggi Liverani
Furio Suggi Liverani è direttore del Dipartimento di Ricerca e Innovazione dell'Illycaffè ed è membro del board di direzione e del comitato innovazione.
Ha contribuito a numerosi progetti organizzativi e tecnologici sui temi dell'innovazione, della qualità, dell'automazione industriale di produzione e di laboratorio e alla realizzazione del sistema informativo di produzione della illycaffè. Ha realizzato, sempre per conto di illycaffè, AromaLab, laboratorio specializzato nello studio della chimica del caffè, insediato in Area Science Park a Trieste. Successivamente ha fondato SensoryLab che è dedicato all'analisi sensoriale, BioLab che è dedicato agli studi di biologia del caffè e TechLab per lo sviluppo delle tecnologie del caffè.
Attualmente è membro dello Steering Committee della conferenza internazionale “Cellular Automata for Research and Industry” e del “Congresso Italiano di Intelligenza Artificiale”, partecipa al comitato degli advisor del progetto EDAMOK (Enabling Distributed and Autonomous Management of Knowledge) finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento che vede il coinvolgimento dell'ITC-IRST (Istituto Trentino di Cultura-Istituto per la Ricerca Scientifica e Tecnologica) dell'Università di Trento.
E' co-inventore di 10 brevetti industriali.
Tra le altre cose, Key sostenne anche che le tecniche subliminali non erano limitate alla Tv o al cinema, ma dei messaggi nascosti ad arte, e miranti a provocare l'eccitamento sessuale, erano contenuti anche nelle foto pubblicitarie. E con buona volontà trovò la parola "sesso" ovunque, dai cracker Ritz ai cubetti di ghiaccio della pubblicità di un noto gin. Era inoltre convinzione di Key, senza possibilità di dimostrarlo, che era in atto un complotto a cura dei grandi pubblicitari assieme ai governanti per controllare le nostre menti utilizzando tecniche subliminali.
A distanza di oltre 45 anni dal loro primo manifestarsi, le assunzioni di manipolazioni subliminali persistono, in particolar modo oltreoceano, dove a partire dalla fine degli Anni 80 è sorta un'industria dal fatturato annuo di oltre cinquanta milioni di dollari, la quale commercia in audio cassette o CD di "auto-aiuto" che sarebbero efficaci per qualsiasi cosa: la perdita di peso, lo smettere di fumare, lo sviluppo della memoria, l'aumento delle funzioni sessuali etc.
Ciò sarebbe possibile grazie ad un paio di metodi abbastanza semplici: il primo consiste nel produrre segnali sonori subliminali, la cui velocità di presentazione eccede i parametri conosciuti per la comprensione di frasi compresse o accelerate. L'altro è registrare i messaggi subliminali su nastri multipista con il risultato di concentrare oltre un milioni di questi messaggi in una cassetta da un'ora.Il fenomeno si è quindi evoluto nel tempo: dagli Anni 50 in cui era vissuto come lavaggio del cervello, alla odierna filosofia New Age, passando per gli Anni 70 in cui si è sposato con la corruzione dilagante dei maggiori governi.
Come è evoluto il passaparola negli ultimi anni? Roberto Venturini analizza questo tema, evidenziando le potenzialità ma anche i rischi connessi a questa forma di marketing alternativo.Roberto Venturini affronta questo tema, che sempre più spesso è utilizzato dalle aziende in strategie di marketing alternativoSono passati i tempi in cui il passaparola era un fenomeno auspicabile ma poco controllabile: il passaparola si è fatto adulto, trasformandosi in una nuova area del marketing; con la sua disciplina, la sua scienza, la sua associazione. Un nuovo nome: Word of Mouth. E nuove polemiche.L'idea di fondo del Word of Mouth è quella di influenzare positivamente il target sino al punto in cui il consumatore si trasformi egli stesso in strumento di comunicazione verso gli altri consumatori e prospect.Uno strumento di comunicazione molto più credibile della pubblicità, in quanto "indipendente" e proveniente da una fonte cui generalmente diamo più attenzione che alle comunicazioni commerciali sui mass media – anche perchè di messaggi pubblicitari ne riceviamo molti e di messaggi interpersonali, molti meno.Il Word of Mouth può quindi positivamente influenzare fattori come la brand awareness e la brand equity, l'interesse per un prodotto e la propensione all'acquisto: dare maggiore credibilità a quanto comunica "tradizionalmente" una azienda e essere determinante nel buy cycle dei consumatori.Il problema è che a volte il "consumatore soddisfatto" con cui crediamo di parlare non è che un personaggio al soldo dell’azienda, che cerca di manipolare le nostre opinioni e le nostre decisioni d'acquisto...Il Word of Mouth è efficace perchè va a toccare un tasto sensibile dell'umanità, ovvero la passione per consigliare il prossimo, per mostrare la propria validità additando agli altri prodotti che testimonino della nostra capacità di discernere.Alcuni studi avrebbero mostrato come quasi un quarto delle conversazioni che conduciamo abitualmente finisca per contenere una qualche forma di consiglio, raccomandazione o di condivisione della scoperta di un prodotto.Nel Word of Mouth si passa da operazioni di product placement al sampling su opinion leader; dall'uso di consumatori che fungano da propagandisti apparentemente spontanei (ma segretamente pagati per questo) ad operazioni di stealth marketing (in cui si mantiene segreta la partecipazione dell'azienda in eventi, happening o simili) oppure l'infiltrazione (ad esempio in forum di discussione online) di personale al servizio dell'azienda, che usa identità fittizie per manipolare l'informazione e la discussione, pubblicando ad esempio entusiastiche recensioni sui prodotti fingendo di essere un consumer qualunque.Il tutto con una forte convergenza (o sovrapposizione) verso forme di Marketing Virale o di Guerrilla Marketing.Uno dei fattori che sta contribuendo all'interesse mostrato da molti investitori verso questo strumento è il quello della misurabilità: si tratta ad esempio di monitorare quanto si parla di una marca – ad esempio in una serie di blog che "fanno opinione", di verificare variazioni nella brand awareness.Ma si tratta anche di ascoltare come i consumatori parlano in rete dei nostri prodotti, per identificare le parole chiave, le motivazioni più forti all'acquisto, gli aspetti più importanti per il consumatore della nostra offerta, dalla sua propria voce. E impiegare questa conoscenza per mettere a punto azioni di comunicazione (Word of Mouth o tradizionali) più efficaci, perchè basati su quello che viene pensato e detto di noi.Questo tipo di attività manipolatorie ha generato polemiche che sono giunte anche alle orecchie dei legislatori americani e che rischiano di uccidere sul nascere questa industry - anche se non mancano gli operatori seri e scrupolosi. Il problema è che spesso si lavora ai limiti (o oltre) dell’etica – e non sono mancati gli eccessi, come l'impiego di migliaia di teenagers che segretamente pagati promuovevano marchi e prodotti nel circolo dei loro amici - o arrivando (pare) ad usare bambini perchè influenzassero i loro compagni di scuola.D'altro canto la trasparenza che è vista male da certi operatori e clienti. E' evidente che una persona che ci parla entusiasticamente di un prodotto avrà su di noi un effetto positivo se riteniamo sia indipendente e realmente convinta di un prodotto che ha provato. Diversa, probabilmente, la reazione se questa persona ci rivela di essere pagata per farlo.Il rischio, al di là di un interventi ufficiali di regolamentazione che traccino un limite ad attività che potrebbero ingannare il consumatore, è quello di essere beccati.Cosa che capita, specialmente in rete, dove il target è spesso più sgamato del comunicatore.In più occasioni sono stati individuati marketer che si sono infiltrati in liste e gruppi di discussione con messaggi di grande approvazione e consiglio verso certi prodotti ed aziende, apparentemente provenienti da consumatori soddisfatti... individuati poi essere sempre la stessa persona o la stessa agenzia. Con la conseguente generazione di un movimento di ripulsa che ha avvelenato a lungo la percezione dell'azienda in questione.Anche gli stessi operatori US (almeno quelli seri e professionali) sembrano essersi rassegnati all’inevitabilità di una maggior etica e trasparenza, dandosi regole più strette sul modus operandi e sulla trasparenza al consumatore delle loro azioni.Anche se in Italia questo strumento è ancora ai suoi primi passi, è probabile che in un prossimo futuro assisteremo più spesso ad operazioni di passaparola pilotato. Operazioni che però dovranno (pena lo “scandalo” dei consumatori più attenti ai propri diritti) essere trasparenti… e che dovranno fare i conti con i nuovi strumenti di comunicazione (quali forum,blog…) senza i quali, di questi tempi, appare quasi impossibile far partire un passaparola efficace con budget contenuti.
Roberto Venturini
Si parla con grande frequenza negli ultimi anni di fare squadra, di network, di organizzazioni flessibili e reticolari. La tecnologia, soprattutto quella di rete, ha aperto all'uomo spazi inimmaginabili per entrare in contatto e in relazione con i suoi simili. Ne nasce dunque una forma di interazione a distanza che può essere considerata un’evoluzione di quella simultaneità despazializzata creata già da strumenti come il telegrafo o il telefono, l’uomo può interagire in modo sempre più veloce, preciso e ricco con il suo simile senza dover essere presente nello stesso luogo. Una rivoluzione che vale tanto nelle aziende e nelle organizzazioni quanto nella vita privata.
Esperti autorevoli, come il prof. De Toni, applicano oggi la teoria della complessità al management, evidenziando come l’ordine ed il disordine assoluti sono distruttivi mentre una situazione di confine fra i due stati, definita l’orlo del caos, sia l’unica condizione in grado di produrre innovazione, anche e soprattutto attraverso lo scambio di know how e l’interazione.
La teoria della complessità, infatti, si oppone al riduzionismo della scienza classica e sottolinea come dall’interazione di elementi semplici scaturiscano risultati complessi e in parte imprevedibili a priori.
Eppure nella realtà quotidiana la mentalità di chi opera nel business non è sempre pronta ad accogliere il concetto di network, non almeno per quanto riguarda l’applicazione pratica di tale approccio, nonostante i vantaggi notevoli che esso, se ben applicato, offre.
La mia esperienza professionale di gestore di grandi Community sul web e di network relazionali nel mondo fisico, spesso in combinazione fra loro, mi ha insegnato, infatti, che simili centri d’aggregazione possono diventare davvero punti riferimento importanti, per privati ma anche per aziende, per sviluppare relazioni personali e lavorative cruciali legate a determinati ambiti d’interesse. In più oggi alle relazioni personali e professionali con persone che vivono in un'area limitrofa alla nostra è sempre più importante affiancare quelle con interlocutori che si trovano in altre realtà e che, forse, non potremo mai vedere di persona.
In un mondo interconnesso come il nostro costoro diventano degli interlocutori privilegiati e, in certi casi, imprescindibili per la nostra vita e il nostro lavoro. Dunque sapere fare network diventa ancora più importante di un tempo, perché se anticamente la nostra sussistenza ed il nostro benessere (i motivi che ci portano ad aggregarci) dipendevano da chi ci stava vicino oggi possono invece essere influenzate in modo diretto e pregnante anche da realtà lontane.
Se l'optimum quindi è sempre quello di iniziare una relazione a distanza per poi concretizzarla nel mondo fisico bisogna anche capire che non sempre Internet e le altre reti sono spersonalizzanti, poiché sono dei media, dei mezzi, dei contenitori che possono essere plasmati con l'uso intelligente.
Come si sarà intuito dunque io sono un convinto sostenitore del fatto che le tecnologie di rete hanno apportato un grande plus nella gestione e nello sviluppo delle relazioni umane e dunque i network oggi sono quanto mai efficaci. Per questo credo che per affrontare molte delle sfide che il mondo competitivo moderno propone sia meglio la relazione (e dunque l’utilizzo del diverso know how e delle risorse) che l'opposizione, a patto che la costruzione di questo network sia sviluppata in modo onesto e rispettoso dell'interlocutore.
Questo ultimo punto, all’interno dell’organizzazione, pone la necessità di ricorrere a risorse umane sempre più preparate rispetto all’ottimale utilizzo delle tecnologie per la comunicazione e l’interazione ed insieme all’affermazione di un’etica professionale dei rapporti, anche di business, che eviti situazioni di scorretto utilizzo delle reti di relazioni.
Per tutti questi motivi dunque i gestori di network relazionali, community, social network e anche di piattaforme di CRM, purché preparati e seri, potranno avere, a mio avviso un ruolo crescente nelle organizzazioni perché la gestione delle relazioni interne ed esterne sarà nel futuro un asset intangibile sempre più cruciale per tutti. Le aziende faranno bene a tenersi pronte.
GIANLUIGI ZARANTONELLO
Mi permetto di esulare brevemente dalle tematiche di marketing qui trattate, per riportarvi una notizia che ho poco fa segnalato sul mio blog, relativamente ad un nuovo servizio di statistiche per blog.
Dato che sono un tipo molto curioso di sperimentare nuovi prodotti, specie quando questi si rivolgono e coinvolgono in modo espresso e diretto la comunità dei blogger ( ed il blog di Max è un ottimo punto di ritrovo per tutti noi) , vi riporto quanto segue:
E' disponibile un nuovo servizio di statistiche web espressamente dedicato ai blog.
Si chiama Measure Map e si propone di essere un buon mix di Flash, Ajax, HTML, CSS, Javascript ed Action Script.
Ripeto, la caratteristica che lo differenzia dagli altri soliti sistemi di statistiche per siti web (a parte Google Analytics), è in primis che è un prodotto recentemente acquisito da Google (il che dovrebbe in qualche modo essere una garanzia) , come annunciato ieri ufficialmente sul Google Blog, in secundis che è nato appositamente per analizzare il traffico sui blog e tutto quello che succede al loro interno, in tertiis che il setup per implementarlo all'interno del vostro weblog non dovrebbe rubarvi più di 60 secondi, il che non guasta.
Attualmente è possibile iscriversi gratuitamente per provarlo (dovete solo attendere di essere ricontattati), quindi invito i curiosi e gli smanettoni a farlo senza troppe diffidenze (Max, mi raccomando, dai il buon esempio ).
Qui sotto vedete uno screenshot del pannello di controllo, una volta che vi siete registrati:
A voi i commenti...
D'altro canto l’ingegnere Hal Becket introdusse sul mercato americano un nuovo aggeggio che inseriva messaggi subliminali nei nastri musicali. La sua trovata venne utilizzata in 50 grandi magazzini per scoraggiare i ladri. Messaggi come "io sono onesto, non devo rubare" erano ripetuti rapidamente e mixati con la musica di sottofondo che era diffusa a basso volume.
Nei negozi in cui furono installate le "piccole scatole nere" di Becket, si sarebbe rilevata una sensibile diminuzione nei furti. Secondo quanto scritto nel ‘73 da Wilson Bryan Key, promotore dell'efficacia della seduzione subliminale, in molti dischi rock sono inseriti messaggi al di sotto della soglia percettiva,i quali inducono gli ascoltatori ad alzare il volume in modo da percepirli.
Key introdusse anche il concetto di backward masking nel suo originale significato psicologico secondo cui parole visivamente incastonate in altre (o anche suoni) possono essere percepite anche se capovolte o scritte in senso inverso. Molte delle sue considerazioni sono semplicemente delle proiezioni che lo spettatore/ ascoltatore fa sopra un'immagine o una musica, lo stesso che accade per le interpretazioni del test psicologico delle macchie di Rorschach. Così come in molti casi i presunti messaggi subliminali denotano non tanto l'intento segreto del musicista o una cospirazione pubblicitaria, ma piuttosto le attese e le ossessioni di chi li interpreta.
Proprio ieri abbiamo parlato del dominio incontrastato di Google nell’ambito delle ricerche effettuate in America. Una recente ricerca di BIGresearch analizza però i dati da una prospettiva diversa: una cosa infatti è il numero di utenti che effettuano una ricerca ma altra è la capacità di influenzare in maniera significativa le decisioni di acquisto.Ovviamente per motivi puramente statistici un elevato numero di visitatori ha maggiori possibilità di tradursi in un acquisto o almeno in una visita ad un determinato sito, ma può essere significativo valutare la capacità di un motore nell’influenzare le decisioni di acquisto dei navigatori come valore di per sé.L’ultima pubblicazione del latest Simultaneous Media Study (SIMM), condotto da BIGresearch, esamina proprio questo aspetto, analizzando le risposte e il comportamento di oltre 15.000 intervistati. Gli utilizzatori di Google sono i più influenzati quando si tratta di prodotti di elettronica di consumo (30,5%), seguiti dai visitatori di Yahoo (27,5%) e MSN (24,9%). Anche nel settore delle telecomunicazioni Google è in prima posizione (10,3%), ma con un distacco minimo su Yahoo e MSN, che sono attorno al 10,1%. La situazione cambia sensibilmente quando si prendono in considerazione altre categorie merceologiche, come ad esempio oggetti per abbellire la casa, dove Yahoo è il numero uno e Google soltanto in quarta posizione, ma anche per le medicine la situazione è sostanzialmente analoga, con Yahoo di nuovo in testa e Google quinto. Solo se si parla di cenare fuori il motore Mountain View recupera qualche posizione, rimanendo comunque terzo.In altre categorie il gradino più alto del podio è addirittura occupato da MSN (per ricerche legate ad auto e automezzi) o AOL (abbigliamento e vestiti e alimentari).A questo punto è lecito porsi la domanda: è più conveniente puntare sempre sul motore più utilizzato in assoluto o in un’ottica di advertising vale la pena di tenere in considerazione anche la categoria merceologica alla quale si appartiene?
Una recente ricerca di Nielsen//NetRatings relativa alle ricerche effettuate su internet nel 2005 in USA ha evidenziato due dati particolarmente interessanti: 1. Il numero complessivo delle ricerche continua ad aumentare, segnando un +55% rispetto all’anno precedente (3,3 miliardi a dicembre 2004 contro i 5,1 miliardi registrati a dicembre 2005).2. Google ha un ruolo sempre più centrale nell’accesso al web, riuscendo a catalizzare quasi il 49% del totale delle ricerche effettuate, e nel 2005 ha ulteriormente distanziato gli inseguitori. Il motore di Mountain View infatti lo scorso anno è cresciuto del 5,7% mentre Yahoo, al secondo gradino del podio, ha perso lo 0,3%, passando dal 21,7% del 2004 al 21,4% del 2005. Medaglia di bronzo per MSN, il motore Microsoft, che, nonostante i tentativi di promozione, stenta a d affermarsi, perdendo nel periodo considerato ben il 3,1%, con una quota d mercato che passa dal 14,9% adel 2004 l 10,9% del 2005.A questo deciso aumento del numero di ricerche effettuate non corrisponde però un altrettanto elevato incremento del numero di utilizzatori della rete, che sono cresciuti appena del 3%, con un totale di 207 milioni di persone.Una prima analisi dei dati presentati (il report completo può essere scaricato qui) mostra come sommando le quote di mercato dei tre principali player si arrivi ad una market share complessiva dell’80% del mercato, a dispetto dell’elevato numero di motori di ricerca considerati (60 in tutto). Si tratta quindi di un mercato fortemente concentrato, con un singolo operatore che ha una posizione predominante e ben distanziata da principali inseguitori. Un altro dato interessante è il notevole aumento del numero di ricerche effettuate anche in presenza di tassi di crescita dei navigatori decisamente più modesti. Questo significa che un numero sempre più consistente di navigatori utilizza internet per cercare le informazioni di cui ha bisogno, con evidenti implicazioni in termini di advertising mirato.In aggiunta infatti alle ricerche effettuate per lavoro o studio diventa sempre più frequente, anche in Europa, la tendenza a reperire on-line informazioni sui prodotti di proprio interesse, anche se l’acquisto viene poi fatto in un punto vendita tradizionale. In questo modo è possibile paragonare tra loro prestazioni e caratteristiche di una molteplicità di prodotti, aumentando considerevolmente la possibilità di effettuare acquisti consapevoli dei quali rimanere soddisfatti.Riuscirà Google a mantenere questa posizione di leadership quasi assoluta anche nel 2006? Molto dipenderà dalle scelte e dalle strategie dei principali concorrenti, che difficilmente staranno a guardare rassegnandosi a raccogliere le briciole di quanto avanzato dal colosso di Mountain View. Dovranno però operare con molta efficacia per recuperare il terreon perduto anche perché, come sappiamo, difficilmente Google rimarrà fermo ad aspettare.
Procter & Gamble, vera e propria scuola di marketing, è ben consapevole dell’importanza di saper prestare attenzione alla voce dei propri clienti e per questo ha saputo varare nel tempo diverse iniziative atte a promuovere al proprio interno una maggiore consapevolezza delle necessità del target di riferimento.Vocalpoint è un brand ideato da P&G per favorire una maggiore collaborazione tra le aziende e una community di mamme “influenti”, in grado di fornire preziosi consigli su diversi settori come intrattenimento, moda, musica, alimentari e bellezza. Attraverso un’attenta analisi dei pareri espressi da queste mamme, accuratamente selezionate per rappresentare un panel significativo, Vocalpoint genera valore e una migliore conoscenza di mercato per le aziende clienti, utilizzando strumenti come sondaggi, sampling e speciali anteprime.Ma se le mamme sono influentials i figli sono considerati opinion leaders e quindi anche loro al centro di analisi di marketing. Nel 2001 P&G ha infatti creato Tremor, una community di teenager che attualmente conta oltre 250.000 iscritti, allo scopo di sviluppare progetti di word of mouth per i settori della moda, intrattenimento, musica alimentari e bellezza. Tremor è in grado di creare nei partecipanti un senso di appartenenza, che può portare questi teenager a diventare early adopters ma anche testimonials, favorendo quindi un passaparola che può rivelarsi un efficace strumento di marketing.E le aziende possono ottenere dati di prima mano su prodotti e servizi da sviluppare per un pubblico giovane, con evidenti vantaggi sia in termini di ideazione che di marketing e comunicazione.
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