Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Sempre più diffusa la pratica di fissare prezzi per gli Usa uguali a quelli europei. Anche se il biglietto verde vale meno.
Le mille lire per un euro hanno fatto scuola. Hanno attraversato l'oceano e riscosso un buon successo. Tanto che l'1 a 1 (un dollaro uguale un euro) è stato adottato da molti come tasso di cambio fisso. Poco importa che il biglietto verde valga oggi poco meno di 0,80 euro. Steve Jobs con la sua Apple, tanto per fare un esempio, non si pone problemi. Le canzoni su iTunes? 0,99 centesimi di dollaro e di euro. C'èst plus facile.
E gli altri prodotti della Mela smozzicata? Stessa storia. Prendete il prezzo in dollari e avrete quello in euro. Soltanto che 300 dollari al cambio attuale equivalgono a 231 euro. Ne ballano così 69 che gli europei versano ad Apple senza particolari motivi. Ma la Mela di Cupertino non è l'unica. Kodak riesce a anche a fare peggio. La cornice digitale EasyShare Ex1011 costa 279,95 dollari al consumatore statunitense e 299 (invece di 215) a quello della vecchia Europa.
Stessa storia per gli altri modelli EasyShare, mentre per le fotocamere il prezzo è equivalente. 249,95 dollari per la V1003 contro 295 euro. Ma se decidete di comprare gli accessori sappiate che negli Usa i prezzi a seconda del modello vanno da 9,95 a 49,95 dollari contro un prezzo europeo che parte da 19 euro e arriva a 49. Ma il problema non riguarda solo le aziende americane. La finlandese Nokia propone l'Internet tablet N800 a 399 siano dollari o euro.
Motivi particolari per questi prezzi non ce ne sono. E' una scelta di politica commerciale delle aziende che non si giustifica con eventuali spese di spedizione o altro. Tempo fa qualcuno ha provato a protestare ma non è servito a nulla. Oltre 12 mila persone nel 2005 hanno siglato infatti una petizione online per protestare contro il cambio uno a uno nel caso del Mac Mini di Apple. Ma a Cupertino non hanno fatto un plissé. Hanno risposto che il prezzo già così era molto competitivo. E in via ufficiosa hanno fatto sapere che non ci sarebbero stati cambiamenti anche in caso di variazioni nel rapportodi cambio fra euro e dollaro. Da allora l'euro si è rafforzato e la cotroprova non c'è stata. Però altri hanno seguito la strada tracciata dalla Mela.
Luigi Ferro
Prodotti di nicchia, target di nicchia, marketing di nicchia.
Se sono in una nicchia sono speciale e mi sento meno solo (o più speciale) se mi strofino con gli altri tre gatti che appartengono come me al mini segmento.
In questi casi la creazione di una comunità può essere uno strumento di marketing molto centrato - ed è quello che ha fatto Toyota, per coccolare, rassicurare, gratificare gli acquirenti delle vetture ibride.
Il sito messo su dalla casa automobilistica giapponese fa leva sulla comunità e sul network sociale - proponendo ai circa 600,000 proprietari di incontrarsi virtualmente sulla base dei propri profili (per confronto,negli USA si vendono attualmente credo almeno 13 milioni di autovetture all'anno), condividendo le proprie eperienze e i motivi di una scelta di acquisto ancora tanto anticonvenzionale.
Il contro-product placement: Marlboro al cinema? No grazie, dice il produttore
Philip Morris ha chiesto (negli USA) alle compagnie cinematografiche di astenersi dal mostrare i prodotti della multinazionale del tabacco nei film.A questo scopo avrebbe prodotto addirittura spot appositi destinati a registi e operatori del settore per evitare che si verifichino situazioni di product placement non controllate.La mossa è spiegabile in modo molto semplice. Se una Marlboro appare al cine e un giovanotto inizia a fumare a causa di questa esposizione, piombano addosso alla Philip Morris migliaia di attivisti antitabacco e alcune decine di enti statali, senza parlare della giustizia, tribunali e un rinforzo delle Giubbe Rosse canadesi.Insomma, di questi tempi si rischia troppo a parlare dei propri prodotti, se si è nel tabacco: date un'occhiata al sito Philip Morris italiano - è praticamente impossibile capire che marche producono - esce solo che loro sì fanno sigarette ma che si dano un gran da fare perchè la gente smetta di fumare o non inizi, etc etc.In effetti, da molte parti si accusano le imprese del tabacco di essersi ampiamente approfittate del product placement apparentemente "spontaneo", in quanto proibito da un accordo firmato dalle imprese del settore nel 1998 nel quale si impegnavano a non promozionare i prori prodotti al cinema.
KFC, nel Regno Unito, eliminerà i giocattoli dai suoi menù per bambini (una volta, ovviamente, terminata la campagna promozionale centrata sui personaggi del film di animazione "Happy Feet").
Si tratta della seconda mossa all'indietro da parte di catene di fast food operanti in UK dopo l'annuncio di Burger King - che dal 22 dicembre smetterà di passare la propria pubblicità nei programmi televisivi dedicati all'infanzia. In entrambi i casi si tratta di una mossa volta ad anticipare una decisione dell' Ofcom (l'ente regolatore della comunicazione nel regno britannico) - che ha fatto chiaramente capire la propria intenzione di proibire a breve termine la comunicazione volta a promuovere prodotti alimentari che l'ente consideri poco salutari... Queste operazioni "censorie" sono destinate a suscitare non poche polemiche, generalemente sul tema della libertà di scelta e dell'autodeterminazione, per lo meno quando si tratti di target adulti. Da genitore, anche se coinvolto nel mondo della comunicazione e del marketing, non riesco però a trovare questa forma di pressione così negativa, anzi, tutto sommato l'approvo calorosamente.... (basta guardarsi intorno e vedere quanti bambini sovrappeso ci sono in giro, se le fredde statistiche sull'obesità infantile non bastano a convincerci...)
Gli eventi, siano essi di comunicazione, promozionali o commerciali, hanno assunto al giorno d’oggi la valenza di vero e proprio nuovo “media” , posizionandosi con un ruolo di primaria importanza nei piani di comunicazione e nelle strategie di marketing delle grandi, medie e piccole imprese, per il loro carattere poliedrico e modulare, per la relazione one-to-one con i consumatori, e per il potenziale di comunicabilità multimediale.
Gli eventi, in particolare quelli promozionali, e le iniziative di field marketing indoor e outdoor, in store e on the road, ribaltano i modelli del vecchio marketing , che r.i.p: riposa in pace, e la visione ed il rapporto con il mercato: non è più il consumatore ad andare verso il prodotto/azienda , ma è l’azienda ovvero il prodotto che va dal consumatore nel suo ambiente, dove vive, dove acquista, dove consuma, lo prende per mano, lo conosce, instaura dapprima un contatto ed una connessione eppoi un legame. Cioè una relazione personale e personalizzata, one-to-one, ma ancoe meglio one-to-each. E finalmente il prodotto o servizio per il consumatore ha un volto “umano”.
E’ il diretto interessato aziendale (sia esso di vendita, di comunicazione, di marketing) che va a conoscere personalmente il singolo consumatore. Ascolta dal vivo le sue aspettative, vede de visum le sue necessità, avverte i suoi stati reali d’animo rispetto al prodotto o al servizio proposto, capisce il vissuto(emotivo e razionale) del prodotto da parte del singolo e da questi sondaggi o ricerche sul campo nasce una esperienza unica, inimitabile dalla quale si traggono dati molto più veritieri, sinceri e corretti rispetto alle classiche indagini quali-quantitative d’opinione nelle quali è un interlocutore diverso, seppur esperto e professionista a dialogare con l’intervistato.
Un altro vantaggio deriva dalla possibilità di verificare "sul campo" le reazioni ed i commenti del proprio target sia al prodotto, sia alla marca , sia all’evento stesso, migliorando di conseguenza il grado conoscenza reciproca ma anche utilizzando tale feedback per tarare le successive iniziative di marketing relazionale e modificare prodotti e servizi nella sostanza e nella forma (packaging) rendendoli più vicini alle aspettative e necessità del target di riferimento.
Secondo il presidente di Eurisko si profila un neomarketing che dovrà dominare i feedback degli utenti sempre più avvezzi alla Rete.
Il consumatore è mobile. E' veloce, ha più possibilità di confronto tra offerte e marche e ha a disposizione luoghi di acquisto sempre più inediti. Giuseppe Minoia, presidente di Eurisko sintetizza così la situazione del “consumatore-utente” nel seminario sul consumatore e la rete svoltosi nei giorni scorsi a Milano. Secondo Minoia i consumatori da semplici lettori sono diventati anche coautori (citizen journalism, blog e altro) con approfondimenti sempre più personalizzati e virali. In più il consumatore mobile è diventato prosumerista (produttore-consumatore) ed è “più capace di saltare passaggi obbligati effettuando acquisti disintermediati risparmiando tempo e denaro”.
Questa quota in più di sapere a disposizione si traduce in maggiore precisione e profondità delle richieste, più tempo a disposizione per nuove esperienze e più energie da dedicare alle esperienze che diventano di valore. Il prosumerismo è sotto gli occhi di tutti attraverso le varie forme di protagonismo in rete che vanno dai blog ai siti personali al social networking. Un protagonismo che colpisce i giornalisti, più di prima sotto l'occhio dei lettori, ma coinvolge anche le aziende. Come è il caso di Fiat che con il progetto “500 wants you” ha cercato di coinvolgere i clienti sul progetto della nuova vettura.
Anche la pubblicità rimane coinvolta in questo passaggio. Gli utenti rischiano di impossessarsi della comunicazione dell'azienda, mentre la viralità da guerrilla marketing diventa modus operandi. “La velocità comunicazionale del mondo Internet e la sua customizzazione - osserva Minoia - non possono che mettere in crisi i “vecchi” format e le pianificazioni mediatiche “classiche”: si profila così un neomarketing della neocomunicazione, con nuovi contenuti/linguaggi/format/target di riferimento”. Compito del nuovo marketing sarà di dominare i feedback degli utenti prosumer, individuare programmi di analisi delle nuove forme di knowledge (blog, community, etc.), procedere per trasversalità e orizzontalità culturali, ricorrendo alle intersezioni di genere e di prodotto, di esperienza e di sapere esperto dell'utente/consumatore.
Via Smaunews.it
Nell’approccio del social shopping si possono scegliere all’interno della comunità dei recensori quelli più affini a noi per gusti, età, caratteristiche e ottenere il parere, su un prodotto o un servizio, da parte di qualcuno che ci assomiglia, che condivide certe cose e la cui suggerimento può quindi essere molto più significativo per noi come individui ( e non come target segmentato sociodemograficamente).La teoria è semplice, la messa in pratica è un po’ più complicata – e coinvolge almeno 3 grandi classi di attori: le marche, i comunicatori e gli inventori / gestori dei siti /strumenti di Social Shopping.Nella pratica dei siti che si occupano di social shopping, esistono vari approcci e vari strumenti. Spesso si parte da un motore di ricerca del prodotto, che dal risultato permette poi di accedere a delle pagine di riassunto e confronto, di comparazione dei prezzi e delle caratteristiche, alle recensioni degli altri utenti, a pagine editoriali redatte da una redazione interna, ad una evidenziazione di particolari offerte speciali in corso sui vari siti di e-commerce.Si può invece partire dalla pagina personale di un membro della comunità che pubblica una lista con i propri preferiti e la raccolta delle proprie recensioni. Si può arrivare a forum e spazi di dibattito, dove si può richiedere il consiglio e il supporto degli altri membri della comunità, chiedendo un parere a chi ha già provato un prodotto o è un esperto del campo.Su altri siti si può ottenere l’accesso ad un database comparativo di tutti (o quasi) i prodotti esistenti in una certa categoria, costruito con il contributo dei membri della comunità che recensiscono i prodotti quando escono, come nel caso del social shopping enologico di Cellartracker, un software/ database arricchito continuamente da una community di entusiasti.Un approccio molto focalizzato su un target di alto spendenti è quello di Stylehive, un sito che si descrive come un servizio mirato verso gli ''shopping obsessed'', che possono segnare sotto forma di bookmark i propri prodotti favoriti e condividerli con tutti coloro che condividono questa passione ( in pratica segnalando o raccomandando prodotti considerati "caldi"). Un luogo di aggregazione e interazione per gli utenti Fashion conscious e per i trend setter (o gli early followers) dove i consumatori possano condividere il piacere di scoprire e di condividere la scoperta di nuovi prodotti. E dove l'obiettivo è di trasformare il sito in uno dei motori della creazione di mode e trend attraverso l'interazione dei consumatori più attenti, sensibili ed influenti, rendendo facile poi al resto del mercato venire informati sui nuovi prodotti emergenti, sulle nuove, irrinunciabili oggetti del desiderio del mercato.Moltissimi altri sono gli approcci differenti tentati dagli operatori in cerca di successo nel mondo del social shopping; dai siti che combinano interazione sociale e sconti come Yub.com alle piazze virtuali dove il pubblico è invitato a definire quali siano i migliori prodotti del mercato attraverso una votazione collettiva del tipo di Crowdstorm - arrivando a pubblicare liste e classifiche molto credibili e in grado di influenzare significativamente le decisioni d'acquisto.E poi i variegati approcci di Yahoo, ThisNext, Wists, ShopWiki, Kaboodle, di Froogle , NexTag, Shopping.com, Shopzilla, PriceGrabber ...In maniera abbastanza scontata e proiettata verso un futuro ormai molto vicino, molti operatori sono poi già proiettati verso il mondo dell’Internet mobile, configurando un facile accesso via telefono, palmare o tablet ai servizi di comparazione, per poter ad esempio effettuare una ricerca del miglior prezzo mentre l’utente magari è sul punto vendita e desidera esseere sicuro non ci sia un negozio nelle vicinanze ( o un e-commerce) che offra lo stesso prodottto ad un prezzo migliore.Con tutte le conseguenze sulla rete distributiva e le politiche di marketing e promozione di cui abbiamo già parlato più volte in passato.
La campagna ruota intorno al concept “sempre e dovunque”. Con i cellulari Walkman® è possibile ascoltare la propria musica preferita in qualsiasi momento.
Grazie alla scelta nel piano outdoor di Sonic, prodotto IGPDecaux Innovate, questo concetto è stato esplicitato in quindici fermate ATM di Milano. Dalle 8 alle 20, è possibile scaricare via Bluetooth™ Hurt sul proprio cellulare, l’ultimo singolo di Christina Aguilera, vivendo direttamente l’esperienza Walkman®, anche grazie alla diffusione della musica sotto la pensilina.
La pianificazione per l’esterna curata da Kinetic prevede maxiaffissioni a Milano e Roma dalla metà di novembre alla prima settimana di dicembre. A Milano, oltre alle pensiline ATM e alle maxi affissioni, è prevista anche una station domination alla stazione metro di Montenapoleone che include una floorgraphic.
Via Pubblicità Italia
I nuovi media rendono possibile la generazione / autoproduzione di contenuti da mettere a disposizione del pubblico.
Si e' quindi contemporaneamente produttori di contenuto (informazione , entertainment, approfondimento...) e consumatori.
La cosa sta prendendo piede: i blog hanno negli US una audience maggiore di quanto abbia la radio via satellite, siti personali generano audience importanti, i forum di discussione catalizzano le opinioni e le esperienze d'uso dei consumatori che le condividono, il podcasting è una realtà con cifre rispettabili, considerando i costi e gli sforzi di produzione (zero).
Va da se' che, specialmente dopo l'introduzione dell'ipod video, manca pochissimo al Tvpodcasting, in cui il pubblico, gente come tu ed io, armata di una videocamera, si produrra' il suo programmino e lo potra' mettere on line a disposizione di tutti.
Si accompagni questo con una diffusione (negli US) dell'abitudine di registrare i programmi TV per riguardarseli dopo (saltando la pubblicita'?) tanto in crescita che la stessa Nielsen sta lavorando per dare dati di audience anche sulla fruizione in differita dei programmi TV, in modo da dare guidelines piu' oggettive a centri media e investitori pubblicitari.
L'autoproduzione di contenuti, indubbiamente porta via spazio, attenzione e audience ai media tradizionali: sia perche' se produci non fruisci, sia perche' sempre piu' gente fruisce di questi mezzi alternativi in aggiunta (ma anche in sostituzione) dei mezzi classici.
Specialmente negli US l'erosione dei media digitali rispetto alle audience di quelli tradizionali si sta facendo sentire, si puo' vedere a livello di numeri.
C'e' da scommettere pero' che il mondo del marketing e della comunicazione riuscirà a trovare una via d'uscita: in realta' questi mezzi alternativi possono proprio essere dei nuovi media che possono essere utilizzati (con maggiore sforzo) dagli inserzionisti - chi l'ha capito bene ad es e' Google, con le sue Adwords all'interno di siti e di blog.... e del resto questo e' il modello di business che permette di tenere in piedi il sistema che permette a tutti noi di pubblicare gratuitamente i nostri contenuti...
Tutta la dimensione di consiglio, confronto, socializzazione tipica dello shopping influenza fortemente la nostra decisione di cosa compraree dove. Non è però generalmente corretto chiamare shopping quello che si fa on-line: difficilmente si “va per vetrine”, per vedere cosa c’è di nuovo e di bello, aspettandosi l’inaspettato e la sorpresa. E non si va, generalmente, a fare compere online in compagnia (se invece lo fate postate un commento, mi interessano le eventuali dinamiche su questo fronte).
Queste dimensioni sociali stanno venendo recuperate anche grazie a siti che aggregano comunità che si relazionano fra di loro in modo sociale. E che possono, sul sito, dare voti ai prodotti, creare liste tipo "i 10 migliori", scrivere recensioni e consultare le recensioni dei propri pari. Ricevendo quindi un aiuto per orizzontarsi fra le decine di milioni di prodotti in vendita online e offline, senza doversi fidare solo del punto di vista del produttore ( la pubblicità), ma affidandosi ad un consenso collettivo o più semplicemente, sentendo le opinioni di chi il prodotto l’ha già provato. O, più spesso, di qualità, almeno negli obiettivi: in molti siti esperti e celebrità sono invitati a scrivere recensioni e proprie liste del “meglio di”; e gli utenti “normali” potrebbero venire presto remunerati sulla base della qualità della propria recensione (e , a tendere, sulla capacità di far vendere online il prodotto, in una forma di affiliate marketing).
Questo può avvenire a livello dell'intero mercato ma, molto probabilmente, esprimerà la sua vera forza sulle nicchie sociodemografiche, sulle tribù, su quei piccoli gruppi appassionati, altospendenti, dispostissimi e interessatissimi a scambiarsi opinioni, pareri e consigli.
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