Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
In questi giorni sto facendo qualche esperimento sull’IPad per capire al meglio le potenzialità dello strumento e una delle prime cose che ho installato è stata l’applicazione Flipboard, che mi avevano consigliato in molti.
Si tratta in sostanza di uno strumento che permettere di organizzare (benissimo) un magazine composto dalle nostre fonti preferite (compresi Facebook e Twitter), sfogliandole, aprendo multimedia, guardando chi le ha condivise e unendosi al volo alla conversazione su Twitter.
La cosa che mi ha colpito molto è che in realtà i contenuti sono quelli già esistenti in altre forme ma la modalità di fruizione li rende completamente diversi in termini di esperienza, rafforzando molto il loro lato social.
Questo mi ha dato alcuni spunti che vorrei condividere con voi:
1) Presupponendo che il web sia morto come dice Anderson questo di tipo di apps confermano l’importanza della costruzione dei propri contenuti e della facilità di messa a disposizione verso terze parti.
2) E’ importante concentrarsi sullo sviluppo di applicazioni proprie (se dotate di valore aggiunto) ma non vanno trascurate le possibilità di trovare spazio all’interno di quelle più ben fatte (e diffuse) di altri. Se non ci saremo noi ci entrerà qualcun altro.
3) La componente sociale che si lega ai nostri contenuti non è più trascurabile: Flipboard a lato di ogni articolo mostra subito tutte le conversazioni e gli sharing generati dallo stesso, non essere in questo dialogo, anche solo per ascoltare, può risultare estremamente pericoloso.
4) E’ impensabile ormai considerare i propri contenuti solo come residenti sui nostri siti e applicazioni: il contenuto deve sempre partire da noi e a noi riportare (non chiudiamo le nostre proprietà!) ma con pochi click chiunque lo può inserire in un altro contesto (reader, Flipboard, Netvibes, iGoogle etc.), senza poi contare laquestione dell’ipertestualità diffusa anche offline. Tanto vale rendere il nostro contenuto già il più bello e facilmente fruibile possibile.
Che cosa ne dite? Certo in Italia siamo ancora un po’ indietro ma non per questo io non guarderei ancora più in là nel futuro…
Gianluigi Zarantonello via internetmanagerblog.com
A grande richiesta (di quelli che erano in sala) ho pubblicato su Slideshare la mia presentazione fatta in ISTAT allo Statcamp.
Si parla di quanti sono gli italiani in Rete, incrociando un po' acrobaticamente i numeri con i dati sull'alfabetizzazione e gli skills culturali della popolazione.
Di che farsi venire qualche dubbio sulla matrice (solo) tecnologica del Digital Divide. Una provocazione, se volete... ma qualche pensiero magari lo fa venire.
(nota: in parte è una traduzione del mio articolo su Apogeo sullo stesso tema, con qualche aggiunta sul tema della "democrazia" della Rete, quindi può essere interessante anche lato e-gov... e politica)
Le app sono ormai una realtà consolidata nell’economia di internet, ma il fenomeno, legato all’espansione del mercato degli smartphone, assumerà proporzioni sempre più grandi. Le applicazioni di ogni genere nel 2010 hanno fruttato 6,8 miliardi di dollari ai negozi digitali, ma nel 2015 genereranno un giro d’affari di 25 miliardi della stessa valuta. Secondo una ricerca di MarketstandMarkets, il settore è in continuo sviluppo e nel prossimo quinquennio diverrà una delle più importanti fonti di guadagno nell’universo e-commerce.
Grande mattatore è Apple, che guida il settore con il suo App Store e i leader di mercato iPhone e iPad. Il negozio online della Mela può contare attualmente sul 20,5% del market share ma, stando alle previsioni, dovrebbe raggiungere il 29,6% nel 2014. La app piacciono, dunque, soprattutto in Nord America, dove si concentra il 41,6% dei guadagni derivati dalla vendita dei software per dispositivi mobili. Ma l’Asia cresce velocemente, e già conta il 36% dei download.
Via Quo Media
Stando ai dati raccolti da Nielsen, in Italia il 40% degli internauti di età superiore ai 14 anni si dichiara disponibile a pagare l’accesso ai contenuti di qualità presenti in rete. La percentuale dei favorevoli a film, musica e, in maniera minore, news e programmi tv a pagamento sale al 50% nella fascia 14-44 anni. Si tratta di circa 11,5 milioni di persone.
La ricerca evidenzia il legame diretto tra la crescente propensione alla spesa per i contenuti digitali e un’offerta di contenuti sempre più capillare e con un basso valore unitario. I consumatori preferiscono l’acquisto mirato di contenuti di interesse specifico attraverso micro transazioni.
Via Quo Media
In questi ultimi mesi mi sono già occupato varie volte di nuovi paradigmi tecnologici e della loro influenza sul business e sulla società. In particolare in questi giorni poi ho letto varie notizie che mi hanno portato a tornare su di un tema che avevo toccato qualche tempo fa in più momenti (ad esempio qui e qui), ossia il cloud computing, inteso sia come tecnologia sia come logica.
immagine tratta da Sevensheaven.nl
Trovo molto attuale e affascinante il concetto di poter accedere a dati, applicazioni e contenuti in modo indifferente dal supporto e dal luogo in cui ci troviamo e molti fattori mi sembrano agevolare la diffusione di questo paradigmache per gli addetti ai lavori e’ già realtà.
Un primo fattore e’ senza dubbio losviluppo delle reti mobili e l’abbattimento (finalmente!) deiprezzi per la connessione, unito alcrollo dei costi di storage dei dati (vi ricordate Gratis di Chris Anderson e questa mia presentazione?).
Su questo si innestano le nuove generazioni di dispositivi sempre connessi e le tecnologie che consentono l’ipertestualita’ dei luoghi fisici. Applicazioni come Dropbox e Evernote rendono poi sempre più vicino e familiare ai consumatori finali il concetto di sincronizzazione di tutti i propri dispositivi.
Il mercato non sta a guardare naturalmente, e l’ultimo esempio in termini di tempo e’ la sfida nel mondo dei libri fraeBooks di Google e Kindle for the web di Amazon, tutta svolta in punta di nuvole.
Se dunque vogliamo dare per morto il web così come lo abbiamo conosciuto e’ in questa direzione che dobbiamo guardare e, per le aziende, il marketing e la tecnologia devono esser pronti alla sfida. Il nuovo mondo che si svolge sulle nuvole sta per entrare nella vita di tutti, con buona pace di chi pensa che sia ancora presto, certo si deve ragionare seriamente sulla sicurezza ma la via e’ tracciata. Secondo voi le nostre aziende italiane sono pronte?
Gianluigi Zarantonello via Internetmanagerblog.com
Audiweb pubblica i dati di audience online del mese di novembre 2010, distribuendo agli operatori il planning database, che presenta la stima dell’utilizzo effettivo di internet da parte degli Italiani dai 2 anni in su che si collegano attraverso un computer da casa, ufficio e altri luoghi. Nel mese di novembre 2010 risultano essere 24,7 milioni gli Italiani che si sono collegati almeno una volta a internet, il 10,7% in più rispetto allo stesso periodo del 2009.
Rispetto all’anno precedente, cresce dell’11,3% anche l’audience online nel giorno medio che registra 12,6 milioni di utenti attivi (erano 11,3 milioni gli utenti attivi nel mese di novembre 2009) che si collegano mediamente per 1 ora e 32 minuti al giorno, consultando 181 pagine per persona. Gli utenti attivi nel giorno medio sono 3,9 milioni dell’area Nord-Ovest (il 31% degli utenti attivi nel giorno medio), 2 milioni dell’area Nord-Est (pari al 16,2% degli utenti attivi nel giorno medio), 2,1 milioni del Centro (il 17%) e 3,7 milioni dell’area Sud e Isole (il 29,4%). Nel giorno medio risultano online 7 milioni di uomini e 5,5 milioni di donne principalmente tra i 35 e i 54 anni (il 47,6% degli utenti attivi nel giorno medio). Anche i giovani tra i 25 e i 34 anni sono ben rappresentati online, con una media giornaliera di 2,6 milioni di utenti attivi (il 20,9% degli utenti attivi nel giorno medio) che navigano per 1 ora e 42 minuti al giorno.
Per quanto riguarda l’uso del mezzo nelle diverse fasce orarie del giorno medio di novembre, è confermata una particolare attività già a partire dalla fascia oraria tra le 9:00 e le 12:00 in cui risultano online in media 5,6 milioni di utenti attivi. Dalle 12:00 alle 15:00 l’audience online sale a una media di 6,4 milioni di utenti attivi con un dato abbastanza stabile fino alla fascia oraria tra le ore 21:00 e la mezzanotte in cui si registrano 5 milioni di utenti attivi che navigano mediamente 39 minuti per persona consultando 75 pagine.
Gli editori online pianificabili questo mese nel planning database, iscritti direttamente o dai loro network pubblicitari, sono: 192 Parent, 388 Brand, 1020 Channel e 93 Custom Property per aggregati o aree tematiche. La sintesi mensile del report Audiweb Database è disponibile sul sito di Audiweb per tutti gli utenti registrati e in forma completa per tutti gli abbonati attraverso le principali aziende di elaborazione dati per la pianificazione pubblicitaria.
via Audiweb.it
Decollano le vendite sul mercato di eBay attraverso gli accessi in mobilità: hanno raggiunto quasi due miliardi di dollari nel 2010, il triplo rispetto all'anno precedente. I confini dell'ecommerce vanno oltre le mura di casa e dell'ufficio: gli schermi di cellulari, tablet, netbook e laptop abilitano la ricerca, la scelta negli scaffali digitali e l'acquisto da qualsiasi luogo, grazie alle connessioni con le reti di telefonia mobile e wifi. L'uso di applicazioni software semplifica le procedure: un utente su tre di iPad ha scaricato la "app" di eBay, ma i più attivi nello shopping sono gli utenti di iPhone.
Città, quartieri, province: le frontiere del commercio elettronico si spostano anche su scala locale, soprattutto negli Stati Uniti. Negli ultimi mesi dell'anno scorso le grandi società hi-tech hanno puntato su aziende specializzate nella gestione di offerte economiche sul territorio attraverso sconti, acquisti di gruppo, promozioni. Per esempio, eBay ha comprato per 75 milioni di dollari la start-up Milo. Poco prima la libreria online Amazon ha investito in Livingsocial per 175 milioni di dollari. I riflettori sono puntati in questo momento su Groupon: partita da Chicago due anni fa, ha esteso in poco tempo la sua piattaforma commerciale in Europa, Asia, Nord America. E ha rifiutato un'offerta da 6 miliardi di dollari avanzata da Google.
A scommettere sugli acquisti in mobilità sono anche i social network. Facebook, per esempio, ha lanciato la piattaforma "deals", utilizzabile da iPhone: evidenzia ai suoi iscritti le proposte commerciali dei negozi in un'area, come una sorta di messaggio post-it personale che appare quando una persona si avvicina a una vetrina. E unisce reti sociali online, applicazioni software e commercio locale. Il social network Foursquare, invece, punta sulla segnalazione degli ingressi in un luogo ("check-in") attraverso brevi messaggi: negli Stati Uniti alcuni negozi offrono sconti a chi invia la sua segnalazione ai contatti online.
di Luca Dello Iacovo su IlSole24ORE.com
Il social network Twitter è un piccolo crogiuolo di celebrità. Secondo una ricerca della Northwestern University, i messaggi a 140 caratteri delle star come Lady gaga e Mel Gibson sarebbero più influenti delle news dei grandi portali come quelli di New York Times e Wall Street Journal.
Le celebrità sono in grado di attirare l’attenzione degli internauti soprattutto quando commentano le tragedie internazionali come il terremoto di Haiti e la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico.
Via Quo Media
Secondo indiscrezioni apparse su Wall Street Journal, Google sta seriamente prendendo in considerazione di lanciare servizi di micropagamento (e di pubblicità) su dispositivi mobili, che dovrebbero consentire agli utenti di acquistare "latte e pane" semplicemente toccando il proprio cellulare, senza quindi necessariamente iscriversi a un registro di controllo. Secondo le stesse indiscrezioni, il servizio potrebbe essere lanciato nel corso del 2011. Esso è basato su tecnologia di comunicazione NFC (Near-Field Communication) capace di fornire connettività wireless bidirezionale a corto raggio. Google si aggiunge a un gran numero di società che vogliono giocarsela sul mercato NFC, valutato dagli analisti in un terzo dei 1,13 trilioni transazioni del mercato globale dei pagamenti mobili da qui al 2014 (fonte: IE Market Research Corp.). Molti e importanti gli attori. In novembre, Verizon Wireless, AT&T e T-Mobile hanno costituito Isis, una joint-venture per offrire servizi NFC-based a partire dal 2012. Dal canto suo, Visa è nella fase di sperimentazione di pagamenti "contactless" che dovrebbero essere commercializzati a partire dalla metà del 2011. Come si legge su Bloomberg Businessweek.com, il mercato è una sorta di grande gioco di carte, in cui la gente assume un divertito atteggiamento da giocatore.
di Pino Fondati su IlSole24ORE.com
Il consenso di un gran numero di guru residenti ed esperti più o meno consolidati è che Foursquare sia potenzialmente una figata pazzesca per il business.
Potenzialmente. Ma che finora non si sia ancora riusciti a capire come accidenti usarlo bene e sviluppare robe che vadano al di là del "diventa mayor e ti pago il caffé".
Qualche segnale inevitabilmente sta però uscendo dalle migliaia di menti che in agenzie, aziende, possibili partner e... Foursquare stanno alacremente lavorando al problema.
Il limite però sta anche nel fatto che Foursquare è ancora un prodotto di nicchia, con solo circa 5 milioni di user nel mondo (che fanno però 1,5 milioni di check-in al giorno...)
Da segnalare dunque l'operazione fatta da Endemol (azienda nota per la creazione di format televisivi come il Grande Fratello, Affari tuoi etc) con Foursquare negli USA.
Si sta infatti sviluppando un format televisivo, un gioco, nel quale i concorrenti e il pubblico possano interagire con il programma attraverso i checkin e la geolocalizzazione. Chiamatela, se volete, convergenza
Da un lato un elemento di novità nel panorama televisivo, dall'altro un potenziale boost di grandissime dimensioni dell'utenza di Foursquare, che si vede così iperpromozionato il proprio servizio in TV. Un'operazione del genere potrebbe, paese per paese, incrementare sensibilmente il numero di user - se il meccanismo di gioco è intrigante e funzionale. Magari, chissà, innescando un processo simile a quello della democratizzazione in corso di Facebook?
A questo punto, il gioco è fatto e Foursquare decolla e fattura pacchi di soldi - perché ancora adesso nel mondo del digitale molte aziende quando gli proponi un'operazione la prima cosa che ti chiedono è "quanta gente c'è", come se si trattasse di fare uno spot TV (io gli rispondo "molte volte di più di quella che riesce a raggiungere mettendo una triste animatrice in un punto vendita...").
Considerando che Endemol è in parte controllata da Mediaset, possiamo sperare di vedere una declinazione di questo format anche in Italia? (debiti di Endemol permettendo....)
Qualche dettaglio in più (pochi) su Variety. Stay Tuned
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