Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Google UK ha lanciato il primo numero di un nuovo magazine chiamato Think Quarterly. Si tratta di una pubblicazione di 64 pagine visibile online a questo indirizzo (lo sfoglio, in Flash, di pagina in pagina, o in versione web, è intuitivo). Il tema del primo numero è "Think Data" e tra gli articoli c'è un'intervista al ceo inglese di Vodafone, Guy Laurence, e un altra a Hans Rosling.
Il capo di Google UK, Matt Brittin, scrive in una sorta di editoriale: «In un mondo di cambiamenti molto veloci, abbiamo bisogno di tempo per riflettere. Think Quarterly è uno spazio di respiro in un mondo indaffarato. Uno spazio per riflettere su quello che sta succedendo».
La rivista è dunque dedicata al business ed è stata anche distribuita, oltre che online, in forma cartacea ai partner inglesi del colosso di Mountain View. Si tratta di un'iniziativa di marketing - almeno così viene presentata - per comunicare con i clienti.
Via IlSole24ORE.com
Un passaggio di consegne inatteso ma nella natura delle cose. E quindi, all'apparenza almeno, logico. Comprensibile. Alcuni analisti americani hanno sintetizzato così la notizia rimbalzata ieri sera da Mountain View (insieme ai dati di una trimestrale ancora una volta molto buona) che vedrà sedersi sulla poltrona di Ceo, a partire dal prossimo 4 aprile, uno dei co-fondatori di Google, il 38enne Larry Page.
Il rimpasto delle alte cariche - l'attuale amministratore delegato Eric Schmidt (55 anni) assumerà la carica di presidente esecutivo, mentre l'altra mente del colosso californiano, Sergey Brin (37 anni), si dedicherà allo sviluppo di nuovi prodotti e soluzioni strategiche – è stato motivato con l'intento di semplificare la struttura manageriale della compagnia, al fine di accelerare il processo decisionale. Il che non significa, almeno questo il messaggio espresso pubblicamente (via Twitter, rimandando al blog ufficiale) da Schmidt, che Page avrà la totale responsabilità delle sorti future di Google. I tre continueranno a concordare le scelte più importanti ma è chiaro anche che, d'ora in poi, la ripartizione dei ruoli al vertice sarà più netta, con il nuovo Ceo chiamato ad occuparsi del "day by day" operativo.
Schmidt, in tal senso, ha dispensato massima fiducia nelle capacità del suo successore - "Larry è pronto", la sua investitura ufficiale - ma fra gli analisti c'è chi si chiede se quest'ultimo abbia realmente i requisiti per guidare un colosso da oltre 24mila dipendenti che oggi spazia a 360 gradi nell'universo delle tecnologie e che fattura oltre 30 miliardi di dollari l'anno. Qualcuno ha sollevato scetticismi anche sulla scarsa capacità di Page di intrattenere grandi platee, come successe per esempio all'edizione 2006 del Ces di Las Vegas, segno forse di una personalità non (ancora) adatta a reggere l'impatto del confronto pubblico e predisposta a sfruttare le fondamentali regole del marketing mediatico. Lo stesso Page è però stato capace di farsi notare e bene quando presentò in anteprima il servizio Street View guidando per le strade di Palo Alto e ripreso da una telecamera installata all'esterno della sua auto.
Le priorità sul suo tavolo sono tante e la prima sembra essere proprio quella di dare continuità a un business che, dal 2004 a oggi (da quando Google è sbarcata a Wall Street), ha conosciuto un crescendo inarrestabile basandosi sull'attività che ha marchiato indelebilmente l'evoluzione del Web: e cioè la pubblicità abbinata ai motori di ricerca. Oggi il titolo della società vale 635 dollari sui listini del Nasdaq e l'obiettivo è ovviamente quello di portarlo a livelli ancora superiori, considerando anche che nel 2010 l'azione ha perso il 4,2%. Page dovrà quindi cavarsela con la finanza e non solo guardarsi da Facebook, la vera grande rivale sul fronte Internet e social media e da Apple, il principale oppositore della casa di Mountain View in campo mobile (smartphone, sistemi operativi e application store). Giocando sulle sfide che attendono l'ex studente modello della Stanford University c'è ovviamente chi si chiede se saprà emulare il suo predecessore, capace di reggere - o per meglio dire vincere - il duello sul fronte dei servizi on line con Yahoo! e Microsoft e catturare la fetta più grande (anche grazie ad acquisizioni mirate come quelle di DoubleClick e AdMob) del business miliardario del Web e mobile advertising.
Android, invece, rappresenta una sorta di prova di maturità per Page. Il sistema operativo che tutti osannano al rango di piattaforma di riferimento prossima ventura in campo smartphone ha già regalato a Google grandi soddisfazioni. Ha superato per numero di utenti gli iPhone negli Stati Uniti accaparrandosi il 26% del mercato (contro il 25% di Apple e il 33% dei BlackBerry di Research In Motion), è considerato la prima scelta da vari produttori di telefonini e tablet (Samsung in testa) e sta pian piano entrando in settori, vedi l'automotive, dove l'hi-tech sta registrando una grandissima crescita. Più Android sarà diffuso, anche nelle Tv (anche se il progetto di Google è partito zoppicando) e nei dispositivi consumer, più Google dovrà essere capace di seguire i produttori, gli sviluppatori, gli utenti e non perdere di vista i margini di profitto in un mercato che si fa sempre più competitivo sotto il profilo dei prezzi (dei prodotti) al consumo. E simile discorso che vale anche per le soluzioni cloud della divisione Enterprise, area dove la società deve dare ulteriore sostanza alle sue velleità di concreta alternativa a Microsoft per ciò che concerne sistema operativi per pc (Chrome Os) e soluzioni di produttività per i professionisti (Google Apps).
Fino a oggi, questo comunque il punto focale della questione, la forza di una società "non convenzionale" (definizione data alla compagnia nel 2004 dallo stesso Page) come Google è stata quella di crescere grazie all'armoniosa co-gestione del triumvirato dirigente. Con Schmidt che si è fatto parzialmente da parte, le cose cambiano e con esse anche il ruolo e le responsabilità (anche di natura finanziaria e legale) di Page. Essere innovatori ed eccellere nello sviluppo dei prodotti è una cosa, tessere le relazioni con il mondo esterno (clienti, istituzioni, partner, governi, si pensi alla questione cinese) è tutta un'altra. E non meno importante sarà un altro compito segnato in agenda, e cioè le scelte di medio e lungo periodo inerenti l'organizzazione operativa della compagnia e la scelta delle figure cui affidare i business strategici. Senza dimenticare un aspetto che non poco ha contribuito a portare Google dove è ora: la capacità di attrarre talenti e di farli convivere al meglio nell'ottica degli obiettivi aziendali. E senza farli scappare alla concorrenza.
di Gianni Rusconi su IlSole24ORE.com
Decollano le vendite sul mercato di eBay attraverso gli accessi in mobilità: hanno raggiunto quasi due miliardi di dollari nel 2010, il triplo rispetto all'anno precedente. I confini dell'ecommerce vanno oltre le mura di casa e dell'ufficio: gli schermi di cellulari, tablet, netbook e laptop abilitano la ricerca, la scelta negli scaffali digitali e l'acquisto da qualsiasi luogo, grazie alle connessioni con le reti di telefonia mobile e wifi. L'uso di applicazioni software semplifica le procedure: un utente su tre di iPad ha scaricato la "app" di eBay, ma i più attivi nello shopping sono gli utenti di iPhone.
Città, quartieri, province: le frontiere del commercio elettronico si spostano anche su scala locale, soprattutto negli Stati Uniti. Negli ultimi mesi dell'anno scorso le grandi società hi-tech hanno puntato su aziende specializzate nella gestione di offerte economiche sul territorio attraverso sconti, acquisti di gruppo, promozioni. Per esempio, eBay ha comprato per 75 milioni di dollari la start-up Milo. Poco prima la libreria online Amazon ha investito in Livingsocial per 175 milioni di dollari. I riflettori sono puntati in questo momento su Groupon: partita da Chicago due anni fa, ha esteso in poco tempo la sua piattaforma commerciale in Europa, Asia, Nord America. E ha rifiutato un'offerta da 6 miliardi di dollari avanzata da Google.
A scommettere sugli acquisti in mobilità sono anche i social network. Facebook, per esempio, ha lanciato la piattaforma "deals", utilizzabile da iPhone: evidenzia ai suoi iscritti le proposte commerciali dei negozi in un'area, come una sorta di messaggio post-it personale che appare quando una persona si avvicina a una vetrina. E unisce reti sociali online, applicazioni software e commercio locale. Il social network Foursquare, invece, punta sulla segnalazione degli ingressi in un luogo ("check-in") attraverso brevi messaggi: negli Stati Uniti alcuni negozi offrono sconti a chi invia la sua segnalazione ai contatti online.
di Luca Dello Iacovo su IlSole24ORE.com
Secondo indiscrezioni apparse su Wall Street Journal, Google sta seriamente prendendo in considerazione di lanciare servizi di micropagamento (e di pubblicità) su dispositivi mobili, che dovrebbero consentire agli utenti di acquistare "latte e pane" semplicemente toccando il proprio cellulare, senza quindi necessariamente iscriversi a un registro di controllo. Secondo le stesse indiscrezioni, il servizio potrebbe essere lanciato nel corso del 2011. Esso è basato su tecnologia di comunicazione NFC (Near-Field Communication) capace di fornire connettività wireless bidirezionale a corto raggio. Google si aggiunge a un gran numero di società che vogliono giocarsela sul mercato NFC, valutato dagli analisti in un terzo dei 1,13 trilioni transazioni del mercato globale dei pagamenti mobili da qui al 2014 (fonte: IE Market Research Corp.). Molti e importanti gli attori. In novembre, Verizon Wireless, AT&T e T-Mobile hanno costituito Isis, una joint-venture per offrire servizi NFC-based a partire dal 2012. Dal canto suo, Visa è nella fase di sperimentazione di pagamenti "contactless" che dovrebbero essere commercializzati a partire dalla metà del 2011. Come si legge su Bloomberg Businessweek.com, il mercato è una sorta di grande gioco di carte, in cui la gente assume un divertito atteggiamento da giocatore.
di Pino Fondati su IlSole24ORE.com
Il consenso di un gran numero di guru residenti ed esperti più o meno consolidati è che Foursquare sia potenzialmente una figata pazzesca per il business.
Potenzialmente. Ma che finora non si sia ancora riusciti a capire come accidenti usarlo bene e sviluppare robe che vadano al di là del "diventa mayor e ti pago il caffé".
Qualche segnale inevitabilmente sta però uscendo dalle migliaia di menti che in agenzie, aziende, possibili partner e... Foursquare stanno alacremente lavorando al problema.
Il limite però sta anche nel fatto che Foursquare è ancora un prodotto di nicchia, con solo circa 5 milioni di user nel mondo (che fanno però 1,5 milioni di check-in al giorno...)
Da segnalare dunque l'operazione fatta da Endemol (azienda nota per la creazione di format televisivi come il Grande Fratello, Affari tuoi etc) con Foursquare negli USA.
Si sta infatti sviluppando un format televisivo, un gioco, nel quale i concorrenti e il pubblico possano interagire con il programma attraverso i checkin e la geolocalizzazione. Chiamatela, se volete, convergenza
Da un lato un elemento di novità nel panorama televisivo, dall'altro un potenziale boost di grandissime dimensioni dell'utenza di Foursquare, che si vede così iperpromozionato il proprio servizio in TV. Un'operazione del genere potrebbe, paese per paese, incrementare sensibilmente il numero di user - se il meccanismo di gioco è intrigante e funzionale. Magari, chissà, innescando un processo simile a quello della democratizzazione in corso di Facebook?
A questo punto, il gioco è fatto e Foursquare decolla e fattura pacchi di soldi - perché ancora adesso nel mondo del digitale molte aziende quando gli proponi un'operazione la prima cosa che ti chiedono è "quanta gente c'è", come se si trattasse di fare uno spot TV (io gli rispondo "molte volte di più di quella che riesce a raggiungere mettendo una triste animatrice in un punto vendita...").
Considerando che Endemol è in parte controllata da Mediaset, possiamo sperare di vedere una declinazione di questo format anche in Italia? (debiti di Endemol permettendo....)
Qualche dettaglio in più (pochi) su Variety. Stay Tuned
Apple gioca al rialzo e incrementa l’obiettivo globale per le vendite del primo trimestre 2011. Secondo gli analisti della compagnia di Cupertino, iPhone trascinerà l’azienda vendendo 21 milioni di esemplari tra gennaio e marzo.
Le stime per l'iPhone WCDMA, passano dagli iniziali 13 milioni di unità alle attuali 14-15 milioni, mentre per l'iPhone in versione CDMA, che secondo fonti non ufficiali dovrebbe essere lanciato in Nord America e Asia-Pacifico all’inizio dell’anno, le stime sarebbero di 5-6 milioni di unità.
In chiusura di 2010, le spedizioni di iPhone nel mondo hanno toccato i 15,5 milioni di esemplari (47 milioni per l’anno intero, da gennaio a dicembre).
Via Quo Media
Continuo movimento. Questo il motto di Google, che sta testando a Portland, nel nord ovest degli Stati Uniti, una nuova piattaforma di marketing e pubblicità per i commercianti locali.
La struttura, che si basa sulle informazioni derivate dal servizio Places, introduce un’interfaccia rivista, di più facile comprensione per gli utenti, e un sistema di integrazione con il motore di ricerca appositamente sviluppato per le attività locali.
Via Quo Media
E fu la volta di Mark Zuckerberg, personaggio principe del 2010 secondo Time magazine.
Nell’anno in cui Facebook, la sua creatura, ha superato il mezzo miliardo di iscritti nel mondo diventando anche l’oggetto di un film per nulla accomodante diretto da David Fincher (The Social Network), Time premia il giovane informatico americano come persona dell’anno, dedicandogli l’apposita copertina.
Zuckerberg succede al presidente della Fed, Ben Bernanke, e vince la concorrenza di Julian Assange.
Via Quo Media
Ormai è evidente. Facebook è diventato qualcosa di molto più grande di quel cerca-amici nato quasi per gioco fra un gruppo di adolescenti del college. Qualcosa che ha la pretesa di cambiare la nostra vita digitale, radunando in un unico piatto tutti gli ingredienti che oggi (separatamente) compongono il mondo delle applicazioni Web. Così, l’annuncio di un nuovo servizio di e-mail non è solo l’ultimo dei tasselli aggiunti da Mark Zuckerberg al suo mosaico. E’ soprattutto il segnale che Facebook è pronto a lanciare la sfida ai colossi del Web – Google in testa – anche sui servizi che fino a qualche tempo fa sembravano estranei al proprio core-business.
Per riuscirci Facebook esce dal suo giardino recintato: dai rudimentali messaggi privati fra amici si passa a un vero e proprio servizio di e-mail con tutti i filtri e le funzionalità accessorie del caso, compresa l’integrazione con i vari client di posta. Significa che da oggi potremo godere di un dominio @facebook.com aperto al Web e integrabile nei principali servizi esterni di posta come Outlook, Thunderbird e Windows Mail.
Ma soprattutto che potremo contare sull’intelligenza di Facebook e sulla sua capacità di tenere traccia dei nostri movimenti, ad esempio separando in modo razionale ciò che è importante da ciò che non lo è. Qualcosa di molto simile a ciò che ha sviluppato Gmail con il servizio di Priority InBox ma potenzialmente ancora più raffinato: Facebook sa chi sono i nostri amici e come ci relazioniamo con loro e può dunque capire quali fra le email che riceviamo vogliamo leggere per prime.
Non dimentichiamoci poi che Facebook dispone già del più grande archivio fotografico del mondo, del calendario più utilizzato e che presto avrà un prodotto per la vendite locali. E che, come suggerisce TechCrunch, potrebbe dunque modificare la struttura del suo sistema di posta elettronica per visualizzare ciascun contenuto nel modo più consono.
Il resto sarà affidato all’alleanza con Microsoft e all’integrazione con le Web Apps di Redmond: l’anello che mancava per gestire gli allegati di Word, Excel, PowerPoint, OneNote e (forse) SharePoint in modo più pratico e conquistarsi finalmente le simpatie di coloro che utilizzano Internet per lavoro. Gli stessi che fino a poco tempo fa consideravano Facebook poco più che un giochino per adolescenti.
di Roberto Catania su Panorama.it
Nel tentativo di sfruttare al meglio la crescita dell’e-commerce, eBay ha lanciato il servizio Group Gifts, che consente agli internauti di sfruttare i propri canali di social networking per raccogliere premi e suddividere tra più utenti la spesa per un oggetto all’asta (per esempio per un regalo di compleanno ‘di gruppo’).
Ciascun utente può così coinvolgere i propri contatti da Facebook e simili semplicemente completando il modulo di iscrizione a Group Gifts dopo aver scelto il proprio acquisto.
Via Quo Media
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