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  mymarketing.it: l'isola nell'oceano del marketing... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico : Web 3.0 (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Max Da Via' (del 21/06/2022 @ 07:05:00, in Web 3.0, linkato 2199 volte)
financialounge -  Balenciaga Financialverse Meta Metaverso

Si parte da Instagram, Facebook e Messenger. Poi toccherà, in futuro, al Metaverso. Meta ha annunciato l’apertura di uno store per avatar nel quale scegliere look di ogni genere per il proprio alter ego virtuale. Prima di tutto lo stile, perché i nuovi look includono disegni di Balenciaga, Prada e Thom Browne. E in futuro sono attese nuove collezioni.

FINO A 9 DOLLARI PER UN ABITO


Mark Zuckerberg e la VP per le partnership col fashion di Meta, Eva Chen, hanno discusso delle novità in una live su Instagram, presentando quello che hanno definito il primo fashion show per avatar. Capi esclusivi da sfoggiare nel mondo virtuale del Metaverso, senza spendere neanche una fortuna. Ogni singolo pezzo, infatti, costerà tra i 2,99 dollari e 8,99 dollari.

“PROGETTO DI PASSIONE”


“È stato un lungo anno di lavoro su qualcosa che ha rappresentato davvero un progetto di passione”, ha commentato Eva Chen, che ha poi parlato di alcuni look di Thom Browne e Prada pensati proprio per Zuckerberg e Chen. “Questa è probabilmente l’unica sfilata a cui sarò mai vicino”, ha aggiunto il fondatore di Facebook.

LA NOVITÀ ANNUNICATA SU TWITTER


Su Twitter, qualche giorno fa, Meta aveva annunciato sul suo profilo ufficiale una novità con una frase in cui era taggata Balenciaga, mentre a novembre, quando il social aveva cambiato nome da Facebook a Meta, aveva scritto: “Hey Balenciaga, come ci si veste nel Metaverso?”, anticipando di fatto la collaborazione che oggi è diventata realtà.

 
Di Max Da Via' (del 02/05/2022 @ 07:38:58, in Web 3.0, linkato 2192 volte)
Proprio come era difficile immaginare nel 1982 cosa sarebbe stato internet nel 2020, oggi non sappiamo davvero come descrivere il metaverso. Queste parole sono di Matthew Ball, autorevole analista e venture capitalist statunitense, nell'ambito di un'ampia e approfondita riflessione su quello che si candida a essere uno dei termini più abusati dell'anno.

Quello che è certo è che, nell'immaginario letterario e cinematografico (il termine compare per la prima volta nel romanzo "Snow Crash" di Neal Stephenson), del metaverso esistono alcune accattivanti e talora inquietanti versioni, da Matrix a Black Mirror (riferimento consigliato: il primo episodio della quarta stagione intitolato "Uss Callister"). Quello che è altrettanto certo è che la tecnologia ad oggi disponibile non consente un tale livello di integrazione tra mondo reale e virtuale, ma che tutti ci stanno lavorando e investendo, perché se uno come Zuckerberg dice che il futuro è lì bisogna pur prendere la cosa per lo meno in considerazione.


Esperienze digitali come Second Life e The Sandbox sono solo dei vaghi albori del metaverso potenziale che ci aspetta secondo gli avanguardisti tech. Parliamo infatti di uno spazio dove saranno garantite esperienze senza frizioni, sincrone sia nello scorrimento del tempo che nella condivisione collettiva, dove le azioni del nostro "io-avatar" impatteranno su quelle del nostro "io-reale" e così via. Questo con tutte le relative e ovvie conseguenze anche sul mondo degli acquisti e del business, tra criptovalute, nft e blockchain che già stanno aprendo molte nuove strade.

Il noto neuroscienziato e professore di business Moran Cerf, che troverete intervistato sul numero di Mark Up di marzo 2022, ci ha parlato di un futuro in cui il marketing diventerà far provare alle persone i profumi, gli shampoo e i vini riproducendo direttamente nel loro cervello la relativa sensazione olfattiva, tattile e di gusto del prodotto, senza che tuttavia queste si muovano dalla loro postazione casalinga. A mancare, ancora una volta, sono tra le altre cose i dispositivi, ma gli ultimi decenni ci hanno insegnato che bisogna essere open-minded su ciò che è solo "fanta" e su ciò che è profezia auto-avverante. E se c'è chi ci scommette con i propri capitali le probabilità aumentano.

Un esempio concreto di questi scommettitori? Carrefour, che ha acquistato un terreno pari a 36 ettari di superficie nel mondo virtuale del videogioco The Sandbox, pagato con la criptovaluta Ethereum una cifra pari a circa 300mila euro. Uno spazio per eventi o lanci di prodotti che fa parte della più ampia sperimentazione da parte della catena retail delle nuove tendenze, come ha dichiarato la figura aziendale dedicata proprio alla trasformazione digitale (Élodie Perthuisot in un'intervista a Le Figaro). Non a caso l'azienda ha dichiarato un certo interesse anche per l'ambito degli nft.

Anche Adidas Originals si è comprato uno spazio su Sandbox dove si parla di offrire un’esperienza di gioco immersivo e di acquisto di abbigliamento tramite nft. Nike, dal canto suo, ha acquisito Rtfkt Studios, realtà online del fashion che si occupa di creare sneaker digitali. Marcia indietro, invece, di H&M sull'apertura di uno store virtuale con Ceek, piattaforma sociale basata sulla realtà virtuale.

Come evidente, si tratta di passi diversi e sperimentali in un ambito che sta a sua volta evolvendo ma che, se guardati nel loro complesso, restituiscono un interessante quadro di nuove possibilità e prospettive. Rispetto all'epoca dei primi social e dei primi eCommerce molti sembrano aver capito che l'innovazione necessaria per essere competitivi sul mercato del domani richiede il tempo delle prove e della lungimiranza.

Guardando a un futuro più prossimo, secondo i Fjord Trends 2022 il metaverso è un'esplosione culturale pronta a manifestarsi da un momento all'altro. "Sarà una nuova frontiera di internet su cui convergeranno tutti i livelli esistenti di informazioni, interfacce e spazi attraverso i quali le persone interagiscono. È un luogo in cui si potranno generare profitti, creare nuove opportunità lavorative e offrire infinite possibilità alle persone di contribuire alla costruzione o evoluzione dei brand. Il metaverso non esisterà solo attraverso schermi e cuffie ma includerà anche esperienze e luoghi del mondo reale in dialogo con il mondo digitale".

 
Di Max Da Via' (del 01/04/2022 @ 07:13:56, in Web 3.0, linkato 2130 volte)

A breve distanza dall'annuncio di una partnership tra The Sandbox e Bric, il Metaverso accoglie un ulteriore attore entro i confini del proprio universo digitale.

Arianee, tra le principali piattaforme attivo nel settore web3, ha infatti annunciato il raggiungimento di un accordo con il team di The Sandbox. Le due compagnie, in particolare, hanno concordato sulla possibilità di unire le forze per proporre un servizio in grado di unire asset reali e virtuali mediante soluzioni NFT. Il progetto sfrutta il principio di "metaverse ready": "Il concetto è semplice. - dichiarano i due neo-partner commerciali - se possiedi un NFT nella vita reale, puoi ottenere quello corrispondente in The Sandbox e viceversa. I brand che creano NFT su entrambe le piattaforme saranno in grado di offrirli ai propri clienti mediante un'interfaccia semplice".

Per il momento, vige ancora il più stretto riservo sull'identità dei marchi coinvolti nel progetto, con i primi annunci in merito che verranno condivisi nel corso della primavera di quest'anno. Questi ultimi, ad ogni modo, dovrebbero coprire le più disparate attività commerciali, tra dispositivi indossabili, organizzazione di eventi e molto altro ancora. Al momento, tra i partner di Arianee si contano già brand del calibro di Moncler, Breitling, Mugler, Panerai, IBM, Ba&Sh, IWC, Paris Fashion Week e il gruppo Richemont.

In chiusura, ricordiamo che al momento The Sandbox è protagonista al Museo della Permanente di Milano, nell'ambito di una mostra dedicata all'arte digitale e agli NFT.


 
Di Max Da Via' (del 17/03/2022 @ 07:31:12, in Web 3.0, linkato 2141 volte)

DAO è l’acronimo di Decentralized Autonomous Organization ossia organizzazioni, con scopo di lucro o no-profit, che sfruttano la tecnologia blockchain per essere autonome e decentralizzate.
L’autonomia è raggiunta attraverso l’utilizzo di Autonomous Agent, agenti software programmati ed eseguiti per compiere determinati compiti senza l’intervento umano (un po’ come i virus informatici, ma qui si chiamano smart contract e si usano per l’esecuzione automatica delle regole che ci si è dati).
La decentralizzazione indica l’assenza di una gerarchia, sostituita da meccanismi di coordinamento e voto sulle decisioni da prendere, abilitati dalla blockchain.

Il termine DAO si usa anche per riferirsi al software che serve a gestire le organizzazioni e che gira su reti blockchain. La maggior parte delle DAO funzionano su rete Ethereum, ma altre sfruttano Polkadot, Cosmos, EOS e Cardano. Il primo a concepire quest’idea è stato proprio il co-fondatore di Ethereum, Vitalik Buterin, che nel 2014 le chiamò DAC (Decentralized Autonomous Corporations).

In pratica, chi costituisce una DAO emette dei token fungibili nativi (tipicamente aderenti allo standard ERC-20), che danno alcuni diritti e utilità ai possessori (a volte bisogna acquistare più token per avere diritto di voto). Il fondatore dell’organizzazione, nella maggioranza dei casi, decide di metterli in vendita, per cui chi li acquista diventa automaticamente membro (in questo caso la DAO viene detta “permissionless”).

Vantaggi e svantaggi delle DAO

Questo approccio technology based all’organizzazione aziendale ha dei vantaggi:

  • costituzione e gestione: esistono strumenti tecnologici che, rispetto alla costituzione di società, semplificano queste procedure e non richiedono la notarizzazione di terzi (è pur vero che bisogno avere qualche infarinatura tecnologica);
  • accessibilità: le barriere all’ingresso teoricamente sono più basse perché chiunque può diventare membro, anche se c’è bisogno di una conoscenza di base del mondo cripto. Le organizzazioni tradizionali possono avere criteri di accesso miranti ad escludere determinate tipologie di persone
  • trasparenza: le attività di una DAO sono registrate sul registro decentralizzato e visibili da tutti. Nelle aziende tradizionali gli azionisti hanno visibilità del bilancio aggregato in momenti specifici dell’anno.

I possibili svantaggi di una DAO sono:

  • lentezza: i meccanismi di voto possono essere più lenti di un consiglio di amministrazione o di un CEO, per cui c’è il rischio di non essere tempestivi;
  • qualità delle decisioni: sebbene la possibilità di votare sia data a tutti i possessori di token, i membri attivi della comunità potrebbero rivelarsi pochi e magari non così informati sulle implicazioni delle decisioni;
  • riconoscimento giuridico: non c’è ancora e quindi regna l’incertezza circa future regolamentazioni. In Italia costituire una DAO è possibile, ma non esiste una legislazione specifica. La forma giuridica potrebbe essere quella di una s.r.l. ma c’è il problema della circolazione delle quote incorporate nei token (le quote di una s.r.l. diversamente dalle azioni delle S.p.a., non sono, infatti, destinate alla circolazione tra il pubblico). Il legislatore potrebbe rivedere l’art. 100-ter del T.U.F. sul crowdfunding per adattarlo all’uso della blockchain.

Tipologie di DAO

Uno dei primi casi di organizzazione autonoma decentralizzata è stato TheDao, un fondo di capitali di ventura decentralizzato che, nel 2016, raccolse 150 milioni in Eth. La storia è emblematica della peculiarità di questa nuova forma socio-tecnica, perché il fondo fu oggetto di un furto di 60 milioni e poi del loro rocambolesco recupero grazie ad un controverso “hard fork” sulla blockchain Ethereum.

Recentemente ha fatto parlare di sé ConstitutionDAO, un gruppo temporaneo riunitosi per raccogliere fondi tramite i quali acquistare la prima versione stampata della Costituzione degli Stati Uniti. Nonostante la raccolta di oltre 45 milioni di dollari, l’asta da Sotheby’s è stata vinta da un privato. Sfumato il sogno comunitario, la DAO è stata sciolta e i finanziatori rimborsati (anche se al netto dei costi di “gas fee” da pagare per l’uso della rete Ethereum).

Panorama delle DAO 2021

Al momento della scrittura di questo post si contano più 4.200 DAO, che servono a dare una forma organizzativa ad aziende con obiettivi diversi. Cumulativamente, le loro tesorerie hanno superato i 13 miliardi di dollari (+3.200% rispetto al 2001). Seguendo la tassonomia di Coopahtroopa si possono distinguere:

  • DAO Operating Systems: sono organizzazioni che offrono strumenti per facilitare il lavoro di chi vuole creare una DAO (vedi dopo);
  • Protocol DAO: hanno come obiettivo lo sviluppo e la promozione di un protocollo. Spesso nascono da pochi sviluppatori e, soltanto successivamente, decidono di vendere i token al pubblico. Tra i più importanti:
    • Uniswap che è un DEX ossia un exchange decentralizzato. Ha un capitale di 2,4 miliardi di dollari e oltre 300.000 possessori di token;
    • Compound è un protocollo decentralizzato per gestire i prestiti e i loro tassi d’interesse algoritmicamente. Possiede oltre 340 milioni di dollari e ha circa 200.000 membri;
    • MakerDAO ha creato una stablecoin decentralizzata, governata dai membri della DAO che decidono sulla politica monetaria attraverso una votazione online. Ha 166 milioni di fondi e 83.000 “soci”;
  • Investment DAO: permettono ai membri di mettere insieme del capitale a scopo di investire in progetti nelle fasi iniziali di sviluppo. Ad esempio, BitDao ha un fondo di 2,1 miliardi di dollari e oltre 21.000 partecipanti;
  • Grants DAO: sono quelle che hanno lo scopo di sovvenzionare dei progetti, spesso ancillari ad uno principale. I partecipanti decidono quali, votando. Tra gli esempi  Uniswap Grants Compound Grants;
  • Service DAO: sono organizzazioni che aggregano talenti e puntano ad offrire servizi di diversa natura. Possono essere viste come crypto talent agency. Il lavoro dei singoli viene spesso remunerato in token. RaidGuild è un’agenzia decentralizzata di designer e sviluppatori che offre i suoi servizi a chi vuole sviluppare app per il web3. Ha 60 membri, ma un fondo di poche migliaia di dollari.
  • Social DAO: raggruppano persone che vogliono fare networking e che spesso hanno uno stesso interesse. FWB raggruppa artisti, operatori e appassionati del Web3 che si ritrovano a scambiare stimoli e collaborare su Discord e in eventi privati;
  • Collector DAO: mettono insieme collezionisti per l’acquisto in comune di opere in forma di NFT. PleasrDAO gestisce oltre 90 milioni di dollari con una community di 75 persone;
  • Media DAO: sono pubblicazioni collaborative che danno potere ai produttori di contenuti che vi contribuiscono. I membri possono decidere cosa pubblicare e come investire le risorse. I guadagni sono condivisi. Tra questi Forefront e BanklessDAO.

Strumenti per DAO

La comunità cripto ha creato una serie di strumenti che aiutano chi vuole creare e gestire una DAO senza partire da zero:

  • Framework: AragonDAOStackDAOhaus MyCo che permettono di progettare, lanciare e organizzare una community d’interesse basata su blockchain;
  • Votazione: Snapshot è pensato per gestire la proposizione di questioni gestionali e il relativo voto tra i possessori del token;
  • Coordinamento: Coordinape e SourceCred per gestire la community, incentivando la partecipazione attraverso ricompense ai maggiori contributori;
  • Tesoreria: Parcel e Coinshift permettono di gestire l’utilizzo dei fondi comuni;
  • Pagamenti:  Superfluid e Sablier servono a gestire i pagamenti ricorrenti all’interno di una DAO 

Per orientarsi tra le organizzazioni esistenti si può usare Deep DAO che offre la possibilità di filtrarle secondo diverse metriche: capitale raccolto, membri, proposte, votanti.

La democratizzazione delle aziende attraverso l’automatizzazione dei meccanismi decisionali potrebbe rivelarsi un’utopia, ma non c’è dubbio che per alcune iniziative temporanee e con scopi precisi, le DAO potrebbero rivelarsi una soluzione agile ed efficace (Ukraine DAO, creata dalla fondatrice della band Pussy Riot, ha raccolto 6,75 milioni in Eth per il popolo ucraino). Ma siamo solo agli inizi. Il tempo e le applicazioni reali ci diranno quanto questo strumento potrà reggere alla prova dei fatti.


 
Di Max Da Via' (del 28/02/2022 @ 07:38:30, in Web 3.0, linkato 1854 volte)

Nel Metaverso c’è una vera e propria corsa a prendersi i propri spazi. A posizionarsi. Sembra un discorso fuori da ogni logica, visto che stiamo parlando di realtà e di spazi potenzialmente infiniti, ma questo è ciò che sta accadendo.

Succede per i terreni in vendita, per le case, per i videogames ed ora anche per due grandi brand: Nike e Adidas. La loro rivalità a livello mondiale dura ormai da decenni e ora si sta spostando nel metaverso.

Quali sono state le mosse di Nike e Adidas

Il passo decisivo per entrambi i brand è stato fatto sul finire dello scorso anno, quando hanno dato un’accelerata definitiva alla loro entrata nel metaverso. In questo caso è molto interessante capire come lo abbiano fatto. Sono state due strade diverse.

Da una parte abbiamo Adidas che ha deciso di seguire un percorso più guidato dalla comunità e collaborativo con una serie di aziende affermate nello spazio Web 3. Dall’altra parte, Nike, inizialmente ha sposato la piattaforma Roblox e il Web2 per poi cambiare rotta strategica acquisendo la nota azienda di abbigliamento digitale, RTFKT.

rima mossa di Nike è stata quella del lancio di Nikeland.

Un mondo virtuale persistente estremamente impressionante con esperienze, mini giochi e abbigliamento.

La prima scelta fatta non è stata di certo rivoluzionaria ma piuttosto basata sulla sicurezza di un terreno già sondato con successo da altri marchi di abbigliamento come Vans e Gucci.

Nello scorso dicembre, invece, Nike diventa il principale creatore di sneaker virtuali nel metaverso, nonché co-creatore della collezione NFT più scambiata su OpenSea (prima del lancio BAYC di Adidas). Questa seconda strada intrapresa è sicuramente più rischiosa ma mette Nike nella condizione di poter essere un’azienda all’avanguardia e di successo anche nel metaverso.

Adidas e il suo percorso “virtuale”

Mentre Nike ha dovuto bruscamente virare per cercarsi un posto più d’elitè (ed esporsi comunque a più rischi ma anche a più profitti) Adidas perseguiva su una strada precisa, delineata. Il gigante dell'abbigliamento sportivo ha inizialmente acquistato Bored Ape Yacht Club (BAYC) NFT #8774 nel settembre 2021, qualcosa che qualsiasi individuo (di certo con un patrimonio netto elevato) potrebbe fare.

Migliorando ulteriormente le sue credenziali Web3, Adidas ha acquistato un terreno nel The Sandbox per costruire AdiVerse: pensalo come un rivale decentralizzato di Nikeland.

I suddetti NFT serviranno come token di accesso per il merchandising virtuale in AdiVerse, quindi i possessori possono equipaggiare i loro avatar Sandbox con un abbigliamento unico. Secondo quanto riportato da The Verge, la risposta è arrivata nella notte italiana tra il 17 e il 18 dicembre 2021, dato che Adidas ha ufficializzato tramite un tweet.

Perché nel metaverso

Il Metaverso è il luogo in cui chiunque può esprimere le proprie idee più originali ed il proprio sé più autentico, in qualunque forma possa assumere” – ha dichiarato il Senior Director of Digital Growth di Adidas, Tareq Nazlawy .

Adidas è nel metaverso e vogliamo capire quale sia la cosa più innovativa da fare in questo spazio e iniziare a coinvolgere la community. Abbiamo intrapreso la nuova era dell’originalità, abbiamo detto fin dall’inizio che se vogliamo essere il brand che rappresenta e aiuta nella diffusione dei valori della Z generation, allora dobbiamo muoverci alla stessa velocità e con lo stesso dinamismo. Questo spirito si fonde perfettamente con i principi di Adidas, dove abbracciamo il limite, apriamo la porta al nuovo e agiamo con ottimismo ribelle”.

Nike e Adidas nel Metaverso: la sfida è iniziata

Insomma, la sfida nel metaverso è appena iniziata e c’è tutto un mondo ancora da esplorare. I numeri però ci sono già (ogni singolo NFT legato alla collezione Adidas è stato proposto a 0,2 ETH (Ethereum), che attualmente equivale a circa 692 euro) (approfondisci qui l'andamento NFT di Adidas).

Adesso non ci resta che attendere impazienti le prossime mosse. I grandi marchi dell’abbigliamento sportivo stanno investendo con fondi e con idee. Il finire del 2021 è stato pirotecnico e ha indicato la direzione. Ma siamo sicuri che in un mondo così in evoluzione, come lo è il metaverso, i cambi di strategia saranno all’ordine del giorno in questo 2022.

 
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