La total digital audience ad agosto ha raggiunto 40,7 milioni di utenti unici, online dai device rilevati per 111 ore e 34 minuti, pari a 4 giorni e 16 ore trascorsi complessivamente a navigare. Lo riportano i dati diffusi daAudiweb.
Nel giorno medio ad agosto hanno navigato 32,1 milioni di persone, online in media per 4 ore e 34 minuti. Dai dati di dettaglio sui device d’accesso, risulta chenel giorno medio in questo mese estivo hanno navigato da computer 8,1 milioni di personedai 2 anni in su, mentre sono stati29,1 milioni i maggiorenni che hanno navigato da smartphone, per 4 ore 28 minuti in media al giorno.
In base ai dati di dettaglio sul profilo degli individui online, nel giorno medio del mese estivo per eccellenza risultacollegato da smartphone il 65,4% della popolazione over 18e, tra le diverse fasce d’età,il segmento più coinvolto nella navigazione da questa tipologia di dispositivo è rappresentato dai 25-34enni, con il 75,5% delle persone di questa fascia online (5,1 milioni), seguiti dai 45-54enni online in mobilità nel 73,7% dei casi (7,1 milioni). Risulta interessante anche la quota dei 55-64enni online da smartphone nel giorno medio ad agosto, pari al 59,3% di questo segmento della popolazione (4,9 milioni) e degli over 64 anni online nel 39,3% dei casi (2,7 milioni).
Il tempo speso online nel giorno medio ad agosto ha superato del 2,5% quello registrato nel mese precedente. Inoltre, in questo mese di rilevazione la fruizione dell’online da smartphone ha conquistato l’attenzione della popolazione maggiorenne per almeno 4 ore nel giorno medio, arrivando a 5 ore e 15 minuti di navigazione per i 18-24enni.
Dai dati sulla provenienza geografica degli utenti online, risulta che hanno navigato il 56,7% della popolazione del Nord Ovest (8,9 milioni), il 2,3% della popolazione del Nord Est (5,7 milioni), il 3,2% dal Centro (6,3 milioni) e il 2,1% dell’area Sud e Isole (11,1 milioni).
Per quanto riguarda le principali tipologie di siti e applicazioni più frequentati ad agosto, tra quelle che conquistano l’attenzione di almeno l’80% degli utenti online nel mese, troviamo: la sotto-categoriaSearchcon 38,9 milioni di utenti unici mensili (pari al 95,4% degli utenti online nel mese); con 36,2 milioni di utenti unici mensili troviamo sia la sotto-categoria di siti e app diSocial Network(Member Communities) che registra un tempo complessivo per persona di 23 ore e 24 minuti, sia la sotto-categoria di siti e app dedicati aservizi e strumenti online(Internet Tools/Web Services); la sotto-categoria ”Video/Movies” con 35,9 milioni di utenti (l’88,2%); iportali generalisti(General interest portals & communities) con 35,6 milioni di utenti (l’87,3%); i siti dinews online(Current Event & Global News) che raggiungono 34,8 milioni di utenti; la sotto-categoria “Instant messaging” per la messaggistica istantanea che, con 34 milioni di utenti unici mensili e 26 ore e 22 minuti di tempo per persona, raggiunge l’83,6% degli utenti nel mese.
Ma il canale preferito dagli italiani si conferma quello delle grandi superfici specializzate (37,6% di quota), nonostante una lieve flessione nel 2018
Gli italiani spendono sempre di più in prodotti di elettronica di consumo, soprattutto per quelli top di gamma e premium - a partire dagli smartphone di fascia alta – e soprattutto nei periodi promozionali, come in occasione del Black Friday e del Cyber Monday. Questi uno dei dati emersi dall’Osservatorio Non Food di Gs1 Italy,che ha registrato un aumento nel giro d’affari del comparto di +4,3% tra il 2017 e il 2018, e di ben +14,9% nel quinquennio 2014-2018.
Dei 13 comparti merceologici monitorati dall’Osservatorio, l’elettronica di consumo è quello in cui le vendite su internet sono cresciute maggiormente, sia in termini di quota di mercato (+1,2%) che di fatturato (+20,3%). Un risultato che si deve anche alla diffusione della modalità “clicca e ritira in punto di vendita”, a testimonianza di politiche di canale sempre più orientate a gestirne l’integrazione in chiave omnichannel.
Il canale preferito dagli italiani si conferma quello delle grandi superfici specializzate (37,6% di quota di mercato), nonostante una lieve flessione nel 2018 (-0,5%). Risultati positivi anche per le grandi superfici non specializzate come mercatoni e cash & carry (+0,4% di quota) e per i negozi specializzati (+3,9% di vendite), mentre continua la contrazione delle vendite dei prodotti di elettronica di consumo negli ipermercati (-5,4% nel giro d’affari e -0,5% di quota rispetto al 2017).
Quiun approfondimento complessivo sulle diverse categorie non food analizzate.
Guida la classifica my-personaltrainer.it (che totalizza 16 milioni di utenti). Seconda posizione per medicitalia.it; terzo posto ad albanesi.it
Ogni anno in Italia vengono effettuate4 miliardidiricerchesu tematiche legate ahealth e wellbeing, con un tasso di crescita medio del 14% annuo. Ma quali sono i portali più consultati e ritenuti i più affidabili per questo tipo di argomenti?SEMrush, uno dei tool più usati in Europa nel search marketing, ha analizzato le parole chiave digitate sui motori di ricerca in Italia, stilando una breve classifica deiportali più frequentati: 1.my-personaltrainer.it, 2.medicitalia.it, 3.albanesi.it, 4.farmacoecura.it, 5.starbene.it
Tutti e 5 i siti, essendo basati su query informazionali (per il 99,6% dei casi, solo il 0,4% è traffico navigazionale, ovvero di ricerche solo sul brand) hanno il maggiore pilastro costruito sulla Seo. Circa il 60% degli utenti arriva sulle piattaforme web cercando risposte alle proprie domande direttamente sul motore di ricerca, mentre dai canali social arriva decisamente poco: 0,6% di media. Il leader di settore,my-personaltrainer.it, vanta un traffico mensile di16 milionidiutenti, che navigano principalmente da mobile (l’82%).
Nell’ambito salute e benessere, la vera sfida non è solo scrivere il contenuto più opportuno, ma anche renderlo il più ‘pop’ possibile, per essere compresi pure da una vasta platea. A giudicare dalle ricerche migliori effettuate dai portali top five, si tratta di vere e proprie domande al ‘dr.Google’, entrando nell’ottica di una vocal search sempre più vicina e diffusa. Qualche esempio concreto? “pallina dura dietro l’orecchio” o “levobren colon irritabile”, piuttosto che “birra fredda mal di stomaco” sono fra le ricerche tipo.
Seppure sia riconoscibile una campagna di posizionamento, si nota la tendenza, da parte dei portali, verso una scelta di query sempre più cheap e che non seguano una linea editoriale specifica e condivisa. Addirittura, secondo SEMrush, la corsa alla visualizzazione, ovvero al like in più, potrebbe rischiare di portare il comparto a cascare verticalmente.
Jingle Bells, Jingle Bells... il periodo di alberi luccicanti e Christmas Carol è ormai iniziato da un po’. Per tutti noi è il periodo più bello dell’anno, ma forse un po’ meno per i Social Media Manager. Ogni anno il ritornello di Natale che sentono più spesso è: “quando parte la campagna natalizia?".
Secondo un recente studio di Facebook, Global Holiday Study curato da Ipsos, circa il 43% dei consumatori iniziano il loro shopping prima di Novembre, con picchi registrati durante la Black e Cyber week.
Qual è dunque la prima regola?
Holiday Promotion e Social
Diversi brand di fatto storceranno un po’ il naso, ma a livello di vendite non esiste nulla di più invitante di una promozione in puro stile natalizio.
Il motivo è molto semplice: le occasioni fanno molta più gola. Non è del tutto corretto pensare che una promozione non possa essere legata al brand, o che debba per forza essere solo un momento commerciale.
Sarà compito del brand identificare la creatività giusta e il messaggio corretto, che strizzi l'occhio ai consumatori, senza rovinare la strategia brand costruita.
La crescita delle vendite e dei ricavi, durante la Black Week, è aumentata ed aumenterà esponenzialmente nei prossimi anni, senza dimenticare che il Single Day sta diventando un momento promozionale rilevante anche qui in Europa. Bisogna fare attenzione però a non utilizzare post organici per questi eventi, ma catturare i target corretti attraverso sponsored post, in modo da non modificare troppo la brand perception che state cercando di costruire.
Natale è il momento delle emozioni e dell’esplosione di sentimenti. Il principale obiettivo di ogni Social Media Manager è quello di portare a ogni visitatore e consumatore un pizzico in più di spirito natalizio.
E il primo strumento per veicolare le emozioni sono sicuramente i video.
Alzi la mano chi non si è mai trovato a sciogliersi davanti a una campagna di Natale. I video sono lo strumento di comunicazione migliore dal momento che permettono a chi lo guarda di immedesimarsi completamente.
La prima regola è quella di focalizzarsi su un'emozione e sviluppare lo storyboard così da lasciare che il racconto porti la storia nel cuore delle persone. Pochi dettagli, ma che colpiscano e lascino il segno. I principali ingredienti di un contenuto virale.
Una regola importante il vostro contenuto non dovrà mai allontanarsi dai valori caratteristici del vostro brand, e da come i vostri consumatori e fan vi conoscono nella "vita di tutti i giorni".
Engage, engage, Engage!
I contenuti natalizi sono il momento perfetto per creare awareness e migliorare la fedeltà dei propri consumatori. Come?
Il primo suggerimento è quello di crearne di rilevanti, anche solo visivi che contengano prodotti ma che non passino inosservati. Non dimenticate che ognuno di noi è sommerso quotidianamente, durante il periodo delle festività, di immagini di Natale.
Dovreste dunque distinguervi, creando un feed di Instagram o Facebook ad alto tasso di originalità.
Lasciate che il valore dei vostri prodotti parli anche attraverso i contenuti che andrete a postare. Costruite una strategia che non parli solo di gifting, ma di holiday mood, perché la prima regola del successo è che la vostra audience si senta coinvolta davvero.
Ultimo, ma non meno importante, utilizzare User Generated Content: non c'è modo migliore che utilizzare immagini di consumatori per aumentare il vostro tasso di creatività che lasciare che i vostri consumatori trasmettano il vostro messaggio natalizio nel loro modo.
Gli italiani si confermano sempre più connessi e "maturi" nell'approccio al mondo digitale, con un trend di adozione in crescita per quanto riguarda sia internet in senso ampio, sia le piattaforme social, sia le nuove tecnologie. Questo quanto emerge dal Report Digital 2020 diWe are sociale confermato anche dagliultimi dati Audiweb relativi alla total digital audience 2019.
Stando all'analisi sono infatti quasi50 milioni le persone onlinenel nostro Paese su base regolare, e 35 milioni quelle presenti ed attive sui canali social. In entrambi i casi, si registra un aumento rispetto alla rilevazione del 2019. A seguire un identikit approfondito.
Non è solamente la quantità di persone presenti ed attive a crescere, ma anche il tempo che si sceglie di passare online: spendiamo6 ore connessi ad internet ogni giorno, e 1 ora e 57 minuti sui social, in aumento rispetto al dato rilevato nel 2019, che si era fermato a 1 ora e 51 minuti.
Maturità tecnologica Guardando al livello di "maturità" rispetto alle nuove funzionalità/tecnologie, cresce di 5 punti percentuali rispetto allo scorso anno l'utilizzo diassistenti vocali da mobile o device dedicati(dal 30% al 35%). Un italiano su 12 possiede invece device per lasmart home, mentre triplica (dal 5% al 15%) la penetrazione della categoria deiwearables, siano essi smartwatch o altri dispositivi per il tracciamento dell'attività fisica o della salute in senso ampio. Più indietro, ma forse meno del previsto, l'adozione di dispositivi per larealtà virtuale, in mano al 3% degli italiani.
Privacy e fruizione Più consapevolezza anche su dati temi: più di una persona su due ha infatti espresso preoccupazione per le fake news (52%) e in relazione al trattamento dei dati personali (59%) da parte delle piattaforme e delle aziende. Cresce contestualmente l'utilizzo di strumenti di ad-blocking (dal 35% del 2019 al 40%). Anche se il dato è alla prima rilevazione, inoltre, si riscontrano risultati importanti per quanto riguarda la regolare cancellazione dei cookies (54%) e l’utilizzo di sistemi/app per il tracciamento dello “screen time” sui dispositivi mobili (15%).
Interazione e utilizzo Senza sorpresa, il 98% degli utenti social si connette da dispositivi mobili, ma al netto dei volumi è interessante un dato più qualitativo: siamo infatti anche più coinvolti, in virtù dell'aumento degli utenti che contribuiscono attivamente al dialogo, in crescita dal 74% all'81%.
Se si guarda alle app più usate (a seguire) non è solo il desiderio di rimanere connessi con amici, colleghi, brand preferiti e fonti di ispirazione che tiene gli italiani attaccati ai telefoni, ma anche un'evidente ricerca disvago ed intrattenimento. Guardare video online, seguire vlog, l'ascolto di musica, radio online e podcast sono tutte attività che incrociano intrattenimento edesiderio di crescita personale. A conferma di questo desiderio anche la top 10 delle categorie di app più utilizzate dagli italiani: 5 categorie delle prime 7 sono infatti ascrivibili alla sfera dei social e dell'intrattenimento.
Le piattaforme preferite Nessuno scossone rispetto a quanto riportato l'anno scorso, con YouTube e la famiglia di app di Facebook (WhatsApp, Facebook, Instagram e Messenger, nell'ordine) saldamente nella top 5. Ed è proprio Instagram la piattaforma che registra la crescita più evidente, dal 55% al 64%. In forze anche Pinterest, che vede un salto dal 24% al 29% anche in Italia, in parallelo ad una crescita globale anche in virtù di una serie di migliorie. Crescono di un paio di punti percentuali ciascuno anche Snapchat, Twitter, WeChat, Reddit: sono tutte piattaforme molto diverse tra loro ed è interessante notare come la crescita sia diffusa, indicatore di “salute generale” della categoria e non solo di alcune nicchie specifiche.
In queste settimane di isolamento forzato a causa dell’epidemia dicoronavirus, gli italiani trascorrono molto più tempo in rete. Per informarsi, comprensibimente, ma anche per svolgere altre attività, incluso loshopping online, concentrato su servizi e prodotti utili arendere più piacevole il tempo trascorso in casa. Lo conferma una ricerca diMapp, fornitore internazionale di una piattaforma cloud di servizi di marketing, che analizza i cambiamenti delle visite ai siti web di diversi settori economici a causa della pandemia di Covid-19.
Le visite sui portali di informazione sono in costante aumento
L’editoria a livello globale ha registrato un aumento degli accessi legato alla necessità della popolazione di acquisire informazioni. Si possono fare confronti interessanti comparandol’utilizzo dei media online tra Germania e Italia: in entrambi i Paesi, le notizie sui primi decessi hanno portato a un forte incremento di ricerche di notizie online.
Al crescere del numero di casi in Germania, verso la metà di marzo, l’accesso ai canali online dei vari notiziari tedeschi è aumentato in modo maggiore rispetto ai dati dei media italiani. Nel complesso, rileva Mapp,il traffico online è aumentato del 93% in Italia e del 103% in Germania dall’inizio del 2020. Il fatto che i media tedeschi abbiano superato quelli italiani indica una sorta di “saturazione” delle notizie nel territorio italiano.
Mapp: è in corso un significativo aumento degli acquisti online
Anche il segmento degli acquisti online registra una crescita significativa.Entro la fine del mese di marzo 2020, i volumi di ordini registreranno una crescita dell’88% in confronto al dato di inizio anno.Altri settori che registrano un aumento degli accessi da parte dei consumatori sono le telecomunicazioni (+23%) e il comparto della finanza (+17%).
Nel caso delle telecomunicazioni, la gestione degli abbonamenti o dell’accesso a Internet ha sicuramente influito su questi dati. Mentre il settore del commercio B2B sta ora rallentando dopo un temporaneo aumento,l’industria del turismo è certamente quella più penalizzata da questa crisi, con un calo molto marcato che si è assestato negli ultimi giorni al 34% rispetto al traffico di inizio anno.
E-commerce: cresce la domanda di accessori di hobbistica, giocattoli e cosmesi
Più nel dettaglio, l’analisi di Mapp rivela chesono in crescita i prodotti di uso casalingo, con i distributori di articoli di hobbistica in forte crescita di domanda. Gli ordini di questi prodotti sono cresciuti del 212% in confronto all’inizio dell’anno, dato mai registrato in passato. L’incremento di ordini di materiali da costruzione, attrezzi da giardinaggio e da costruzione indica chiaramente come, a seguito dell’isolamento, le personesi stiano dedicando ad attività di fai-da-te.
Anche gli ordini di giocattoli e cosmetici sono in crescita, rispettivamente del 90% e del 64%. Nel primo caso, le ragioni di questo aumento sono da registrare nella chiusura delle scuole e degli asili e nella tendenza dei genitori a voler tenere i figli felici ed occupati.
Di contro,il segmento dell’abbigliamento non ha ancora subito un impatto correlato alla crisi in atto: il volume degli acquisti online è rimasto infatti invariato. In questo ambito, solo l’abbigliamento sportivo ha registrato un calo (-45%), dovuto al fatto che il tempo speso all’esterno delle proprie abitazioni è considerevolmente diminuito. Un dato sorprendente lo riserva il settore dei sex-toys, che è in calo del 19% nonostante il forte distanziamento sociale imposto dalla crisi.
Un nuovo trend: shopping al mattino, lettura delle notizie nel pomeriggio
Nel corso della pandemia da coronavirus sono stati misurati anche i picchi di accesso a internet. I portali di e-commerce sono usati più intensamente tra le 6:00 e le 8:00 del mattino, mentre i media hanno il picco di flussi di accesso tra le 16:00 e le 19:00. Questi dati, registrati in un momento di forte isolamento sociale, mostrano comegli utenti siano inclini a dedicarsi allo shopping al mattino, mentre la tendenza all’informazione si sia spostata dal mattino, solitamente nel tragitto casa-lavoro, al pomeriggio/sera.
Il 10 luglio il Garante Privacy ha pubblicato lenuove Linee Guida sui cookie: un importante documento che spiega come siti web ed eCommerce devono gestire il tema dei cookie.
Il Garante, anche a seguito di una “consultazione pubblica” della prima bozza delle ormai approvate linee guida, non si è limitato a stabilire come non deve essere strutturato un banner cookie ma ne ha delineato in maniera precisa la struttura.
In questo modo sono stati chiariti molti dubbi degli operatori del settore.
Questo non è il primo provvedimento normativo emanato dal Garante Privacy in tema di cookie, ma già nel 2014 erano state pubblicate Linee guida sull’uso dei cookie.
Molte delle indicazioni previste dalle precedenti Linee guida sono ancora valide, ma necessitavano di essere riviste e aggiornate in base sia al recente progresso tecnologico, sia alle novità del GDPR.
Di seguito analizzeremo le principali novità introdotte dalle nuove Linee guida sui cookie.
Premessa: Cosa sono i cookie e quando serve il consenso
Prima di entrare nel vivo dell’argomento è doveroso soffermarsi sulla definizione di cookie e sulla loro classificazione.
Cosa sono i cookie?
I cookie sonopiccoli file che vengono installati sul terminale dell’utente da parte del sito o da terze parti(per il tramite del sito stesso). Questi file vengono installati quando l’utente visita un determinato sito.
I cookie possono quindi essere di prima parte (quelli rilasciati direttamente dal sito) oppure di terza parte (se rilasciati da società terze).
I terminali nei quali i cookie possono essere installati sono i computer, ma anche tablet e smartphone. In sostanza possono essere installati in ogni dispositivo che utilizziamo per visionare un sito web o un eCommerce.
Che funzioni hanno i cookie?
I cookie possono avere molteplici scopi.
Le nuove Linee guida sui cookie, confermando quanto già indicato dalle Autorità nelle precedenti Linee guida del 2014, suddividono i cookie in base alla loro finalità, ovvero:
Cookie tecnici.
Cookie che permettono al sito di funzionare correttamente. Come, ad esempio, quelli che mantengono le scelte effettuate dall’utente (es. lingua scelta e prodotto nel carrello)
Cookie di profilazione.
Tali cookie hanno la funzione di ricondurre a soggetti determinati, identificati o identificabili, specifiche azioni o schemi comportamentali al fine di raggrupparli in diversi profili.
I profili degli utenti possono essere utilizzati per finalità statistiche, elaborando i dati sulla navigazione del sito utili per il titolare dello stesso, oppure pubblicitarie, inviando messaggi pubblicitari mirati, in linea con le preferenze manifestate dall’utente nell’ambito della navigazione.
Quando serve il consenso?
Nelle Linee guida il Garante conferma che il rilascio dei cookie tecnici può avvenire senza il consenso dell’utente.
Questi cookie, infatti, sono necessari al sito per funzionare e quindi non ha senso richiedere il consenso dell’utente per prestare un servizio (la navigazione sul sito) richiesto dall’utente stesso.
Invece, icookie di profilazione possono essere installati solo previo consenso dell’utente.
Il consenso al rilascio dei cookie di profilazione deve essere richiesto tramite il banner cookie.
Diversamente, se il sito web non rilascia cookie di profilazione non dovrà essere presentato all’utente alcun banner cookie.
Come non può essere richiesto il consenso dell’utente
Il Garante Privacy nelle nuove Linee Guida ha individuato alcune modalità che non possono essere utilizzate per ottenere un valido consenso al rilascio dei cookie di profilazione.
In questo modo il Garante Privacy ha confermato interpretazioni normative e giurisprudenziali che gli operatori del settore più esperti seguivano già da tempo.
Scroll della pagina
In primo luogo, è stato stabilito cheil consenso non può essere rilasciato mediante “scrolling”.
Alcuni siti consentivano il rilascio dei cookie quando l’utente, una volta arrivato sul sito, scorreva la pagina muovendo la rotellina del mouse.
Il Garante Privacy è stato molto chiaro a riguardo, affermando che lo scrolling non è mai idoneo ad esprimere la manifestazione di volontà dell’interessato volta ad accettare il rilascio dei cookie.
Lo scroll non permette il rilascio di un consenso “espresso”. Infatti, tale azione costituisce un’abitudine che l’utente mette in atto quando accede ad un sito web o ad un eCommerce.
Cookie wall
Il cookie wall è una tecnica utilizzata in alcuni siti web ed eCommerce per negare l'accesso agli utenti che non acconsentano i cookie di profilazione.
Pertanto, con questo sistema, l’utente che voglia accedere al sito si vede obbligato ad accettare i cookie di profilazione.
Pare evidente che in questo casoil consenso dell’utente al rilascio dei cookie non è libero ma deriva dal fatto che senza tale consenso l’utente non può visionare il sito o l’eCommerce.
Proprio per tale ragione le nuove Linee guida sui cookievietano l’uso dei cookie wall.
Legittimo interesse
Le Linee guida sui cookie confermano che i cookie non possono essere rilasciati sulla base del legittimo interesse.
Il legittimo interesse è una base giuridica che permette al titolare del sito di effettuare un bilanciamento tra il proprio interesse legittimo e quello degli utenti che navigano sul sito.
L’interesse legittimo può giustificare il trattamento dei dati dell’utente per rispondere alle richieste fatte da quest’ultimo tramite il form contatti presente sul sito. In questo caso, infatti, il titolare del sito ha interesse a rispondere alle richieste a lui effettuate e rispettivamente l’utente ha legittimo interesse ad ottenere risposta alle domande la lui stesso formulate.
Il Garante Privacy conferma chenon può essere usato il “legittimo interesse” per rilasciare cookie di profilazione sui terminali degli utenti. L’unica base giuridica che permette il rilascio dei cookie di profilazione è il consenso.
Come deve essere strutturato il banner cookie
Il Garante Privacy nelle nuove Linee Guida non si è limitato a precisare come non deve essere richiesto il consenso al rilascio dei cookie ma si è soffermato molto nel definire come questo consenso deve essere richiesto, analizzando nel dettaglio gli elementi che devono costituire il banner cookie.
È stabilito infatti che i siti web e gli eCommerce dovranno presentare un banner con le seguenti caratteristiche:
Una “X” in alto a destra, che se cliccata impedisce il rilascio di cookie di profilazione
Tasto di accettazione
Una “informativa breve”redatta in base alle indicazioni del Garante Privacy
Link alla cookie policy
Link ad “area dedicata”dove l’utente può selezionare/deselezionare i cookie di profilazione
Analizziamo ora nel dettaglio tali elementi che il banner deve contenere.
“X” in alto a destra
Il banner deve presentare una “X” in alto a destra che se selezionata non consenta il rilascio dei cookie.
Infatti, se l’utente clicca su quella “X”, che univocamente online (e non solo) ha il significato di chiusura, il banner deve chiudersi ed i cookie di profilazioni non potranno essere rilasciati dal sito.
Pertanto, con la chiusura del banner, l’utente esprime il suo rifiuto al rilascio dei cookie di profilazione.
Il banner, in maniera chiara e comprensibile, dovrà informare l’utente di tale funzionalità del tasto “X”.
Tasto di accettazione
Oltre al tasto di chiusura il banner dovrà contenere anche untasto che permetta il rilascio dei cookie di profilazione.
Anche in questo caso il banner dovrà illustrare che, la selezione dell’apposito tasto, costituirà consenso al rilascio di tutti i cookie di profilazione presenti sul sito web o l’eCommerce.
Il tasto dovrà contenere una formulazione atta a far comprendere all’utente quanto sopra enunciato, come ad esempio “acconsento al rilascio dei cookie di profilazione”.
Informare l’utente utilizzando le giuste formulazioni è molto importante per evitare fraintendimenti con l’utente del sito.
Informativa minima da inserire nel banner
Il banner deve contenere una “mini” informativa atta ad informare l’utente che il sito web o l’eCommerce utilizza cookie tecnici e potrà, previo il consenso dell’utente, rilasciare cookie di profilazione.
Il Garante Privacy richiede quindiun’informativa snella e di facile comprensione per l’utente.
Indi per cui in un’informativa troppo lunga e scritta in un linguaggio pseudo “legalese” non sarebbe conforme a quanto indicato nelle Linee Guida.
Link alla cookie policy
Il banner dovrà contenere anche un link alla cookie policy.
Ovvero aldocumento che illustra all’utente la politica sull’uso dei cookie del sito web o l’eCommerce di rifermento.
Accedendo alla cookie policy l’utente potrà reperire maggiori informazioni relative ai cookie.
Link ad area dedicata ed il suo contenuto
Infine, il banner deve contenere anche un link ad una sezione dedicata dove l’utente potrà scegliere i cookie di profilazione che consente siano rilasciati.
In quest’area dedicata l’utente deve poter:
Selezionare/deselezionare i cookie di profilazione suddivisi per categoria. Dovranno essere indicate come categorie, quella di profilazione per fini pubblicitarie e quella per finalità statistiche.
Visionare i cookie di profilazione rilasciati dal sito. Dovranno inoltre essere indicati i link alla pagina del sito del fornitore del cookie di profilazione. In questa pagina l’utente potrà disabilitare tale cookie. Nel caso in cui tale link non fosse disponibile, l’utente dovrà essere informato che potrà disabilitare i cookie di profilazione usando le impostazioni del proprio browser.
Altri adempimenti
Di seguito analizzeremo altri adempimenti ai quali i titolari dei siti web ed eCommerce dovranno conformarsi.
Infatti, oltre alle indicazioni su cosa deve contenere il banner cookie le Linee guida prevedono che:
L’utente del sito dovrà avere la possibilità di modificare le scelte sui cookie
Successivamente all’accettazione (totale o parziale) o al diniego del rilascio di cookie all’utente dovrà essere data la possibilità di modificare le proprie scelte.
Pertanto, nel footer del sito web dovrà essere indicato un link che indirizzi l’utente ad un’area dove potrà modificare le sue scelte.
È vietata un’eccessiva reiterazione della richiesta del consenso al rilascio ai cookie
Il Garante Privacy ha notato che alcuni titolari di siti ripropongono il banner cookie ad ogni nuovo accesso dell’utente al medesimo sito, anche quando lo stesso utente abbia già effettuato una scelta acconsentendo o non acconsentendo al rilascio dei cookie.
Le Linee Guida condannano questa condotta, stabilendo che il banner cookie può essere riproposto solamente quando:
vi siano sostanziali modifiche sulla gestione dei cookie
siano trascorsi comunque almeno 6 mesi dall’ultima presentazione del banner.
Quanto entreranno in vigore le nuove Linee guida sui cookie?
Il Garante Privacy è consapevole che quanto richiesto nelle Linee Guida richiede importanti interventi ai titolari dei siti e degli eCommerce e alle società che gestiscono generatori di documenti e cookie plugin.
Proprio per questo motivo ha lasciato un lasso di tempo abbastanza lungo per conformarsi a quanto indicato nelle nuove Linee Guida.
Infatti, i siti hanno tempo 6 mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale delle Linee guida sui cookie per mettersi a norma, ovvero fino al10 gennaio 2022.
Conclusioni sulle Linee guida sull’uso dei cookie
Attualmente nessun generatore di documenti legali e cookie plugin è conforme alle nuove disposizioni normative.
LegalBlink insieme a Polimeni.Legal, il 9 luglio, ha partecipato ad unaTavola rotondacon il Garante Privacy organizzata da 4eCom.
In questo evento LegalBlink ha avuto modo, tra le altre cose, di confrontarsi sulle nuove Linee Guida (che sono state poi pubblicate il giorno successivo).
Da questo incontro sono emersi importanti spunti su come le società che permettono la generazione dei cookie banner e delle informative cookie (tra cui figurano i tool di LegalBlink) devono implementare le nuove disposizioni.
Maggiori informazioni sulle nuove Linee Guida sono disponibili in questowebinarorganizzato LegalBlink.
Sviluppato da OpenAI, è stato addestrato a partire dai modelli Instruct GPT ed è in grado di generare testi di varia lunghezza e complessità in base alle richieste dell’utilizzatore. L’applicazione può essere utilizzata attualmente per diversi scopi: instaurare un modello di conversazione, scrivere email e messaggi commerciali, redigere descrizioni di prodotti, creare contenuti per i social e compilare script di codice con una certa affidabilità.
La qualità degli output prodotti è sorprendente, tanto da giustificare l’idea di utilizzarlo a fini SEO, ma ci sono diversi aspetti da comprendere prima di prendere in considerazione il suo utilizzo per queste attività.
A cosa serve ChatGPT
ChatGPT è utilizzato principalmente per generare testo in modo autonomo in base ai prompt forniti. Può essere utilizzato in molti ambiti diversi, tra cui:
Generazione di testo: ChatGPT può essere utilizzato per generare testo scritto in modo autonomo, come racconti, articoli, e-mail e molto altro.
Risposta alle domande: ChatGPT può essere utilizzato per rispondere alle domande degli utenti in modo autonomo, come in un assistente virtuale.
Traduzione automatica: ChatGPT può essere utilizzato per tradurre il testo da una lingua all’altra.
Generazione di codice: ChatGPT può essere utilizzato per generare codice in modo autonomo, semplificando il processo di sviluppo per gli sviluppatori.
Creazione di chatbot: ChatGPT può essere utilizzato per creare chatbot in grado di interagire con gli utenti in modo autonomo.
Creazione di assistenti vocali: ChatGPT può essere utilizzato per creare assistenti vocali in grado di comprendere e rispondere alle richieste degli utenti in modo autonomo.
Per generare testi con ChatGPT è necessario fornire un prompt al modello: il prompt è il testo di input che viene fornito per generare il testo in uscita e può essere qualsiasi cosa: una frase di partenza per scrivere un articolo o un racconto o una domanda per la quale si vuole ottenere una risposta.
Può quindi trattarsi di una singola frase o di un paragrafo intero, a seconda delle esigenze specifiche (per esempio, un prompt può essere la richiesta di revisionare un testo alla ricerca di errori).
Inoltre, il prompt può essere utilizzato per generare testo continuando una storia o un discorso già esistente, in modo da generare testi più coerenti e plausibili. In generale, più è preciso e specifico, più preciso e specifico sarà il testo generato da ChatGPT.
Source: openai.com
In che modo ChatGPT riesce a fare quello che fa
ChatGPT è un modello di apprendimento automatico chiamato Large Learning Model.
Un modello di apprendimento di grandi dimensioni è un’intelligenza artificiale addestrata su grandi quantità di dati in grado di prevedere la parola successiva in una frase.
Più dati sono disponibili per l’addestramento, migliore sarà il risultato: a volte i modelli linguistici di grandi dimensioni sviluppano capacità inaspettate.
L’Università di Stanford, infatti, ha documentato come un aumento dei dati di addestramento abbia permesso a GPT-3 di tradurre un testo dall’inglese al francese, anche se non era stato addestrato specificamente per questo compito.
I grandi modelli linguistici come GPT-3 (e GPT-3.5, che è alla base di ChatGPT) non sono infatti addestrati per svolgere compiti specifici, ma vengono addestrati con un’ampia gamma di conoscenze che possono poi applicare ad altri domini.
Il processo è molto simile al modo in cui impariamo noi esseri umani. Per esempio, impariamo i fondamenti della falegnameria, possiamo applicare quelle conoscenze per costruire un tavolo, anche se non ci è mai stato insegnato specificamente come farlo.
Il GPT-3 funziona dunque in modo simile al cervello umano, in quanto contiene conoscenze generali che possono essere applicate a più compiti.
ChatGPT incorpora un altro modello linguistico di grandi dimensioni, chiamato InstructGPT, che è stato addestrato ad accettare le indicazioni degli esseri umani e le risposte lunghe a domande complesse.
Questa capacità di seguire le istruzioni rende ChatGPT in grado di ricevere istruzioni per creare un output su praticamente qualsiasi argomento e di farlo in qualsiasi formato, rispettando i vincoli imposti, come il numero di parole e l’inclusione di punti specifici dell’argomento.
Appare ormai chiaro che ChatGPT sia in grado di scrivere contenuti testuali praticamente su qualsiasi argomento, perché è addestrato su un’ampia varietà di testi disponibili al pubblico.
Tuttavia, presenta delle limitazioni che è importante conoscere prima di decidere di utilizzarlo per un progetto SEO.
Il limite più grande è che ChatGPT non è affidabile al 100% sulle informazioni. Il motivo per cui è impreciso è che il modello si limita a prevedere quali parole dovrebbero venire dopo la parola precedente in una frase di un paragrafo su un determinato argomento. Non si preoccupa dell’accuratezza perché non è quello il suo compito specifico.
E fornire una giusta informazione dovrebbe essere la preoccupazione principale di chiunque sia interessato a creare contenuti di qualità.
#1. Quanto sono accurate le risposte di ChatGPT
La precisione delle risposte generate da ChatGPT dipende da diversi fattori, tra cui la qualità e la quantità dei dati di addestramento utilizzati per addestrare il modello, la qualità del prompt fornito e la configurazione dei parametri del modello.
In generale, quanto più grande è il dataset utilizzato per addestrare il modello, tanto più preciso sarà il modello nella generazione del testo. Inoltre, quanto più preciso e specifico è il prompt fornito, tanto più preciso sarà il testo generato. Tuttavia, alcuni ambiti possono essere più difficili da generare rispetto ad altri, come ad esempio quelli tecnici o scientifici.
In generale, si tratta uno strumento molto potente ma non è infallibile. Le risposte generate possono contenere errori o imprecisioni, quindi è importante rivedere e verificare il testo generato prima dell’utilizzo.
#2. Le limitazioni al contenuto
ChatGPT non può occuparsi e scrive di qualunque argomento: è specificamente programmato per non generare testo su argomenti violenti, sesso esplicito e contenuti dannosi (come, ad esempio, le istruzioni su come costruire un ordigno esplosivo).
#3. Non si aggiorna in tempo reale
Un’altra limitazione è che non è a conoscenza dei contenuti creati dopo il 2021. Quindi, a meno di non utilizzare ulteriori addon per integrarlo al motore di ricerca, se i contenuti che vogliamo produrre devono essere aggiornati e freschi, ChatGPT nella sua forma attuale potrebbe non essere poi così utile.
#4. Le risposte sono condizionate da bias e pregiudizi
Un limite importante da tenere presente è che è addestrato per essere utile, sincero e innocuo: sono pregiudizi intenzionali incorporati nella macchina per evitare i comportamenti negativi.
Si tratta certamente di un’impostazione con buone intenzioni, ma che non può fare a meno di modificare il risultato rispetto a quello che potrebbe idealmente essere, minando la neutralità della risposta: il bias cambia l’output producendo un testo “meno neutrale”.
#5. Richiede istruzioni dettagliate per fornire un risultato valido
ChatGPT richiede istruzioni dettagliate per produrre un contenuto di qualità: più istruzioni gli vengono fornite, più sofisticato sarà il risultato.
Questo è sia un punto di forza ma anche un limite di cui essere consapevoli: meno istruzioni ci sono nella richiesta di contenuto, più è probabile che l’output condivida un output simile con un’altra richiesta.
Il sistema è progettato per scegliere parole completamente casuali quando prevede quale dovrebbe essere la parola successiva in un articolo, quindi è logico che non si plagi da solo, ma se vogliamo ricevere in risposta un contenuto assolutamente originale e di qualità superiore, abbiamo bisogno di impiegare molto tempo nella compilazione del prompt da sottoporgli.
#6. I contenuti generati dall’AI potrebbero essere identificati dai motori di ricerca
Gli sviluppatori di Google e di altre organizzazioni hanno lavorato per molti anni su algoritmi in grado di individuare con successo i contenuti generati dall’intelligenza artificiale.
Hanno scoperto che alcune caratteristiche statistiche del testo generato dall’intelligenza artificiale, come i punteggi dell’indice di Gunning-Fog e dell’indice di Flesch, erano utili per prevedere se un testo fosse stato generato dal computer, anche se il programma aveva utilizzato un algoritmo progettato per eludere il rilevamento.
#7. Il watemark invisibile sui contenuti generati dall’AI
I testi generati con l’intelligenza artificiale includono una sorta di filigrana che li rende identificabili. I ricercatori OpenAI hanno sviluppato un watermarking crittografico che aiuterà a rilevare i contenuti creati attraverso un prodotto OpenAI come ChatGPT.
Questo watermark potrebbe consentire una differenziazione nelle operazioni di crawling e pregiudicare il posizionamento del contenuto in risposta alla query di un utente sui motori di ricerca.
Oppure, dare vita a una sorta di “crawling etico” e trasparente, evidenziando una differenza tra un contenuto generato da un algoritmo e un testo scritto da un essere umano.
È dannoso per la SEO pubblicare articoli generati dall’intelligenza artificiale?
Cosa si rischia utilizzando le AI per la generazione di testi da pubblicare sotto forma di articoli a fini SEO?
Partiamo col dire che è ormai abbastanza scontato che i contenuti AI generated siano rilevabili, sebbene molti sostengano che non ci sia modo per Google di sapere se un contenuto è stato generato o meno con l’Intelligenza Artificiale.
La questione è più o meno già risolta, tanto che persino i contenuti che utilizzano algoritmi anti-rilevamento possono essere rilevati: il rilevamento di contenuti generati dalle macchina è stato oggetto di ricerca per molti anni, compresa la ricerca su come rilevare i contenuti tradotti automaticamente da un’altra lingua.
I contenuti generati con ChatGPT violano le linee guida di Google
John Mueller, Senior Search Analyst / Search Relations team lead di Google, nell’aprile 2022 ha affermato che i contenuti generati dall’intelligenza artificiale violano le linee guida di Google.
“Per noi questi contenuti rientrano ancora nella categoria dei contenuti generati automaticamente, che rappresentano una violazione delle linee guida per i webmaster.
E le persone hanno generato automaticamente contenuti in molti modi diversi. Per noi, se si utilizzano strumenti di apprendimento automatico per generare i contenuti, è essenzialmente come se si mescolassero le parole, si cercassero i sinonimi o si facessero “trucchi di traduzione”, quindi lo consideriamo spam“.
Google ha anche recentemente aggiornato la sezione “contenuti generati automaticamente” della pagina per gli sviluppatori dedicata allo spam. Creata nell’ottobre 2022, è stata aggiornata alla fine di novembre 2022. che recita:
“Il contenuto generato automaticamente (o “autogenerato”) è un contenuto che è stato generato programmaticamente senza produrre nulla di originale o aggiungere sufficiente valore“.
Il semplice fatto di essere un contenuto generato automaticamente non lo rende “spammoso”. È la mancanza di tutti i valori aggiunti e delle qualità generali a rendere questi contenuti problematici.
I testi generati con l’AI potranno contenere watermark
Poche settimane prima del rilascio di ChatGPT, i ricercatore di OpenAI hanno dichiarato che il watermarking è “auspicabilmente” in arrivo nella prossima versione di GPT.
Come accennato in precedenza, questa scelta etica potrebbe fornire ai motori di ricerca (e ai lettori) chiare indicazioni sulla fonte di provenienza di un testo o un articolo, pregiudicandone il posizionamento o la percezione riguardo all’affidabilità.
Come utilizzare ChatGPT per la SEO
Affidare la creazione di contenuti a un’intelligenza artificiale e pubblicarli così come sono potrebbe non essere l’uso più efficace dell’intelligenza artificiale, se non viene prima verificata la qualità, l’accuratezza e l’utilità dei contenuti; attività che richiede tempo, lavoro e precisione assimilabili a una produzione originale.
Un uso attualmente accettabile di strumenti di intelligenza artificiale per la SEO come ChatGPT, potrebbe essere quello di impiegare l’algoritmo per riassumere lunghi testi da condensare in una metadescription (Google ha affermato espressamente che questa pratica non è contraria alle sue linee guida).
Oppure, fornire una bozza o un brief su un determinato argomento da sviluppare in modo autonomo, lasciando alla macchina il compito più noioso di ricerca e di analisi.
L’arrivo sul mercato di ChatGPT, a fine novembre 2022, ha messo in subbuglio diverse aziende, innescato una sana innovazione (come mostra l’immagine in basso) e riacceso le speranze di una maggiore competizione nel comparto dei motori di ricerca. Ad un mese dal lancio, il chatbot di OpenAI ha conquistato 100 milioni di utenti, tanto da essere spesso “over capacity”, inutilizzabile. E questo, nonostante la sua base dati sia ferma al 2021 (se gli chiedi chi è il presidente del consiglio italiano ti risponde Mario Draghi).
OpenAI e Microsoft
Di conseguenza, l’azienda sta testando un’offerta commerciale che prevede un obolo di 20$ al mese per utilizzarlo con priorità rispetto ai non paganti. Questa offerta si aggiunge all’altra già esistente: la vendita dell’accesso via API alle imprese che vogliono integrare il servizio nei propri prodotti.
La prima grande azienda ad adottare e adattare (si, perché si tratta di una versione personalizzata) il modello linguistico alla base di ChatGPT nei suoi prodotti è Microsoft. Il colosso di Redmond che ha investito in OpenAI fin dall’inizio (si parla di 10 miliardi di dollari), il 7 febbraio 2023, ha annunciato un nuovo Bing potenziato dall’intelligenza artificiale, oltre che l’integrazione nel browser Edge.
Per Bing la soluzione scelta è quella di mostrare la chat con l’IA nella spalla di destra del motore di ricerca, dopo aver cliccato sulla corrispondente voce di menu. La risposta viene corredata anche dall’indicazione delle fonti delle informazioni raccolte e rielaborate dal chatbot. Nel browser Edge, invece, l’IA animerà due funzioni: “chat” e “compose”. La prima permetterà di sintetizzare il testo di una pagina web o di un documento pdf e fare domande sul suo contenuto. La seconda è pensato per generare testi (es. post e email) da un input iniziale. In futuro è prevista anche un’integrazione con Office.
Il CEO Satya Nadella parla di “un nuovo giorno per la ricerca. La corsa inizia ora e noi abbiamo intenzione di muoverci e di farlo velocemente” (in realtà la corsa è iniziata da tempo e Bing ha solo il 3% del mercato). Il nuovo motore non è ancora disponibile, ma andando sul sito si può vedere una demo e ci si può iscrivere ad unawait list. Mi sembra, comunque, di capire che la chat non sarà attivata di default, quindi il motore continuerà a funzionare nel modo tradizionale.
La contromossa di Google
Google ha un approccio “AI First” dal lontano 2016, quando annunciò massicci investimenti in tecniche di machine learning e deep learning per migliorare i suoi prodotti. Si pensi che in questi anni ha investito 100 miliardi di dollari in IA. Risale al 2017 il suo seminalepaper di ricercache introdusse l’architettura di reti neurali detta Transformer, che costituisce la T del modello GPT (Generative Pre-Trained Trasformer), dato che fu rilasciata in versione open source. Nel 2021 svelòLaMDA(Language Model for Dialogue Applications) per esplorare proprio la possibilità di usare modelli linguistici per applicazioni di dialogo in linguaggio naturale. Nel 2022 fu la volta diPaLM(Pathways Language Model) il modello più potente con ben 540 miliardi di parametri (ChatGPT è basato su 175 miliardi di parametri).
Dunque Google pur essendo in una posizione di forza, ha deciso di prendersi del tempo per studiare i tanti limiti che questi modelli linguistici hanno e per capire come non cannibalizzare il proprio business basato sulla pubblicità (il classico dilemma dell’innovatore).
Il lancio di ChatGPT ha indubbiamente messo pressione sul management (i fondatori sono stati visti a Mountain View per quello che è sembrato essere un consiglio di crisi) tanto da spingerlo a dare un segnale di vita al mercato. Così, lunedì 6 febbraio 2023, il CEO Sundar Pichai ha annunciatoBard, un servizio di IA conversazionale basato su una versione più leggera del modello di linguaggio LaMDA. Dunque un tool separato dal motore di ricerca, che ora è nelle mani di alcuni tester fidati e nelle prossime settimane dovrebbe essere aperto a tutti. Peccato che nella demo mostrata il sistema sbagli la terza risposta. Tanto è bastato a far crollare il titolo in Borsa.
Per Bing la soluzione scelta è quella di mostrare la chat con l’IA nella spalla di destra del motore di ricerca, dopo aver cliccato sulla corrispondente voce di menu. La risposta viene corredata anche dall’indicazione delle fonti delle informazioni raccolte e rielaborate dal chatbot. Nel browser Edge, invece, l’IA animerà due funzioni: “chat” e “compose”. La prima permetterà di sintetizzare il testo di una pagina web o di un documento pdf e fare domande sul suo contenuto. La seconda è pensato per generare testi (es. post e email) da un input iniziale. In futuro è prevista anche un’integrazione con Office.
Il CEO Satya Nadella parla di “un nuovo giorno per la ricerca. La corsa inizia ora e noi abbiamo intenzione di muoverci e di farlo velocemente” (in realtà la corsa è iniziata da tempo e Bing ha solo il 3% del mercato). Il nuovo motore non è ancora disponibile, ma andando sul sito si può vedere una demo e ci si può iscrivere ad unawait list. Mi sembra, comunque, di capire che la chat non sarà attivata di default, quindi il motore continuerà a funzionare nel modo tradizionale.
La contromossa di Google
Google ha un approccio “AI First” dal lontano 2016, quando annunciò massicci investimenti in tecniche di machine learning e deep learning per migliorare i suoi prodotti. Si pensi che in questi anni ha investito 100 miliardi di dollari in IA. Risale al 2017 il suo seminalepaper di ricercache introdusse l’architettura di reti neurali detta Transformer, che costituisce la T del modello GPT (Generative Pre-Trained Trasformer), dato che fu rilasciata in versione open source. Nel 2021 svelòLaMDA(Language Model for Dialogue Applications) per esplorare proprio la possibilità di usare modelli linguistici per applicazioni di dialogo in linguaggio naturale. Nel 2022 fu la volta diPaLM(Pathways Language Model) il modello più potente con ben 540 miliardi di parametri (ChatGPT è basato su 175 miliardi di parametri).
Dunque Google pur essendo in una posizione di forza, ha deciso di prendersi del tempo per studiare i tanti limiti che questi modelli linguistici hanno e per capire come non cannibalizzare il proprio business basato sulla pubblicità (il classico dilemma dell’innovatore).
Il lancio di ChatGPT ha indubbiamente messo pressione sul management (i fondatori sono stati visti a Mountain View per quello che è sembrato essere un consiglio di crisi) tanto da spingerlo a dare un segnale di vita al mercato. Così, lunedì 6 febbraio 2023, il CEO Sundar Pichai ha annunciatoBard, un servizio di IA conversazionale basato su una versione più leggera del modello di linguaggio LaMDA. Dunque un tool separato dal motore di ricerca, che ora è nelle mani di alcuni tester fidati e nelle prossime settimane dovrebbe essere aperto a tutti. Peccato che nella demo mostrata il sistema sbagli la terza risposta. Tanto è bastato a far crollare il titolo in Borsa.
Il metaverso nasce nel 1992 dall’idea di Neal Stephenson, autore del romanzo Snow Crash, in cui lo descrive come una realtà digitale tridimensionale, replica del mondo reale, popolata da avatar che interagiscono tra loro in uno spazio virtuale immersivo. Sebbene emerga come una realtà utopica, sviluppata inizialmente nel gaming, il metaverso ha poi interessato diversi settori, quali l’intrattenimento e i social media, lo shopping, l’implementazione del servizio clienti, l’eLearning, lo sviluppo di competenze, la manifattura, e persino l’assistenza sanitaria e il mercato immobiliare.
Il motivo per cui il metaverso è considerato il fenomeno più discusso in ambito non solo tecnologico, ma anche strategico e comunicativo, è legato alle sue caratteristiche intrinseche. In primis, grazie alla convergenza di più tecnologie –quali non fungible token (Nft), internet of things (IoT), blockchain, machine learning, cloud computing, artificial intelligence (AI), augmented reality (AR), virtual reality (VR), e mixed reality (MR)– ilmetaverso scardinala struttura delweb 2.0, centralizzato e controllato dalle big tech, per realizzarne una versione più user centric (per esempio il web 3.0), in cui ogni utente ha lo stesso valore e contribuisce al funzionamento di una “democrazia digitale”. Tali tecnologie, inoltre, contribuiscono alla ricerca accademica sul comportamento del consumatore, specialmente di Millennials e Generazione Z.
Da uno studio condotto dai ricercatori dell’Università Lum su un campione di consumatori italiani, è emersa l’elevata propensione della Gen Z verso tali tecnologie, l’89% dei quali preferirebbe utilizzare funzionalità digitali nella quotidianità in quanto permettono di amplificare le risposte cognitive, comportamentali, sensoriali e sociali associate ad un prodotto o servizio. Infine, il metaverso rappresenta uno strumento versatile per costruire labrand reputation aziendale, raggiungere un target potenzialmente ampio a livello globale, garantire l’autenticità̀ dei prodotti e la completa tracciabilità̀ della filiera, nonché generare nuove modalità di fan engagement che includano esperienze immersive e multisensoriali.
È proprio lastimolazione multisensorialela più grande potenzialità delmetaverse marketing. Furono Hirschman e Holbrook, nel 1982, a introdurre per primi l'importanza di valutare le esperienze dei consumatori attraverso la lente dei sensi (per esempio esperienze visive, uditive, olfattive, gustative e tattili) mentre Krishna ha definito il marketing sensoriale come quel marketing che coinvolge i sensi dei consumatori, la cui interazione influenza la loro percezione, giudizio e comportamento.
Di conseguenza, le aziende e i brand adoperano ilmarketing sensorialeper generarerisposte favorevolida parte deiconsumatori, esponendoli intenzionalmente a molteplici stimoli in vari punti di contatto, sia fisici che virtuali. Mentre nel punto di vendita questi stimoli sono tipicamente legati al prodotto e all'ambiente, online le interazioni sono limitate allo schermo del dispositivo utilizzato. In questo contesto, l'integrazione delle diverse tecnologie alla base del metaverso (per esempio AR e VR) potrebbe aiutare a sviluppare un'esperienza multisensoriale immersiva, migliorando la disponibilità del consumatore all'acquisto.
Più considerazione viene data al coinvolgimento, alla sensazione e alla reazione degli utenti, più è probabile che gli stessi vivano esperienze piacevoli e, dunque, accrescano la reputazione e il valore di un brand. Emerge perciò la necessità di crearepiù punti di contatto virtualitraprodottieconsumatori, innescando percezioni multisensoriali positive tramite contenuti virtuali, tecnologie a realtà aumentata, stimoli congruenti e feedback. Inoltre, i dati raccolti sottolineano l’importanza della facilità d'uso, della credibilità e politiche di reso appropriate di modo da soddisfare le esigenze dei clienti. La strada percreare valorea lungo termine per i propri clienti passa dalla costruzione distrategie ad hocper l’ecosistemametaverso, inglobando lo storytelling in questa nuova realtà e favorendo le interazioni tra e con gli utenti.