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  mymarketing.it: l'isola nell'oceano del marketing... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico : internet (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Max Da Via' (del 09/10/2017 @ 07:47:25, in Internet, linkato 1357 volte)

Ancora numeri record per internet: il 75,2% degli italiani sul web, grazie a smartphone e social network. La crescita degli utenti di internet in Italia ha rallentato il ritmo, ma prosegue, seconda l’ultima rilevazione Censis. Nel 2017 ha raggiunto una penetrazione pari al 75,2% della popolazione, l’1,5% in più rispetto al 2016 (e il 29,9% in più rispetto al 2007). Il telefono cellulare è usato dall’86,9% degli italiani e lo smartphone, in particolare, dal 69,6% (la quota era solo del 15% nel 2009). Gli utenti di WhatsApp (il 65,7% degli italiani) coincidono praticamente con le persone che usano lo smartphone, mentre circa la metà degli italiani usa i due social network più popolari: Facebook (56,2%) e YouTube (49,6%). Notevole il passo in avanti di Instagram, che in due anni ha raddoppiato la sua utenza (nel 2015 era al 9,8% e oggi è al 21%), mentre Twitter resta attestato al 13,6%.

La spesa per smartphone

22,8 miliardi la spesa per smartphone, servizi di telefonia e traffico dati. Mentre tra il 2007 (l’anno prima dell’inizio della crisi) e il 2016 il valore dei consumi complessivi degli italiani ha subito una significativa flessione (-3,9% in termini reali), la spesa delle famiglie per gli smartphone ha segnato anno dopo anno un vero e proprio boom (+190% nel periodo 2007-2016, per un valore di poco meno di 6 miliardi di euro nell’ultimo anno). Anche gli acquisti di computer hanno registrato un rialzo rilevantissimo (+45,8% nel periodo). I servizi di telefonia si sono invece assestati verso il basso per effetto di un riequilibrio tariffario (-14,3%, per un valore però di oltre 16,8 miliardi di euro nell’ultimo anno). E la spesa per libri e giornali ha subito un crollo verticale (-37,4%). Complessivamente, nel 2016 la spesa per smartphone, servizi di telefonia e traffico dati ha superato i 22,8 miliardi di euro.

Tv… sempre più web

Raddoppia l’utenza della mobile tv. La tv tradizionale (digitale terrestre) cede qualche telespettatore, confermando però un seguito elevatissimo (il 92,2% di utenza complessiva, con una riduzione del 3,3% rispetto al 2016). La tv satellitare raggiunge quasi la metà degli italiani (il 43,5% nel 2017). Cresce la tv via internet: web tv e smart tv raggiungono il 26,8% di utenza (+2,4% in un anno). Ed è decollata la mobile tv, che ha raddoppiato in un anno i suoi utilizzatori, passati dall’11,2% al 22,1%. La radio tradizionale perde 4 punti percentuali di utenza, scendendo al 59,1% di italiani radioascoltatori. La flessione è compensata però dall’ascolto delle trasmissioni radio via internet attraverso il pc (utenza al 18,6%, +4,1% in un anno). L’autoradio rimane lo strumento preferito dagli italiani per ascoltare le trasmissioni che vanno in onda in diretta (utenza al 70,2%). Complessivamente, la radio si conferma ancora ai vertici delle preferenze degli italiani, con una utenza complessiva dell’82,6% considerando tutti i vettori dei programmi radiofonici.

Il boom di Spotify e Netflix

Dal multimediale alle piattaforme multicanale. La grande novità dell’ultimo anno è rappresentata dalle piattaforme online che diffondono servizi digitali video e audio, come ad esempio Netflix o Spotify. Oggi l’11,1% degli italiani guarda programmi dalle piattaforme video e il 10,4% ascolta musica da quelle audio. Il dato è più elevato tra le persone più istruite, diplomate e laureate (rispettivamente, il 14,1% e il 13,3%). E praticamente raddoppia tra i più giovani: il 20,6% degli under 30 si connette ai servizi video e il 22,6% a quelli audio. È lo stesso concetto di internet che comincia a modificarsi: la rete diventa il veicolo di diffusione di contenuti che, pur viaggiando da un centro alla periferia, posso essere fruiti dagli utenti come e quando vogliono, influenzando l’immaginario collettivo degli italiani.

Flettono quotidiani e libri

Quotidiani e libri ancora in flessione. I quotidiani continuano a soffrire per la mancata integrazione nel mondo della comunicazione digitale. Oggi solo il 35,8% degli italiani legge i giornali. Negli ultimi dieci anni, mentre i quotidiani a stampa perdevano il 25,6% di utenza, i quotidiani online ne acquistavano solo il 4,1% (oggi l’utenza complessiva è al 25,2%). Nel campo dei periodici, però, nell’ultimo anno si è registrata una ripresa sia dei settimanali (il 31% di utenza, +1,8%), sia dei mensili (il 26,8% di utenza, +2,1%). Ma solo il 42,9% degli italiani legge i libri a stampa e il 9,6% gli e-book. Complessivamente, i lettori di libri si attestano al 45,7% della popolazione, confermando la ancora scarsa capacità dei libri elettronici di attirare nuovi lettori.

Giovani & Adulti

Forever young: il processo di “giovanilizzazione” degli adulti. I comportamenti mediatici dei giovani e degli adulti sono sempre più omogenei. Nel 2017 viene praticamente colmato il gap nell’accesso a internet, con una utenza dell’87,8% tra i 30-44enni contro il 90,5% dei 14-29enni. Lo stesso avviene per i social network (l’80,4% e l’86,9% di utenza rispettivamente), gli smartphone (l’84,7% e l’89,3%), la tv via internet (il 39,5% e il 40,9%) e gli e-book (il 15,4% e il 15,2%). Tra i media tradizionali si registra l’allontanamento degli adulti dai quotidiani a stampa, letti nel 2017 dal 27,5% rispetto al 46,6% del 2012. Anche in questo caso gli adulti si avvicinano ai giovani, tra i quali nel 2017 i lettori di quotidiani scendono al 23,6% rispetto al 33,6% del 2012. I modelli della comunicazione digitale si estendono, coinvolgendo pienamente anche le fasce adulte della popolazione. La rapidità d’accesso, la flessibilità nell’impiego dei mezzi, la connessione alle reti globali, l’abbattimento delle barriere di spazio e tempo, la personalizzazione dei palinsesti, la disintermediazione digitale, non sono fattori avvertiti come essenziali solo dagli adolescenti: ormai sono entrati nella vita quotidiana della maggior parte degli italiani.

Via DailyOnline
 
Di Max Da Via' (del 06/12/2017 @ 07:36:29, in Internet, linkato 1665 volte)

Il Mobile ha conquistato una posizione di primo piano in tutto il mondo: conta per oltre la metà dei minuti complessivi spesi online in 13 Paesi, con quote che superano il 75% in Messico, India e Indonesia. In Italia questa percentuale si ferma al 62%, in linea con i dati di USA e Regno Unito.

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Tuttavia, una percentuale significativa della popolazione internet italiana è fortemente dipendente dai dispositivi mobili. Le persone che accedono al web esclusivamente da Mobile sono il 26% della popolazione italiana, una percentuale molto più alta di paesi come Germania, Regno Unito e Stati Uniti (rispettivamente 4%, 8% e 12%), mercati in cui la maggioranza accede da più piattaforme.

L’Italia risulta anche il mercato più polarizzato in assoluto per quanto riguarda l’utilizzo di app: oltre l’87% del tempo trascorso via mobile è infatti speso all’interno di un’app, ma in termini di reach in Italia solo 11 app riescono a raggiungere un livello di audience abbastanza consistente attorno al 20% di penetrazione (contro le 20 degli USA o le 17 del Regno Unito).
Queste alcune delle evidenze provenienti dalla relazione internazionale sull’uso dei dispositivi mobili per il 2017 di comScore, intitolata “Global Mobile Report”.

Questo nuovo studio si propone di esaminare le audience mobile, le categorie di contenuti e le applicazioni che stanno modificando il panorama digitale globale. La relazione si basa su dati multi-piattaforma relativi a 14 mercati internazionali (Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito, Argentina, Brasile, Messico, Cina, India, Indonesia e Malesia) allo scopo di evidenziare trend globali e differenze regionali nell’utilizzo dei dispositivi mobili.

“L’adozione del mobile avviene in maniera tutt’altro che uniforme a livello globale”, commenta Will Hodgman, Executive Vice President of international sales presso comScore. “Questa relazione dimostra che identificare le aree in cui il consumo digitale tende a concentrarsi sulle piattaforme mobili permette a proprietari di media, inserzionisti e relativi centri media di portare alla luce nuove opportunità potenziali in termini di audience e contenuti. Con l’ampliamento della misurazione delle audience mobile a livello granulare e basata su dati panel, comScore intende perseguire l’intento di individuare nuovi trend da azionare.”

Il Global Mobile Report si concentra sulle seguenti tematiche:
• La percentuale del tempo digitale complessivo dedicato al mobile (e alle app) con le relative quote di audience, approfondendo anche l’influenza dei modelli di utilizzo “mobile-only” sul panorama digitale;
• Le dinamiche a livello delle singole categorie di contenuti, identificando le categorie maggiormente caratterizzate da comportamenti “mobile first”;
• I comportamenti dei consumatori in relazione alle transazioni da mobile;
• I brand e le applicazioni mobile che hanno conquistato posizioni dominanti nelle categorie di Messaggistica Istantanea, Notizie, Retail e Social Media;
• La maturità del mercato globale delle app, con identificazione delle categorie che registrano una crescita costante.
I panel mobile migliorati in Germania, accanto a quelli di Francia e Argentina, hanno l’effetto di ampliare le già avanzate soluzioni comScore per la misurazione dell’universo mobile, le quali oggi si concentrano su ben 14 mercati globali. comScore è intenzionata a espandere ulteriormente le proprie capacità di misurazione del mobile a livello globale.

Via Spot and Web
 
Di Max Da Via' (del 28/12/2017 @ 18:45:36, in Internet, linkato 1494 volte)

Il Mobile ha conquistato una posizione di primo piano in tutto il mondo: conta per oltre la metà dei minuti complessivi spesi online in 13 Paesi, con quote che superano il 75% in Messico, India e Indonesia. In Italia questa percentuale si ferma al 62%, in linea con i dati di USA e Regno Unito.

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Tuttavia, una percentuale significativa della popolazione internet italiana è fortemente dipendente dai dispositivi mobili. Le persone che accedono al web esclusivamente da Mobile sono il 26% della popolazione italiana, una percentuale molto più alta di paesi come Germania, Regno Unito e Stati Uniti (rispettivamente 4%, 8% e 12%), mercati in cui la maggioranza accede da più piattaforme.

L’Italia risulta anche il mercato più polarizzato in assoluto per quanto riguarda l’utilizzo di app: oltre l’87% del tempo trascorso via mobile è infatti speso all’interno di un’app, ma in termini di reach in Italia solo 11 app riescono a raggiungere un livello di audience abbastanza consistente attorno al 20% di penetrazione (contro le 20 degli USA o le 17 del Regno Unito).
Queste alcune delle evidenze provenienti dalla relazione internazionale sull’uso dei dispositivi mobili per il 2017 di comScore, intitolata “Global Mobile Report”.

Questo nuovo studio si propone di esaminare le audience mobile, le categorie di contenuti e le applicazioni che stanno modificando il panorama digitale globale. La relazione si basa su dati multi-piattaforma relativi a 14 mercati internazionali (Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito, Argentina, Brasile, Messico, Cina, India, Indonesia e Malesia) allo scopo di evidenziare trend globali e differenze regionali nell’utilizzo dei dispositivi mobili.

“L’adozione del mobile avviene in maniera tutt’altro che uniforme a livello globale”, commenta Will Hodgman, Executive Vice President of international sales presso comScore. “Questa relazione dimostra che identificare le aree in cui il consumo digitale tende a concentrarsi sulle piattaforme mobili permette a proprietari di media, inserzionisti e relativi centri media di portare alla luce nuove opportunità potenziali in termini di audience e contenuti. Con l’ampliamento della misurazione delle audience mobile a livello granulare e basata su dati panel, comScore intende perseguire l’intento di individuare nuovi trend da azionare.”

Il Global Mobile Report si concentra sulle seguenti tematiche:
• La percentuale del tempo digitale complessivo dedicato al mobile (e alle app) con le relative quote di audience, approfondendo anche l’influenza dei modelli di utilizzo “mobile-only” sul panorama digitale;
• Le dinamiche a livello delle singole categorie di contenuti, identificando le categorie maggiormente caratterizzate da comportamenti “mobile first”;
• I comportamenti dei consumatori in relazione alle transazioni da mobile;
• I brand e le applicazioni mobile che hanno conquistato posizioni dominanti nelle categorie di Messaggistica Istantanea, Notizie, Retail e Social Media;
• La maturità del mercato globale delle app, con identificazione delle categorie che registrano una crescita costante.
I panel mobile migliorati in Germania, accanto a quelli di Francia e Argentina, hanno l’effetto di ampliare le già avanzate soluzioni comScore per la misurazione dell’universo mobile, le quali oggi si concentrano su ben 14 mercati globali. comScore è intenzionata a espandere ulteriormente le proprie capacità di misurazione del mobile a livello globale.

Via Spot and Web
 
Di Max Da Via' (del 01/02/2018 @ 07:59:06, in Internet, linkato 1386 volte)

L’Ofcom – l’autorità regolatrice delle società di comunicazione nel Regno Unito – ha rilasciato un interessante rapporto che permette di comparare le abitudini di utilizzo delle tecnologie di comunicazione in diversi paesi europei e non solo. L’analisi tocca molteplici aspetti, qui mi limito a riassumere qualche dato riguardante l’uso comparato di internet e dei social media.

Partendo dalle tecnologie di accesso, il report evidenzia che l’85% degli italiani adulti usa uno smartphone, in Spagna si arriva all’87% mentre negli altri paesi europei la percentuale è più bassa (UK al 75%).
Il tablet, in quasi tutta Europa, viene utilizzato da circa la metà dei consumatori intervistati. Il laptop è usato dal 68% degli italiani, in linea con le altre nazioni. Il desktop è usato dal 51% dei connazionali, mentre in UK e in Giappone la percentuale è crollata al 39%. Forse un segno di quello che potrà accadere fra qualche anno anche da noi.

device usage in europe 2017

Inevitabilmente, in tutte le nazioni, la maggior parte del tempo trascorso online avviene attraverso l’uso di dispositivi mobili. In Italia mediamente ogni persona naviga via smartphone (usando browser e app) 52 ore al mese, mentre in Spagna, Francia, Germania, Uk vengono superate le 60 ore e negli USA si arriva a 75 ore. Da desktop e laptop gli italiani navigano 21 ore al mese, in linea con gli altri paesi.

Le destinazioni più raggiunte da desktop e laptop sono ovunque i siti di Google (il motore di ricerca, YouTube e le altre applicazioni). In seconda posizione si piazzano le property di Microsoft, ma in Italia lasciano il posto a Facebook. Nel nostro paese al quarto posto c’è la galassia di siti di ItaliaOnLine e al quinto Amazon.
Se si guardano le destinazioni più raggiunte via smartphone svettano Google e Facebook, mentre Microsoft scompare (segnale del ritardo della sua strategia mobile first). Nelle altre posizioni spuntano i gruppi editoriali: L’Espresso, RCS, Mondadori.
Ma in mobilità gli italiani trascorrono più tempo sul social network di Zuckerberg che sui siti del gigante di Mountain View.

Top ten properties by reach accessed on smartphone and tablet, ranked by reach: August 2017

Questa preferenza viene confermata anche dai dati delle app con più utenti attivi ad agosto. In Italia sono state WhatsApp, Facebook, FB Messenger. Poi la classifica mostra delle differenza a seconda del sistema operativo utilizzato. In entrambi compaiono Instagram, Amazon, Spotify, Shazam (con un successo che da anni fatico a comprendere, replicato anche in Francia e Spagna).

La maggioranza dei navigatori di tutti i paesi accede ai social network dominante almeno una volta a settimana. Sono l’86% in Spagna e l’83% in Italia (in linea con gli USA), mentre i tassi più bassi sono registrati in Germania e Giappone.
Facebook è di gran lunga il più usato ovunque, con punte del 90% dei naviganti negli Stati Uniti. Se si considera l’uso da mobile Instagram guadagna il secondo posto ovunque. Twitter è al terzo posto, tranne che in Italia dove prevale ancora Google+ (altri miei dati lo danno in declino negli ultimi mesi), Francia e USA dove avanza Snapchat.

La rete è diventata la principale modalità di accesso alle notizie in cinque nazioni: UK, US, Australia, Spagna e Svezia (in quest’ultima il 49% di coloro che dichiarano di aver avuto accesso a news, indica internet come principale fonte). In controtendenza, per il momento, il nostro paese in cui il 59% dichiara una preferenza per la TV, solo il 29% si rivolge prevalentemente a internet.

Provando ad unire i puntini tra questi dati si può provare a tratteggiare un quadro delle abitudini dei navigatori europei. E’ chiara la prevalenza dell’accesso alla rete in mobilità, un fatto da cui non si torna più indietro. Ciò induce le persone a preferire le app al browsing (secondo ComScore ben l’89% del tempo speso online avviene “in app”).
Quelle su cui si trascorre più tempo si contano sulle dita di una mano e coincidono con servizi che permettono una comunicazione pubblica e privata, social e instant messaging, in mano a pochi colossi. Dunque è plausibile ipotizzare una tendenza del grande pubblico verso una dieta mediale poco varia sia offline (in Italia con la prevalenza della TV), che online. Un’abitudine che potrebbe favorire il consumo di informazioni “snack” a scapito dell’approfondimento, i giardini recitanti anziché il web aperto. 
A mio avviso l’unico antidoto al derivante rischio di chiusura in bolle informative non può essere demandato alla tecnologia o alla politica, ma risiede nella capacità di ognuno di noi di non smettere di coltivare la curiosità.

Via Vincos blog
 
Di Max Da Via' (del 26/03/2018 @ 07:05:17, in Internet, linkato 1518 volte)
Nel mese di gennaio la total digital audience ha raggiunto il 61,8% della popolazione italiana, pari a 33,9 milioni di utenti che hanno navigato su internet tramite i device rilevati (PC, smartphone e/o tablet), collegati complessivamente per 53 ore e 12 minuti. Lo afferma Audiweb nell’ambito del suo periodico monitoraggio del mercato online italiano. Gli italiani online almeno una volta nel giorno medio sono stati 24,5 milioni, collegati in media per 2 ore e 22 minuti per persona. Nel giorno medio hanno navigato da mobile 21,1 milioni di italiani maggiorenni e 12,2 milioni di questi lo hanno fatto esclusivamente da mobile. Sono stati 12,3 milioni gli italiani dai 2 anni in su che hanno navigato anche da un computer.

Il profilo degli utenti online

I dati sul profilo degli utenti online confermano la fotografia degli ultimi mesi, con una quota di donne online nel giorno medio leggermente superiore a quella degli uomini e i più giovani, dai 18 ai 34 anni, ma anche la popolazione più adulta, dai 35 ai 54 anni, coinvolta almeno nel 60% dei casi. Più in dettaglio, infatti, risultano online il 45,9% delle donne (12,6 milioni) e il 43,5% degli uomini (circa 12 milioni), il 61,4% dei 18-24enni (2,6 milioni), il 62,1% dei 25-34enni (4,2 milioni), il 60,9% dei 35-54enni (11,1 milioni) e il 40,5% dei 55-74enni (5,9 milioni). Dai dati sull’area geografica degli utenti online, in questo mese di rilevazione erano online nel giorno medio il 48,7% degli italiani del Nord Est (4,6 milioni), il 47,5% del Nord Ovest (6,7 milioni), il 43,1% del Centro (4 milioni) e il 41,5% dell’area Sud e Isole (9 milioni).

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Il tempo trascorso online

Oltre il 77% del tempo totale trascorso online questo mese dagli italiani è stato generato dalla fruizione da mobile e il 23% dalla fruizione tramite computer. L’orologio giornaliero registra una media di 2 ore e 22 minuti di tempo trascorso per persona e, in generale, le donne hanno trascorso online mezz’ora in più degli uomini, dedicando in particolare 2 ore e 23 minuti alla fruizione da mobile e decisamente meno – un’ora circa – alla fruizione da PC. Anche dal punto di vista del tempo speso, emerge che sia i più giovani (18-34 anni) che la fascia più matura della popolazione (35-54 anni) dedicano abbastanza tempo all’online con una media di almeno 2 ore e mezza al giorno.

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Search al vertice

Nel mese di gennaio, oltre alla categoria dei siti di ricerca che raggiunge il 91,3% degli utenti online, confermano almeno l’80% degli utenti le categorie: General interest portals & communities, con l’84,2% degli utenti online mese; Internet tools / web services (i siti dedicati ai servizi e tool online), con l’83,3% degli utenti; Member communities (i social network), con l’81,7% degli utenti; Software manufacturers (dedicati alla presentazione e aggiornamento di software), con l’81,6%%; Video / Movies, con il 79,8% degli utenti online).

Via DailyOnline
 
Di Max Da Via' (del 22/05/2018 @ 06:31:18, in Internet, linkato 1770 volte)

Con il 25 maggio e il GDPR che diventa vincolante per tutti è opportuno fare chiarezza sul rapporto tra i cookies con il Regolamento Ue 2016/679. I cookies, va ricordato, sono file di testo inviati da un sito web al computer dell’utente che lo sta visitando. Nascono come strumenti per migliorare la navigazione, ma sono anche utilizzati dalle aziende per identificare, riconoscere e classificare l’utente (si chiamano cookies di profilazione), in modo da poter creare degli annunci personalizzati su ogni sito visitato. Ebbene, l’utilizzo dei cookie e i relativi obblighi non sono regolati dal GDPR, ma dalla Direttiva ePrivacy (o Cookie Law), che che opererà insieme con il GDPR per disciplinare i requisiti per l’uso dei cookie stessi.

Si parla di dati personali quando i cookie sono in grado di identificare un individuo. Anche se non tutti i cookie sono utilizzati in un modo da poter identificare gli utenti la maggior parte di essi sono soggetti al GDPR (vedi Considerando 30 del Regolamento)

Il consenso (non ambiguo)

Con l’entrata in vigore del GDPR verrà modificata anche la disciplina riservata ai cookies. Soprattutto per quanto riguarda la parte relativa al consenso. Come risulta dall’art. 7 comma 1 del GDPR e del Considerando 32

il consenso dovrà essere espresso mediante un atto positivo con cui l’interessato esprime la propria intenzione libera, specifica, informata ed inequivocabile di accettare il trattamento dei dati personali che lo riguardano

Questo significa che l’unico comportamento positivo che equivale al consenso sarà quello di selezionare una specifica impostazione tecnica tra le opzioni del browser sull’accettazione o sul diniego dei cookies. Uno dei nuovi obblighi imposti dal GDPR prevede infatti dei meccanismi di opt-out per la revoca del consenso prestato, che siano trasparenti e di efficacia pari alle modalità di acquisizione del consenso.

Tecnicamente, quindi, ogni sito web dovrebbe predisporre un meccanismo chiaro per ottenere un consenso informato e attivo, fornire un metodo per la revoca del consenso, garantire, tramite un blocco preventivo, che non venga effettuato alcun trattamento prima di aver raccolto il consenso

Il meccanismo di opt-out non deve essere ospitato necessariamente sul tuo sito. Nella maggior parte dei casi, in base alla legislazione degli Stati Membri dell’Unione Europea, le impostazioni del browser sono considerate un metodo accettabile per gestire e revocare il consenso.

Il registro dei consensi

La Cookie Law tra l’altro non impone la tenuta di un registro dei consensi

ma stabilisce la necessità di dimostrare che i consensi siano stati ottenuti, anche se sono stati revocati

Il modo più semplice per soddisfare questo requisito è quello di adottare una soluzione cookie che utilizzi un meccanismo di blocco preventivo in quanto, in questo caso, i codici che installano cookie sono eseguiti solo dopo aver ottenuto il consenso. In questo modo, infatti, il fatto stesso che i codici siano stati eseguiti è una prova sufficiente del consenso.

Via Ninja Marketing
 
Di Max Da Via' (del 03/10/2018 @ 07:01:34, in Internet, linkato 1613 volte)
I 20 anni della nascita di Google segnano un nuovo capitolo della storia del motore di ricerca, che ha modificato profondamente il nostro modo di acquisire informazioni e conoscenza. Da oggi la ricerca cambia sulla base di tre paradigmi:
  • da risposte a percorsi: non più semplici risposte a domande degli utenti, ma la proposizione di percorsi di ricerca, sulla base degli interessi;
  • da query all’assenza di query: non ci sarà necessità di fare una specifica richiesta, ma il motore farà emergere contenuti su misura per l’utente;
  • da testo a immagini: i risultati saranno più visivi (foto, video, storie) 

Tutti questi cambiamenti sono resi possibili dai miglioramenti delle tecniche di Intelligenza Artificiale, che oggi sono in grado di comprendere concetti e non semplici parole.

Da risposte a percorsi
Oggi gli utenti non fanno ricerche una tantum, ma spesso ritornano su ricerche precedenti. E così Google ha pensato di introdurre le “Activity Cards” che mostreranno le pagine visitate in precedenza e le query effettuate (eliminabili all’occorrenza) in modo da rendere più immediate le successive interrogazioni.  Queste Card potranno essere salvate e organizzate in “Collections” tematiche (tipo Pinterest).

Topic Layer
Il miglioramento delle capacità di ricerca passa anche dal potenziamento del cosiddetto “Knowledge Graph” ossia quell’insieme di relazioni tra fatti (persone, eventi, luoghi, argomenti) che Google costruisce nel tempo e che gli permette di “comprendere” le domande di ricerca. Viene introdotto il concetto di “Topic Layer” per descrivere la capacità del sistema di individuare e mostrare una serie di sotto argomenti (quindi articoli sempreverdi e nuovi) legati alla chiave di ricerca principale. 

Il Feed diventa Discover
Il News Feed, il flusso di notizie cui si accede usando l’app mobile di Google, usato da 800 milioni di persone al mese,  viene rinominato “Discover”. Presto apparirà quando si aprirà google.com da un browser su dispositivo mobile. Il suo compito è di mostrare le news del giorno e quelle più rispondenti agli interessi del singolo utente. Ogni notizia sarà accompagnata da una sorta di tag tematico che, cliccato, farà partire una ricerca più ampia sullo specifico argomento. Si potrà decidere di seguire o smettere di seguire un topic, segnalando a Google l’interesse verso lo stesso.

Da testo a immagini
I risultati della ricerca saranno sempre più visivi. Ad esempio conterranno le Storie AMP, il formato mobile promosso da Google che è in grado di contenere foto, video, testi al fine di raccontare una notizia. Ogni frammento della storia, cliccato, porterà a scoprire nuovi contenuti (attraverso la ricerca).  La cosa interessante è che queste storie saranno composte automaticamente da un sistema di Intelligenza Artificiale. 

Nella SERP vedremo anche più video, le cui anteprime saranno selezionate da un sistema di “computer vision” in modo permettere una immediata identificazione di quelli più rilevanti.  

La sezione Google Images verrà profondamente rinnovata in modo da mostrare sia le ricerche correlate alla parola inserita, sia delle descrizioni di contesto insieme alle foto.  In pratica diventerà Pinterest. Saranno privilegiati i contenuti nuovi e quelli provenienti da siti autorevoli che danno grande spazio ai contenuti visivi.
Verrà aggiunta anche la funzione Google Lens, che permetterà di eseguire ricerche visive di dettaglio rispetto agli oggetti contenuti in una foto.

In definitiva i risultati di ricerca di Google conterranno meno link blu, più elementi visivi, dati strutturati e tasti-scorciatoia per semplificare le operazioni successive di ricerca. Chi pubblica sul web probabilmente dovrà puntare ancora di più sulla qualità, anche visiva, e sull’aggiornamento dei contenuti.

Via Vincos blog
 

È questo il tempo che l’utente medio dedica ogni giorno alla fruizione di contenuti. Un tempo destinato ad aumentare di soli 18 minuti nei prossimi 5 anni, il che significa che l’attenzione umana, già praticamente satura, è il nuovo terreno di competizione per tutti i player, fuori e dentro la rete.

Per descrivere il fenomeno in USA si è arrivato a parlare addirittura di “peak media”.

Il digitale è ovviamente il mezzo più usato per la fruizione del contenuto: un cambiamento reso possibile dall’ascesa di internet, che ha costretto non solo i merchant e i service provider ma anche i gruppi editoriali a ripensare il proprio modo di fare business.


Perché quindi l’affiliate marketing?

Il fatturato pubblicitario derivante dalla stampa è infatti in calo costante dal 2012 e il duopolio di Facebook e Google ha reso necessario trovare strategie pubblicitarie alternative.

Ecco quindi perché sono sempre di più i gruppi editoriali che potremmo definire “tradizionali” che si stanno rivolgendo all’affiliazione, un business in continua crescita che vale oggi 13 miliardi di euro a livello globale (fonte: The Awin Report 2017/2018), per aumentare le entrate. Una scelta fatta anche per compensare l’inefficienza e la mancanza di risultati di altri metodi di monetizzazione standard, quali ad esempio gli annunci display, e in grado di arginare anche il crescente utilizzo degli ad blocker da parte degli utenti.

Tutto questo grazie a un semplice principio: la non invasività. Il lettore è sempre al primo posto e quello che gli si offre è un vero e proprio servizio; una lettura non solo interessante ma anche utile grazie a review di prodotto, gallerie di immagini e link ai siti dei brand che vendono l’oggetto del desiderio (il 43% delle vendite è influenzato da consigli e promozioni). L’obiettivo è trovare i prodotti giusti per i propri clienti, non viceversa. Lettori soddisfatti si trasformano in clienti felici e in una vittoria sia per il merchant che per il publisher. Grazie a tecnologie di tracciamento, il sito che ha originato il click dell’utente, l’editore appunto, riceverà una commissione commisurata alla vendita che ha generato.

Importante è ovviamente piena trasparenza e dichiarare quindi la finalità commerciale dietro questa attività, all’inizio o alla fine dell’articolo in questione: a differenza di quanto si pensa, gli utenti non hanno alcun problema a riguardo e anzi apprezzano contenuti ben fatti che aiutano a rimuovere quell’alone di incertezza che aleggia tutti gli acquisti effettuati online (“il prodotto che ho ordinato sarà come quello della foto? E se fosse di scarsa qualità?”). Il lettore saprà cosa compra ancora prima di ricevere il prodotto davanti alla porta di casa.

Gli stessi influencer d’altronde ci stanno abituando ormai aglihashtag #ad, #adv e #advertising all’interno di post e story.

All’estero troviamo tanti importanti nomi dell’editoria che già lavorano con network d’affiliazione come il Time, Telegraph, DailyMail, Independent e Business Insider. Grazie all’expertise acquisita sul mercato USA e UK infatti, da sempre precursori delle tendenze del digitale europeo, il network di affiliazione internazionale Awin ha già raccolto interessanti insight e best practice.


I dati dell’affiliazione

I gruppi editoriali che hanno iniziato a lavorare con l’affiliate marketing hanno registrato un aumento del 31% del traffico e una crescita del 53% delle vendite che hanno contribuito a generare tra gennaio – aprile 2017 vs. gennaio – aprile 2018. Un altro fattore rilevante è come l’utilizzo dei codici sconto all’interno dei propri contenuti aumenti notevolmente i tassi di conversione, che hanno raggiunto il 2,28%, a differenza di una media di settore dell’1% -2%. Interessante anche notare come lo share delle vendite effettuate via desktop e mobile sia praticamente 50-50 (con rispettivamente il 54% vs. il 46%), che aiuta a contestualizzare come vengono fruiti digitalmente i contenuti dei grandi editori. Per finire, i contenuti non conoscono limiti di tempo: gli articoli contribuiscono a generare revenue fino a 33 mesi dopo la loro pubblicazione, e senza costi aggiuntivi (SEO, baby!).

Anche in Italia ci si prepara a seguire queste orme e sono già attive le partnership con ViviMilano, Notizie.it, Consigli.it, Today.it e Il Post. Proprio con Il Post ad esempio è stato realizzato un articolo in occasione del Black Friday 2017, che ha coinvolto, tra gli altri, alcuni clienti del network Awin (Unieuro, eDreams, Euronics, La Feltrinelli), che hanno registrato un AOV di 131 euro.

Grazie all’expertise del gruppo, Awin fornisce consulenza a tutte le realtà che desiderano avvicinarsi al mondo della pubblicità personalizzata, aiutandoli a stabilire che tipo di contenuto scegliere e quali strumenti utilizzare per rendere più efficace l’attività di promozione.

Via Ninka Marketing

 
Di Max Da Via' (del 10/06/2019 @ 07:37:21, in Internet, linkato 2372 volte)

Il mese scorso ho condiviso l’analisi annuale su audience e utilizzo dei social media in Italia. Oggi vi propongo una riflessione, a partire dai dati Audiweb powered by Nielsen, sull’uso delle applicazioni per la messaggistica istantanea nel corso del 2018, confrontati con le statistiche del 2017.

applicazioni per la messaggistica in italia utenti e tempo di utilizzo 2018

WhatsApp è usata da circa 32 milioni di italiani per 14 ore al mese

La chat più utilizzata dagli italiani è di gran lunga WhatsApp. La notizia non vi sorprenderà, ma ciò che impressiona è il numero degli utilizzatori e il tempo di utilizzo. A fine dicembre l’audience era di 31 milioni e 700 mila persone (+22% rispetto a dicembre dell’anno precedente). L’utilizzo medio per persona è di 14 ore in un mese, circa lo stesso tempo trascorso su Facebook. 
Se pensiamo che l’app è molto più immediata e alla portata anche di coloro che non hanno una grande propensione tecnologica, non mi stupirebbe se tra qualche mese dovesse superare il bacino di utilizzatori del social più grande del mondo.

Facebook Messenger usata solo per un’ora al mese

Al secondo posto troviamo Facebook Messenger con poco più di 23 milioni di utenti mensili (+28% sull’anno), ma con un tempo d’uso medio di un’ora e 15 minuti. Nonostante gli sforzi di differenziazione che Zuckerberg sta cercando di operare, l’impressione è che questa chat venga usata dagli utenti Facebook solo quando sia strettamente necessario a comunicare con pagine di brand (per esempio per assistenza o informazioni) e altri utenti della piattaforma, mentre per la quotidianità le persone siano più propense a far affidamento su WhatsApp.

Telegram conquista 9 milioni di italiani

Al terzo posto, a grande distanza, si piazza Telegram che attrae 9 milioni di italiani e fa registrare un balzo, rispetto al 2017, del 30%. Notevole il tempo di utilizzo che è di 3 ore e 24 minuti. 
La creatura del russo Pavel Durov ha successo perché ha puntato molto sia sui suoi sistemi di protezione delle comunicazioni, che sulla diffusione libera e incontrollata dei contenuti (molta parte dell’utilizzo si concentra sulla condivisione di film, software e musica pirata).

Skype e Viber in caduta libera. Cresce WeChat.

Skype, acquisita da Microsoft nel 2011 per 8,5 miliardi di dollari, è in caduta libera da almeno quattro anni. Oggi è sfruttata da 3,5 milioni di connazionali (-55% rispetto al 2017) che la usano per 50 minuti al mese. Questo ridimensionamento probabilmente è dovuto al suo posizionamento in ambiente lavorativo, dove compete con altre tecnologie adottate a livello corporate oltre che con WhatsApp che viene anche sfruttata per i contatti quotidiani con i colleghi. 
In calo anche Viber (-16% sull’anno) scelta da 840.000 italiani per circa un minuto e mezzo al mese. La sua debolezza è da ricercare nella difficoltà di differenziarsi in un mercato così affollato. 
Infine cresce tra gli strumenti di comunicazione istantanea WeChat, l’app del colosso Tencent che nel mondo è sfruttata da oltre 1 miliardo di persone per una moltitudine di servizi (dalle prenotazioni ai rapporti con la pubblica amministrazione). In Italia è usata da poco più di 414 mila individui (+15% sull’anno) per ben 5 ore al mese. Probabilmente gli utilizzatori maggiori sono da ricercare nella comunità cinese composta da circa 300 mila persone.

In attesa dei vostri commenti vi consiglio, per non perdervi i prossimi aggiornamenti, di consultare periodicamente la pagina dell’Osservatorio Social Media per le statistiche italiane, la pagina Social Media Statistics per le straniere e di iscrivervi alla Newsletter.

Via Vicos blog
 
Di Max Da Via' (del 04/09/2019 @ 07:37:28, in Internet, linkato 1023 volte)

Audiweb ha distribuito il nastro di pianificazione, Audiweb Database, con i dati della fruizione di internet (total digital audience) del mese di giugno 2019, prodotto con la nuova metodologia Audiweb 2.0. I nuovi dati dell’Audiweb Database, sono stati distribuiti alle software house per essere consultati dagli operatori iscritti al servizio tramite i tool di analisi e pianificazione.

Sul sito Audiweb è inoltre disponibile il report Audiweb Week con la sintesi dell’audience online della settimana dal 12 al 18 agosto 2019 degli editori iscritti alla rilevazione Audiweb Daily/Weekly.

La Total Digital Audience nel mese di giugno 2019
La Total Digital Audience nel mese di giugno è rappresentata da 41,3 milioni di utenti, pari al 69,1% della popolazione dai 2 anni in su. In questo mese che apre il periodo estivo hanno navigato da smartphone 35,6 milioni di utenti, pari al 79,6% della popolazione maggiorenne.

Sono stati 33 milioni gli italiani che si sono collegati almeno una volta nel giorno medio dai device rilevati, trascorrendo su internet in media 4 ore e 28 minuti al giorno per persona.

Nel giorno medio a giugno erano online il 56,4% degli uomini e il 54% delle donne e, per quanto riguarda le fasce d’età, il 79,8% dei 18-24enni (pari a 3,4 milioni), l’83,8% dei 25-34enni (5,7 milioni), l’80,6% dei 35-44enni (7,2 milioni), il 78,2% dei 45-54enni (7,5 milioni), il 66,9% dei 55-64enni (5,4 milioni) e il 25,7% degli over 64enni (3,5 milioni).

Per quanto riguarda l’area geografica di provenienza degli utenti online online nel giorno medio, troviamo il 57,6% della popolazione del Nord Ovest (pari a 9 milioni), il 54% della popolazione del Nord Est (5,9 milioni), il 56,8% dal Centro (6,5 milioni) e il 53,3% dell’area Sud e Isole (11,5 milioni).

La fotografia dei consumi online nel mese di giugno conferma la tra le prime sotto-categorie di siti e applicazioni le sotto-categorie “Search”, con il 95,5% degli utenti online nel mese (39,5 milioni), “Member Communities” - Social Network -, con l’89% degli utenti (36,8 milioni), “Internet Tools/Web Services” - servizi e strumenti online – con l’88,7% degli utenti (36,7 milioni), ”Video/Movies” con l’88,2% degli utenti (36,4 milioni) e “General interest portals & communities” –portali generalisti - con l’87,3% degli utenti (36,1 milioni).

La sotto-categoria “Current Event & Global News”, che raggruppa i siti e le applicazioni delle testate giornalisti online, con 35,1 milioni di utenti raggiunge l’85% dell’audience online nel mese, seguita dalla sotto-categoria Instant Messaging, dedicata alla messaggistica istantanea, raggiunge l’82% degli utenti online (34,1 milioni). A giugno, con l’avvicinarsi dell’estate, tra le sotto-categorie più consultate compare anche “Health Fitness & Nutrition”, con quasi 27 milioni di utenti mensili, pari al 65,3% dell’audience online.

Il numero di singole persone, deduplicate, che si sono collegate, in un determinato arco temporale, ad un sito e/o elementi di esso effettuando una o più visite.
Differiscono dai browser e visitatori unici in quanto rappresentano persone fisiche.
Degli utenti unici è analizzabile anche la sovrapposizione su di diversi siti, valutando quanto pubblico hanno in comune (sovrapposizione) e quanto ne hanno complessivamente al netto delle duplicazioni (unduplicated audience).

Rispetto al dato dell’audience online nel mese, che ci dà un’idea della copertura del mezzo nel periodo di rilevazione, l’osservazione del dato dell’audience online nel giorno medio è importante poiché fornisce, tra le varie informazioni, indicazioni sulla frequenza di utilizzo del mezzo.

Cosa si intende per giorno medio
Il giorno medio indica, per il mese di riferimento, il numero medio di utenti unici giornalieri, che nel giorno hanno effettuato almeno un accesso a internet.
Come si calcola il giorno medio?
La somma degli utenti unici di ciascun giorno del mese osservato / numero dei giorni del mese = il numero medio di utenti unici giornalieri del mese di osservazione.

L’osservazione nel giorno medio fornisce, ad esempio, indicazioni sulla frequenza di utilizzo.

La metodologia alla base del nuovo sistema Audiweb 2.0
Il nuovo sistema di rilevazione, Audiweb 2.0, realizzato in collaborazione con Nielsen, è basato su quattro fonti di dati: la fonte “censuaria”, basata sull’instrumentazione di un TAG/SDK (Software Development Kit di Nielsen) che consente la raccolta di dati relativi alla fruizione di tutti i contenuti online da differenti device e piattaforme e che, con le informazioni provenienti dal big data provider, è alla base della rilevazione Audiweb Daily / Weekly; i Big Data, le cui informazioni, validate dal Panel, contribuiscono all’attribuzione di età e genere all’audience e alla deduplica delle audience tra device.

A queste due fonti di rilevazione, si aggiunge la rilevazione Audiweb Panel. Alla base della produzione dell’Audiweb Database Respondent Level, la rilevazione Audiweb Panel è la misurazione che avviene attraverso un campione statisticamente rappresentativo della popolazione italiana, che ha installato un software meter nel proprio computer, smartphone e/o tablet e fornisce informazioni oggettive e dettagliate sulla fruizione dell’online, oltre a dati esclusivi sul profilo socio-demo degli utilizzatori della Rete. Le informazioni provenienti dalla rilevazione Panel vengono poi espanse all’intero universo della popolazione connessa grazie alle informazioni derivanti dalla nuova Ricerca di base congiunta con Auditel.

Il prodotto finale e più completo della fusione di tutte le fonti di dati del sistema è rappresentato dal nastro di pianificazione, Audiweb Database, che offre le informazioni sull’audience di tutta l’offerta online e i dati elementari di navigazione degli editori iscritti al servizio, con i profili socio-demografici degli utenti (= “Respondent Level”) - non solo per genere ed età, come per i dati “Daily” e Weekly”, ma offrendo anche le informazioni relative al livello di istruzione, alla condizione professionale, al tipo di occupazione, il numero dei componenti in famiglia, il reddito famigliare, l’area geografica, la regione di provenienza e, novità importante, la / il responsabile di acquisto -, arrivando a una rappresentazione dei comportamenti di fruizione per fascia oraria giornaliera di 3 ore.

Il report Audiweb Week
Il report Audiweb Week rappresenta un estratto della rilevazione Audiweb Daily / Weekly e riporta i dati dell’audience online di una settimana del mese di rilevazione per gli editori aderenti e che, quindi, hanno instrumentato il TAG/SDK per l’attivazione della componente censuaria.

Derivati dalla rilevazione Audiweb Daily / Weekly, che offre dati “currency” (utenti, non browser), i dati rappresentati nel report Audiweb Week sono riferiti all’universo di individui dai 2 anni in su, non solo per la componente Computer, ma anche per la componente Mobile - Smartphone e Tablet - che nella rilevazione Audiweb Database è circoscritta all’universo di individui di 18-74 anni.

Via MediaKey
 
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