Venti milioni di sterline per la progettazione e lo sviluppo, un milione della stessa valuta per la promozione pubblicitaria, cento dipendenti al lavoro da mesi. Eppure, News Corporation ha deciso di rinviare il lancio di Alesia, aggregatore di notizie online che avrebbe dovuto comporre un quotidiano digitale su misura per gli utenti dei giornali web a pagamento del gruppo.
Dopo l’avvento del paywall per i siti di The Times, The Sunday Times, The Sun e News of the World, Rupert Murdoch aveva pensato di offrire ai lettori la possibilità di avere un prodotto specifico e differenziato che comprendesse articoli dalle testate succitate e da giornali di altri editori, previ accordi con il magnate australiano. Il colosso britannico ha però deciso di rimandare la sfida a Google News, senza specificare quando il progetto verrà presentato al mercato. Secondo le indiscrezioni, a fermare Alesia sarebbero stati gli elevati costi di gestione, tanto che Murdoch starebbe pensando di vendere la piattaforma a terzi.
Lo European e-mail marketing consumer report pubblicato da ContactLab traccia l’immagine dell’internauta europeo nel 2010: un utente sempre più attratto dal mobile, che pratica le lande dell’e-commerce, gestisce numerose caselle di posta elettronica e social network attraverso più dispositivi.
Gli abitanti del Vecchio Continente (nel caso specifico quelli di Francia, Spagna, Italia, Germania e Regno Unito) si sono scambiati 3,6 miliardi di lettere digitali negli ultimi dodici mesi: il 35% di essi utilizza due indirizzi differenti, il 20% ha tre recapiti virtuali, utili per differenziare contatti e tipi di missive.
Fra i grandi domini internazionali, il più popolare è Hotmail di Microsoft (usato dal 56% del campione d’indagine), seguito da Yahoo! e Gmail (entrambi al 31%). Crescono notevolmente gli accessi alle e-mail da rete mobile: pc e laptop restano ai primi due posti tra i dispositivi utilizzati per consultare la posta digitale (76 e 56% dei casi), ma gli smartphone salgono in un anno dal 4 al 15%.
Se dunque la tendenza è quella di mediare la fruizione del web tramite apps, strumenti ipertestualie grandi piattaforme come Facebookè necessario capire dove vale la pena di essere presentie poi cercare di allearsi con chi ci può portare valore, enfatizzando ciò che è nostro ma al contempo non concorrendo nel mercato (scarso) della visibilità con chi ne ha più di noi.
Bene, chi ha compreso questo scenario deve porsi un altro, semplice ma fondamentale domanda: l’informazione in azienda è realmente disponibile a tutti e facile da gestire?
Me ne sono già occupato in passato, la gestione dei contenuti deve orientarsi sempre più ad unamodalità che prescinda dagli strumenti:l’informazione in altri terminideve essere svincolata dalla tecnologia e deve essere sempre pronta per essere assemblata.
Ancora una voltala tecnologia è matura, piuttosto semplice e a volte perfino gratuita ma deve essere scelta, a valle dell’analisi, con unapproccio strategicoe con una reale volontà di usarlain modo aperto e possibilmente dialogico.
Cominciamo. Sono 32,9 milioni gli Italiani tra gli 11 e i 74 anni che dichiarano di avere un accesso a internet da qualsiasi luogo e attraverso qualunque device.
Sono connessi (o meglio, possono / potrebbero connettersi) a internet il 70,5% degli uomini e il 66,7% delle donne; in particolare i giovani tra gli 11 e i 17 anni (85,3% degli individui in questa fascia d’età) e i 18-34 anni (83,4%) e nella fascia più matura tra i 35 e i 54 anni (76,1%), di tutte le aree geografiche d’Italia con livelli di concentrazione simili nel Nord e nel Centro (circa 72%) – a eccezione dell’area Sud e Isole che presenta una percentuale più contenuta (61,8%).
Il profilo professionale di chi dichiara di avere un accesso a internet, risulta abbastanza alto. Si registra, infatti, un’elevata diffusione tra imprenditori e liberi professionisti (97,1%), tra gli impiegati e gli insegnanti (94,1%), tra i dirigenti, quadri e docenti universitari (93,8%), tra i laureati (94,7%) e tra gli studenti universitari (98,3%).
Ma questo è il numero di quelli che potrebbero andare in Rete; a settembre 2010 risultano 24,042 milioni gli Italiani che si sono collegati almeno una volta, l’11,2% in più rispetto a allo stesso periodo del 2009 ma poco di più rispetto ad Agosto, dove erano 23,8 milioni (interessante questo scalino così basso tra un mese lavorativo e uno in cui l'Italia è chiusa). A Luglio erano sempre 23,8 milioni e a Giugno 23,7 milioni. Comunque il trend sembra essere di lenta crescita.
Mi domando seriamente quanto potrà ancora crescere, se i ragionamenti che ho fatto sono corretti; il sospetto è che Internet abbia già raggiunto tutti quelli in grado di usarlo, sapendo leggere e scrivere (Si veda il mio articolo "Quanti sono davvero gli utenti Internet").
Specialmente se consideriamo (tornando a quelli che potenzialmente potrebbero andare in rete, avendo una qualche forma di connessione, che i 32,9 milioni gli Italiani che dichiarano di avere un accesso a internet da qualsiasi luogo rappresentano il 68,6% della popolazione tra gli 11 e i 74 anni. Questo dato registra un incremento dell’8,7% rispetto al mese di settembre 2009.
Da sottolineare anche il fatto che ci sono 9 milioni di Italiani che potrebbero andare in Rete, avendo il collegamento ma non lo fanno. Non sono pochi e secondo me qualche riflessione sul Digital Divide "vero" lo dovremmo fare... cioè se davvero tanta gente non va in rete perché non ha la banda o se anche gli porti la banda non ci vanno lo stesso e il problema è culturale (probabilmente un mix dei due, ma come sapete io spingo molto sul secondo fattore).
Cresce del 13,4% su base annua anche l’audience online nel giorno medio che questo mese registra 11,986 milioni di utenti attivi (erano 10,566 milioni gli utenti attivi nel mese di settembre 2009). Ad Agosto erano 9,8 milioni. A Luglio erano 10,8 milioni. Erano 11,7 a Giugno e Maggio. In pratica, in un giorno qualsiasi, non trovate nemmeno 1 su 2 di quelli che nel mese hanno navigato.
Media giornaliera di 1 ora e 26 minuti di tempo speso online (siamo sempre lì, minuto più minuto meno) e 166 pagine viste per persona (che mi sembra allineato con il medione dei mesi precedenti).
Bella crescita del mobile Si afferma sempre di più l’accesso in mobilità; cresce, infatti, del 26,1% rispetto a settembre 2009 l’accesso a internet tramite cellulare, disponibile per 5,3 milioni di italiani (sui 32,9 milioni di utenti potenziali).
Tra i navigatori attraverso il cellulare le attività principali online sono la semplice navigazione (50,4% dei casi), la consultazione dei motori di ricerca (26,3%), l’accesso ai social network (24,5%), inviare o ricevere e-mail (24%) e la consultazione di itinerari/mappe (20,7%).
Internet si usa dall'ufficio? Mah, no, anche se si accede in orario d'ufficio... (Da qui in poi sostanzialmente copio & incollo)
La distribuzione dell’utilizzo del mezzo presenta dati significativi già nella prima parte della giornata, con 5,4 milioni di utenti attivi tra le 9 e le 12, confermando la fascia pomeridiana quale prime time del web anche per questo primo mese di rientro lavorativo.
Infatti, a partire dalla fascia oraria tra le 12:00 e le 15:00 si registrano6,280 milioni di utenti attivi e il dato si mantienesullo stesso livello fino alle ore 21, quando parte la fascia oraria tra le 21 e le 24 (4,8 milioni di utenti attivi) che registra il valore più alto sia per tempo speso (37 minuti) che pagine viste (66) in media per persona.
Prevale il collegamento da casa tramite computer, (qui siamo tornati a parlare di quelli che possono collegarsi, i 32,9 milioni) con 30,5 milioni di persone pari al 63,6% della popolazione nella fascia considerata dalla ricerca, mentre risulta meno diffuso l’accesso da luogo di lavoro/ufficio (39,1% degli individui occupati), di studio (6,2%) o da altri luoghi (3,8%) quali, ad esempio, internet point o biblioteche.
Gli utenti attivi nel giorno medio sono 3,7 milioni dell’area Nord-Ovest (il 25,2% della popolazione di riferimento), 2 milioni dell’area Nord-Est (pari al 22,3%), 2 milioni del Centro (il 21,7%) e 3,7 milioni dell’area Sud e Isole (il 18,5%).
Quando si parla di social media si pensa sempread un mondo di persone che scrivono, postano, creano.
Per chi conosce davvero la materia è noto invece che questo non è totalmente vero eJakob Nielsenha formulato in tal senso l’espressione “Participation Inequality“, riassunta dallaformula 90-9-1:
90%degli utenti sono “lurkers”, audience non attiva, lettori che non creano contributi.
9%degli utenti sono “editors”, che modificano e commentano contenuti che però sono creati da altri.
1%degli utenti sono “creators”, coloro che creano attivamente il contenuto e alimentano la rete.
Ma se gli utenti attivi sono così pochiperché dovremmo iniziare una strategia di social media marketing?Semplice,perché gli attivi sono pochi ma gli interessanti (critici, collezionisti etc.) sono davvero tanti (e di valore)!
Quando creiamo una fan page su Facebookquanti sono davvero quelli che creano contenuto?Pochi, ma vi sono migliaia di persone che fanno sharing e commentano quando postiamo, mentre contemporaneamente i rari contributori attivi hanno un pubblico enorme.
Per far diventare un caso di studio anche il vostro dunque dovete essere pronti a capire e governare questaregola del 90-9-1 per agire con strategia, e vi ricordo che lastrategia si fa prima, e non dopo!" src="http://s2.wp.com/wp-includes/images/smilies/icon_smile.gif?m=1235672804g" />
Trovo infatti che ormai molti elementirendano obsoleta e riduttiva la distinzione fra ciò che accade, ad esempio,in un negozio di mattoni e ciò che ruota intorno alla sua versione digitale.
Nonostante questo ho l’impressione chemanchi ancora un anello di congiunzioneche renda davvero fluido e democratico tale passaggio, senza frapporre barriere economiche, cognitive e, naturalmente, tecnologiche all’uso di massa.
Provo ad individuarne alcune:
a) molte tecnologie non sono presenti di default sugli strumenti più comuni, come i cellulari: dai semplici lettori di QR fino ai chipNSCoRFIDle risorse oggi esistenti non sono (per ora) montate di serie sui device. Dove questo è accaduto (come per i QR in Giappone) l’adozione è stata altissima, negli altri casi invece gli strumenti non sono mai decollati.
c) poca conoscenza da parte delle aziende: è vero che certi strumenti oggi hanno poco mercato per i motivi di cui sopra ma è difficile per gli utenti apprezzare questo genere di servizi…fino a quando nessuno li offre! La riprova? Prima dell’iPad non credo che nessuno vedesse così profittevole il mercato dei tablet…
d) infrastrutture poco adeguate: questo tema vale sia per le aziende, che spesso hanno architetture IT rigide e non adatte ai nuovi modelli cloud orientend, sia per il mondo delle reti, visto che in Italia il wi-fi scarseggia e con lui anche solo la banda larga.
e) validi motivi per l’utilizzo: fatto salvo il punto c) perché una tecnologia sia davvero utilizzata deve dare vantaggi reali, tangibili e unici, e finora molti esperimenti non hanno portato all’utente reale valore aggiunto.
Sicuramente ci sonoaltre ragioni che non ho elencato(scrivetele pure nei commenti) e si potrebberofare molti distinguo(io mi sono molto focalizzato sui cellulari e gli smartphone, perché sono lo strumento che quasi tutti hanno in mano), però la sensazione è questa:manca un anello di congiunzione per legare fra loro le enormi possibilità del digitale.
Un esempio illuminante in questo sensosono i social network geolocalizzati, che come sapeteho già utilizzato:sono frubili da tutti i telefoni(certo, rendono meglio con gli smartphone),non chiedono installazioniné lato azienda né lato utente,possono offrire piccoli o grandi vantaggi esclusivi agli utenti.
Naturalmente si tratta di un tipo di applicazioni molto circoscritte, ma è un esempio utile a spiegare ciò che voglio dire, ossia che vale davvero la pena di investire in questi settori, tanto più che lavera killer application che faccia da anello di congiunzione in realtà ancora manca!
La domanda è volutamente provocatoria ma non per questo infondata, almeno per quanto mi riguarda.
Non è nemmeno un dubbio che mi nasce ora, ma me lo sono riproposto nuovamente dopo lo IAB Forum, partecipando alla fiera e leggendo tutti i contributi che ne sono seguiti.
Vista da dentro una giornata come il forum l’Italia è brillante e digitale: tanti gruppi importanti che stanno facendo un ottimo lavoro, innovazione, voglia di proporre soluzioni e tanta, tanta gente.
Anche i numeri sono sicuramente lusinghieri, con l’adv online che non conosce crisi ed ha sempre il segno più quando si parla di trend.
Eppure non è tutto così ovvio.
Basta ad esempio leggere il numero di Wireddistribuito quello stesso giorni per realizzare il nostro ritardo nella banda larga, colmabile tra l’altro eliminando 5 anni di auto blu.
Basta infine approcciare un certo numero di uffici marketing per capire che una cosa è l’adv (che alla fine si faceva anche prima) e un’altra è tutto il mondo del web marketing, del mobile e dell’internet delle cose.
Insomma l’impressione è quella di un paese a due facce, quella entusiasmante delle aziende all’avanguardia e dei professionisti di settore opposta a quella incerta delle imprese tradizionali.
Gli incontri cui ho partecipato in tutta Italia evidenziano questo divario in quanto spesso sono fatti dagli esperti per gli esperti, mentre chi dovrebbe davvero presenziare (dirigenti, imprenditori) sono assenti, allargando la forbice di conoscenza ma anche di capacità di reciproco adattamento nei confronti dei professionisti del digitale (che a loro volta non sono privi di colpe).
Tutto da rifare dunque? Non proprio, nonostante la tendenza a correre dietro ai picchi di hype causati dalla stampa le aziende italiane guardano con attenzione al web e alle nuove tecnologie, anche se manca loro il coraggio e il supporto per affrontarli.
Dal canto loro poi molti professional sarebbero pronti ad aiutarle se solo riuscissero a maturare una capacità di spiegare le nuove opportunità con l’occhio dell’impresa, portando (se competenti) prove reali del loro valore aggiunto.
Insomma, mi sembra che oggi manchi forse l’incontro tra una timida domanda e una confusa offerta, mentre i potenziali clienti finali (digital divide permettendo) stanno velocemente maturando.
Direi che ho detto abbastanza, forse troppo, voi che ne dite? Quale è la vostra percezione?
Come ogni anno ecco i dati su Adolescenti e Internet attraverso una ricerca promossa dalla Società Italiana di Pediatria.
L'edizione 2010 dell'indagine: 'Abitudini e Stili di vita degli adolescenti' svolta su un campione di 1.300 studenti di età compresa tra gli 12 e i 14 anni ci dice alcune cose interessanti. La presentazione della ricerca sarà il 2 Dicembre, ecco alcune anticipazioni.
La prima, scontata, forse, è che socializzare in Rete è molto importante, e che Internet supera la TV. Per la prima volta, il numero di ragazzi che passano più di tre ore al giorno (!) in rete - pari al 17.2% supera quello dei ragazzi che fanno lo stesso davanti alla TV (15.3% - cifra che è crollata in un anno, era al 22%).Risultato preoccupante per certi inserzionisti pubblicitari, mi viene da dire.
Seconda cosa interessante: son quasi il 69% le femmine 12-14 in rete, contro il 66% scarso dei maschi.
Terza, quasi scontata: Facebook. Ha il profilo circa il 67% del campione, e l'anno scorso era il 50%. Insomma, tocca proprio esserci, a quell'età.
Quarta: si conferma il ventilato crollo dei blog: nel 2009 ne aveva uno il 41% abbondante, oggi è crollato al 17%. Anche se secondo me questo non significa la morte dei blog in assoluto: i blog di persone che hanno cose importanti da dire, da diffondere secondo me resteranno vivi, utili, seguiti. Per un ragazzo di questa età, spesso, il tipo di contenuto erogato su un blog funziona proprio meglio su FB e simili.
Audiweb pubblica i dati di audience online del mese di novembre 2010, distribuendo agli operatori il planning database, che presenta la stima dell’utilizzo effettivo di internet da parte degli Italiani dai 2 anni in su che si collegano attraverso un computer da casa, ufficio e altri luoghi. Nel mese di novembre 2010 risultano essere 24,7 milioni gli Italiani che si sono collegati almeno una volta a internet, il 10,7% in più rispetto allo stesso periodo del 2009.
Rispetto all’anno precedente, cresce dell’11,3% anche l’audience online nel giorno medio che registra 12,6 milioni di utenti attivi (erano 11,3 milioni gli utenti attivi nel mese di novembre 2009) che si collegano mediamente per 1 ora e 32 minuti al giorno, consultando 181 pagine per persona. Gli utenti attivi nel giorno medio sono 3,9 milioni dell’area Nord-Ovest (il 31% degli utenti attivi nel giorno medio), 2 milioni dell’area Nord-Est (pari al 16,2% degli utenti attivi nel giorno medio), 2,1 milioni del Centro (il 17%) e 3,7 milioni dell’area Sud e Isole (il 29,4%). Nel giorno medio risultano online 7 milioni di uomini e 5,5 milioni di donne principalmente tra i 35 e i 54 anni (il 47,6% degli utenti attivi nel giorno medio). Anche i giovani tra i 25 e i 34 anni sono ben rappresentati online, con una media giornaliera di 2,6 milioni di utenti attivi (il 20,9% degli utenti attivi nel giorno medio) che navigano per 1 ora e 42 minuti al giorno.
Per quanto riguarda l’uso del mezzo nelle diverse fasce orarie del giorno medio di novembre, è confermata una particolare attività già a partire dalla fascia oraria tra le 9:00 e le 12:00 in cui risultano online in media 5,6 milioni di utenti attivi. Dalle 12:00 alle 15:00 l’audience online sale a una media di 6,4 milioni di utenti attivi con un dato abbastanza stabile fino alla fascia oraria tra le ore 21:00 e la mezzanotte in cui si registrano 5 milioni di utenti attivi che navigano mediamente 39 minuti per persona consultando 75 pagine.
Gli editori online pianificabili questo mese nel planning database, iscritti direttamente o dai loro network pubblicitari, sono: 192 Parent, 388 Brand, 1020 Channel e 93 Custom Property per aggregati o aree tematiche. La sintesi mensile del report Audiweb Database è disponibile sul sito di Audiweb per tutti gli utenti registrati e in forma completa per tutti gli abbonati attraverso le principali aziende di elaborazione dati per la pianificazione pubblicitaria.
In questi ultimi mesi mi sono già occupato varie volte dinuovi paradigmi tecnologici e della loro influenza sul business e sulla società. In particolare in questi giorni poi ho letto varie notizie che mi hanno portato a tornare su di un tema che avevo toccato qualche tempo fa in più momenti (ad esempioquiequi), ossia ilcloud computing, intesosia come tecnologia sia come logica.
immagine tratta da Sevensheaven.nl
Trovo molto attuale e affascinante il concetto dipoter accedere a dati, applicazioni e contenuti in modo indifferente dal supporto e dal luogo in cui ci troviamoe molti fattori mi sembranoagevolare la diffusione di questo paradigmache per gli addetti ai lavori e’ già realtà.
Un primo fattore e’ senza dubbio losviluppo delle reti mobilie l’abbattimento(finalmente!) deiprezzi per la connessione, unito alcrollo dei costi di storage dei dati(vi ricordateGratisdi Chris Anderson equesta mia presentazione?).
Su questo si innestanole nuove generazioni di dispositivi sempre connessie letecnologie che consentonol’ipertestualita’dei luoghi fisici. Applicazioni comeDropboxeEvernoterendono poi sempre più vicino e familiare ai consumatori finaliil concetto di sincronizzazione di tutti i propri dispositivi.
Il mercato non sta a guardare naturalmente, e l’ultimo esempio in termini di tempo e’ la sfida nel mondo dei libri fraeBooks di Google e Kindle for the web di Amazon, tutta svolta in punta di nuvole.