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Di Max Da Via' (del 17/03/2022 @ 07:31:12, in Web 3.0, linkato 2141 volte)

DAO è l’acronimo di Decentralized Autonomous Organization ossia organizzazioni, con scopo di lucro o no-profit, che sfruttano la tecnologia blockchain per essere autonome e decentralizzate.
L’autonomia è raggiunta attraverso l’utilizzo di Autonomous Agent, agenti software programmati ed eseguiti per compiere determinati compiti senza l’intervento umano (un po’ come i virus informatici, ma qui si chiamano smart contract e si usano per l’esecuzione automatica delle regole che ci si è dati).
La decentralizzazione indica l’assenza di una gerarchia, sostituita da meccanismi di coordinamento e voto sulle decisioni da prendere, abilitati dalla blockchain.

Il termine DAO si usa anche per riferirsi al software che serve a gestire le organizzazioni e che gira su reti blockchain. La maggior parte delle DAO funzionano su rete Ethereum, ma altre sfruttano Polkadot, Cosmos, EOS e Cardano. Il primo a concepire quest’idea è stato proprio il co-fondatore di Ethereum, Vitalik Buterin, che nel 2014 le chiamò DAC (Decentralized Autonomous Corporations).

In pratica, chi costituisce una DAO emette dei token fungibili nativi (tipicamente aderenti allo standard ERC-20), che danno alcuni diritti e utilità ai possessori (a volte bisogna acquistare più token per avere diritto di voto). Il fondatore dell’organizzazione, nella maggioranza dei casi, decide di metterli in vendita, per cui chi li acquista diventa automaticamente membro (in questo caso la DAO viene detta “permissionless”).

Vantaggi e svantaggi delle DAO

Questo approccio technology based all’organizzazione aziendale ha dei vantaggi:

  • costituzione e gestione: esistono strumenti tecnologici che, rispetto alla costituzione di società, semplificano queste procedure e non richiedono la notarizzazione di terzi (è pur vero che bisogno avere qualche infarinatura tecnologica);
  • accessibilità: le barriere all’ingresso teoricamente sono più basse perché chiunque può diventare membro, anche se c’è bisogno di una conoscenza di base del mondo cripto. Le organizzazioni tradizionali possono avere criteri di accesso miranti ad escludere determinate tipologie di persone
  • trasparenza: le attività di una DAO sono registrate sul registro decentralizzato e visibili da tutti. Nelle aziende tradizionali gli azionisti hanno visibilità del bilancio aggregato in momenti specifici dell’anno.

I possibili svantaggi di una DAO sono:

  • lentezza: i meccanismi di voto possono essere più lenti di un consiglio di amministrazione o di un CEO, per cui c’è il rischio di non essere tempestivi;
  • qualità delle decisioni: sebbene la possibilità di votare sia data a tutti i possessori di token, i membri attivi della comunità potrebbero rivelarsi pochi e magari non così informati sulle implicazioni delle decisioni;
  • riconoscimento giuridico: non c’è ancora e quindi regna l’incertezza circa future regolamentazioni. In Italia costituire una DAO è possibile, ma non esiste una legislazione specifica. La forma giuridica potrebbe essere quella di una s.r.l. ma c’è il problema della circolazione delle quote incorporate nei token (le quote di una s.r.l. diversamente dalle azioni delle S.p.a., non sono, infatti, destinate alla circolazione tra il pubblico). Il legislatore potrebbe rivedere l’art. 100-ter del T.U.F. sul crowdfunding per adattarlo all’uso della blockchain.

Tipologie di DAO

Uno dei primi casi di organizzazione autonoma decentralizzata è stato TheDao, un fondo di capitali di ventura decentralizzato che, nel 2016, raccolse 150 milioni in Eth. La storia è emblematica della peculiarità di questa nuova forma socio-tecnica, perché il fondo fu oggetto di un furto di 60 milioni e poi del loro rocambolesco recupero grazie ad un controverso “hard fork” sulla blockchain Ethereum.

Recentemente ha fatto parlare di sé ConstitutionDAO, un gruppo temporaneo riunitosi per raccogliere fondi tramite i quali acquistare la prima versione stampata della Costituzione degli Stati Uniti. Nonostante la raccolta di oltre 45 milioni di dollari, l’asta da Sotheby’s è stata vinta da un privato. Sfumato il sogno comunitario, la DAO è stata sciolta e i finanziatori rimborsati (anche se al netto dei costi di “gas fee” da pagare per l’uso della rete Ethereum).

Panorama delle DAO 2021

Al momento della scrittura di questo post si contano più 4.200 DAO, che servono a dare una forma organizzativa ad aziende con obiettivi diversi. Cumulativamente, le loro tesorerie hanno superato i 13 miliardi di dollari (+3.200% rispetto al 2001). Seguendo la tassonomia di Coopahtroopa si possono distinguere:

  • DAO Operating Systems: sono organizzazioni che offrono strumenti per facilitare il lavoro di chi vuole creare una DAO (vedi dopo);
  • Protocol DAO: hanno come obiettivo lo sviluppo e la promozione di un protocollo. Spesso nascono da pochi sviluppatori e, soltanto successivamente, decidono di vendere i token al pubblico. Tra i più importanti:
    • Uniswap che è un DEX ossia un exchange decentralizzato. Ha un capitale di 2,4 miliardi di dollari e oltre 300.000 possessori di token;
    • Compound è un protocollo decentralizzato per gestire i prestiti e i loro tassi d’interesse algoritmicamente. Possiede oltre 340 milioni di dollari e ha circa 200.000 membri;
    • MakerDAO ha creato una stablecoin decentralizzata, governata dai membri della DAO che decidono sulla politica monetaria attraverso una votazione online. Ha 166 milioni di fondi e 83.000 “soci”;
  • Investment DAO: permettono ai membri di mettere insieme del capitale a scopo di investire in progetti nelle fasi iniziali di sviluppo. Ad esempio, BitDao ha un fondo di 2,1 miliardi di dollari e oltre 21.000 partecipanti;
  • Grants DAO: sono quelle che hanno lo scopo di sovvenzionare dei progetti, spesso ancillari ad uno principale. I partecipanti decidono quali, votando. Tra gli esempi  Uniswap Grants Compound Grants;
  • Service DAO: sono organizzazioni che aggregano talenti e puntano ad offrire servizi di diversa natura. Possono essere viste come crypto talent agency. Il lavoro dei singoli viene spesso remunerato in token. RaidGuild è un’agenzia decentralizzata di designer e sviluppatori che offre i suoi servizi a chi vuole sviluppare app per il web3. Ha 60 membri, ma un fondo di poche migliaia di dollari.
  • Social DAO: raggruppano persone che vogliono fare networking e che spesso hanno uno stesso interesse. FWB raggruppa artisti, operatori e appassionati del Web3 che si ritrovano a scambiare stimoli e collaborare su Discord e in eventi privati;
  • Collector DAO: mettono insieme collezionisti per l’acquisto in comune di opere in forma di NFT. PleasrDAO gestisce oltre 90 milioni di dollari con una community di 75 persone;
  • Media DAO: sono pubblicazioni collaborative che danno potere ai produttori di contenuti che vi contribuiscono. I membri possono decidere cosa pubblicare e come investire le risorse. I guadagni sono condivisi. Tra questi Forefront e BanklessDAO.

Strumenti per DAO

La comunità cripto ha creato una serie di strumenti che aiutano chi vuole creare e gestire una DAO senza partire da zero:

  • Framework: AragonDAOStackDAOhaus MyCo che permettono di progettare, lanciare e organizzare una community d’interesse basata su blockchain;
  • Votazione: Snapshot è pensato per gestire la proposizione di questioni gestionali e il relativo voto tra i possessori del token;
  • Coordinamento: Coordinape e SourceCred per gestire la community, incentivando la partecipazione attraverso ricompense ai maggiori contributori;
  • Tesoreria: Parcel e Coinshift permettono di gestire l’utilizzo dei fondi comuni;
  • Pagamenti:  Superfluid e Sablier servono a gestire i pagamenti ricorrenti all’interno di una DAO 

Per orientarsi tra le organizzazioni esistenti si può usare Deep DAO che offre la possibilità di filtrarle secondo diverse metriche: capitale raccolto, membri, proposte, votanti.

La democratizzazione delle aziende attraverso l’automatizzazione dei meccanismi decisionali potrebbe rivelarsi un’utopia, ma non c’è dubbio che per alcune iniziative temporanee e con scopi precisi, le DAO potrebbero rivelarsi una soluzione agile ed efficace (Ukraine DAO, creata dalla fondatrice della band Pussy Riot, ha raccolto 6,75 milioni in Eth per il popolo ucraino). Ma siamo solo agli inizi. Il tempo e le applicazioni reali ci diranno quanto questo strumento potrà reggere alla prova dei fatti.


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Di Max Da Via' (del 28/03/2022 @ 07:56:24, in Social Networks, linkato 2146 volte)

Come ogni anno faccio il punto sull’utilizzo dei social media in Italia, rielaborando i dati di Audiweb powered by Nielsen. Nel corso del 2021 ogni mese hanno navigato in rete 44,3 milioni di italiani (dati riferiti agli utenti da 2 anni in su), pari al 74,5% della popolazione (+2,2% rispetto al 2020). Nel giorno medio, invece, lo hanno fatto 37,1 milioni di persone, pari al 62,3% della popolazione (+8,2%).
Lo strumento preferenziale di accesso rimane lo smartphone, usato da 39,1 milioni di persone ogni mese (+5,1%) e da 33,7 milioni nel giorno medio, con una crescita del 12,8%.

Prima di addentrarci nell’analisi dei social media, è importante sapere che, in questo caso, l’universo di riferimento è rappresentato dagli utenti della fascia 18-74 anni (sia per la fruizione da computer che da mobile). Al momento la navigazione da mobile da parte di minori di 18 anni non è rilevata, dunque è probabile una sottovalutazione dell’impatto dei servizi usati prevalentemente in mobilità da questo segmento della popolazione.
Questa volta non farò confronti con l’anno precedente perché non sarebbero coerenti dato che Audiweb ha effettuato un adeguamento del suo sistema di rilevazione in vista del nuovo scenario cookies. Voi se volete potete dare un’occhiata ai dati del 2020.

Gli utenti italiani dei social media

Considerando le medie mensili del 2021, il social più usato dagli italiani è stato YouTube, che ha collezionato un audience di 35,4 milioni di persone al mese. Col fiato sul collo Facebook, che ha fatto registrare una media di circa 35 milioni di utilizzatori. Sul podio permane anche Instagram con 28,4 milioni di utenti.

In quarta posizione arriva Pinterest con un pubblico di 20,7 milioni di aficionados, che supera LinkedIn fermo a 18,3 milioni di professionisti (in preoccupante calo durante gli ultimi mesi dell’anno). L’alto valore di Pinterest potrebbe essere dovuto al traffico che riceve da Google Immagini.
Twitter riesce a coinvolgere 11,5 milioni di persone, grazie soprattutto alla sua capacità di “stare sulla notizia” e sui trend del momento.
Il fenomeno degli scorsi anni, TikTok continua ad ampliare la sua audience e ad arrivare a 9,6 milioni di persone (dai documenti ufficiali sappiamo che l’utenze effettiva ad aprile del 2021 era di 12,5 milioni di italiani).
Un’altro social da guardare con interesse è Twitch che riesce a catalizzare l’attenzione di 4,7 milioni di spettatori. Tiene Reddit che raccoglie nei suoi forum 3 milioni di persone. I social che fanno più fatica sono Snapchat, che ha un’audience di circa 2 milioni di utenti, e Tumblr con 1,8 milioni di irriducibili.

In questa disamina non considero i servizi di messaggistica istantanea, ma c’è ne è uno, Telegram, che in questi anni ha assunto una forma ibrida di strumento privato e pubblico (i canali pubblici sono visibili, funzionando come account Twitter). Il servizio del russo Pavel Durov ha trovato terreno fertile nel nostro paese: gli italiani che lo hanno utilizzato nel 2021 sono stati ben 17 milioni.

Tempo di utilizzo dei social media in Italia

Per quanto tempo abbiamo utilizzato i social media nel 2021? Per capirlo ho a disposizione dei dati che considerano solo la fruizione di pagine web e app mobile, non specificamente dei video, per cui i dati di YouTube sono sicuramente sottostimati.

Anche se nel 2021 non è stato il luogo più frequentato, Facebook è stato quello nel quale gli italiani trascorrono più tempo: in media ha toccato le 11 ore e 29 minuti al mese per persona.
A grande distanza, al secondo posto c’è Instagram, usato per 6 ore e 6 minuti, mentre al terzo TikTok con 5 ore e 38 minuti di utilizzo (quest’ultimo coinvolge le persone per 33 minuti in media nel giorno medio). A ruota segue YouTube con 5 ore e 18 minuti.

Twitch riesce a tenere alta l’attenzione per 2 ore al mese per persona, mentre nell’intorno dell’ora si posizionano Twitter (1h e 9′) e Snapchat (1h e 5′). In coda Reddit e Tumblr con 25 minuti, seguiti da Pinterest con 17 minuti e LinkedIn con 16 minuti, che hanno un grave problema di permanenza.

Via Vincos Blog
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