Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Le mamme si confermano anche in Italia un target particolarmente evoluto: capaci di cogliere le potenzialità della rete, sempre connesse, molto presenti sui social soprattutto da mobile. Una situazione ormai consolidata in USA che trova conferma anche in Italia nei dati di una ricerca svolta da FattoreMamma e gnresearch. La ricerca, che ha coinvolto nella fase quantitativa 755 mamme con una survey on line, ha messo in luce una particolare sintonia tra mamme e mobile: 9 mamme su 10 possiedono uno smartphone, percentuale molto elevata se paragonata alla media della popolazione che vede il 56% come tasso di penetrazione degli smartphone. Lo stesso vale per i tablet: se in media il 17% della popolazione possiede un tablet, la percentuale sale a 53 quando consideriamo le mamme.
La fase qualitativa della ricerca ha rivelato i motivi di questa passione: grazie al mobile, la tecnologia è diventata friendly anche per le mamme che la considerano fedele (sempre disponibile), compagna(le supporta, le aiuta ad organizzare e risolvere) e femmina (multitasking, flessibile…). Tanto che il cellulare viene definito “una felice dipendenza e un’estensione di sé”. Se infatti il PC è visto come uno strumento freddo, rigido e funzionale, lo smartphone ha creato un rapporto di complicità, e viene vissuto in una dimensione individuale come uno strumento intrigante.
E per quanto riguarda più in particolare il “loro ruolo di mamme”, quali sono preferenze e comportamenti in relazione ai diversi device?
Al primo posto ci sono gli instant message (94%), seguono poi l’accesso ai social media (87%) e lacondivisione di foto (86%). Al pc sono lasciate le incombenze più “razionali” come l’home banking e la ricerca di informazioni mediche. In quanto ad attività da smartphone, le mamme italiane risultano particolarmente attive, tanto da superare le mamme USA: ogni giorno dal cellulare di una mamma italiana sono spediti in media 31 instant message (26 in USA) e avviene 19 volte l’accesso ai social media (15 in USA). (fonte: US mobile report 2014)
E per quanto riguarda più in particolare il “loro ruolo di mamme”, quali sono preferenze e comportamenti in relazione ai diversi device? Lo smartphone viene usato principalmente per organizzare gli impegni di tutta la famiglia, quando si tratta di intrattenere i bambini si preferisce il tablet, mentre gli acquisti (abbigliamento, libri, giochi) avvengono soprattutto al pc. Ogni canale è frequentato per esigenze diverse: si va su Facebook per socializzare, trovare info su persone e scambiare consigli su marche, sulle app di instant messaging per scambiare foto o video e condividere eventi della propria famiglia. E se si cercano consigli, supporto, risposte alle problematiche inerenti ai figli, il canale privilegiato sono i blog delle mamme. Da notare, infatti, che se il 61% si rivolge a parenti e amici, ben 1 mamma su 3 dichiara di ricorrere al consiglio di altri genitori on line, anche sconosciuti.
Via Spot and Web
Realizzare uno spot efficace in un contesto competitivo caratterizzato da un elevato affollamento pubblicitaro è sempre più sfidante. In media poco meno del 30% di chi è esposto a una creatività televisiva ne ricorda correttamente il contenuto e la associa al brand comunicato. Sono questi alcuni dei dati di TV Brand Effect, l’innovativa soluzione di Nielsen per misurare l’efficacia delle campagne pubblicitarie televisive, appena sbarcata in Italia dopo essere stata lanciata in UK, Francia, Germania, Russia, Stati Uniti, Messico, Cina e Australia.
In un momento in cui la quota dell’advertising televisivo rappresenta ancora la fetta più grande della torta pubblicitaria è fondamentale che le aziende abbiano a disposizione uno strumento che misuri l’efficacia delle proprie campagne, in modo da fornire le migliori indicazioni per raggiungere il consumatore ed emergere in un contesto di affollamento pubblicitario. Grazie a una metodologia innovativa, Nielsen è in grado di determinare quanto uno spot riesca a rimanere impresso nella memoria, analizzando il comportamento delle persone che vi sono state esposte entro le 24 ore successive alla messa in onda.
Rispetto alle ricerche tradizionali, TV Brand Effect fornisce indicazioni cruciali in termini di efficacia per ottimizzare le pianificazioni, grazie alla possibilità per Nielsen di analizzare gli ad log di tutti gli spot in palinsesto sulle tv generaliste e tematiche, nel panorama free e pay, in modo da fornire informazioni mirate sulla base del benchmark di riferimento per ciascuna azienda inserzionista e i suoi competitor. Il servizio permette di valutare le migliori performance in termini di secondaggi, andando ad aumentare l’efficienza degli investimenti.
Da inizio anno, Nielsen ha monitorato oltre 150 creatività di aziende appartenenti ad alcuni dei principali settori merceologici presenti sul mercato pubblicitario italiano: Largo Consumo, Viaggi e Automotive.
Prendendo in esame il settore del Largo Consumo, ad esempio, emerge che lo spot è efficace nel 43% dei casi (ricordo del messaggio e corretta associazione al brand). Analizzando più in dettaglio questa quota di intervistati, si registra un’intenzione di acquisto del prodotto da parte del 77% e un apprezzamento dello spot da parte dell’81%. Per questo settore è cruciale utilizzare una creatività che lasci il segno: secondo i dati provenienti dai modelli econometrici Nielsen, più del 70% delle vendite generate dagli investimenti pubblicitari deriva dalla TV.
Per quanto riguarda i valori che emergono dall’analisi delle campagne pubblicitarie del settore Travel, a fronte di un’efficacia degli spot del 23% si registra una comprensione media del messaggio nell’88% dei casi. Gradimento dello spot e intenzione di acquisto si attestano entrambi al 79%.
Nell’Automotive, dove la TV riveste un ruolo centrale con una quota del 76% sul totale degli investimenti, le performance risultano più contenute rispetto ad altri settori, soprattutto in termini di efficacia (26%), mentre si mantengono elevati il gradimento medio (75%) e la comprensione del messaggio (70%).
Tra le campagne di maggior successo analizzate nel 2015, quella di Fiat 500x, in cui una ‘normale’ 500 aumenta il proprio volume dopo la caduta accidentale di una pillola blu nel serbatoio, risulta essere quella con il più elevato livello di efficacia, a conferma che un buon copy e un po’ di humor attraggono anche nei settori le cui scelte finali sono dettate da razionalità e pianificazione.
Via Nielsen
Nielsen ha rilasciato un report sulla raccolta pubblicitaria in Italia, realizzato attraverso un sondaggio annuale condotto su un campione rappresentativo del mercato italiano della pubblicità di circa 800 aziende investitrici, fornendo un dettaglio informativo sul panorama del web advertising.
Le stime sono favorevoli: la raccolta pubblicitaria complessiva sul web in Italia durante l’arco del 2015 supererà i 2 miliardi, più precisamente 2,1 miliardi di euro, coprendo il 26,5% del totale degli investimenti. L’incremento di 1,7 punti percentuali rispetto al 2014 (era 24,8%) sarà tra i fattori di traino verso una chiusura a +1,5% (7,9 miliardi rispetto ai 7,8 dello scorso anno) e del solo web a +8,4%.
Oltre i 2/3 degli investimenti nel digital si dividono tra i segmenti display (principalmente banner) e search (parole chiave sponsorizzate sui motori di ricerca): entrambi registrano una quota in diminuzione nel 2015 rispetto allo scorso anno, in favore del video e del social advertising che, secondo le stime di Nielsen, arriveranno a coprire rispettivamente il 17% e 11% di quota sul totale degli investimenti online.
La quota del canale directory (micro inserzioni in categorie web tematiche) scenderà al 7% dopo un 2014 in cui si attestava al 9%. A livello di crescita del valore dell’investimento per il 2015, video e social registrano incrementi a due cifre, rispettivamente del +16% e +46%. Più contenuti il display, +2%, e il search, +7%. In calo le directories: -8% nel 2015.
“In aggiunta al prevedibile successo dei social – ha dichiarato Alberto Dal Sasso, AIS Business Director di Nielsen – dalla survey emerge che una quota di circa ¼ degli investimenti è destinata al mobile: si tratta di un dato interessante se letto in relazione al fatto che circa la metà delle aziende intervistate dichiara di aver sviluppato una app per il proprio business. Senza dimenticare gli ampi margini di crescita dell’innovativo programmatic buying”.
Relativamente ai macro settori, le aziende del settore Persona investono il 39% del proprio budget sul mezzo internet. Ampi margini di crescita per il Largo Consumo, che ancora si attesta a meno del 10% in termini di quota. Al suo interno, però, si registra una buona performance del video advertising, che raccoglie il 25% degli investimenti totali del macrosettore sul web. Tale quota si differenzia molto tra alto spendenti (oltre i 10 milioni di investimenti all’anno) dove si attesta al 21% e basso spendenti (meno 500.000 € anno) per i quali scende al 15%.
I settori Distribuzione e Automobili sono quelli che destinano al digital advertising le quote più elevate rispetto alla media del mercato, rispettivamente 53% e 41%, seppur con differenze al loro interno in termini di canali web: nel primo caso, il 70% del budget è rivolto a display e directories, per l’Automotive questa stessa porzione di budget è investita in search e video.
Via Tech Economy
I social media sono sempre più presenti nelle strategie di business delle imprese e Youtube e Facebook che giocano un ruolo predominante nelle preferenze delle imprese. Il Rapporto “The state of social marketing” realizzato da Simply Measured fotografa in modo puntuale quanto sta accadendo al mondo dei brand che si muovono, oggi, in un panorama che ha cifre impressionanti: oltre 2 miliardi di persone in tutto il mondo utilizzano i social media, il che vuol dire che il 28% della popolazione mondiale è interconnesso. Per le organizzazioni questa rete di connessioni presenta una grande opportunità per avere impatto su un numero senza precedenti di persone tanto che il social marketing è diventato una priorità per le aziende: secondo il report il budget disponibile per i social media rappresenta il 9,9% di quello del marketing digitale nel 2015, una cifra che è destinata a raggiungere il 22,5% nei prossimi cinque anni.
Le evidenze Le principali evidenze che riguardano il rapporto tra brand/imprese e social media ci dicono che il trend è in crescita: non solo aumenta la disponibilità di budget ma cresce anche l’attenzione verso la creazione di team specifici, composti normalmente da uno a tre persone, che hanno esigenze distinte: strategia centralizzata e pianificazione, obiettivi di business, e infine, l’execution. La maggior parte dei social media team fanno parte dei settori marketing: il 49%, infatti, riferisce alla leadership del marketing.
Dimostrare il valore delle attività social, il ROI, resta il problema principale per il 60% dei social media marketers ma, paradossalmente, l’indagine rileva anche la mancanza di un’attività puntuale di social media analysis: solo il 22% dei marketer pensa che i dati dei social media abbiano un impatto effettivo sulle business.
Lo stato dei social Il report passa poi ad analizzare singolarmente le piattaforme social in relazione ai brand: quelli presi in considerazione dall’indagine sono i brand compresi nella classifica Interbrand Top 100 Global Brands e, nello specifico, le imprese che hanno account globali o specifici per gli Usa che ne hanno fatto uso nel corso di aprile 2015. Quello che emerge per tale cluster è che YouTube batte tutti, seguito da Facebook e Twitter: sono loro quelli che attirano le maggiori attenzioni dei brand. YouTube è utilizzato dal 100% dei marchi presenti in classifica, con Twitter e Facebook che seguono a ruota. Reti più giovani come Instagram e Pinterest stanno guadagnando terreno.
Lo Stato di Facebook Il 96% degli Interbrand Top 100 brand hanno un account Facebook dedicato e il 94% ha postato contenuti nel mese della rilevazione. Si evidenzia un minore attivismo su Fb rispetto all’anno scorso ma è cresciuto il livello di engagement.
Twitter Il 98% dei brand presenti nell’Interbrand Top 100 brand sono attivi su Twitter, e ognuno di loro ha postato contenuti nel mese di aprile. Da notare come il 55% di tutti i tweet inviati includono contenuti fotografici. La rilevazione dimostra che il tweeting regolare è la chiave del successo: il 74% dei marchi twittano almeno tre volte al giorno (compresi i retweet e risposte). In termini di engagement con gli utenti, i tweet di relazione con i brand sono aumentati del 105% in un anno. Infine, i tweet con hashtag è vero che creano più engagement ma un abuso di essi rischia di essere controproducente.
Youtube Il 100% dei brand Interbrand hanno un account YouTube e il 92% ha pubblicato video nel mese di aprile a dimostrazione della rilevanza.
Instagram, per suo conto, pur essendo una applicazione mobile, ha attirato l’85% delle 100 aziende Interbrand con il 79% di esse attive nel mese di aprile; Pinterest, invece, ha attirato l’attenzione del 67% delle 100 aziende considerate che ne fanno un uso “vetrina”: solo il 41% dei marchi ha pubblicato attivamente in aprile 2015. Infine Google, che ha il 78% di imprese che lo usano con il 66% attivo nel mese della rilevazione.
Via Tech Economy
Novità dal mondo dello shopping online: Facebook e Google hanno confermato in queste ore di essere a lavoro per offrire agli utenti la possibilità di fare acquisti direttamente dalle rispettive piattaforme, senza dover andare su siti e e-commerce delle aziende.
Google, che già aveva confermato i molti rumor sul tema, ha ufficializzato la nuova funzionalità che si chiama “Purchase on Google”, Compra su Google, e sarà integrata direttamente nelle SERP: i consumatori, vedranno un pulsante dedicato all’acquisto in alcuni annunci sponsorizzati nelle pagine di ricerca sui propri dispositivi mobile; premendo sul pulsante si aprirà una pagina dedicata dove sarà possibile effettuare l’acquisto. Un dettaglio importante è che la pagina di acquisto Google recherà il nome e il logo dell’azienda che sta vendendo effettivamente il prodotto: la società ha sottolineato che questa scelta è dettata dall’idea di non voler porre distanze e barriere tra i retailer e i propri clienti.
Come riporta TechCrunch, il colosso di Mountain View ha dichiarato che sta testando questa funzione grazie ad una partnership siglata una decina di retailer proprio in queste settimane, con l’intenzione di renderla accessibile a tutti i consumatori e a tutte le aziende USA entro la fine del 2015 o, al più tardi, all’inizio del 2016.
Quasi contemporaneamente anche Facebook spiega stare testando sulle pagine aziendali un pulsante “buy “ e una sezione “shop”: in sostanza sarà possibile implementare “vetrine” e gallery dove mostrare i propri prodotti all’interno delle pagine, trasformandole così in un canale diretto d’acquisto. Facebook ha confermato che la nuova funzionalità è in questo periodo in fase di sperimentazione su un numero ristretto di utenti e aziende.
Come evidenzia il mockup diffuso da Facebook, dal mobile sarà possibile visualizzare una nuova sezione denominata “shop” direttamente in pagina, mentre nella versione da desktop la sezione avrà una propria scheda a parte dedicata. La sezione però non obbliga i retailer a vendere tramite Facebook: le aziende potranno liberamente scegliere se eseguire le vendite direttamente dalla pagina oppure se veicolare gli utenti sul proprio e-commerce al momento dell’effettiva transazione.
Entrambe le notizie arrivano in un contesto in cui anche altre piattaforme social stanno cercando di aumentare i propri sforzi (e con essi, ovviamente, le entrate) per offrire agli utenti esperienze di shopping direttamente sui propri siti: Pinterest, su tutti, ha dato il via al primo luglio proprio al tasto buy sulle sue board (solo per utenti USA e iOS), attraverso una nuova particolare categoria di pin, i “Buyable Pins”.
Via Tech Economy
Uno spot per apparire, un capolavoro creativo per rimanere nella mente dei consumatori. Realizzare una comunicazione efficace non è facile, soprattutto se si considera che poco meno del 30% di chi è esposto a una pubblicità in Tv (la fetta più importante dell’adv in Italia) ne ricorda correttamente il contenuto e la associa al brand. Il dato emerge dall’indagine Tv Brand Effect, la nuova soluzione con la quale Nielsen misura l’efficacia delle campagne pubblicitarie televisive; dopo essere stata lanciata nel Regno Unito, Francia, Germania, Russia, Stati Uniti, Messico Cina e Australia, Tv Brand Effect arriva anche in Italia. Il servizio, come sottolineato dall’a.d. di Nielsen Italia, Giovanni Fantasia, è in grado di determinare quanto uno spot riesca a rimanere impresso nella memoria, analizzando il comportamento delle persone che vi sono state esposte. Le pubblicità vengono analizzate sia sulle Tv generaliste che tematiche, nel panorama free e pay; vengono valutate le migliori performance in termini di “secondaggi”, permettendo così alle aziende di aumentare l’efficienza degli investimenti. I PRIMI RISULTATI. Nielsen ha monitorato oltre 150 creatività di aziende appartenenti ad alcuni dei principali settori merceologici presenti sul mercato pubblicitario italiano: Largo Consumo, Viaggi e Automotive.
Prendendo in esame il settore del Largo Consumo, emerge che lo spot è efficace nel 43% dei casi (ricordo del messaggio e corretta associazione al brand). Analizzando più in dettaglio questa quota di intervistati, si registra un’intenzione di acquisto del prodotto da parte del 77% e un apprezzamento dello spot da parte dell’81%. Per questo settore è cruciale utilizzare una creatività che lasci il segno: secondo i dati provenienti dai modelli econometrici Nielsen, più del 70% delle vendite generate dagli investimenti pubblicitari deriva dalla Tv. Per quanto riguarda i valori che emergono dall’analisi delle campagne pubblicitarie del settore Travel, a fronte di un’efficacia degli spot del 23% si registra una comprensione media del messaggio nell’88% dei casi. Gradimento dello spot e intenzione di acquisto si attestano entrambi al 79%.
Nell’Automotive, dove la Tv riveste un ruolo centrale con una quota del 76% sul totale degli investimenti, le performance risultano più contenute rispetto ad altri settori, soprattutto in termini di efficacia (26%), mentre si mantengono elevati il gradimento medio (75%) e la comprensione del messaggio (70%). “Tra le campagne di maggior successo analizzate nel 2015”, afferma Cristina Papini, R&A Director di Nielsen, “quella di Fiat 500x (vedi video qui sotto, ndr), risulta essere quella con il più elevato livello di efficacia, a conferma che un buon copy e un po’ di humor attraggono anche nei settori le cui scelte finali sono dettate da razionalità e pianificazione”.
Via Business People
L’andamento della pubblicità registra un miglioramento nei primi cinque mesi del 2015. Il mercato degli investimenti pubblicitari segna una crescita del 2,6% per il singolo mese di maggio, facendo registrare per i primi cinque mesi dell’anno un calo dell’1,3% rispetto allo stesso periodo del 2014, con un saldo negativo di circa 35,5 milioni. Se si aggiungesse anche la stima della raccolta sulla porzione di web attualmente non monitorata (principalmente search e social), il mercato chiuderebbe i primi cinque mesi dell’anno a +1,1%.
“Continuano gli alti e bassi di questa prima parte dell’anno” - spiega Alberto Dal Sasso, Advertising Information Service Business Director di Nielsen. “La situazione greca di certo non aiuta a far crescere ottimismo tra gli investitori sulla fine della crisi e a consolidare le prospettive di crescita. Siamo comunque di fronte a un dato di mercato che ad oggi rappresenta la crescita tendenziale maggiore da inizio anno, che, però, difficilmente troverà conferma il mese prossimo quando il confronto generale si farà con i Mondiali di Calcio del 2014”.
Relativamente ai singoli mezzi, la TV registra un incremento del 4,5% per il singolo mese, con i tipici andamenti differenti al suo interno, chiudendo il periodo cumulato gennaio – maggio a -0,7%.
Migliora l’andamento del mezzo stampa, in particolare dei periodici: a maggio si registra un calo del 2% per i quotidiani e una crescita del 2,2% per i magazine. Ne beneficia il trend del periodo cumulato sui primi cinque mesi dell’anno, che chiude rispettivamente a -5,9% e -3,6%.
Resta in terreno positivo la radio nel singolo mese (+1,1%) e nel periodo gennaio – maggio (+5,5%), continuando a mostrare segnali molto confortanti se si considera l’andamento generale del mercato e il peso rilevante del mese di maggio sul resto dell’anno.
Internet, relativamente al perimetro attualmente monitorato in dettaglio, resta leggermente negativo a maggio (-0,6%), con un decremento di 2,2% sui primi cinque mesi. Sulla base delle stime di Nielsen sul totale del web advertising, aggiungendo dunque la porzione di mercato non monitorata, il digitale crescerebbe dell’8,8% per il periodo gennaio – maggio 2015.
Continuano a perdere il cinema (-2,8%) e il direct mail (-3,1%). Buoni segnali anche dal mondo dell’out of home, trainato da Expo. Nel dettaglio: outdoor a +3,2%, transit a +9,4% e out of home tv in recupero (-10,1%).
Per quanto riguarda i settori merceologici, se ne segnalano 10 in crescita o intorno alla parità, con un apporto di circa 55 milioni di euro. Per i primi comparti del mercato si registrano andamenti differenti nei cinque mesi: alla crescita di finanza / assicurazioni (+3,9%, circa 5,3 milioni) e dei farmaceutici (+8%, circa 11,4 milioni), si contrappongono il calo dell’automotive (-2,2%, circa 6,3 milioni) e delle telecomunicazioni (-14,1%, circa 23 milioni). I maggiori apporti alla crescita arrivano dai servizi professionali (+17,8%), gestione casa (+7,3%), oggetti personali (+7,6%) ed enti / istituzioni (+4,8%).
“I segnali positivi ci sono e arrivano da più parti – conclude Dal Sasso -, soprattutto dalle parole degli investitori: le recenti dichiarazioni di UPA nella assemblea annuale ne sono la significativa testimonianza”.
“La pubblicazione dei dati di maggio conferma i segnali di ripresa”, ha dichiarato il Presidente dell’UPA Lorenza Sassoli de Bianchi commentando l’uscita dei dati Nielsen di Maggio.
“Registriamo il +2,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente; e un picco record per la televisione del +4,5%. Questi dati ci spingono a confermare la nostra previsione di chiusura dell’anno vicina al +2%.”
Via Spot and Web
Emis Killa, rapper, scelto per promuovere la marca Beck’s, risulta, tra i testimonial del settore Beverage, la celebrità che fa registrare il sentiment più positivo. I commenti che lo riguardano sono per la stragrande maggioranza positivi. Dall’analisi Social Celebrities dei valori che ciascun personaggio veicola, emerge che il pubblico ne apprezza il fascino, la leadership e la bravura. Dal web piovono invece critiche sulla scelta di Owen Wilson di essersi prestato a diventare il volto di Crodino. Per molti internauti tale decisione non si addice ad una star di Hollywood come lui. Sono alcuni dei risultati che emergono dalla ricerca Social Celebrities di Blogmeter, che ha analizzato a maggio il posizionamento in rete di 14 dei principali testimonial recenti di industrie di bevande. Sotto la lente di ingrandimento di Blogmeter sono sfilati personaggi come Bruno Barbieri, Chiara Biasi, Enrico Brignano, Sergio Castellitto, Laura Chiatti, Orso Maria Guerrini, Federica Panicucci, Gerry Scotti, Tullio Solenghi, Gianfranco Vissani, Alessandro Del Piero e i già citati Emis Killa e Owen Wilson. Del Piero il personaggio più coinvolgente e il più citato
Ma il leader per capacità di coinvolgimento sui suoi profili social (Facebook e Twitter) risulta Alessandro Del Piero, storico volto di Uliveto, che stacca nettamente tutti gli altri testimonial del settore, dietro di lui Emis Killa. L’ex capitano della Juventus risulta anche il personaggio di cui si parla maggiormente sul web grazie agli oltre 97 mila messaggi raccolti nel mese di maggio. Alle sue spalle, seguono a distanza Emis Killa (32.500 post) e Chiara Biasi (29.200). Per quanto invece riguarda l’accoppiata brand/testimonial più citata in rete, spicca il binomio tra Peroni e Chef Rubio (che torna alla ribalta dopo essere risultato il testimonial del no-profit con il sentiment più positivo nel mese di marzo), seguito dalle coppie Baileys/Chiara Biasi e Crodino /Owen Wilson. Si segnala che dei 14 personaggi analizzati solamente tre non sono presenti con propri profili ufficiali sui principali social media, a testimonianza della comprensione crescente da parte delle celebrity della rilevanza dei social per promuovere la propria immagine e da parte dei brand dell’importanza di selezionare un “testimonial social” per creare engagement con i consumatori.
Classifica generale: lo juventino Bonucci batte Belen
Infografica generaleSempre a maggio, al di fuori del settore Beverage, la celebrità che risulta più coinvolgente su Facebook in relazione alla propria fan-base è il difensore della Juventus Leonardo Bonucci. Alle sue spalle si collocano Francesco Facchinetti e Belen Rodriguez, testimonial di Jadea. Miley Cyrus, volto di Golden Lady, è invece il personaggio che raccoglie il più ampio passaparola (oltre 532 mila messaggi), vantando una platea internazionale. Supera Emma Marrone (291 mila post), e Fedez (oltre 263 mila). L’indagine Social Celebrities analizza il valore comunicazionale di una celebrità (personaggi sportivi, dello spettacolo e della musica, giornalisti, blogger, etc.) basandosi sull’analisi delle conversazioni online e ne misura popolarità, reputazione, capacità di engagement e valori. Il servizio è pensato per fornire agli inserzionisti e alle agenzie un supporto nella definizione delle strategie pubblicitarie, attraverso la generazione di insights essenziali per la scelta delle personalità più efficaci e più coerenti con gli obiettivi di ciascuna marca da utilizzare come testimonial o ambassador, ma anche per supportare gli editori, in particolare televisivi, ma non solo, nella selezione dei personaggi più adatti a raggiungere le simpatie del pubblico o a veicolare determinati messaggi nei contesti più diversi.
Via Spot and Web
Di Admin (del 07/07/2015 @ 07:46:21, in Prodotti, linkato 1988 volte)
Per i dispositivi da indossare è un vero e proprio boom: più 200% in pochi mesi. Nei primi quattro mesi del 2015, sono stati distribuiti in tutto il mondo 11,4 milioni di pezzi, contro i 3,8 milioni dello stesso periodo del 2014. A fare i conti è stato il Worldwide quarterly wearable device tracker di Idc, secondo cui, ad aver trainato le vendite, sarebbero stati in particolare i Paesi asiatici.
E le previsioni per i prossimi mesi restano ottimistiche, grazie soprattutto all’ingresso sul mercato del nuovo Apple Watch. La prima marca della classifica dei dispositivi più venduti è l’americana Fitbit che, però, anno su anno ha perso il 10% in termini di quote, scendendo al 34 per cento. Al secondo posto c’è invece una società cinese, Xiaomi, seguita da Garmin, Samsung e Jawbone.
Nel complesso, si stima che nel 2015 saranno venduti oltre 72 milioni di device, ben il 173,3% in più rispetto al 2014. Secondo le ultime previsioni, nel 2018 il mondo della realtà virtuale e della realtà aumentata (un esempio per tutti, i Google Glass) varrà quattro miliardi di dollari e i dispositivi venduti saranno circa venti milioni.
Via PambiancoNews
Unilever punta sui contenuti digitali e sulle donne e, per avvicinarsi al proprio target femminile sul canale online, si allea con il magazine Vice. Il gigante olandese dell’agroalimentare e dei cosmetici ha firmato un’intesa di diversi anni con il giornale nato in Canada e con base a New York per il lancio di Broadly, un canale online dedicato alle donne. Il sito, che debutterà ad agosto, ha come scopo quello di “veicolare contenuti che interessano alle giovani a un audience di centinaia di milioni di utenti nel mondo”. Secondo l’accordo, Unilever sponsorizzerà il lancio del canale e si occuperà della creazione di contenuti con Vice: insieme, Unilever e Vice proporranno quotidianamente documentari e news, con una forte predominanza dei video, su una serie di argomenti, tra cui la moda, il sesso e la cultura, rilevanti per il pubblico femminile. Il progetto partirà dagli Stati Uniti e dal Canada e inizialmente coinvolgerà soprattutto i brand di Unilever Dove e Tresemmé.
Si tratta di un’iniziativa unica nel suo genere: è la prima volta che una multinazionale e un giornale si alleano ufficialmente per un progetto a cavallo tra editoria e marketing. Il taglio delle notizie, si legge in una nota diffusa da Unilever, rispetterà “l’atteggiamento e il tono di Vice e il suo approccio coinvolgente alla narrazione”. La rivista oggi presente in ben 36 Paesi, in effetti, si è spesso distinta per i suoi articoli dissacranti e ironici. Da capire rimane come verranno promossi i marchi di Unilever: sembra che sul sito verranno inseriti contenuti pubblicitari tradizionali, fermo restando che il focus sarà sul contenuto editoriale. Quel che è certo è che la sponsorizzazione da parte di Unilever non è casuale: più del 70% degli acquirenti dei prodotti del gruppo sono donne.
Via PambiancoNews
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