Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
La Digital Trends 2015 è una ricerca che Microsoft sta effettuando in 13 Paesi nel mondo e l’Italia è tra uno di questi, infatti gli italiani sono risultati molto curiosi, informati e sempre alla ricerca di novità nel settore del digitale.
Alla ricerca condotta da Microsoft in collaborazione con Future Laboratory e Research Now hanno partecipato 13.000 consumatori che hanno messo in luce le tendenze a livello internazionale sulle trasformazioni in corso nella relazione tra utenti ed il mondo digitale.
Le tendenze riscontrate a livello globale nel comportamento online dei consumatori nel loro rapporto con la tecnologia sono di approfondire i propri interessi, interagire online con i brand che offrono prodotti e servizi personalizzati, poter sperimentare l’uso dei dispositivi indossabili e riuscire a gestire le informazioni. Infatti in Italia il 64% degli intervistati acquista più volentieri da un’azienda che consenta un ruolo attivo da parte dell’utente nella personalizzazione dei prodotti.
Il quadro che è venuto fuori dall'indagine Microsoft è una scena d’amore tra la popolazione italiana e la tecnologia. Nel report Microsoft Digital Trends 2015 gli italiani hanno un ruolo da protagonisti, con risultati spesso superiori alla media. Infatti l'83% del campione considerato possiede uno smartphone ed il 49% è online tutti i giorni per almeno 5 ore e quasi la totalità degli italiani (il 97%) utilizza un dispositivo digitale di qualsiasi tipo nella propria quotidiani.
I due dati più rilevanti emersi da quest’indagine sono che il 78% delle persone conosce il valore che le imprese attribuiscono loro in quanto consumatori online e alla loro presenza a livello del digitale e che il 61% è favorevole alla condivisione di informazioni riservate, a patto però che ci sia uno scambio trasparente con le aziende dalle quali possano trarre un beneficio concreto personale.
Un altro dato importante concerne la tecnologia indossabile; tra gli utenti, infatti, si sta facendo strada il desiderio di apprendere, attraverso i dispositivi digitali, informazioni sulla propria persona, il che significa un orientamento verso il segmento del wearable. Così più del 74% dei consumatori a livello globale dichiara di essere interessato alla tecnologia indossabile: 8 italiani su 10 è interessato a questo segmento di mercato, tant’è che per questa tipologia di dispositivi si prospetta un futuro d’oro.
Dall’indagine è anche risultato che gli utenti hanno una gestione della propria identità online in modo molto specifico e con una messa a fuoco soprattutto sulle aree di loro interesse e monitorano gli scambi online dei brand che meglio rappresentano le proprie passioni.
La ricerca mette in evidenza che il 47% degli utenti italiani è convinto di sapere come rimuovere dalla rete informazioni postate per errore, mentre il 64% vorrebbe scegliere il tempo in cui le informazioni condivise restino disponibili on line. L’interesse per l’assistenza digitale è aumentato rispetto al 2013 dal 73% all’80%, ma i proprietari dei dati vogliono mantenerne il controllo finale: il 57% nel mondo e il 64% in Italia desidera poter stabilire il tempo di permanenza online delle informazioni condivise.
I social network che si propongono come “unica soluzione valida per tutto” perde punti; infatti la gente utilizza canali digitali diversi, molto specializzati e più adatti alle esigenze particolari del momento, con un aumento di 7 punti percentuali, dal 2013 ad oggi.
La percentuale è alta anche nel segmento dell’Internet of Things, infatti secondo i dati della ricerca il livello di utilizzo, da parte degli italiani, di dispositivi e applicazioni per tracciare, scaricare e analizzare i dati, è il più alto d’Europa; in compenso il 29% di questi non sanno come impiegare in modo concreto i dati rilevati.
Inoltre quasi il 75% degli utenti italiani vorrebbe disporre quotidianamente di oggetti in grado di tracciare i dati, tipo le macchine e le case smart, contro una media europea del 54% e globale del 60%.
Via Cellulari.it
«Il punto centrale della nostra strategia digitale è il negozio, inteso sia come rete di negozi fisici che come online: l’eCommerce infatti è il nostro punto vendita più grande, quello che fattura di più». Così Luca Sorichetti, Direttore Information Technology di Esselunga, ha iniziato il suo intervento sulle strategie di Mobile Marketing e Service del colosso della grande distribuzione al recente convegno dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail del Politecnico di Milano.
In Italia Esselunga è una delle principali realtà del settore, con 146 superstore e supermarket in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Liguria e Lazio, oltre 20mila dipendenti e un fatturato di quasi 7 miliardi di euro. Sorichetti però ha citato tre soli numeri, «tre macroindicatori che sono il nostro faro»: i 18.000 euro di fatturato annuo per metro quadro di negozio («circa il triplo della media italiana, e in linea con la media dei colossi inglesi del retail, che sono il nostro riferimento»), il 94,4% come percentuale di vendite legate alle carte fidaty («dato che dimostra quanto il programma sia diffuso e apprezzato dai clienti»), e la crescita «in doppia cifra» del fatturato dell’eCommerce.
L'eCommerce è il più grande punto vendita, ribadisce Sorichetti: «Chi fa logistica, o acquisti o IT, li fa anche per l’eCommerce. E l’obiettivo della strategia digitale è di supportare il cliente prima e dopo la spesa, che si fa nel negozio, fisico o online». Un esempio molto interessante è il primo esperimento di promozione “personalizzata”, denominata “scegli il tuo sconto”: «Si possono scegliere 6 prodotti da un paniere, e i relativi sconti che si aggiungono alle promozioni già esistenti e disponibili per tutti. È una promozione multicanale: è fruibile da pc, da App e da chiosco. Anche da noi l’uso dell’App ha superato di gran lunga l’uso del sito web da pc, ma anche il chiosco ha numeri importanti, a testimonianza del fatto che il nostro cliente è ancora legato alla fisicità e presenza in negozio».
Uno dei pilastri fondamentali della strategia di Esselunga è ovviamente la Mobile App, anzi per meglio dire il sistema di App, visto che ne ha sviluppate cinque: per iPhone e iPod, per iPad, per smartphone Android, per tablet Android e per Windows Phone. «L’App è nata quasi per gioco, su iniziativa dei sistemi informativi, dal lavoro di alcuni studenti del Politecnico di Milano, con l’obiettivo di testare iniziative promozionali – spiega Sorichetti -. Nel 2011 siamo arrivati in finale allo Smau Mob App Award, poi per un anno l’App è restata quasi “dormiente”, perché non riuscivamo a definire un buon business case, ma successivamente è decollata».
Tanto da spingere l’azienda a un investimento significativo, visto che come accennato è stato creato un “sistema” di cinque App ma con la stessa grafica, fruibilità, look e feel: «È stato deciso di fare qualcosa di bello, funzionale, elegante: un “vestito sartoriale”».
Le App hanno molte funzionalità: ci si può registrare con la fidaty card e “scegliere” lo sconto, scansionare il bar code e attivare lo sconto su quell’articolo, fare la lista della spesa («una funzione chiesta espressamente dai clienti: la “co-creazione” è un modello che stiamo applicando sempre più»), gestire i programmi fedeltà, prenotare premi, vedere volantini digitali, e in genere tutti gli articoli in promozione («non solo quelli sul volantino di carta), e anche chiedere promozioni per una determinata categoria di prodotti.
«Un altro sviluppo imminente per la App è la smaterializzazione completa in essa della carta fidaty, con possibilità di usare lo smartphone per farsi riconoscere». Ma anche nei negozi fisici, sottolinea Sorichetti, il digitale si sta diffondendo: «Dalla scorsa estate tutte le casse sono abilitate ai pagamenti contactless: speravamo in diffusione maggiore dei terminali NFC, invece è più lenta del previsto ma comunque siamo pronti, e stiamo anche incentivando questa forma di pagamento. Per esempio abbiamo anche girato i terminali verso i clienti perché la “percezione” del self service fosse maggiore».
E per il futuro su cosa sta lavorando Esselunga? «Su molte cose: dobbiamo raccontare di più, il digitale è un ottimo veicolo per raccontare storie in modo multimediale, per spiegare per esempio quello che c’è dietro un prodotto, la sua filiera, la sua qualità. Anche il social ci aiuterà in questo, a informare, coinvolgere, spiegare: non ci siamo ancora mossi in quest’ambito ma ci stiamo ragionando. In generale la direzione è chiara, i servizi digitali saranno sempre più “integrati” nelle modalità stesse con cui ci proponiamo quotidianamente al nostri clienti».
Via Wireless4Innovation
La continua crescita dell’urbanizzazione è una sfida sempre più complessa per la pubblica amministrazione che ha il compito di bilanciare costantemente il problema delle risorse limitate rispetto alle controversie e le difficoltà legate alla sostenibilità ambientale. Gartner stima che oltre 1,1 miliardi di “oggetti connessi” saranno usate nel 2015 dalle smart city, con una crescita prevista di 9,7 miliardi entro il 2020.
Le case intelligenti e gli edifici commerciali “smart” rappresenteranno il 45% del totale dei connected device in uso nel 2015, grazie ai forti investimenti previsti e alle opportunità che si profilano: Gartner stima che questa percentuale salirà fino all’81% entro il 2020. “Le smart city rappresentano una grande opportunità di guadagno per la tecnologia e per i fornitori di servizi, ma questi ultimi devono iniziare a pianificare, testare e posizionare bene le loro offerte già da oggi “, ha dichiarato Bettina Tratz-Ryan di Gartner.
Gartner definisce una città intelligente come una zona urbanizzata dove più settori collaborano per raggiungere risultati sostenibili attraverso l’analisi del contesto, che avviene attraverso la produzione e la distribuzione di informazioni in real time condivise tra sistemi informativi e tecnologici per ogni specifico settore. “La maggior parte degli investimenti sull’Internet of Things per le smart city verranno dal settore privato. Questa è una buona notizia per i fornitori di servizi dato che il settore privato possiede ritmi più veloci e più scanditi rispetto al settore pubblico“, ha proseguito Tratz- Ryan.
Le zone residenziali svolgeranno progressivamente un ruolo di apripista all’interno delle smart city, investendo in varie soluzioni per la smart home: con una maggiore penetrazione nel mercato e con un costante aumento del numero delle cose connesse utilizzate all’interno delle case intelligenti, Gartner stima che il numero reale di unità supererà il miliardo nel 2017.
Gli oggetti connessi includono l’illuminazione intelligente a LED, il monitoraggio sanitario, le serrature intelligenti e i vari dispositivi basati sulla sensoristica, come il rilevamento del movimento o della percentuale di monossido di carbonio presente nell’aria. L’ illuminazione intelligente a LED registrerà la più alta crescita per l’internet of Things: da 6 milioni di unità nel 2015 a 570 milioni entro il 2020. La luce subirà un cambiamento sostanziale: dall’essere una semplice fonte di illuminazione ad un vettore di comunicazione che incorpora la sicurezza, la salute, la rilevazione dell’inquinamento e vari servizi personalizzati.
Oltre agli investimenti sull’Internet of Things per la smart home, Gartner osserva che la crescita avverrà in modo interessante anche per i servizi automobilistici e per la misurazione del flusso di traffico nelle strade: uno degli obiettivi di cui si parla spesso per le smart city è proprio la riduzione della congestione del traffico. In California e nel Regno Unito sono già in corso di sperimentazione alcuni sensori incorporati in alcune zone autostradali per diagnosticare le condizioni del traffico in real time.
In generale, gli investimenti per l’hardware legato all’IoT è fondamentale per le smart city, ma la vera opportunità di guadagno per i fornitori è nel settore dei servizi e di analisi. “Ci aspettiamo che entro il 2020, i ricavi dei fornitori che hanno investito in hardware, cresceranno attraverso i servizi e i software di oltre il 50 per cento”, ha dichiarato ancora Tratz-Ryan. ”Gartner stima che il settore della sicurezza rappresenterà il secondo più grande mercato per fatturato entro il 2017 e che entro il 2020 l’assistenza sanitaria, il settore del fitness smart cresceranno verso un fatturato di quasi 38 miliardi dollari.“
“Ci aspettiamo varie implementazioni commerciali dell’internet of things all’interno di diversi settori, tra i quali l’energia intelligente, i servizi ambientali o la pianificazione dei tratti di percorrenza urbanistica, che offriranno l’opportunità ai fornitori di monetizzare dagli oggetti connessi grazie alla costruzione di nuovi modelli di servizio“, ha concluso Tratz-Ryan.
Connected things all’interno delle smart city (in milioni):
Settore
|
2015
|
2016
|
2017
|
Sanità
|
9.7
|
15.0
|
23.4
|
Servizi pubblici
|
97.8
|
126.4
|
159.5
|
Edifici commerciali smart
|
206.2
|
354.6
|
648.1
|
Abitazioni smart
|
294.2
|
586.1
|
1,067.0
|
Trasporti
|
237.2
|
298.9
|
371.0
|
Servizi
|
252.0
|
304.9
|
371.1
|
Altro
|
10.2
|
18.4
|
33.9
|
Total
|
1,107.3
|
1,704.2
|
2,674.0
|
Via Tech Economy
Un modo semplice per inviare denaro agli amici? Facebook ha annunciato in via ufficiale l'introduzione nella sua app mobile Messenger la funzione che permetterà di fare proprio questo: inviare denaro agli tuoi amici. Facebook spera che gli utenti inizino a scambiarsi denaro con la sua app invece di affidarsi ai servizi concorrenti come Paypal.
Il servizio di social-networking ha annunciato la novità Martedì, spiegando che gli amici in Facebook potranno presto inviare denaro ad un altro amico, dopo aver associato al proprio account le informazioni dei loro conti di carte di credito dei circuiti MasterCard o Visa. E' possibile attivare la funzione toccando il simbolo del dollaro presente nella conversazione con un amico nell'app Facebook Messenger.
Circa 500 milioni di persone attualmente utilizzano Messenger, quindi potenzialmente Facebook ha una grande base di utenti che possono utilizzare la nuova funzione - che inizialmente viene resa disponibile solo negli USA.
Facebook spera di battere una lista crescente di concorrenti. Square, per esempio, ha collaborato con Snapchat a novembre per dare agli utenti del servizio di messaggistica un modo semplice per scambiarsi denaro a vicenda. Venmo di PayPal e Square Cash sono altri servizi che rendono più semplice per gli utenti lo scambio di moneta.
La funzione di pagamento potrebbe contribuire a rendere l'app di messaggistica mobile di Facebook universale. Alla fine dello scorso anno, il social network ha registrato quasi 1,2 miliardi di utenti al mese che hanno acceduto da un dispositivo mobile, ma meno della metà in realtà utilizza il servizio Messenger dell'azienda. Facebook lo scorso anno ha acquisito Whatsapp per più di 19 miliardi di dollari, che conta 700 milioni di utenti in tutto il mondo - ma non offre servizi di pagamento.
Nel frattempo, i concorrenti, come Snapchat, sono cresciuti da piccole start-up a mostri del settore, in parte integrando nelle loro app nuove funzionalità di tendenza tra gli utenti più giovani. Snapchat è particolarmente popolare tra i giovani tra i 14 anni e i 34 anni, secondo il ricercatore di mercato eMarketer. Questo gruppo di età corrisponde anche a quello che maggiormente utilizza i servizi di messaggistica istantanea, la cui maggiore parte dei membri non ha un conto in banca, secondo le indagini da parte della Federal Deposit Insurance Corporation. Questi nuovi servizi di pagamento potrebbero contribuire a cambiare la situazione, e far utilizzare le app anche a coloro che rientrano in altre fasce di età maggiori.
I pagamenti mobili stanno diventando una delle più grandi tendenze nella Silicon Valley. Apple ha introdotto il suo servizio di mobile-payment Apple Pay lo scorso anno, permettendo ai possessori dell'ultima generazione di iPhone e (presto) i proprietari di Apple Watch di sfruttare i loro dispositivi per pagare presso i negozi dotati dei POS abilitati. I concorrenti Samsung, Google e PayPal offrono servizi simili - o presto come nel caso di Samsung (con Samsung Pay introdotto con Galaxy S6).
La funzione per inviare denaro agli tuoi amici sarà disponibile per gli utenti iOS e Android nei prossimi mesi, solo negli USA, ha detto la società.
E' da Ottobre che Facebook prepara il sistema di pagamenti in Messenger Uno studente e sviluppatore della Stanford University, Andrew Aude, ha anticipato lo scorso Ottobre 2014 quella che Facebook ha confermato solo a marzo 2015 come nuova caratteristica per Facebook Messenger. La caratteristica in questione è il sistema di pagamento online che Facebook si appresta di integrare direttamente nella sua app Messenger, che non sarà più quindi usata solo per parlare con gli amici ma anche per scambiare denaro. Andrew Aude al tempo ha fornito una prova di quello che ha scoperto, ossia uno screenshots che ha mostrato chiaramente che, all'interno di una conversazione, è possibile attivare un menu da cui poter scegliere la fonte (carta di debito) da cui prelevare il denaro e inviarlo al contatto. Funzionerebbe un po' allo stesso modo di come si invia una foto, per intenderci.
Via PianetaCellulare
Record di utenti online e massiccia presenza sul social network: il 12esimo Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione presentato oggi a Roma, dà conto di un trend in continua crescita: nel 2015 gli utenti di internet aumentano ancora (+7,4% rispetto al 2013) e arrivano alla quota record del 70,9% della popolazione italiana anche se solo il 5,2% di essi si connette con banda ultralarga. E continua la forte diffusione dei social network: è iscritto a Facebook il 50,3% dell’intera popolazione (il 77,4% dei giovani under 30), YouTube raggiunge il 42% di utenti (il 72,5% tra i giovani) e il 10,1% degli italiani usa Twitter.
La televisione continua ad avere una quota di telespettatori che coincide sostanzialmente con la totalità della popolazione (il 96,7%), con un rafforzamento però del pubblico delle nuove televisioni: la web tv è arrivata a una utenza del 23,7% (+1,6% rispetto al 2013), la mobile tv all’11,6% (+4,8%), mentre le tv satellitari si attestano a una utenza complessiva del 42,4% e ormai il 10% degli italiani usa la smart tv connessa in rete. Anche per la radio si conferma una larghissima diffusione di massa (l’utenza complessiva corrisponde all’83,9% degli italiani), con l’ascolto per mezzo dei telefoni cellulari (+2%) e via internet (+2%) ancora in ascesa. L’uso degli smartphone continua ad aumentare vertiginosamente (+12,9%) e ora vengono impiegati regolarmente da oltre la metà degli italiani (il 52,8%), mentre i tablet praticamente raddoppiano la loro diffusione nel giro di un biennio e oggi si trovano tra le mani di più di un quarto degli italiani (il 26,6%).
Sul fronte della carta stampata, invece, l’indagine non rileva una inversione di tendenza rispetto alle perdite del passato: -1,6% i lettori dei quotidiani rispetto al 2013, tengono i settimanali e i mensili, mentre sono in crescita i contatti dei quotidiani online (+2,6%) e degli altri portali web di informazione (+4,9%). Dopo la grave flessione degli anni passati, non si segnala una ripresa dei libri (-0,7%): gli italiani che ne hanno letto almeno uno nell’ultimo anno sono solo il 51,4% del totale, e gli e-book contano su una utenza ancora limitata all’8,9% della popolazione (+3,7%).
Spiccano le distanze tra i consumi mediatici giovanili e quelli degli anziani. Tra i giovani la quota di utenti della rete arriva al 91,9%, mentre è ferma al 27,8% tra gli anziani; l’85,7% dei primi usa telefoni smartphone, ma lo fa solo il 13,2% dei secondi; il 77,4% degli under 30 è iscritto a Facebook, contro appena il 14,3% degli over 65; il 72,5% dei giovani usa YouTube, come fa solo il 6,6% degli ultrasessantacinquenni; i giovani che guardano la web tv (il 40,7%) sono molti di più degli anziani che fanno altrettanto (il 7,1%); il 40,3% dei primi ascolta la radio attraverso il telefono cellulare, dieci volte di più dei secondi (4,1%); e mentre un giovane su tre (il 36,6%) ha un tablet, solo il 6% degli anziani lo usa. Al contrario, l’utenza giovanile dei quotidiani (il 27,5%) è ampiamente inferiore a quella degli ultrasessantacinquenni (il 54,3%).
Oggi le prime cinque fonti di informazione usate dagli italiani sono: i telegiornali (utilizzati dal 76,5% per informarsi), i giornali radio (52%), i motori di ricerca su internet come Google (51,4%), le tv all news (50,9%) e Facebook (43,7%). Aumento record dell’utenza delle tv all news, in crescita del 34,6% rispetto al 2011, Facebook +16,9%, le app per smartphone +16,7%, YouTube +10,9% e i motori di ricerca guadagnano il 10% dell’utenza di informazione. Ma tra i più giovani la gerarchia delle fonti cambia: al primo posto si colloca Facebook come strumento per informarsi (71,1%), al secondo posto Google (68,7%) e solo al terzo posto compaiono i telegiornali (68,5%), con YouTube che non si posiziona a una grande distanza (53,6%) e comunque viene prima dei giornali radio (48,8%), tallonati a loro volta dalle app per smartphone (46,8%).
Ma cosa fanno gli italiani su internet? Si cercano strade e località (lo fa il 60,4% degli utenti del web), informazioni su aziende, prodotti, servizi (56%). Poi viene l’home banking (46,2%) e un’attività ludica come l’ascolto della musica (43,9%, percentuale che sale al 69,9% nel caso dei più giovani). Fa acquisti sul web ormai il 43,5% degli utenti di internet, ovvero 15 milioni di italiani. Guardare film (25,9%, percentuale che si impenna al 46% tra i più giovani), cercare lavoro (18,4%), telefonare tramite Skype o altri servizi voip (16,2%) sono altre attività diffuse tra gli utenti di internet. Sbrigare pratiche con uffici pubblici è invece un’attività ancora limitata al 17,1% degli internauti.
Gli utenti si servono sempre di più di piattaforme telematiche e di provider che li mettono a diretto contatto con i loro interlocutori o con i servizi di loro interesse, evitando l’intermediazione di altri soggetti. “Si sta sviluppando così una economia della disintermediazione digitale che sposta la creazione di valore da filiere produttive e occupazionali tradizionali in nuovi ambiti. Negli anni della crisi la diminuzione delle disponibilità finanziarie ha costretto gli italiani a tagliare su tutto. Ma non sui media digitali connessi in rete, perché grazie ad essi hanno aumentato il loro potere individuale di disintermediazione, che ha comportato un risparmio netto finale nel bilancio familiare”.
Via Tech Economy
Che fosse un piano inclinato lo si era capito da tempo ma questo dato degli Usa più che una conferma è un segnale di accelerazione. Lo streaming audio si sta imponendo come piattaforma di distribuzione e fruizione della musica online. Nel 2014, certifica la Riia the Recording Industry Association of America,, per la prima volta i servizi e quindi gli abbonamenti di musica in streaming hanno superato per giro d’affari quello della vendita dei Cd. Il dato è relativo agli Stati Untiti ma la tendenza sembra essere la stessa anche in Europa. E’ dagli anni Novanta che il compact disc rappresenta la più importante fonti di finanziamento dell’industria musicale. Il primo segnale di declino è arrivato nel 2012 con il sorpasso da parte del download. E oggi è il momento dello streaming. Interessante anche l’andamento del download che sta rallentando negli ultimi due anni. Per fornire due numeri l’anno scorso il fatturato ai Cd è stato di 1,86 miliardi di dollari, quello dello streaming che poi vuol dire Spotify, Pandora e iTunes Radio è salito a 1,87, triplicando nell’arco di tre anni. Il download invece continuam a viaggiare a quota 2,58 miliardi, con un trend come detto in calo.
Via IlSole24Ore.com
|