Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il 10 dicembre sono stato all’interessante conferenza conclusiva dell’Osservatorio Big Data e Business Intelligence del Politecnico di Milano e le impressioni che ho avuto sono all’origine di questo post.
Il big data è ormai un concetto con un buzz molto forte nella business community, fino a far temere perfino un effetto hype prima ancora di diventare concreto. Io trovo che invece sia un altro di quei casiin cui la tecnologia corre più veloce della sua comprensione.
L’interesse c’è, eccome
A vedere i dati della ricerca il tema è bello caldo: il big data analytics rappresenta la principale priorità di investimento per il 56% dei CIO per il 2015, con un budget in crescita del +23% rispetto al 2013. Sebbene per l’83% sia dedicata ancora a soluzioni di Performance Management & Basic Analytics e solo il 17% ad Advanced Analytics queste ultime crescono in modo maggiore (+34%) rispetto a quella in Performance Management & Basic Analytics (+23%). Un mercato in grande fermento quindi, dove spesso a tirare la volata verso l’adozione è il marketing. Probabilmente poi c’è un po di confusione sulla definizione se solo il 16% dei dati analizzati sono diprovenienza esterna all’azienda, ma alcuni trend, come la crescita dei dati destrutturati (+31% vs. 21% degli strutturati), sono comunque incoraggianti.
Mancano le competenze
Che cosa impedisce allora di far partire le iniziative? Il budget sicuramente non rispecchia l’attenzione dimostrata nelle dichiarazioni: gli investimenti previsti in Marketing Analytics in Italia rappresentano ancora solo il 2% del budget Marketing 2014 (negli Stati Uniti media il 5%). Il problema più grande di pone però nelle competenze richieste.
Solo il 17% delle aziende lamenta infatti carenze di software adeguati, mentre nel convegno e nella ricerca si parla molto di Data scientist e Chief Data Officer, che però non sono previsti nemmeno nel futuro dal 73% delle organizzazioni e hanno invece un ruolo formalizzato nel 2% (è presente in qualche modo in altro 11%).
Un salto troppo grande? Sì e no…
Il salto da fare non è banale. La verità infatti è che per molte aziende si vuole oggi passare dal non usare i dati, anche i più basilari, ad un super uso evoluto e cross channel. La prima domanda da porsi quindi è: siamo sicuri che le nostre fonti dati siano già mappate e gestite, o piuttosto c’è da costruire una logica coerente e aperta su cui innestare il futuro?
Inoltre dai dati bisogna farsi guidare, ovviamente con raziocinio. I dati vanno gestiti, selezionati, analizzati per trovare correlazioni nascoste e anche presentati in un modo che sia comprensibile e con valore aggiunto reale. Pochi giorni fa poi ho scritto un post sul data driven marketing, in cui ribadivo il fatto che c’è una certa ritrosia di molti marketer rispetto alla tecnologia, tecnologia che a sua volta è ancora spesso ostacolata dalla presenza di silos chiusi di dati e da una governance del digital carente.
Durante l’incontro ho ascoltato poi volentieri i vendor, competenti, che sono stati protagonisti delle tavole rotonde e mi sono però chiesto: riescono a farsi comprendere dalle persone di business? E soprattutto, quante persone non addette ai lavori ci saranno in questa sala? Di nuovo, il salto organizzativo e culturale che chiedono questi temi è forte e non basta essere solo tecnici o solo “commerciali”: serve scambio e comprensione del cambiamento a 360 gradi.
Un argomento così tecnologico e insieme così accattivante per il business come il big data può essere un’ottima occasione per iniziare questo processo di collaborazione fra diverse competenze, che ne dite?
Gianluigi Zarantonello via Internetmanagerblog.com
Amazon ha annunciato un nuovo servizio che offre la consegna di 'prodotti essenziali quotidiani' entro un'ora o due ore. Soprannominato Prime Now, il servizio è disponibile solo per clienti Amazon Prime, che possono utilizzare per ricevere prodotti come asciugamani di carta, shampoo, libri, giocattoli, batterie e altri del genere dalle 6 del mattino a mezzanotte, sette giorni su sette.
Il servizio è attualmente disponibile in aree selezionate di Manhattan, anche se la società sta incoraggiando tutti i membri di Prime (anche nelle aree non al momento coperte dal servizio) di scaricare la nuova app Prime Now, che è disponibile sia per iOS che Android, promettendo che saranno avvisati quando il servizio sarà lanciato nella loro area. Il servizio, infatti, è fruibile attraverso l'apposita app mobile.
"Ci sono momenti in cui non si può andare in negozio e altre volte in cui semplicemente non si vuole andare. Ci sono tanti motivi per non iniziare un viaggio e i membri di Prime Now a Manhattan possono ottenere gli elementi di cui hanno bisogno consegnati in un'ora o meno", ha dichiarato Dave Clark, senior vice presidente delle operazioni internazionali della società.
Per quanto riguarda il prezzo, la consegna di due ore è gratuita per i clienti Amazon Prime, mentre la consegna entro un'ora costerà 7,99 dollari.
Amazon testa consegne in bici a New York Amazon sta, nel frattempo, testando la consegna in bicicletta a New York City, il che significa che la società potrebbe consegnare i prodotti ai clienti nel giro di poche ore dall'ordine, addirittura un'ora, secondo quanto riferisce il Wall Street Journal. Sono già in atto delle prove a tempo su un edificio nei pressi dell'Empire State Building nella Grande Mela. Il sito funge da base operativa per coloro che effettueranno le consegne in bicicletta, stando a quanto hanno riferito fonti anonime al giornale.
Se Amazon persegue questo tipo di servizio di consegna andrebbe a togliere uno dei pochi vantaggi che ha ancora un negozio: attirare i clienti. Mentre un consumatore può acquistare un oggetto e lasciare il negozio con in mano subito il prodotto, il nuovo servizio di consegna di Amazon potrebbe offrire il vantaggio di acquistare da casa comodamente ed avere il prodotto in consegna entro la fine della giornata: in tal caso perchè andare ancora in un negozio?
Via PianetaCellullare
Gli adolescenti stanno perdendo interesse verso Facebook, tanto che l'utilizzo, in termini percentuali, è crollato in un solo anno, a quota 88% se consideriamo la fascia 13 - 17 anni.
Rispetto infatti al 2012, la popolarità di Facebook tra gli adolescenti americani ha visto una netta contrazione di presenze passando dal 94% nel 2013 all'88% nel 2014.
Un calo netto rispetto allo scorso anno, che sarà sempre più accentuato nei prossimi anni, soprattutto qualora si affermassero altre piattaforme.
Leggera riduzione anche su altre fasce, con utenti che, ormai passata la novità, iniziano via via a ridurre i propri tempi di permanenza finendo con il disattivare il proprio account.
Tra i principali motivi di abbandono da parte degli adolescenti, il controllo da parte dei genitori, che ormai, preso confidenza con il mezzo, sono in grado di controllare a distanza l'operato dei propri figli.
Facebook ha progressivamente ridotto l'apporto informativo a favore di maggiori interazioni con i propri amici. Una mossa, però, che non ha portato i propri frutti visto che quasi il 20% degli utenti accede a Facebook per informarsi su cosa accade nel mondo.
Oggi, sappiamo che le pagine Facebook hanno una portata tanto ridotta che molto probabilmente da diversi mesi non visualizzate più nessun post di molte delle pagine che teoricamente vorreste seguire.
Un problema per chi gestisce le pagine Facebook, ma un problema anche per gli utenti che vedono sparire dalle loro bacheche, informazioni e notizie.
Tra i motivi di riduzione della popolarità di Facebook, troviamo anche la crescita di sistemi verticali, che si contrappongono al più generalista Facebook e consentono di migliorare le interazioni su precisi ambiti.
Instagram, property di Facebook, sta crescendo e spostando miliardi di foto che, se prima venivano pubblicate su Facebook, ora resteranno confinate altrove. Cresce anche Pinterest (+111%) sempre in ambito fotografico.
Linkedin, in crescita in termini di utilizzo, sta assorbendo molti flussi informativi collegati al mondo Business.
Tumblr cresce, e non poco, oltre oceano grazie alle funzionalità di microblogging.
Via PianetaCellulare
Oggi il fenomeno della smart home e dei dispositivi integrati si declina soprattutto in termini di fitness, tra strumenti intelligenti per la palestra casalinga abbinati a terminali indossabili. Entro cinque anni, tuttavia, la prospettiva muterà drasticamente: saranno i frigoriferi ad avere la meglio. È quanto dimostra una recente analisi di Acquity Group, sui desideri e le esigenze dei consumatori.
Stando a un’indagine condotta sui consumatori a stelle e strisce, il gruppo ha rilevato come solo il 10% dei consumatori si consideri informato sui prodotti e i servizi connessi alla smart home. Ma entro il 2019 ben due terzi di tutti gli acquirenti pianificherà l’acquisto di un prodotto intelligente per la casa. E mentre ora l’accento è sul fitness, in futuro sarà su frigoriferi, termostati, cucine, rilevatori di fumo, dispositivi per il giardinaggio e molto altro ancora.
Stando alle previsioni dell’azienda, in 5 anni il 70% dei consumatori sarà possessore di un termostato smart, mentre il 60% si avvarrà di un sistema di sicurezza integrato e connessi in Rete. Questo perché la smart home sembra rispondere a due delle esigenze primarie della famiglia statunitense: risparmiare denaro sulle bollette ed evitare i furti. Ben disposti a pagare di più rispetto alle classiche alternative di mercato, il 59% dei consumatori afferma come sia pronto a sborsare qualche centinaio di dollari in più per godersi un frigorifero tecnologico, sempre connesso a Internet e pronto ad avvisare il proprietario della scarsità di alcuni alimenti. O, fatto ancora più futuristico, in grado di effettuare direttamente gli ordini per il supermercato.
Si tratta di un’esplosione di settore davvero importante, poiché rappresenta il trend tecnologico di più ampia crescita. Nello stesso periodo di riferimento, infatti, solo il 50% dei potenziali clienti avrà acquistato un dispositivo wearable e, non ultimo, solo il 40% dei vestiti tecnici e tecnologici.
In definitiva, la casa sta diventare un perfetto hub digitale per tutte le esigenze della famiglia, dall’intrattenimento all’alimentazione, passando per energia, riscaldamento, salute e benessere.
Via Webnews
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