Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Anche Amazon cavalca fino in fondo il business delle stampante 3D. Oggi ha lanciato una piccola sezione all'interno del suo vasto sito di commercio online con una collezione di oggetti creati con le 3D printer. Non parliamo quindi delle macchine e degli accessori per la stampa, quelli c'erano già, ma di gioielli, decorazioni, giocattolini, ninnoli, oggettini per la casa. Tutti "ino" perché sono piccole cose. Ma possono essere personalizzate e modificate nella forma, nel colore e anche, almeno un po', nella dimensioni. Tra i partener ci sono i più grossi come Mixee, Scupteo e 3DLT. Tuttavia a differenza di servizi di questo tipo non offre la possibilità di stampare per conto terzi progetti grafici (Shapeways). In qualche modo, il gigante del commercio elettronico per ora si accontenta di offrire una serie limitata di modifiche garantendo in qualche modo il controllo qualità.
Con la presentazione della nuova sezione Amazon di fatto introduce una serie di nuovi tool per personalizzare il designer dei prodotti 3D. Ed è questa forse l'aspetto più interessante e specifico dell'opeazione che non si configura solo come l'apertura di un nuovo scaffale di prodotti. Attraverso piccole funzioni per la visualizzazione si possono, per esempio, personalizzare alcuni dettagli dell'oggetto che poi può essere stampato in metallo o plastica e in una serie di colori a scelta. Si contano per ora poche centinaia di oggetti suddivisi per categorie che vanno dai soliti pupazzetti da pochi dollari a gioielli in metallo da 60 dollari. L'iniziativa è partita un po' in sordina. Ma, i bene informati, scommettono che per Amazon possa rappresentare un pretesto per sperimentare programma di personalizzazione da applicare a tutto il commercio elettronico e non solo a quello in forte crescita dei prodotti della produzione additiva.
Via IlSole24Ore.com
La passione degli italiani per dispositivi e contenuti digitali cresce costantemente: secondo la recente ricerca ”State of Media Democracy” di Deloitte in Italia si sta assistendo ad un vero e proprio boom. Secondo l’indagine condotta tra marzo e aprile 2014 su 2.127 consumatori provenienti da tutte le aree geografiche e di tutti i gruppi di età, il 44% degli italiani vanta il possesso di ben tre device, ovvero tutti quelli considerati dall’indagine: tablet, smartphone e laptop. Solo un anno fa questa la percentuale era ferma a 31%; a crescere sono soprattutto i tablet, in possesso del 58% degli italiani contro il 38% del 2013, l’85% degli italiani invece ha uno smartphone, mentre lo scorso anno ci si fermava al 72% mentre i laptop diminuiscono: nel 2014 il 77% degli italiani ne ha uno, nel 2013 l’85%.
Una vera e propria esplosione che rende gli italiani degli onnivori digitali che fanno dei device e della rete un uso a 360°. Gli onnivori, ovvero quel 44% di utenti cui riferisce l’indagine, sono molto attivi sui social: il 61% interagisce con i social network una o più volte al giorno e solo 8 su 100 non possiede un profilo. Facebook e soci sono strumenti a tutti gli effetti utili, per il 62%, come modo per informarsi sui brand meglio di quanto si farebbe su Internet ma, per un 59% è anche una opportunità per risolvere questioni legate al customer care.
E gli onnivori digitali non “tradiscono” le aspettative neppure quando si parla di tv: come categoria ha il 24% di possibilità in più rispetto ai “non onnivori” di guardare film o serie in streaming, e neppure nel mondo dei giochi. In questo caso i possessori di laptop, tablet e smartphone hanno l’8% in più di essere giocatori assidui e il 9% di essere comunque giocatori occasionali.
Sul fronte delle abitudini degli italiani online, l’uso di internet è al primo posto sia come navigazione libera, come fonte di ricerca, sia come fruizione social, con ben il 77%. Molto più staccata la televisione, con il 47%; sotto 13 punti percentuali rispetto alla tv ecco i libri al 34% e un po’ più sotto la musica al 30%. Crollano tra le preferenze degli italiani la lettura dei quotidiani d’informazione (25%) e il cinema (21%).
Via Tech Economy
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