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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Altri Autori (del 02/01/2013 @ 07:01:29, in Social Networks, linkato 1833 volte)

Facebook sperimenta l’invio a pagamento di messaggi privati a persone non presenti nella propria rete di amici. Il popolare social network, alla ricerca costante di nuove fonti di entrate dopo i forti dubbi espressi dagli investitori sul modello di business dell’azienda, sta sperimentando una nuova tipologia di messaggistica che permetterà di inviare messaggi a sconosciuti e di promuoverli.

Facebook chiederà agli utenti di pagare un dollaro per inviare messaggi privati a persone non nella propria rete d’amicizie, il prezzo potrebbe essere abbassato qualora il servizio non fosse utilizzato. Prima della novità gli utenti potevano mandare messaggi agli sconosciuti, ma solo se questi non lo impedivano cambiando le impostazione della privacy, cosa che non tutti fanno. Ora si potrà contattare chiunque indipendentemente dalle sue scelte di privacy, ma dietro pagamento di un compenso.

La novità fa parte di un più generale aggiornamento del sistema di messaggistica della piattaforma e di numerose iniziative per monetizzare maggiormente la propria offerta, cresciute dopo il sostanziale fallimento della quotazione in borsa.

La maggiore enfasi sulla monetizzazione delle attività degli utenti potrebbe causare sempre più problemi alla piattaforma. La novità introdotta per la messaggistica potrebbe rivelarsi controproducente ed essere un fallimento non solo in termini economici e di utilizzo ma anche di immagine, contribuendo soltanto a far apparire Facebook ‘commerciale’ e poco attento alla privacy. Secondo alcuni, invece, la strategia potrebbe rivelarsi vincente di primo acchito, ma finire poi per annoiare e infastidire gli utenti con il conseguente peggioramento dell’esperienza nella piattaforma.

Via Tech Economy

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Di Altri Autori (del 03/01/2013 @ 07:49:11, in Social Networks, linkato 2024 volte)

Capi di Stato o primi ministri: tre su quattro hanno una pagina ufficiale nel social network Twitter e scrivono micropost per dialogare con il pubblico online. L'anno appena concluso ha contribuito a un salto in avanti nella partecipazione. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama è in cima alla classifica, ricostruita dal Digital Policy Council, con 25 milioni di iscritti che ricevono i suoi messaggi (followers).

È stato il primo a scommettere sulle conversazioni con i cittadini condensate in testi più brevi di un sms (chiamati anche "tweet"), inviati durante la campagna politica del 2008. Sul secondo gradino è Hugo Chavez: per il leader venezualano Twitter ha giocato un ruolo strategico durante la rielezione, secondo l'analisi del Digital Policy Council.

Nel raggiungimento della vetta influiscono fattori come la diffusione territoriale dei social network oppure un'età mediana della popolazione inferiore ai trent'anni. Che favoriscono America Latina e Medio Oriente. Il primo capo di Stato di un Paese dell'Unione europea in lista è l'inquilino dell'Eliseo Francois Hollande, sedicesimo.

Hanno scalato presto posizioni due "new entry" approdate su Twitter nell'ultimo anno, come il primo ministro indiano Manmohan Singh e il premier nipponico Shinzo Abe.

La previsione del Digital Policy Council è di un'espansione ulteriore durante il 2013: avranno una pagina pubblica su Twitter almeno un capo di Stato o di governo in quasi tutti i Paesi del mondo. Nella diplomazia amplia il perimetro anche il monitoraggio dei temi delle discussioni, indicati con hashtag (attraverso una o più parole precedute dal simbolo cancelletto). Sono diventati parte integrante dei dibattiti. Tanto da essere, come ha osservato The Atlantic, un terreno di confronto per lanciare proposte che influenzano l'agenda politica.

Via IlSole24ORE.com

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Di Altri Autori (del 08/01/2013 @ 07:46:14, in Internet, linkato 1915 volte)

Nel nuovo osservatorio Demos, realizzato in collaborazione con Coop e pubblicato sul quotidiano Repubblica, l’istituto analizza il rapporto degli italiani con la rete e gli intrecci esistenti con il mondo dell’informazione e il coinvolgimento politico.
 
Su un complesso di 36 milioni di italiani presenti in rete, pari al 58,4% della popolazione, una parte legge quotidiani online, discute, e partecipa anche via internet al mondo della politica seguendolo su Facebook e su Twitter: si tratta di una vera e propria community web e una realtà ormai consolidata con un suo preciso profilo socio-demografico.
 
Per quel che riguarda il rapporto con la rete, l’85% degli utenti online usano internet ogni giorno, lo fanno collegandosi anche con apparecchi mobili, come smartphone e tablet, e sono membri di comunità online; usano quindi internet in modo competente e articolato. Sono come prevedibile le persone spesso online i cittadini che mostrano maggior coinvolgimento e partecipazione politica: a fronte di una media del 42,7%, il 72,7% è particolarmente interessata e attiva a livello politico.

Via Tech Economy

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Di Altri Autori (del 09/01/2013 @ 07:20:50, in Internet, linkato 1841 volte)

Lo straordinario successo dei tablet dovrebbe continuare durante l’anno appena iniziato. Il 2013 potrebbe rivelarsi, infatti, l’anno in cui le vendite di questa tipologia di device mobili supereranno per la prima volta quelle dei notebook.

La società di ricerca NPD, che in precedenza aveva stimato nel 2016 l’anno in cui il mercato tablet sarebbe divenuto più grande di quello dei notebook, ora ritiene che il sorpasso dovrebbe avvenire già nei prossimi 12 mesi. 240 milioni di tablet venduti contro i 207 milioni di notebook dovrebbe sancire definitivamente il forte appeal di questa tipologia di device mobili sui consumatori; grazie ad un incremento annuale delle vendite del 64%. NPD stimava, in precedenza, un tasso di crescita annuale medio per i prossimi 5 anni del 28%. L’innalzamento delle stime di vendita è, per stessa ammissione della società di ricerca, dovuto principalmente ad una sottovalutazione dei concorrenti di Apple; e parzialmente alle dinamiche maggiormente competitive, con conseguente abbassamento dei prezzi ed ampliamento dell’offerta (particolarmente in quanto ad ampiezza degli schermi), instauratesi nel settore durante il 2012 e alla maggiore penetrazione nei mercati emergenti.

Via Tech Economy

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Di Altri Autori (del 10/01/2013 @ 07:00:43, in Mobile, linkato 1709 volte)

Chi possiede uno smartphone o un tablet può confermare: gli utenti mobili spendono il 10% del tempo dedicato al proprio dispositivo usando le app dei social network, con Facebook in testa, mentre il 20,4% del tempo è occupato da sms, chat e in generale dai servizi di messaggistica.

A dirlo è un’indagine di Nielsen che ha fatto luce sulle modalità d’uso dei dispositivi mobili da parte degli americani, da sempre avanguardia nel campo. Tra le altre attività preferite dagli utenti a stelle e strisce spiccano l’e-commerce, che convoglia il 5,5% del tempo complessivo dedicato a smartphone e tablet, l’ascolto di musica (4,4%) e la geolocalizzazione con relative app (2,8%).

Il mondo mobile è dunque concentrato sulla comunicazione, in senso stretto ma anche 2.0, a dispetto dei normali computer, spesso utilizzati anche come medium d’intrattenimento. Secondo lo stesso report, chi naviga da pc impiega sì il 20% del proprio tempo sui social network, ma anche l’8,1% con videogame online, senza dimenticare il 5,2% dedicato a film e video vari. Meno frenesia e meno dati, fattori che invece dominano l’ambito mobile.

Via Quo Media

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Di Altri Autori (del 11/01/2013 @ 07:10:22, in Aziende, linkato 2402 volte)

L’anno di Apple è cominciato con le indiscrezioni sulla prossima nascita di un iPhone Mini, per struttura e prezzo. Voci che si fanno sempre più insistenti e che portano addirittura a pensare che il Melafonino low cost arriverà sugli scaffali prima della fine di questo 2013, ricco di progetti per gli ingegneri di Cupertino.

Apple non si limita ad allungare le mani sul mercato degli smartphone di media gamma con iPhone Mini, ma è pronta a entrare nel campo dell’orologeria con iWatch, anticipando Google e Samsung, che a loro volta stanno progettando un orologio hi-tech. iWatch punterebbe a rendere indossabili il web, i social network e alcuni contenuti digitali (la musica su tutti). Una versione da polso di iPod Touch, praticamente, con annessa versione leggera di iOs.

Il sistema operativo della Mela potrà contare su una nuova evoluzione: iOs 7 dovrebbe essere presentato a giugno, a supporto delle prossime versioni dei dispositivi della linea iPhone e iPad. I tablet saranno aggiornati entri fine anno, così come i computer Mac Pro. Ma il pezzo forte è iTv, che però potrebbe arrivare a inizio 2014. Con la televisione interattiva, Apple vorrebbe raccogliere web e intrattenimento, iTunes e divertimento da salotto. La sfida è a tutto campo, il 2013 è appena cominciato.

Via Quo Media

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Di Altri Autori (del 15/01/2013 @ 07:22:38, in Mobile, linkato 1932 volte)

In Europa i maggiori consumi di dati in mobilità vengono da iPhone 5. Il dato emerge da uno studio condotto da Arieso, azienda che offre consulenza agli operatori mobili, che da tre anni monitora il traffico dati generato dalle piattaforme mobile, smartphone e tablet, su una base di oltre 1 milione utenti in tutta Europa.

Lo studio mette in luce i diversi segmenti da cui si originano i maggiori consumi di dati in mobilità e pare proprio che gli utilizzatori di iPhone 5 siano i più avidi consumatori di banda internet in mobilità con il 50% in più di traffico rispetto a chi possiede un iPhone 4S e il quadruplo rispetto a chi utilizza ancora un iPhone 3G.

Arieso ha monitorato anche i Galaxy S3 di Samsung rilevando che sono i primi in termini di upload, seguiti dai Galaxy Note 2. Il traffico dati dal mobile dunque cresce in modo ininterrotto e Michael Flanagan, ceo di Arieso sottolinea che “Le zone in cui noi abbiamo indirizzato lo studio quest’anno hanno lanciato recentemente i servizi Lte e stiamo già notando utilizzatori estremi, specialmente quelli con le chiavette, che stanno iniziando a mettere in difficoltà persino le reti 4G”.

Via Quo Media

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Di Altri Autori (del 16/01/2013 @ 07:48:08, in Aziende, linkato 2000 volte)

Amazon ha introdotto un’interessante novità per i propri clienti. Amazon AutoRip, il nuovo servizio lanciato dal gigante dell’e-commerce, permetterà a tutte le persone che hanno acquistato CD musicali sulla piattaforma, sin dall’apertura del Music Store nel 1998, di ricevere gratuitamente una versione MP3 delle canzoni che verrà conservata nell’account Amazon Cloud Player del cliente.

La multinazionale americana punta ancora più decisamente sulla digital music permettendo ai clienti una più semplice ed economica adozione dei sistemi musicali digitali, attraverso la conversione gratuita delle collezioni già possedute; ovviamente se acquistate su Amazon. L’iniziativa potrebbe contemporaneamente incentivare l’acquisto, almeno da parte dei più appassionati, dei CD, permettendo il possesso, con un’unica transazione, sia dei comodi MP3 che dei supporti fisici, in alcuni casi delle vere e proprie opere d’arte.

AutoRip, al momento, sarà disponibile per circa 50000 album presenti su Amazon.com, ma presto l’offerta sarà ampliata sia per i brani già presenti nel catalogo che per i nuovi. La multinazionale offre il servizio grazie ad un accordo con le tre maggiori società mondiali (EMI-Universal, Sony e Warner) e numerose etichette indipendenti. Il nuovo servizio funzionerà in automatico senza richiedere nessun intervento da parte dell’utente, la copia digitale sarà messa a disposizione automaticamente nell’account Cloud Player, anche se il cliente non lo ha mai utilizzato. Un’email segnalerà la disponibilità del file digitale.

Via Tech Economy

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Di Altri Autori (del 18/01/2013 @ 07:52:24, in Aziende, linkato 2261 volte)

YouTube continua a investire sui canali sviluppati in partnership. Secondo informazioni raccolte da All Things D, la società starebbe per comprare una quota di minoranza del sito musicale Vevo. L’accordo tra le due compagnie sarebbe stato già raggiunto ma non finalizzato. Vevo distribuisce video musicali, grazie ad una joint venture tra due dei maggiori detentori di diritti musicali, Universal Music e Sony Music, e al supporto di importanti investitori esterni come Abu Dhabi Media.

Google, proprietario di YouTube, ha già investito fortemente, l’anno scorso in Machinima, altro servizio/canale che utilizza la piattaforma per distribuire contenuti video, in questo caso relativi ai video game.

Entrambi gli investimenti rispondo alla precisa strategia, chiarita a fine anno, di investire in maniera maggiormente focalizzata rispetto ai tentativi iniziali. Molte società d’analisi hanno, infatti, confermato che tra i canali finanziati sono un numero ristretto quelli che generano la maggioranza delle visualizzazioni. Machinima, a Dicembre, risultava il quinto canale per numero di visualizzazioni negli USA (più di 26 milioni di visitatori unici) e quello capace di generare maggiore engagement (68.1 minuti per visitatore unico). Vevo è da tempo il primo canale per visualizzazioni (circa 50.5 milioni di visitatori unici a Dicembre negli USA) e ha un livello di engagement tra i più alti, se anche minore di quello di Machinima (quasi 38 minuti).

Via Quo Media

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Il Mobile Advertising secondo Gartner crescerà prepotentemente nei prossimi anni: gli investimenti tra il 2011 e il 2016 dovrebbero addirittura registrare un tasso di crescita del 400%. Il 2012 si è chiuso con un fatturato mondiale per il settore di 9.6 miliardi di dollari, ma già quest’anno le entrate dovrebbero raggiungere gli 11.4 miliardi di dollari per toccare i 24.5 miliardi nel 2016.

“Il mercato del mobile advertising è decollato anche più velocemente di quanto ci aspettassimo a causa di una diffusione maggiore di smartphone e tablet, così come del mescolarsi dei comportamenti di consumo sui computer e sui dispositivi mobili – nota Stephanie Baghdassarian, direttore ricerca per Gartner, aggiungendo – La crescita nel mobile advertising si verifica in parte a spese dei formati a stampa, soprattutto dei giornali locali.”
La società di ricerca sottolinea, inoltre, la crescente globalizzazione del settore, con il coinvolgimento in attività di mobile advertising di nuovi mercati e aree geografiche man mano che i device mobili e il loro utilizzo si diffondono. Nonostante questo, le differenti velocità di adozione del mobile e caratteristiche locali influiranno sullo sviluppo del settore. Ad esempio, l’area Asia-Pacifico, in particolare Giappone e Sud Corea, tradizionalmente ha guidato lo sviluppo e la spesa in mobile advertising grazie alla rapida e forte diffusione di device mobili. Nei prossimi anni, però, mentre il Nord America e l’Europa Occidentale chiuderanno il gap accumulato rispetto a questa regione, Cina e India, a causa della crescente penetrazione dei dispositivi mobili e dell’espandersi della già numerosa classe media, dovrebbero contribuire sempre di più alla crescita del mobile advertising.

Gartner per quanto riguarda i formati pubblicitari ritiene che il mobile search continuerà, almeno per il periodo in esame, a guidare lo sviluppo del settore, ma diverrà via via meno centrale. Al contrario, il display dovrebbe via via trasformarsi nel formato su cui si focalizzeranno i maggiori investimenti. Delle due soluzioni display (in-app e Mobile Web), il posizionamento all’interno delle app dovrebbe continuare a attrarre spese maggiori fino al 2015, quando dovrebbe essere il Mobile Web a prendere il sopravvento.

La società di ricerca avverte, in ogni caso, della possibilità di dover rivedere le proprie previsioni, principalmente a causa di due fattori strettamente collegati. Il primo riguarda la necessità di tempo affinché brand ed aziende possano adeguare la propria spesa in advertising al cambiamento rapido delle abitudini dei consumatori. Questo porterebbe ad un surplus di offerta di spazi e, di conseguenza, all’abbassamento dei costi. A sua volta, un tale scenario, spingerebbe molti sviluppatori di app a comprare spazi mobili per promuovere la propria applicazione: il cosiddetto “paid discovery”. Tale strategia, più giustificata per le app a pagamento, porterebbe molti sviluppatori, con app gratuite, a spendere in advertising somme simili o superiori a quelle guadagnate tramite gli spazi pubblicitari offerti all’interno della propria app. Un circolo vizioso che potrebbe influire negativamente sullo sviluppo del settore e portare ad una sorta di “bolla”.

Via Tech Economy

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