Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Apple e Google hanno lanciato in pochi giorni due servizi rivolti agli editori che vogliono vendere i loro contenuti. L'offerta è diversa, non soltanto nella spartizione dei ricavi. Nel caso di Google è multipiattaforma, "entra" nei siti di news online che aderiscono all'offerta, dando una sorta di piattaforma di ecommerce comune, si adatta a tutti i device e al negozio di applicazioni Android. Nel caso di Cupertino è più centralizzata e legata all'Appstore.
Google One Pass consente agli editori di vendere abbonamenti, singoli articoli e altri contenuti online. L'utente che arriva su un sito partner clicca una news, vede un'anteprima dell'articolo, finisce sulla piattaforma di pagamento di Google e una volta sottoscritta una formula di abbonamento, o fatto il login con il profilo creato precedentemente, ha accesso all'articolo. È possibile utilizzare il sistema anche per i pagamenti all'interno dell'Android market.
«Da tempo dialoghiamo con gli editori - spiega al Sole24ore.com Madhav Chinappa, responsabile sviluppo partnership strategiche di Google per l'area Emea (Europa, medioriente e Africa) -. È emersa la necessità di innovare e sperimentare nuovi modelli di business. Ci vuole una tecnologia efficiente per mettere a pagamento i contenuti digitali, compito estremamente difficile. Abbiamo deciso di collaborare, mettendo a disposizione una piattaforma che possa essere trasversale».
Una volta registrato un account, l'utente avrà la possibilità di utilizzare lo stesso servizio su altri siti partner. Gli articoli potranno essere letti su pc, notebook, cellulari o tablet. La scelta delle modalità di pagamento e delle piattaforme spetta agli editori. I ricavi della vendita dei contenuti sono divisi in questo modo: il 90% agli editori, il 10% a Google.
Per la gestione del pagamento viene utilizzato Google checkout, piattaforma lanciata da Mountain View nel 2006 per i siti che fanno ecommerce. I primi editori che hanno aderito alla sperimentazione sono Focus Online (Tomorrow Focus), stern.de e Axel Springer in Germania, Nouvel Obs in Francia, Prisa in Spagna e Rust Communications negli Stati Uniti. «Entro marzo lanceranno il servizio - afferma Chinappa - ma alcuni partner lo renderanno operativo già da settimana prossima. Speriamo di poter fare lo stesso a breve anche in Italia, l'idea è stata accolta molto bene».
Quello di Apple è invece un servizio di abbonamento per i contenuti distribuiti dal negozio digitale App store e usufruibili su iPhone e iPad. La durata dell'abbonamento è variabile e modificabile dall'utente. Sembrerebbe dunque riguardare più le versioni di quotidiani e riviste studiate per tablet e device portatili che i siti di informazione online. Differente anche la spartizione dei ricavi: il 70% va all'editore, il 30% a Apple. Il ceo Steve Jobs ha poi spiegato che «quando l'editore porta un utente esistente o un nuovo abbonato all'app, l'editore mantiene il 100 percento e Apple non guadagna nulla». Viene chiesto all'editore che sta facendo un'offerta di abbonamento al di fuori dell'app, di farla anche all'interno dell'applicazione, con le stesse o migliori condizioni.
di Luca Salvioli su IlSole24ORE.com
Un pubblico all’altezza del loro nome e del loro appeal: Google e Facebook, negli Stati Uniti, attraggono un’utenza per lo più giovane e con un livello d’istruzione alto. E ricchi. Lo dice una ricerca promossa dal quotidiano Usa Today e svolta fine 2010 da Gallup su un campione di adulti americani, secondo cui i seguaci dei due siti sono per oltre il 50% sotto i 50 anni, hanno una laurea e guadagnano almeno 90mila dollari l’anno.
Secondo l’indagine, uomini e donne mostrano un interesse simile verso Facebook (il 42% dei maschi e il 45% delle femmine intervistate ha un account proprio), mentre gli uomini usano di più Google (63% contro il 56% delle donne), che comunque resta il motore di ricerca più popolare: il 40% totale del campione ha dichiarato di visitare le pagine di BigG almeno una volta a settimana.
Ma la forza motrice dei due celebri siti, come detto, sono i giovani benestanti: tra i 18 e i 29 anni, l’83% naviga su Google e il 73% ha un account Facebook. I dati calano sensibilmente se si considera la categoria più anziana, gli over65, in cui il 34% sfrutta i servizi di Mountain View e solo il 17% ha una propria pagina sul social network di mark Zuckerberg.
Via Quo Media
Dall'Italia riparte la sfida per gli ebook reader: sono i lettori digitali per sfogliare le pagine, prendere appunti, ascoltare la lettura delle parole. LeggoIbs è appena arrivato sul mercato: ha un schermo da sei pollici, poco più piccolo di un libro tascabile. Il display è touchscreen. Gli utenti possono accedere a un archivio con 8mila titoli sulla libreria online Ibs e ai testi in pdf, epub e altri formati: sono scaricabili attraverso le reti wifi e i network di telefonia mobile 3G. Oppure i lettori possono utilizzare la connessione Bluetooth e il cavo usb se le opere letterarie sono sul proprio computer.
Dai laboratori di Telecom Italia, invece, pochi mesi fa è arrivato l'ereader Biblet: ha uno schermo di sei pollici ed è acquistabile anche con un piano tariffario mensile. Nel suo negozio online include le opere pubblicate da venticinque editori italiani ed esteri. Ha anche una versione software per accedere agli ebook dal cellulare con un'applicazione.
LeggoIbs e Biblet sono due risposte italiane a una gara globale. È stata la libreria online Amazon a muovere il primo passo con il suo Kindle: partito come un'idea di nicchia, è arrivato anche in Europa, Asia e Africa. Di recente ha integrato la lettura dei testi con i social network: gli utenti possono segnalare in tempo reale ai loro amici frasi interessanti trovate in un saggio o un racconto. Il tablet iPad di Apple ha debuttato a maggio: attraverso le sue applicazioni diventa una porta di accesso agli scaffali digitali delle librerie e a internet, arricchito dall'interazione con video e altre tecnologie multimediali. Inoltre nei negozi italiani sono accessibili i lettori digitali progettati da aziende specializzate, come Cybook della francese Bookeen e Cosmo PocketBook di Nilox. Anche le multinazionali hitech hanno lanciato i loro ereader: Sony Touch Edition (da cinque o sei pollici), Samsung E60 e Asus Eee Reader con un display da nove pollici.
Le stime dell'Associazione italiana editori valutano che nel 2009 il giro d'affari nazionale per la vendita di ebook ha raggiunto un milione di euro: secondo fonti dell'agenzia Reuters, nel medesimo periodo erano 20mila i lettori digitali acquistati. Durante il 2010 gli ebook nel mondo hanno premuto sull'acceleratore. L'associazione americana degli editori (Aap), per esempio, segnala che negli Stati Uniti la spesa per ebook è arrivata a 49,5 milioni di dollari nel mese di dicembre, con un aumento del 165% rispetto al 2009. E il mercato ha raggiunto 441 milioni di dollari nel 2010: un anno prima il valore complessivo delle vendite era di 167 milioni di dollari. Negli Usa gli acquisti di libri attraverso tutte le piattaforme sono aumentati del 2,8%.
di Luca Dello Iacovo su IlSole24ORE.com
Si diffondono sempre più, anche in Italia, i gruppi d’acquisto via internet, che offrono coupon a prezzi particolarmente vantaggiosi e la possibilità di acquistare spesso direttamente dal produttore.
Secondo l’indagine compiuta da comScore sulle tendenze digitali dei paesi europei nel corso del 2010, Italia, Francia e Gran Bretagna sono in testa alla classifica degli stati più attratti dai coupon delle offerte online. Sviluppo e uso intensivo delle piattaforme di social networking e delle piattaforme mobili sono gli altri due aspetti rilevanti dell’evoluzione digitale negli ultimi mesi: evoluzione che fa dell’Europa il secondo mercato digitale mondiale, alle spalle della regione Asia-Pacifico, che può contare sul traino di Cina, India e Giappone.
Nel Vecchio Continente dominano ormai Facebook, che catalizza l’11% totale del tempo trascorso sul web dagli europei, e gli smartphone, che nei paesi più evoluti (Gb, Germania e Francia) ha conquistato più del 30% del mercato della telefonia mobile.
Via Quo Media
Google fa la scrematura dei siti, retrocedendo nei suoi risultati di ricerca i portali più futili e scadenti. La novità annunciata da Mountain View ha l’obiettivo migliorare il lavoro del popolare motore di ricerca, offrendo agli utenti una graduatoria qualitativa dei siti riguardanti l’argomento richiesto.
“L’aggiornamento dell’algoritmo - si legge sul blog ufficiale di Google - è pensato per ridurre il ranking, ovvero la visibilità, dei siti di bassa qualità, quelli che hanno pochi contenuti di valore aggiunto per gli internauti o ad esempio con notizie fotocopia rispetto ad altri”. L’innovazione, per ora apportata solo alla versione statunitense di BigG, interesserà il 12% dei risultati di ricerca. Gli utenti potranno contribuire alla ‘nuova’ indicizzazione segnalando i siti da penalizzare, premiando così la qualità e l’efficienza degli altri.
Via Quo Media
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