Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il gruppo Ikea punta a raddoppiare nel prossimo triennio gli acquisti di prodotti dai paesi dell'Asia del Sud, fino a un miliardo di euro all'anno e sta facendo pressione affinché il governo indiano modifichi le rigide regole sugli investimenti esteri che bloccano l'apertura dei suoi magazzini. L'Ikea acquista già molti prodotti da circa 80 fornitori locali, come tessuti di cotone, tappeti, plastica, ma vorrebbe aggiungere anche coltelleria, pentole, piatti.
Il gruppo svedese è impaziente di aprire negozi in India, ma i regolamenti del paese impongono la creazione di joint venture con partner locali, limitando al 51% il tetto della partecipazione. Proprio per accelerare i tempi, la scorsa settimana il Ceo Mikael Ohlsson ha incontrato il ministro del Commercio indiano, Anand Sharma avanzando la richiesta di una modifica dei regolamenti perché, come riporta il Wall Street Journal, Ikea preferisce avere il più ampio controllo sulle proprie attività e il suo modello di business non prevede joint venture.
Il governo teme che i grandi magazzini possano danneggiare i piccoli commercianti locali. «Ma in un paese come l'India, con i suoi tassi di crescita (9% annuo) e il processo di urbanizzazione appena avviato - obietta Ohlsson - c'è una enorme richiesta di prodotti per la casa a basso costo. C'è spazio per tutti». Finora il governo non ha preso alcuna iniziativa e le ipotesi di apertura agli investimenti esteri in settori come il commercio al dettaglio, le assicurazioni e la difesa, sono rimaste solo sulla carta.
Ikea ha avuto un'espansione molto rapida sui mercati emergenti. In Cina ha già aperto 10 magazzini e altre aperture sono in programma a Pechino e a Shanghai. Nell'ultimo anno, il fatturato mondiale del gruppo è stato pari a 21,5 miliardi di euro, in 317 magazzini, sparsi in 38 paesi. In India il mercato delle vendite al dettaglio di prodotti di arredamento e attrezzature per la casa viene stimato 380 miliardi di dollari all'anno. Una grande opportunità. Il commercio organizzato rappresenta solo il 5%, il resto sono attività a conduzione familiare.
Ohlsson ha fatto presente al governo indiano che l'investimento dell'Ikea potrebbe creare decine di migliaia di posti di lavoro, non solo nei punti vendita, ma in tutta la catena di approvvigionamento. Il gruppo svedese intende comunque aumentare gli acquisti da fornitori locali, indipendentemente dalla realizzazione del progetto di apertura dei magazzini che, nel lungo termine, resta comunque l'obiettivo fondamentale. Nel frattempo l'Ikea ha già stanziato 125 milioni di euro nel prossimo quinquennio per sviluppare in India iniziative di tipo economico-sociale in collaborazione con Unicef e Save the Children, come ad esempio ridurre l'impiegno dell'acqua nella coltivazione del cotone, o eliminare il lavoro infantile.
Via ILSOLE24ORE.COM
Apre i battenti oggi a Milano la Social Media Week, appuntamento dedicato alle potenzialità dei social media. L'iniziativa, concepita a New York nel 2009 e sbarcata per la prima volta in Italia, si concluderà il 24 settembre e sarà caratterizzata da 90 eventi gratuiti tra workshop, convegni e incontri con i guru della rete.
Il cuore della manifestazione sarà l'Urban Center in Galleria Vittorio Emanuele dove sarà posizionata The Future Exhibition, un'esposizione di prototipi e tecnologie innovative per la città del futuro. La registrazione agli eventi può essere effettuata solo online, scegliendo l'appuntamento di interesse alla pagina dell’agenda ufficiale della Social Media Week Milan.
Fra i numerosi appuntamenti, segnaliamo il convegno Social Media e Informazione (mercoledì 22, ore 14.30, via della Moscova 28) e Geolocation is the future? (venerdì 24 settembre, ore 14.30, C.so Venezia 49), che vedrà la partecipazione del co-fondatore di Foursquare Naveen Salvadurai.
Via Quo Media
Quali sono i 10 filmati più virali di tutti i tempi? La risposta la trovate su Advertising Age, ma anche qui.
Da un monitoraggio sulle visioni, risulta la seguente classifica:
1. Blendtec (will it blend?) con oltre 134 milioni (!!) di views 2. Evian (bimbi coi pattini) 3. Old Spice (quello di cui tutti parlano adesso) 4. Pepsi (Gladiator) 5. Microsoft (Project Natal) 6. Dove (Evolution) 7. T-Mobile (dance) 8. Doritos (Superbowl 2010) 9. Old Spice 10. DC Shoes.
Per approfondimento, leggete l'articolo di Advertising Age da cui trovate anche i numeri e i link.
Farmville è un videogioco ambientato in una fattoria digitale all'interno di Facebook: gli iscritti arano il terreno, seminano, zappano, accumulano il raccolto in "stagioni" che durano da poche ore fino a quattro giorni. Poi ricominciano da capo. Hanno bisogno di monete per acquistare attrezzi, animali e piante. E hanno due fonti di ricavi. Possono guadagnare denaro attraverso la gestione della fattoria, senza mettere mano al portafogli. La moneta virtuale è usate anche in altri social network, mondi virtuali e console.
Per ogni raccolto incassano un compenso. Gratis. Ma se i contadini vogliono alcuni beni "premium" (come l'albero di acacia) devono pagare con carta di credito o di debito per acquistare "credits", l'unica valuta utilizzata in Farmville e altri giochi progettati dalla software house Zynga. Da anni gli appassionati di videogames usano monete "coniate" online, come il "gold" di "World of Warcaft". E Facebook sa che ogni mese 200 milioni di persone si connettono al social network per vestire i panni di contadini (Farmville), abitare in una città (Yoville), fare shopping (Sorority Life). Eppure è una scelta che incuriosisce.
«Perché usare credit invece di dollari?», si chiede James Kwak sul blog "Baseline scenario". E snocciola alcune risposte: le valute elettroniche sono più divertenti e più adatte a incuriosire. Inoltre, sottolinea Kwak, è un sistema per semplificare al social network la trattenuta del 30% sui pagamenti online. Ma gli studi sulle economie nei mondi digitali e nei social network hanno rilevato altri aspetti. Le valute interne riducono i costi di transazione, soprattutto su piattaforme globali presenti in decine di nazioni. Inoltre facilitano l'accesso alla spesa per giovani attraverso un accumulo di "credits".
Certo, il ricordo della bolla di Second Life è ancora vicino: il mondo virtuale è stato sotto i riflettori dell'opinione pubblica per mesi. E poi all'improvviso è scomparso dal palcoscenico. Ha una valuta digitale, i Linden Dollars. Di recente ha ripreso la sua marcia, anche se con un basso profilo. La maratona per entrare negli universi tridimensionali adesso è diventata una comoda passeggiata. Ma Second Life resta una piattaforma chiave per capire i mondi virtuali online, frequentata per esempio da multinazionali interessate a esperimenti sulle teleconferenze.
Facebook, invece, guarda con interesse ai social network in Estremo Oriente. Il protagonista indiscusso è QQ, fino a pochi mesi fa la più grande rete sociale su internet del mondo. Ha coniato una sua moneta da anni, i "QQ coin", utilizzata per acquistare avatar e altri beni digitali. Tanto da diventare la principale voce di guadagno per il social network cinese, seguita dagli incassi pubblicitari. In Cina sono anche in vendita carte prepagate per acquistare QQ coin, accessibili anche ai ragazzi: anche lo spazio di ecommerce Taobao accetta la moneta elettronica cinese per le transazioni sul web. Secondo le stime di Piper Jaffray entro la fine dell'anno il giro d'affari globale per l'acquisto di beni virtuali arriverà a 3 miliardi di dollari, in crescita rispetto ai 2,2 miliardi di dollari dell'anno scorso. E può diventare un terreno di sviluppo economico anche per Facebook: da tempo il social network è alla ricerca di alternative alle tradizionali campagne promozionali.
di Luca Dello Iacovo su ILSOLE24ORE.COM
Una ricerca dell’agenzia americana Pew ribadisce la leadership del marchio Apple - e della sua immagine - tra quelli del ramo tecnologico. La Mela e i suoi prodotti sono i più trattati, tra quelli di settore, dai media statunitensi.
I numeri del rapporto parlano chiaro: il 15,1% degli articoli dedicati alla high-tech riguarda la compagnia di Cupertino e le sue strategie. Agli antagonisti, molto spesso, non restano che le briciole. Google si aggiudica l’11,4% degli spazi giornalistici di settore, Twitter il 7,1%, Facebook il 4,8%, Microsoft appena il 3%. Tra giugno 2009 e giugno 2010, la stampa, le tv e le radio d’Oltreoceano hanno dedicato il 6,4% degli approfondimenti tecnologici a iPhone 4 (il dispositivo più discusso), mentre iPad ha collezionato il 4,6% dei servizi e Windows 7 solo lo 0,5%. Il 42% degli articoli sulle attività di Steve Jobs & Co. descrivono Apple in toni entusiastici, evidenziandone i caratteri innovativi. Solo il 17% stempera i clamori. E il brand risplende a nove colonne.
Via Quo Media
Eric Schmidt, celebre amministratore delegato della società di Mountain View, ha ammesso di guardare con preoccupazione la diffusione di Microsoft Bing, definito oggi come il principale competitor. Durante un’intervista rilasciata alla Public Broadcasting Service, ha anche confermato come la Microsoft abbia intrapreso delle ottime strategie aziendali, che hanno permesso al giovane motore di ricerca di aumentare rapidamente il proprio bacino di utenza, agevolata certo dalla propria reputazione nel settore dell’Information Technology.
Nonostante il monopolio di Google nel settore dei search engine, la collaborazione tra l’azienda di Steve Ballmer e Yahoo ha intaccato le quote di mercato del BigG. Preoccupanti anche le funzionalità messe a disposizione da Redmond, come ad esempio Bing Rewards, la quale offre agli utenti la possibilità di acquisire crediti compiendo ricerche, da spendere successivamente per l’acquisto di oggetti. La piattaforma di Mark Zuckerberg, fino ad oggi, ha generato traffico su Google, ma il recente accordo raggiunto tra la Microsoft e Facebook potrebbe modificare tale andamento. Facebook inoltre è forse l’unico sito Internet che è riuscito a raggiungere un traffico equiparabile a quello generato dalla piattaforma di Larry Page e Sergey Brin. Certo è la prima volta che il famoso motore di ricerca vede in pericolo il proprio dominio sul World Wide Web, ma certamente non rimarrà a guardare con le mani in mano.
di Lorenzo Ajello via trackback
Gli smartphone con gps a bordo ormai offrono possibilità incredibili in termini di precisione e la fruizione di servizi legati a questa tecnologia inizia ad essere nota e diffusa anche in Italia, come ho avuto modo di sperimentare con successo nel progetto che seguendo con Gruppo Coin su Foursquare.
Il completamento del titolo è: geolocalizzazione!
Sono convinto che il futuro di Internet stia nella navigazione in mobilità e ne ho scrittogià in tempi non sospetti 2 anni fa, sottolineando come iPhone e gli altri smartphone avrebbero scosso il mercato.
Molte fonti oggi rafforzano questa mia impressione: ad esempio gli analisti di Gartnerprevedono che, entro il 2013, sarà lo smartphone il device più utilizzato del pianeta per l’accesso al Web mentre Vittorio Colao di Vodafone definisce “Internet mobile sempre più centrale per il business“.
Un driver importante di crescita poi, oltre alla diffusione degli smartphone, è sicuramente la penetrazione dei social network e del social web in genere, dato che questa tipologia di siti e servizi è particolarmente adatta all’uso in mobilità. Un tema ormai cruciale al punto da creare inedite alleanze come quella tra Nokia e Yahoo!.
Il valore di questa evoluzione però non può essere secondo me compreso fino in fondo senza considerare appunto la geolocalizzazione, di cui ho già parlato e che mi appare sempre più una straordinaria opportunità.
Spingersi avanti diventa poi semplice e il trend secondo me si avvicina sempre più al traguardo della realtà aumentata e sociale, con applicazioni come Layar o TagWhat, oltre che allo shopping online su cellulare contestuale e guidato dai pareri degli amici.
In tutto questo mi resta sempre qualche dubbio sulla mancanza di uno standard comune sulle applicazioni per smartphone, che alla lunga potrebbe limitare lo sviluppo di questo mondo per motivi di convenienza economica o di divergenze di vario genere (si pensi a Apple e Adobi sul Flash per iPhone/iPad).
Ma questa è un’altra storia, mentre da noi in Italia le aziende sono ancora molto timide già solo per approcciare i social media nel web vissuto da pc…
Si potrebbe scrivere un trattato su questo mondo ma ora lascio a voi la parola per commenti e impressioni.
Gianluigi Zarantonello via Internet Manager Blog
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