Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Aumenta l’impatto del telefono cellulare nelle strategie di marketing, così come è in aumento la pubblicità su dispositivi mobili e sugli smartphone in particolare. I cellulari di ultima generazione, una delle poche note positive del mercato tecnologico dell’anno appena concluso, hanno contribuito all’ulteriore ampliamento del giro d’affari del mobile advertising in Italia, nel 2009 cresciuto del 20% fino a 32 milioni di euro secondo l’Osservatorio Mobile Marketing & Service.
Il dato è in controtendenza con la contrazione degli investimenti pubblicitari sui media tradizionali (-20% negli ultimi dodici mesi). Tra i settori più attivi nella promozione mobile vi sono quelli dell’intrattenimento, dell’editoria/media e dell’abbigliamento. Application apposite (per iPhone et similia) e una maggiore diffusione delle connessioni web da cellulare hanno dato il la allo sviluppo di servizi promozionali percepiti come poco invasivi, che diventano anche d’aiuto al cliente (prenotazioni, info, pagamenti rapidi).
Via Quo Media
Aumenta l’impatto del telefono cellulare nelle strategie di marketing, così come è in aumento la pubblicità su dispositivi mobili e sugli smartphone in particolare. I cellulari di ultima generazione, una delle poche note positive del mercato tecnologico dell’anno appena concluso, hanno contribuito all’ulteriore ampliamento del giro d’affari del mobile advertising in Italia, nel 2009 cresciuto del 20% fino a 32 milioni di euro secondo l’Osservatorio Mobile Marketing & Service.
Il dato è in controtendenza con la contrazione degli investimenti pubblicitari sui media tradizionali (-20% negli ultimi dodici mesi). Tra i settori più attivi nella promozione mobile vi sono quelli dell’intrattenimento, dell’editoria/media e dell’abbigliamento. Application apposite (per iPhone et similia) e una maggiore diffusione delle connessioni web da cellulare hanno dato il la allo sviluppo di servizi promozionali percepiti come poco invasivi, che diventano anche d’aiuto al cliente (prenotazioni, info, pagamenti rapidi).
Via Quo Media
Sui dispositivi a tavoletta ormai si è letto e scritto di tutto e di più. Per il tablet di Apple e per tutti i prototipi (più o meno destinati al mercato) sfilati in passerella al Ces di Las Vegas. Molti analisti sono propensi ad affermare che il 2010 sarà l'anno del boom di vendite per questa nuova generazione di computer multifunzione, i più accorti rimarcano come solo un'offerta strutturata di contenuti farà realmente decollare la domanda. Il fenomeno tablet è quindi chiamato alla prova finale: o vince lo scetticismo della massa di consumatori che di un altro device digitale pensano di farne volentieri a meno, oppure diventa l'oggetto del desiderio come lo è stato anni fa l'iPod. Scorrendo gli autorevoli pareri rimbalzati dagli Stati Uniti in questi ultimi giorni si ricava uno scenario contrastato: c'è chi crede che le tavolette touch siano destinate a rimanere un mercato di nicchia come chi (Gartner nella fattispecie) che invece stima già per quest'anno un business miliardario fatto da decine di milioni di tablet e slate pc venduti.
Il fatto che, oltre ad Apple, scenderanno sicuramente in campo aziende come Hp e Dell -.la prima in collaborazione con Microsoft, la seconda sposando la piattaforma Android - e specialisti come Archos e OpenPeak (la prima a mostrare un tablet basato sui nuovi processori "system on a chip" Moorestown di Intel) è già un segnale preciso dell'importanza che l'industria dei computer attribuisce a questo fenomeno. Fenomeno che potrebbe diventare un nuovo e suggestivo terreno di scontro fra Windows 7 e Linux e che però rischia di partire "zoppo" se, come ha osservato qualcuno a Las Vegas, la corsa si farà solo sulle caratteristiche hardware dei dispositivi e non sulla loro usabilità e sulle modalità attraverso le quali gli utenti li utilizzeranno. Se i Mid e prima di loro altri bellissimi oggetti multimediali hanno fallito una ragione ci sarà ed ecco che la nuova creatura di Steve Jobs, stando a chi a cuore evidentemente i prodotti di Apple, potrebbe aprire una nuova frontiera. Fatta di libri e riviste che si leggono interagendo con video e immagini digitali, di contenuti Web che attraverso il tablet vengono trasferiti e goduti sulla flat tv ad alta definizione, di giochi e social network a portata di dito. Le nuove tavolette "tuttofare", come sono state già definite, hanno sulla carta tutti i requisiti per fare il botto e diventare in tempi brevi un mercato di massa.
Ma chi farà festa tra i tanti player che si siederanno a questo tavolo? A questa domanda non sono pochi, negli Usa, coloro che vedono in Apple la grande favorita per catturare le preferenze di una parte dei consumatori, esattamente come ha fatto in questi tre anni con il suo iPhone. Sul fronte opposto di quello dove si muove la casa di Cupertino ci sono le varie Hp, Dell, Acer (anch'essa al lavoro su un tablet touch) e naturalmente Microsoft. Intel sta nel mezzo e deve rintuzzare la concorrenza di Qualcomm, Nvidia e altri che in questa nuova arena vogliono recitare da protagoniste con i loro chip e chipset. La partita è assai aperta e nel porsi il lecito dubbio se le tavolette touch in arrivo ruberanno spazio agli smartphone e ai netbook l'interrogativo forse più intrigante è il seguente: i tablet saranno un'altra opportunità per la casa della Mela di sottrarre business a Microsoft?
di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM
Iniziativa Facebook da Chase Manhattan Bank: la banca lancia un concorso, budget 5 milioni di dollari da dare in beneficienza a enti che se lo meritino davvero. E per decidere a chi dare i soldi, lancia un appello alla community: votare per l'ente benefico preferito. Il vincitore becca 1 milione di dollari, i "runner up" 100.000 $
Ecco l'indirizzo della pagina FB dell'iniziativa.
http://apps.facebook.com/chasecommunitygiving
Amazon propone un nuovo piano di pagamento del diritto d’autore per gli scrittori e gli editori che usufruiscono della sua piattaforma per gli e-book, i libri digitali scaricabili e leggibili su Kindle. La nuova politica, in vigore dal prossimo 30 giugno, prevede che il 70% del prezzo di listino vada ad autore ed editore dell’opera.
Attualmente, la percentuale per il copyright digitali letterari è fissata al 25% del prezzo del libro.
Via Quo Media
Centocinquanta invitati. Steve Jobs. E l'ultima creazione della Apple. Il 27 gennaio sarà finalmente mostrato l'iPad, l'iSlate, insomma, il nuovo tablet della Mela. Le indiscrezioni, abilmente pilotate dall'azienda, hanno ormai creato un clima di attesa febbrile.
Superati i controlli di sicurezza, i centocinquanta invitati entreranno in una saletta spoglia. Jobs, sornione, comincerà forse parlando della quarta versione del sistema operativo per iPhone, la nuova suite iLife, oppure un accordo commerciale con Verizon che romperebbe il monopolio dell'At&t sulla vendita di iPhone negli Usa. Poi, con un filo di understatement, mostrerà l'anteprima più succulenta, annunciando che il prodotto non sarà in vendita prima di marzo. Comincerà spiegando il processo che ha portato alla forma prescelta, dimostrando che era l'unica possibile. Perché il tablet doveva essere leggero, con un grande schermo ad alta risoluzione, veloce, connesso a internet senza fili. Poi accenderà, sfiorerà lo schermo, illustrerà come si usa, dirà che sarà ottimo per leggere, ascoltare musica, guardare foto e telefilm, giocare, comunicare. Si dice che, magari non proprio alla prima versione, saprà riconoscere l'utente che lo prende in mano: secondo il Wall Street Journal, infatti, avrà una telecamera che servirà, oltre alle videochiamate, anche a personalizzare il contenuto in funzione di chi tra i familiari lo starà usando.
Gli ospiti saranno ammirati dal design e dall'interfaccia. Ma si staranno domandando: quanto costerà? chi lo comprerà? Sarà proprio in quel momento che arriverà la svolta della presentazione: perché Jobs presenterà il servizio online dal quale il tablet scaricherà i libri, i giornali, le riviste, i programmi televisivi, i giochi. E annuncerà i primi partner. Sarà allora che gli ospiti comprenderanno se il tablet sarà davvero la quarta grande innovazione della Apple, dopo il Macintosh, l'iPod, l'iPhone. Perché il suo successo dipenderà da quanto sembrerà indispensabile. Le indiscrezioni dicono che Jobs potrà annunciare che il tablet servirà a leggere nuove bellissime versioni digitali delle riviste della Conde Nast, l'editore di Vogue e Wired, quelle del gruppo Time, come Sports Illustrated, il New York Times e il Wall Street Journal, i libri di HarperCollins. E potrà offrire accesso a una selezione di programmi televisivi della Cbs, della Abc, forse della News Corp. E ancora servirà a giocare con i prodotti della Electronic Arts. Ovviamente, le aziende citate non hanno in generale confermato queste indiscrezioni. Il presidente del New York Times, Arthur Sulzberger, in un'intervista, ha commentato soltanto: «Stay tuned» (cioè, qualcosa come «aspettate e vedrete»).
La fibrillazione che circonda l'arrivo annunciato del tablet della Apple, in effetti, è motivata soprattutto dal fatto che Jobs è riuscito in passato a inventare un mercato per la musica digitale, costruendo da zero una soluzione per un'industria che fino all'arrivo della piattaforma iPod-iTunes non riusciva a trovare il modo per convincere il pubblico a comprare i brani musicali invece di scaricarli illegalmente dalla rete. Un successo ripetuto con la piattaforma iPhone-AppStore che ha creato dal nulla un gigantesco mercato per il software da usare con i cellulari. La speranza degli editori – di libri, giornali e programmi televisivi – è che il tablet possa ripetere il successo anche per i loro prodotti, i cui modelli di business sono minacciati dalla disponibilità di contenuti gratuiti sul web.
In attesa di vedere se davvero queste aspettative saranno soddisfatte, l'imminente arrivo del tablet ha già determinato una conseguenza: Amazon ha abbassato la quota che trattiene del valore dei libri elettronici che vende per il Kindle, proprio per pareggiare la percentuale che Apple trattiene sulla vendita delle applicazioni per iPhone e non lasciarsi scappare gli editori. Questi, a loro volta, si dovranno preparare. A marzo, o giù di lì, potrebbero avere un nuovo canale di vendita: ma dovranno fare ricerca per realizzare prodotti sufficientemente attraenti.
di Luca De Biase su ILSOLE24ORE.COM
Da gennaio a novembre del 2009 gli investimenti pubblicitari ammontano a 7.766 milioni di euro con una flessione del -14,4% rispetto al corrispondente periodo del 2008. Considerando novembre 2009 verso il novembre 2008 la variazione è del -3,7%. Nel confronto sul singolo mese, infatti, si registrano valori in crescita per la Televisione, la Radio, il Cinema, Internet, le Cards e l’Out of Home Tv. Rallenta il trend negativo dei Quotidiani.
Wind, Ferrero, Unilever, Vodafone, Tim, Barilla, Procter&Gamble, Volkswagen, L’Oreal e la new entry Telecom guidano la classifica dei Top Spender a gennaio-novembre 2009 con investimenti pari a 1.131 milioni di euro, in calo del -6,3% sul corrispondente periodo dell’anno scorso.
La Televisione, considerando i canali generalisti e quelli satellitari (marchi Sky e Fox), mostra una flessione del -11,1% sul periodo cumulato e una crescita del +2,8% a novembre 2009 verso novembre 2008. Si registrano andamenti positivi sul mese in particolare per: Alimentari, Telecomunicazioni, Bevande/Alcoolici e Toiletries.
La Stampa da gennaio ha un calo del -22,5%. I Quotidiani a pagamento mostrano una flessione del -17,3% con l’Automobile a -27,9%, l’Abbigliamento a -20,7% e la Distribuzione a -21,4%. Questi tre settori nel confronto mensile novembre 2009 verso novembre 2008 registrano però variazioni positive rispettivamente del +25,5%, +2,3% e +2,6%. Per quanto riguarda le tipologie pubblicitarie, la Commerciale segna il -19,2%, la Locale il -14,4% e la Rubricata/Di Servizio il -16,2%. In contrazione anche la raccolta dei Quotidiani Free/Pay Press (-27,5%). I Periodici diminuiscono del -29,1% sul periodo progressivo a novembre 2009 con l’Abbigliamento a -29,1%, la Cura Persona a -23,3% e l’Abitazione a -32,5%.
La Radio diminuisce del -10,1% da inizio anno, ma fa registrare il +20,1% sul mese grazie alle performances di Auto, Alimentari, Telecomunicazioni e Finanza. Per quanto riguarda gli altri mezzi gli andamenti sul periodo cumulato sono: Affissioni -25,3%, Cinema -7,8%, Out of Home Tv -2,9% e Direct Mail -17,0%. Internet cresce del +4,6% grazie all’apporto della tipologia Search. Qui potete scaricare la tabella.
Via Spot and Web
Le indiscrezioni si sono tramutate in certezze nel giro di pochi giorni: a partire dal 2011 la consultazione online del New York Times sarà a pagamento. L'editore del quotidiano newyorkese, New York Times Co., ha studiato un modello di pagamento che esclude gli abbonati alla versione cartacea, che potranno sfogliare i contenuti del sito senza mettere mano al portafoglio. Per tutti gli altri, invece, oltre un determinato numero di articoli al mese sarà prevista una tassazione.
"E' una scommessa su dove pensiamo che stia andando il web", ha commentato il presidente della New York Times Company, Arthur Sulzberger Jr..
I termini della scommessa, numero di articoli e prezzo per accesso/i, non sono stati stabiliti: "Non è importante essere veloci, è importante fare le cose bene", ha spiegato l'ad Janet L. Robinson, aggiungendo che l'opzione non sarà attiva prima di gennaio 2011.
Nessun riferimento è stato fatto in merito a un'eventuale partnership con Apple.
Via Quo Media
Oltre 4,5 miliardi di download, di cui l'80% riguarderà programmi gratuiti. Questa la fotografia scattata da Gartner che riassume quanto potrebbe succedere nel corso nel 2010 nei negozi on line di applicazioni per cellulari. Sui vari AppStore (Apple), Android Market (Google), OviStore (Nokia), Windows Marketplace (Microsoft) e via dicendo gli utenti spenderanno secondo gli analisti qualcosa come 6,2 miliardi di dollari complessivamente e a questi si aggiungono i previsti 600 milioni di dollari derivanti dalla pubblicità.
Conti alla mano, il giro d'affari legato alle applicazioni mobili sfiorerà quest'anno i sette miliardi di dollari, rispetto ai 4,2 miliardi registrati nel 2009. Ci vuole poco a realizzare che il salto in avanti di questo mercato è esorbitante. Quali siano i fattori che supporteranno tale boom non è certo un mistero: la popolarità crescente degli smartphone, la maggiore propensione dei consumatori a utilizzare gli store virtuali, la generalizzata focalizzazione sul business delle applicazioni dei player del settore (carrier telefonici, produttori di terminali, fornitori di contenuti) e della comunità degli sviluppatori.
La corsa a scaricare software, giochi e altro dal proprio cellulare è comunque solo all'inizio. Le proiezioni di Gartner parlano infatti di un numero totale di download che supererà quota 21,6 miliardi nel 2013, con l'87% di questi riferibili a programmi gratuiti. I giochi sono al momento la categoria di applicazioni più richiesta ma servizi di shopping on line, social networking e soluzioni di produttività personale mostrano una continuità di crescita importante attraendo cifre sempre più sensibili.
Download e advertising aumenteranno a tal punto che fra tre anni il business degli application store è destinato a quadruplicare, sfiorando il più che ragguardevole tetto dei 29,5 miliardi di dollari, di cui il 25% derivanti dalla pubblicità. Numeri che giustificano gli sforzi di un pò tutti gli attori di questo mercato per creare un proprio "ecosistema" in cui gli utenti si ritiene possano identificarsi, un ecosistema che regge sostanzialmente sul binomio telefono/negozio di applicazioni. "Gli store virtuali – ha osservato in merito Carolina Milanesi, research director in Gartner, saranno un obiettivo primario per l'industria mobile nel corso del 2010 e le applicazioni aiuteranno a determinare chi fra le piattaforme operative del mercato sarà quella vincente". Fra iPhone e Blackberry, Windows Phone e telefonini Android, terminali Symbian e Linux (fra cui spicca Palm con il suo WebOs) la guerra per dominare lo scenario dei servizi mobili è già iniziata e si giocherà in buona parte sul fronte degli smartphone.
di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM
Wired Italia, mensile edito da Condè Nast, passa la parola agli internauti per promuovere la candidatura del web all'assegnazione del Nobel per la Pace.
In collaborazione con YouTube e Mtv Italia, la testata ha lanciato un concorso che invita i partecipanti a realizzare un video che rappresenti in maniera creativa il manifesto dell'iniziativa (http://www.internetforpeace.org/manifesto.cfm).
I video, inviabili fino al 30 giugno, saranno pubblicati sul canale di YouTube creato ad hoc e si sottoporranno all'insindacabile giudizio del popolo della rete. Il vincitore del concorso verrà poi decretato da una giuria editoriale che terrà conto del giudizio del pubblico e sceglierà il video che meglio avrà interpretato Internet come messaggero di pace e di democrazia. Il video vincitore sarà trasmesso da Mtv Italia il prossimo autunno e il regista sarà intervistato da Wired.
Il lancio del concorso arriva pochi giorni dopo l'adesione di Nicholas Negroponte alla causa e la sottoscrizione da parte del Presidente della Camera Gianfranco Fini.
Via Quo Media
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