Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di fronte alla crescente diffidenza dei consumatori nei confronti della classica pubblicità, aziende all’avanguardia hanno pensato che un giusto modo per promuoversi fosse intrattenere il consumatore facendolo divertire in modo tale che egli, trascorrendo piacevolmente il suo tempo con la marca, avesse di essa un’idea positiva. Questo è ciò che noi chiamiamo Brand Entertainment. Recenti sono tre attività di notevole valore.
The Passenger, real advergame “The Passenger” (www.the-passenger.com) è un advergame, lanciato per promuovere il nuovo Nokia Multimedia Car Kit CK-20W, che non si limita a fare un semplice product placement del prodotto all’interno del gioco, ma che anzi, fa sì che questo oggetto diventi necessario per lo svolgimento della storia. Ambientato in una Parigi notturna, una donna misteriosa, The Femme Fatale, deve recarsi in breve tempo presso tre indirizzi di Parigi, dove troverà The Mistery Man, e servirà talento nella guida per portarla a destinazione. L’utente che si accinge al gioco diventa co-protagonista della storia, e sarà The Driver, colui che dovrà guidare l’autovettura attraverso le strade parigine. Durante il gioco si dovranno utilizzare le funzioni del Nokia Multimedia Car Kit CK-20W - comunicazione, navigazione e musica -, trovandosi nel giusto contesto, ossia all’interno dell’auto, ma divertendosi allo stesso momento. La sensazione di realtà è anche data dal fatto che tutte le scene sono composte da video reali, non solo i filmati che concludo ogni schema, ma anche il percorso guida. Curiosità, all’interno di questo real advergame, è data dalla presenza evidente del marchio BMW Mini. Il cruscotto è sempre ben evidente durante il gioco e durante i video che inoltrano allo schema successivo si vede la carrozzeria. Risulta evidente che fosse necessaria la presenza di un’auto, ma sorge spontanea la domanda: double product placement o comarketing?
CDX, interactive-video adventure. CDX (www.cdx-thegame.com) è un advergame nato per promuovere la serie Ancient Rome: The Rise and Fall of an Empire. BBC ha realizzato un gioco che contiene enigmi che possono essere risolti solo vedendo la serie tv Ancient Rome, partecipando al gioco in UK. Un pugnale sacrificale forgiato alla nascita dell’Impero Romano è la chiave di una cospirazione antica e sanguinaria che minaccia di scoppiare nel mondo attuale. Ambientato a Tunisi nel 21° secolo, vede come protagonista Adam Foster, un uomo che dopo un incidente che gli ha causato un’amnesia non ricorda nulla del suo passato. Lo scopo è trovare chi ha il pugnale e fermarlo. Interessante è il rapporto tra i mezzi che interagiscono in questo processo: la tv e il web. Una serie televisiva, Ancient Rome: The Rise and Fall of an Empire, cerca di intrattenere anche sul web creando un advergame, CDX, che rimanda a sua volta alla serie.
Hammer & Coop, viral series “Hammer & Coop” (www.hammerandcoop.com) è una miniserie di Mini USA composto da 6 episodi, viral video, visionabili e diffusi esclusivamente online. I protagonisti si ispirano al celebre telefilm “Supercar”: Jim Turtledove che lotta contro il megalomane Sven Hartjan e al suo fianco una Mini Cooper S parlante che riesce a trarlo in salvo dalle situazioni pericolose. Diretti dal regista Todd Phillips (Old School, Starsky & Hutch), gli episodi sono dei piccoli telefilm che si distaccano dal linguaggio tipico della pubblicità ed entrano con diritto nel mondo dell’intrattenimento. La campagna promette viralità: la propria presenza in Second Life, trailer e video su YouTube (www.youtube.com/hammerandcoop), un profilo su MySpace e contenuti disponibili su podcasts e cellulari.
Nei primi due esempi è evidente l’interattività dell’utente che diventa protagonista, poichè agisce in prima persona nel gioco, con la simulazione di una corsa in auto e con la strategia nello scoprire indizi. Il brand dà la possibilità di giocare e diventa più “simpatico” per il pubblico, perchè offre un modo per divertirsi, inoltre ha la possibilità di mostare l’oggetto che vuole pubblicizzare senza annoiare. Nell’ultimo esempio invece si è spettatori e si ha il puro brand entertainment: una vetrina che cerca di coinvolgere lo spettatore facendogli assaporare lo spirito del brand. E’ di certo la scelta più rischiosa, ma chi osa nel modo giusto, dando al pubblico una vera esperienza col mondo del marchio, viene premiato con una migliore percezione da parte dei consumatori. Nei casi qui citati, la pubblicità non è all’interno di un contenitore, vuoi che sia un advergame o un telefilm, bensì è il contenitore stesso. In questo modo la pubblicità non interrompe disturbando il consumatore, anzi, diventa il motivo stesso per cui siano altre cose a passare in secondo piano.
Via Lillo Perri
Lancia si tuffa nel mondo delle community. Dopo aver presentato il nuovo logo, i vertici del celebre marchio di casa Fiat hanno proposto ieri, in un incontro con la stampa a Roma, le strategie di comunicazione per raggiungere il target dell’ambita fascia 18-35 anni.
“Abbiamo concepito un piano di ricostruzione del brand – ha spiegato l’amministratore delegato Olivier Francois – che ha bisogno di un percorso di comunicazione. Per noi la coerenza nel tempo è fondamentale per la forza del marchio. La nostra Ypsilon, però, deve diventare l’icona della nuova generazione, quella che una recente ricerca ha curiosamente chiamato Y Generation”. Chiave per centrare l’obiettivo il lancio di due versioni ultratecnologiche delle medio-piccole Lancia, ovvero Ypsilon e Musa, nel tentativo di coniugare l’esperienza delle community in rete e dell’immagine in movimento con l’uso dell’automobile.
A fare da grancassa, inevitabilmente, saranno gli spot televisivi, confezionati da Vincenzo Vigo, direttore creativo di Armando Testa, insieme a Ricky Tognazzi, regista, che stanno dando sostanza e glamour al personaggio interpretato già in diverse occasioni da Alessandro Gassman.
Una campagna a forte impatto, basata sulla recitazione e sulla verve comica, ma aderente rigorosamente alla filosofia del ‘lancio sostenibile’. Non a caso, Lancia ha speso in comunicazione pubblicitaria 37 milioni di euro nel 2006, ovvero un terzo di Fiat e poco più della metà di Alfa Romeo. “Spendiamo meno dei nostri concorrenti – ha ammesso Francois – Il nostro obiettivo è che questa differenza non si veda”. Dopo lo spot della recentissima Musa Sky, uscito qualche giorno fa con la nuova partner di Gassman, Beatrice Borromeo, Tognazzi ha già messo in cascina un altro episodio, dedicato questa volta alla rete dei servizi Lancia. E la collaborazione è destinata a proseguire: sono previsti ancora un altro paio di film entro la fine del 2007.
Via Pubblicità Italia
Torniamo sul trend che abbiamo esaminato nelle settimane scorse: quello delle aziende / marche che invece di usare i contenuti di altri in Televisione, si fanno i propri.Ovvero le aziende che diventano produttrici di content per i mezzi, per bypassare cosi' il fatto che la pubblicita' televisiva diminuisce il suo effetto ( si vedano i post precedenti).Ma c’è chi va già ancora più lontano, lavorando per una TV totalmente brand-owned. Il caso forse più eclatante è quello di BudTV, un emittente televisiva (per ora solo online) multicanale - controllata da Anheuser-Busch, il produttore della nota birra Bud.In partenza dal mese di Febbraio, offre reality, programmi di intrattenimento, sport e contenuto prodotto dagli utenti stessi; si configura come un importante mezzo di comunicazione per la marca ma potrebbe aprirsi anche ad altre aziende interessate a sfruttare pubblicitariamente questo mezzo, orientato su un segmento demografico molto interessante.E’ invece già da qualche tempo attivo nel Regno Unito il canale televisivo privato di Audi – questa volta diffuso su satellite.A differenza di quanto successo alla nascita di Internet, le tradizionali agenzie di pubblicità non sembrano disposte a perdere questo treno. Stressando il rapporto di amore/odio che intercorre tra agenzia di pubblicità e emittente TV.Le Agenzie sembrano proprio determinate a recuperare le revenue a rischio (se declina il classico spot), visto anche che nella storia della Televisione i primi show furono proprio creati dalle agenzie, le uniche in grado di ideare e produrre nuovi contenuti di corta durata senza i lenti meccanismi delle Major cinematografiche – affidando quindi alle reti televisive l’esclusivo compito di trasmettere il programma fatto da cliente ed agenzia (ad esempio, le “soap opera”).Reimpossessatesi dagli anni '60 del tema della creazione, i network televisivi sembrano piuttosto restii a ridarlo in outsourcing non solo ai creatori di format ma a restituirlo anche alle agenzie stesse e agli investitori pubblicitari – ma saranno probabilmente costrette a accettare la tendenza se continueranno i dubbi sulla forza dei tradizionali spot...
Salve,
vi segnalo una news che mi è parsa interessante, la seconda edizione di “Creatives are bad!”, l'esposizione tutte le pubblicità rifiutate e censurate, mai realizzate dalle agenzie di comunicazione italiane.
La mostra vuole essere un momento per riflettere e confrontarsi su problematiche comuni e per interrogarsi sui perché celati dietro i rifiuti dei clienti. Mettere in risalto, quindi, le problematiche legate alla cultura in comunicazione dei propri interlocutori, al modo in cui i “creativi” comunicano con loro, all’effettivo livello qualitativo delle proposte, alla cultura progettuale di ogni agenzia o studio di progettazione.
Per maggiori informazioni www.creativesarebad.com
Ciao
Gianluigi
L'uscita delle nuove console non è detto che si traduca per forza in una crescita del mercato. Qualche nube all'orizzonte esiste tanto che Gartner ha provato a individuare i fattori di rischio di questo mercato.
La crescita della potenza delle macchine, sostiene la società di ricerca, permette di realizzare giochi sempre più sofisticati, ma anche molto più costosi per quanto riguarda lo sviluppo. Oggi un titolo tripla A (i più importanti) per le nuove console ha un costo di sviluppo che con una stima un po' ampia oscilla fra i 15 e i venti milioni di dollari. Un costo che se non si traduce in almeno un milione di copie vendute decreta l'insuccesso del titolo.
Il mercato poi ha un forte bisogno di espansione. Oggi il consumatore tipo dei titoli per console è un maschio fra i 16 e i 34 anni interessato a giochi complessi con differenti livelli. Questo segmento però è stato ormai penetrato a fondo dalle console che difficilmente potranno vedere crescere di molto i loro numeri. Per questo bisogna rivolgersi alle donne o ad altri target differenti da quello degli hard gamers.
Le società di videogiochi dovrebbero poi lavorare un po' meglio di Pr. Il problema dei giochi violenti esiste, le polemiche sulla loro influenza sui giovani sono ricorrenti, per questo il settore deve porre maggiore attenzione sui prodotti e sulle relazioni con associazioni e istituzioni.
Di sicuro, i numeri dicono che questa generazione di console si sta muovendo a un passo decisamente più lento rispetto al passato. Secondo le cifre fornite da Gartner nel 2006 sono stati venduti 14,9 milioni di pezzi di vecchie console contro i 13,8 milioni delle nuove.
L'analisi di Gartner ha il limite di restringere il campo alle sole console da tavolo escludendo quelle portatili. Un errore visto che proprio da Psp e Nintendo Ds sono arrivati cifre importanti di vendita per il mercato. In più, in particolare da Nintendo con titoli come Nintendogs (che hanno costi di sviluppo più bassi) è arrivata quella espansione del mercato verso altri target (le ragazzine per esempio) più difficile da realizzare con le console da tavolo. Inoltre, non bisogna sottovalutare il ruolo di Wii che più che sulla potenza della macchina ha puntato sull'innovazione di prodotto che fino a oggi permette a Nintendo di raccogliere ottimi risultati. Forse innovazione e mobilità sono il futuro dei videogiochi.
Luigi Ferro
500 Première, l'evento online che mostrava le prime immagini ufficiali della nuova Fiat 500 sul sito www.fiat500.com, è stato visto da 15.462 utenti web. La redemption è stata del 30,9%. La piattaforma multimediale interattiva realizzata e sviluppata dall’agenzia Arc di Leo Burnett Group è riuscita a creare grande interesse da parte degli utenti web. Il progetto Fiat 500 Wants You ha ottenuto l’oro dal premio del Direct Marketing Italiano 'Freccia D’Oro'.
Via Pubblicità Italia
Il lato meno noto della grande guerra sulla televisione riguarda la sincronizzazione automatica dei canali sul telecomando. Poiché è difficilmente immaginabile che vi siano volonterosi o maniaci interessati a programmarsi manualmente più di 100 canali, è evidente che la questione della programmazione "dall’alto”, automatica e pilotata, del telecomando riveste un valore semplicemente stratosferico. E riguarda già da ora tutto il digitale terrestre, con particolare valenza per le due aree che già sono in area switch off (Sardegna e Valle d’Aosta), per quelle che sono ai nastri di partenza (Veneto, Sicilia, Toscana più le due province di Trento e Bolzano) e poi per tutto il Paese. L’associazione di tutte le emittenti, nazionali, regionali e locali, attraverso il coordinamento di DGTV presieduto da Piero De Chiara (Telecom) è arrivato alla quadratura del cerchio. Dal numero 1 al numero 9 del telecomando le nazionali. Nell’ordine noto, prima Rai, poi Mediaset, poi Telecom. Dal 10 al 15 le locali, tramite il ribaltamento pedissequo delle attuali graduatorie dei Corerat regionali. Dal 15 al cinquanta di nuovo le nazionali. Poi nuovamente le locali. I telecomandi dovranno poter sincronizzare automaticamente il numero delle emittenti attuali moltiplicato per 4/5. Infatti l’occupazione di banda di un canale digitale terrestre è mediamente un quinto dell’occupazione di banda di un singolo canale analogico. La guerra del telecomando, quindi, si concentrerà soprattutto nella fascia che va dalla numerazione 15 alla numerazione 50, dove la classificazione non potrà essere fatta per ascolti ma per gruppi editoriali o per multiplex. Andranno per primi quelli della Rai? E dentro i canali Rai anche i canali che troveranno ospitalità dentro i suoi due multiplex, secondo la direttiva che impone la cessione del 20 % della capacità trasmissiva (e che per la Rai si tradurrà nel 40 % del multiplex B, visto che il mulotiplex A per definizione sarà di puro servizio pubblico e quindi non frazionabile)? Siamo all’inizio delle grandi manovre. Ma il fatto che si stia decidendo di questioni così rilevanti (e che oggi l’indiscreto pubblica in anteprima) ci dice che il digitale terrestre comincia effettivamente a muovere dei passi veri verso l’attuazione.
Via Lillo Perri
Noto che spesso viene dato per scontato che il GM sia una iniziativa di Marketing necessariamente Low Cost. Anche se spesso è così, non è questa la base della tecnica.
L'idea dietro il Guerilla Marketing non è quella di spendere poco ma quella di amplificare il risultato. Sfruttare il potenziale dirompente dell'evento perchè i Mass Media lo riprendano e ne parlino al mondo – generando un potenzialedi comunicazione dal valore (monetario) estremamente elevato.
Infatti, se faccio un evento anche straordinario, ma colpisco solo 100 persone e nessuno riprende la notizia, non è che il mio business vada molto più lontano.
Potenzialmente anche i blog si prestano alla diffusione della notizia, ma è indubbio che vederlo al telegiornale in prime time, spesso il nostro GM fa tutto un altro effetto...
Un ottimo esempio, tratto dalla mia personale Hall of Fame: l'evento di Mini che ha piazzato le proprie automobili piantate sugli spalti come spettatori, all'interno dello stadio americano dove si giocava la partita del lunedì sera di Football, trasmessa in diretta dalla TV. Un evento di grande audience, un evento di grande budget, un colpo di mano spettacolare... ma non certo economico.
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