Nuovi modelli di business contro i pirati musicali
Nel 2008, quaranta miliardi di file musicali, il 95 per cento di tutti i download musicali, sono stati "piratati" dal web e condivisi sul web. Le cifre sono pubblicate dall'Ifpi (international federation of the phonographic industry), associazione industriale che riunisce più di 1400 etichette in 72 paesi del mondo. Tutto questo nonostante il lancio massiccio di piattaforme di musica digitale del tutto legale. Come dire, gratis piace sempre di più a uno zoccolo duro di imperterriti downloader.
A quanto pare, la pirateria impatta negativamente soprattutto sul repertorio di artisti locali; un fenomeno che assume caratteristiche rilevanti in Francia e in Spagna. Il tutto, si inserisce in un contesto di mercato che registra una crescita molto forte, intorno al 25%, del business della musica online, che porta il fatturato mondiale del mercato legale a 3,7 miliardi di dollari. Per la cronaca, si tratta in termini percentuali di ricavi maggiori realizzati dall'industria editoriale in generale. In questo senso, la musica è la frontiera della rivoluzione online e mobile.
Resta il danno grave che la pirateria arreca al mondo delle sette note. Quale la risposta del settore ai downloader incalliti? Più che puntare su misure repressive (che pure ci sono), l'industria discografica risponde con nuovi modelli di business, con l'obiettivo di offrire ai consumatori una scelta più ampia di servizi nuovi, realizzati con partner tecnologici di prima grandezza, la collaborazione con Isp e fornitori di banda larga, l'avvento di nuovi servizi in abbonamento (Music phone di Nokia, PlayNow plus di Sony Ericsson, per esempio), servizi à-la-carte music, il sorgere di nuovi canali. In questo contesto, non può che far bene l'avvento del web 2.0, con le sue reti sociali e i suoi blog.
di Pino Fondati su ILSOLE24ORE.COM
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