Microsoft e Google potrebbero avere un blog
dedicato, visto che ormai non passa quasi giorno nel quale non ci siano rumors
su qualche loro futura mossa. Questa anticipazione pubblicata da "La Stampa" è però clamorosa, perché segnerebbe la fine di un
matrimonio che all’epoca aveva fatto scalpore...
Cinque anni fa sembrava la fusione che avrebbe
dominato la scena mondiale delle comunicazioni: adesso la Time Warner sta
pensando di sbarazzarsi di America Online. La soluzione preferita sarebbe quella
di venderla alla Microsoft, ma non si esclude una cessione a Yahoo o Google.
(...)
La favola era cominciata nel 2000, quando proprio il
topolino aveva inghiottito l'elefante. America online non era esattamente
un'azienda minuscola, perché era il principale servizio per l'acceso ad internet
via telefono. Aveva oltre 26 milioni di clienti, che pagavano non solo per
accedere alla rete, ma anche per ricevere il suo contenuto esclusivo. Sembrava
la strada da seguire per le comunicazioni del futuro e il suo capo, Steve Case,
passava per il ragazzo prodigio della rivoluzione
digitale.
La Time Warner invece era un colosso dei contenuti,
con giornali tipo il settimanale Time, una delle più famose case
cinematografiche e discografiche al mondo, e in seguito anche la televisione di
notizie Cnn. Era l'azienda più grande e antica delle due, ma formalmente era
stata fagocitata da Aol perché il futuro si era preso in carica il
passato.
Sembrava un matrimonio voluto in cielo, come dicono
gli americani, perché avrebbe unito i contenuti al nuovo mezzo mediatico per
distribuirli. I film, gli articoli, le trasmissioni televisive della Time Warner
sarebbero arrivate in tutto il mondo, attraverso il collegamento ad internet
garantito da America online.
La tecnologia, però, fa brutti scherzi: proprio
quando pensi di averle messo il sale sulla coda, lei scappa via. Dal punto di
vista culturale, la fusione tra la nuova generazione di Aol e la vecchia di Time
Warner non aveva mai funzionato sul serio. Poco alla volta, però, aveva perso
anche la sua attrattiva economica. Il colosso dei contenuti, infatti, aveva
conservato tutta la sua forza, restando un punto di riferimento nel settore e
allargandosi anche alla fornitura dell'accesso ad internet con la banda
larga.
Il topolino della nuova tecnologia cibernetica,
invece, aveva progressivamente perso colpi, proprio perché il suo modello si era
inceppato. La gente si era stancata delle lunghe attese nei collegamenti
«dial-up», e i contenuti esclusivi di America online non erano più sufficienti a
trattenerla dalla corsa verso la banda larga e la libertà sconfinata di
internet.
La fusione aveva finito per bruciare circa 200 miliardi di dollari in
termini di valore delle azioni, cioè grosso modo il costo dei danni fatti
dall'uragano Katrina in Louisiana e Mississippi, tanto per capirsi. La testa di
Case era saltata e i dinosauri di Time Warener avevano ripreso il controllo
della sua compagnia. Adesso, però, stanno considerano l'ipotesi di sbarazzarsene
del tutto, come un corpo estraneo che non vedono l'ora di espellere.
(...)
La prima ipotesi sarebbe quella di cedere il 50%
delle azioni alla Microsoft, che poi gestirebbe l'impresa a metà con la Time
Warner, collegandola ai propri servizi.
La seconda, però, non esclude di passare la
mano integralmente alla concorrenza, girando tutta la proprietà a Yahoo oppure a
Google, che proprio in questi giorni sta rastrellando altri soldi sul mercato.
Comunque vada a finire, la bella favola di Aol sembra arrivata all'ultimo
capitolo.