Aspettando l’introduzione dell’ad blocker nativo di Chrome, uno studio di OnAudience.com ha disegnato il panorama del blocco pubblicitario a livello statunitense. Il risultato non è certo incoraggiante. Circa il 26% degli utenti americani utilizza uno strumento che scherma la pubblicità, un numero in crescita se paragonato al 22% del 2016. Un aumento che ha portato gli editori a veder evaporare guadagni per oltre 15,8 miliardi di dollari, ben 4,8 in più dello scorso anno, in un mercato – quello della display – che negli States vale 45 miliardi di dollari.
Ad blocking worldwide
A livello internazionale, il dato è ancora più forte. Le revenue mancate a causa degli ad blocker raggiunge i 42 miliardi di dollari, un numero molto più alto dei 28 miliardi del 2016. Nei due anni, la display globale vale rispettivamente 100 e 84 miliardi di dollari. Un rapporto di eMarketer dello scorso marzo raccontava una situazione leggermente migliore, con un’adozione di strumenti di blocco adv in USA pari al 28% da desktop e 11,8% su mobile.
La situazione europea
È l’Europa, però, l’area geografica che più apprezza i software di ad blocking, segnando una penetrazione del 32%. Nello specifico, la Polonia è il paese in cui la pervasione è più pesante (46%), seguita da Grecia e Norvegia (42%), Germania (41%), Danimarca (40%), Olanda, UK e Irlanda (tutte e tre a 39%).
Il resto del mondo
Il Giappone registra tassi di utilizzo pari a quelli americani (26%), mentre nell’America Latina le percentuali si abbassano drasticamente. Il Paraguay è il paese con il più basso utilizzo (5%), seguito da Peru (13%) e Venezuela (10%).