Audience Engagement, Social Selling: queste le keyword assegnateci, come #Takeaways da assimilare e porre in esercizio subito nel nostro lavoro quotidiano, da due contributi usciti freschi freschi questa settimana sul panorama internazionale. «Compiti a casa» con tematiche così ricche, da richiedere però riflessione ed elaborazione, prima di poter essere adeguatamente digerite.
«Increasing Audience Engagement Key Objective in Social Media Marketing», ci dice subito eMarketer, riportando uno studio condotto da Ascend2 nel mese di ottobre su «quali siano ad oggi gli obiettivi più importanti di una strategia di» – chiamiamolo così, non proprio correttamente, lo sappiamo – «social media marketing». Il KPI più importante? L’accrescimento dell’«audience engagement», ritenuta dai marketers finalmente, si direbbe, l’obiettivo principale, più urgente e di maggior peso rispetto alla «brand awareness».
Chiariamo. La conoscenza, la diffusione del marchio non ha necessariamente il significato quantitativo di un mero «purché se ne parli», di una popolarità fine a se stessa: bensì anche, e ormai forse soprattutto, quello qualitativo di un’immagine comunicata in modo tale che il cliente possa dire «Ti amo, mi piaci, ti compro». Non a caso resta decisiva. Nella classifica mondiale redatta da Ascend2, compare al secondo posto, ricercata dal 54% degli intervistati.
Primo obiettivo strategico in ogni caso, al 64% (quasi i due terzi dei partecipanti allo studio), l’innalzamento schiettamente qualitativo della conoscenza del brand in termini di engagement, della sua capacità di generare relazioni, dialoghi, coinvolgimento positivo col proprio network. Conversazioni social – da intendersi a 360 gradi oggi, nel mondo iper-connesso dell’#IoT, ma anche del “caro vecchio passaparola”, ora più che mai primo fattore nell’innesco all’acquisto. Un panorama dove passato e futuro si fondono: che i mercati siano «conversazioni» non lo scopriamo certo oggi.
Oggi però accade che anche da noi si presti più attenzione a quell’«acqua calda» che forse da sempre c’è e vale, ma andava solo «scoperta», o riscoperta. Che il marketing – il processo di vendita – siano guidati non più, o non tanto, dalla corsa all’offerta ribassata, al deal stracciato «solo-per-nuovi-clienti» – ché ormai la prima cosa cui tanti pensano è: «Ok, dove sta la fregatura?». Non tanto dunque da una lead generation avulsa dal resto del processo, nella candida e beata dimenticanza dei clienti già acquisiti, vecchi e fedeli – almeno sinora. Proprio questa compare infatti solo al terzo posto, col 41% dei consensi. Importante: ma in un marketing-mix.
Sempre più centrale, nel New Marketing di fine decennio, appare il Social Engagement: il Social-Selling, col dito puntato sul carattere decisivo del fattore social più che sul selling.
Ecco «perché dovresti rendere il Social Selling parte della tua strategia di Lead Generation», come ricorda – venendo al secondo contributo – Claire Trévien in un articolo originariamente pubblicato su Passle e poi ripreso da Business 2 Community. Utilità del social non solo dunque per il customer care; non solo dunque per i customers già tali. La sua utilità è piuttosto ribadita qui anche per la lead generation, per le nuove acquisizioni: da aggiudicarsi evidentemente – anche, o forse anzitutto – a colpi di fiducia, di dimostrazioni del trust che si può riporre nel brand.
La gente oggi ha bisogno di sentirsi rassicurata: deve fidarsi, potersi affidare all’azienda per i cui prodotti o servizi sceglie di pagare. Per la qualità sborserà anche di più. Ma quella dev’esserci. «Build trust», si ricorda. E la sua costruzione passa anche per un rapporto con i miei contatti, ove sia in grado di metter in gioco tutto me stesso per fornire un prodotto che sia davvero utile, che soddisfi in, ogni esigenza: umana, emotiva, emozionale in primis. «La gente si fida sempre più delle persone che delle compagnie», scrive Trévien. «Investendo una parte di te stesso», della tua persona, «nel processo, costruirai un rapporto reale coi tuoi prospect», cementandolo per il futuro, rendendolo stabile nel lungo periodo.
Quali sono allora le chiavi del New Marketing, di questo New Business Model che ci viene incontro – pur essendo appunto forse, in realtà, presente e operante da anni ormai? Customer Experience, Passaparola – «Word of Mouth» come «World of Mouth», una «parola-della-bocca» con potenziale valore di diffusione a livello mondiale – e Social CRM, Social Customer Relationship Management. Solo in questo circolo virtuoso, il cliente può esser realmente invogliato a divenire nostro cliente o, per chi già lo è, fidelizzato a restar tale, magari migliorando anche il proprio «valore economico». Obiettivo dev’essere che il cliente continui – o inizi – a comprare, a far comprare da amici e conoscenti dopo accorta recommendation, e non si trovi mai nelle condizioni di restar insoddisfatto o scontento se malauguratamente inciampa il qualche problema, per cui richiede la nostra assistenza. Un circuito che non può permettersi mai di esser vizioso e che «entro il 2020», come ricorda Jay Baer – diverrà più importante del prezzo»: se non lo è già.
Social Selling come Social Engagement: questa la sintesi delle nostre 3 keywords – il digital trend del New Marketing, proprio alle soglie del 2016. Stop Social-Selling se l’accento è posto sul selling, sul voler vendere a ogni costo via web e social media. Focus sul social, sul fattore chiave delle relazioni sociali: sul Social Helping, Social Engagement quale principio del successo, anche e in specie in termini finanziari.
La radice di questo, più profonda e originaria? In un hashtag: #SellHelp: «Vuoi vendere? Aiuta!». Vuoi avere successo nel marketing, nelle vendite, nel business? «Aiuta»: metti il cliente al centro: come persona, amico, non ticket da gestire. Sii utile: venderai. Offri al tuo cliente qualcosa che gli serva davvero, in un momento di difficoltà – seria o più “leggera e frivola” che sia: faranno la fila alla tua porta per comprarlo. Il ROI è Responsabilità: consiste nel quanto e quanto a lungo tu sia responsabile, quanto tu metta il cuore e tutto te stesso nell’aiutare, soddisfare ogni esigenza del cliente-amico, dalle più serie a quelle più “leggere”. Mostrandoti come sei, senza trucchetti, finzioni: In cui io possa riporre la mia fiducia, sentendoti vicino.
Autenticità, affidabilità e fiducia, amicizia, awareness del brand qualitativamente impeccabile: «4 A» per indicare come le aziende devono essere e mostrarsi online e offline per ottenere il business: oggi più che mai, in tempi di crisi e resilienza.
Via Tech Economy