Le modalità di pagamento attraverso device mobili hanno subito una brusca ed esponenziale accelerata nel corso degli utlimi mesi, anche grazie al ruolo dei Top Player del mercato digitale e nello specifico grazie ad Apple, Google ed Amazon. Le ricerche di settore hanno dimostrato l’esistenza di questa continua crescita in termini numerici che non può essere ignorata: per Juniper, 516 milioni di utenti useranno Mobile Payment tramite tecnologia NFC (Near Field Communication) entro il 2019; secondo Accenture negli Stati Uniti il 40% dei consumatori utilizza il mobile payment nei negozi; per Adyen il 23,3% delle transazioni online avviene tramite dispositovo mobile e l’Europa si attesta come primo mercato.
Le possibilità offerte dal Mobile Payment stanno crescendo e penetrando il mercato, ma la sua tecnologia di prossimità NFC non è nuova e molte soluzioni sono già state trovate da anni per il remote payment (la possibilità di pagare da remoto tramite telefono senza la componente di prossimità), come dimostra benissimo M-Pesa: servizio di micro-finanziamento e di trasferimento di denaro che nasce in Kenya e che funziona attraverso i telefoni cellulari in remoto, ampiamente diffuso nei paesi in via di sviluppo.
Se dal punto di vista tecnologico (uso dei dati biometrici di Apple, a parte) non ci troviamo di fronte ad una rivoluzione, cos’è ad essere cambiato? Il punto determinante è l’educazione del mercato di riferimento da parte dei Top Player: esattamente quello che stanno facendo Apple, Google e Amazon in misure e modalità differenti.
Google: l’E-Wallet e la disintermediazione tecnologica dalle Telco
Il colosso di Mountain View nel settore dei pagamenti digitali ha deciso di operare in due settori ben precisi: l’innovazione dal punto di vista ingegneristico dei device mobili; il ruolo di intermediazione finanziaria con MasterCard.
Il primo aspetto si concentra soprattutto con la volontà di voler escludere le telco dal processo del Mobile Payment. Google ha lavorato in questo senso riuscendo ad implementare supporti tecnologici, sviluppati da varie startup, per escludere la “SIM” come elemento obbligatorio nel proccesso di pagamento: come riporta Pagamenti Digitali, “Google (il 14 Aprile 2014, ndr) ha annunciato di supportare nella nuova versione del proprio sistema operativo (Android 4.4 KitKat), una funzione che permette di gestire transazioni NFC sicure, tramite l’adozione di HCE (Host Card Emulation), un’architettura aperta su cui è possibile sviluppare soluzioni applicative che emulano una carta di pagamento, senza la necessità di ricorrere ad un Secure Element disponibile sul telefonino. Con l’HCE è dunque possibile (almeno potenzialmente) affrancarsi dall’operatore di rete mobile, semplificando la gestione del ciclo di vita di un’applicazione NFC”.
Google ha avviato il proprio sistema di pagamento in mobilità tamite NFC (ma anche in modalità da remoto) attraverso il suo Google Wallet: il sistema funziona attraverso un conto MasterCard che viene automaticamente creato al momento dell’iscrizione; non ci sono costi per le transazioni (a parte quelli eventuali di MasterCard) e la revenue di Google è riportata così sul sito ufficiale: “se vuoi mandare denaro o aggiungere credito al tuo Wallet Balance con carta di credito o debit card (bancomat, ndr) c’è una piccola tassa del 2,9%, ricevere denaro però è sempre gratis”. I lati negativi dell’applicazione sono il fatto che richiede l’inserimento di un PIN nel momento della transazione, rendendo lungo il tempo per il processo d’acquisto (ma sempre inferiore rispetto all’uso classico di una carta di credito) e che funziona solo con alcuni device che montano Android.
Apple: il ruolo dell’educatore, dati biometrici e fee per ogni transazione
L’azienda di Cupertino ha deciso di porsi in altra ottica: abbiamo già accennato al ruolo di educatore del mercato da parte di Apple, lanciando il servizio in modo talmente potente da rendere gli utenti potenziali ad incuriosirsi sulle modalità di mobile payment tramite NFC. Secondo le parole di Tim Cook riportate da The Verge, Apple è attualmente leader nei pagamenti contactless, “una cifra superiore al totale di tutti gli altri player”. Entro 72 ore dal lancio, sembra che Apple abbia attivato un milione di carte di credito, una cifra certamente non trascurabile.
La tecnologia di Apple funziona in modo differente da quella di Google. I nuovi device I-Phone 6 e I-Phone 6 Plus, gli ultimi I-Pad e i prossimi Apple Watch, integrano un sistema per il riconoscimento dei dati biometrici provenienti dalle impronte digitali: nessun numero di carta memorizzato, nessun pin da inserire per sbloccare la transazione, solo l’uso delle dita. Quest’ultimo aspetto è particolarmente rilevante per due motivi: senza dover inserire il pin, il processo di vendita e di pagamento in store risulta estremamente veloce, riducendo notevolmente le code; gli hacker non potranno “rubare” i dati delle carte perché non sono memorizzati da nessuna parte e anche se qualcuno rubasse il device, bisognerebbe possedere anche le impronte digitali del proprietario.
Anche il modello di business è molto diverso da quello di Google: secondo fonti del Financial Times, “15 centesimi per ogni 100 dollari di transazioni andranno ad Apple, secondo due fonti che hanno familiarità con i termini del contratto che non sono pubblici. Si tratta di un accordo senza precedenti, che concede ad Apple una quota che rivali come Google non ottengono per i medesimi servizi”.
Amazon: il business del mobile payment dal punto di vista dei venditori
Anche Amazon si è di recente lanciata all’interno del mercato del Mobile Payment attraverso il proprio Mobile POS: Amazon Local Register, dispinibile in USA dal 19 agosto. Si tratta di un dispositivo che permette di accettare carte di credito e bancomat: costa 10 euro e si collega ai device mobili attraverso l’ingresso degli auricolari presente sui dispositivi. La app di Amazon dedicata permette l’accettazione e la convalida del pagamento entro un giorno lavorativo dall’avvenuta transazione.
Come riporta Wired, Amazon sta tentando di battere la concorrenza già presente sul mercato attraverso una fee molto più bassa: “per risultare vincente sui suoi competitor Square e PayPal, già piuttosto diffusi negli Stati Uniti, il colosso del commercio elettronico ha deciso di promuovere il suo prodotto ad una condizione molto vantaggiosa: per coloro che creeranno un account su Amazon Local Register prima del 31 ottobre, la commissione sul pagamento sarà di 1, 75 dollari fino al primo gennaio 2016. In caso contrario, questa sarà invece del 2,5% (comunque inferiore rispetto al 2,7% di PayPal e al 2,75% di Square). Inoltre, il lettore potrà essere arricchito con altri accessori sempre forniti da Amazon, dal registratore di cassa alla stampante per scontrini e ricevute.”
Come si è visto, Apple, Google e Amazon stanno aggredendo il mercato, in alcuni casi lo stanno cambiando (anche dal lato delle tecnologie), ma soprattutto lo stanno educando ai propri servizi e ai propri prodotti: la loro vittoria sta nella loro capacità di essere sempre stati portatori di innovazione. Il rapporto tra player innovativi come Apple, Google e Amazon e aziende dalle caratteristiche più tradizionali, come le banche e le telco, sarà impegnativo ma potrà portare anche enormi vantaggi sia per le aziende stesse che per gli utenti.
Via Tech Economy