La nuova vita degli artisti sui social: ecco come la digitalizzazione ha cambiato l’arte
Dalle poesie pubblicate su Facebook agli scatti d'autore che fanno impazzire Instagram, fino ai filmati di visual art che si possono trovare su Vine: i social network sono un terreno fertile per una nuova generazione di artisti che pensa, crea e distribuisce interamente nel mondo digitale. Si tratta di creativi 2.0 che nella rete hanno trovato non solo una popolarità globale ma, soprattutto, nuove forme di business. Basta indagare la vicenda del trentaquattrenne newyorchese Daniel Arnold che secondo il magazine online «Gawker» è il miglior fotografo che si possa trovare su Instagram. I suoi scatti sono finiti dalla rete alla tipografia e venduti per 15mila dollari l'uno, Vogue America lo ha voluto come reporter ufficiale nelle feste più esclusive dell'ultima settimana della moda a Parigi. Arnold ha messo da parte la sua costosa macchina fotografica per lavorare con la lente digitale di un iPhone, ha abbandonato i costosi set di moda per farsi consumare le suole dalle strade della Grande Mela. «Lavoravo come assistente in uno studio di Manhattan – racconta il giovane artista –, da un giorno all'altro ho cominciato a pubblicare in rete ritratti di newyorkesi incontrati per caso lungo la Quinta Strada, erano per lo più barboni e immigrati di prima generazione ma la poesia dei loro volti mi è valsa un buon successo sui social network». Oggi Daniel vanta oltre 70mila seguaci su Instagram, la rivista «Wired» lo ha definito il «Paparazzo degli sconosciuti» e tra un post e l'altro si prepara a condividere il database del suo smartphone attraverso una mostra in una delle gallerie più famose di Londra.
C'è poi chi come Teju Cole è riuscito persino a far interagire la propria arte con gli utenti della rete. Questo scrittore trentanovenne invece di andare alla ricerca di una casa editrice, ha deciso di condividere «Hafiz», il suo terzo romanzo, in rete. Un racconto di fantascienza si è trasformato in un esperimento social che ha coinvolto oltre 1.500 utenti. Cole ha infatti inviato privatamente a ognuno dei suoi follower Twitter una frase del suo romanzo chiedendo di pubblicarla sul social network di Jack Dorsey. L'autore ha poi messo insieme i singoli cinguettii ritwittandoli nell'ordine del romanzo originale. «È stato come una caccia al tesoro – confessa Cole –, ci sono volute oltre quattro settimane prima che venissero pubblicate tutte le parti della storia, più saliva l'attesa più le persone mi esortavano a non lasciare il racconto in sospeso». Certo l'artista avrebbe potuto pubblicare direttamente sulla propria timeline il romanzo 140 caratteri alla volta, ma l'effetto non sarebbe stato lo stesso. «Il risultato è quasi una scrittura collettiva – dice Teju –, una frase è stata twittata da un amico che vive a Singapore, quella successiva da mia sorella a Los Angeles». Anche per questo l'hashtag #Hafiz è rimasta nel ranking Twitter per oltre una settimana e l'opera è arrivata nelle librerie con una scia di oltre 50mila lettori che ne avevano già sentito parlare in rete.
Per oltre tredici anni Meagan Cignoli ha cercato di portare le sue opere d'arte visiva nei musei di tutto il mondo. All'ennesimo rifiuto la decisione è arrivata in modo spontaneo: smettere con la distribuzione tradizionale e pubblicare le proprie animazioni artistiche sul web. La piattaforma scelta è stata Vine, il software per condividere filmati di sei secondi di cui Twitter è proprietario. «Il successo è stato immediato – dice Meagan –, solo con i primi video ho collezionato più visualizzazioni di quanti sono i visitatori di una grande fiera d'arte». Dalla rete il successo si è espanso nel mondo reale e oggi questa artista trentenne continua a produrre mini-filmati come direttrice di un'agenzia che da lavoro a 8 giovani creativi. «Lo spirito è rimasto sempre lo stesso – dice Cignoli –, ossia creare video animati dalla forte impronta artistica, solo che oggi anziché farli gratis li realizzo per campagne pubblicitarie di aziende come Puma ed eBay».
Una storia simile è quella di Eddie Rossetti, giovane studente di design che dopo un master in disegno del prodotto ha deciso di condividere su Pinterest il suo portfolio. Grazie all'applicazione inventata da Ben Silbermann, che nel 2013 ha dichiarato di aver incrementato le proprie iscrizioni del 50%, Rossetti ha conquistato l'attenzione e i complimenti di oltre 82mila follower. «La popolarità è arrivata con una linea di camice da uomo disegnata a partire da vecchi ritagli di giornali – racconta il giovane originario del Connecticut –. Le grandi riviste di moda hanno notato il movimento che si era creato attorno al mio profilo e mi hanno inserito nelle loro rassegne». Tra i fan di Ben ci sono tutte le più grandi case di abbigliamento del mondo, dalla spagnola Zara con la quale è nata anche una collaborazione agli italiani Versace e Ferragamo. «Con o senza social il processo creativo rimane lo stesso – dice il disegnatore –. Il lavoro di ricerca e di analisi è rimasto invariato rispetto a venti anni fa, quello che cambia è l'effetto che si ottiene condividendo in rete un'idea. Oggi si è in grado non solo di distribuire un prodotto ma anche di riceverne in tempo reale le reazioni del pubblico, quindi anche di cambiare direzione se necessario».
Via IlSole24Ore.com
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