Segnali forti e chiari per i pagamenti contactless italiani: a muoversi, i provider delle telco in partnership con i gruppi bancari. Da un lato è Telecom ad accordarsi con Visa, dall’altro c’è Vodafone che si allea con Intesa San Paolo. L’obiettivo? Favorire la curva crescente dei clienti dotati di smartphone Nfc che ancora non chiedono di usare l’rfid nel loro telefonino. Rispetto al resto dell’Europa siamo in testa nell’uso degli smartphone ma siamo in coda nell’uso dei pagamenti elettronici. L’87% degli italiani preferisce usare il contante, ma quell’Nfc integrato nel telefonino ci porterà presto a utilizzare i pagamenti contacless prima di quanto non si possa pensare.
Smartphone Nfc significa un target potenziale da servire attraverso una rosa di servizi più ampia e versatile: ecco il motivo per cui Telecom Italia e Visa Europe hanno annunciato un accordo per spingere il sistema dei pagamenti contactless finalizzato per ora a importi fino a 25 euro senza pin (per importi superiori con il pin), così da puntare alla comodità per vincere la resistenza tutta italiana alla dematerializzazione del denaro. L’accordo prevede che i servizi di mobile payment di Visa Europe saranno offerti al portafoglio di oltre 31 milioni di clienti Tim. Dopo un progetto pilota su Milano, i due provider hanno deciso di estendere i pagamenti contactless via smartphone a tutti i pos europei. Vero è che oggi solo il 10% dei Pos italiani accetta i pagamenti contactless (170mila Pos operativi) ma il Politecnico sostiene che già l’anno prossimo il parco esercenti dotati di Pos Nfc oscillerà tra 405mila e 610mila. Per aggiungere un moltiplicatore Tim provvederà a installare terminali Nfc nei propri punti vendita dislocati in Italia. La carta Visa cobrandizzata Tim e realizzata in partnership con Intesa Sanpaolo, sarà disponibile nel 2014 ai clienti Tim dotati smartphone Nfc ed è sviluppata con gli stessi standard di sicurezza che caratterizzano i pagamenti Visa contactless. Intesa Sanpaolo ha aperto anche a Vodafone per incentivare i negozianti italiani ad accettare carte di debito, credito e bancomat sempre per piccoli importi. Il target rimane il consumatore smartphone dotato, ma questa volta il servizio si concentra su una app per cellulari intelligenti e tablet che consentirà pagamenti contactless funzionando tramite un Pos che si collega a smartphone e tablet in modalità bluetooth. Il pos mobile Move and Pay Business è un piccolo lettore certificato ai massimi livelli di sicurezza da Visa, MasterCard e Consorzio Bancomat. Dopo aver scaricato gratuitamente un’applicazione Android oppure iOs, consente di ricevere pagamenti in pochi passaggi, esattamente come gli apparecchi Pos presenti nei negozi. L’obbiettivo è riuscire a coinvolgere almeno un milione di partite Iva che ancora non hanno un Pos per un ammontare delle transazioni stimato nell’ordine dei 90 miliardi di euro.
Per indagare però come il consumatore medio italiano si comporta con questi nuovi prodotti abbiamo interpellato Nicola Pellegrini, amministratore unico della Smart Research, società che opera in Italia dal 2008 ed è specializzata nelle ricerche via web utilizzando una tecnica di reclutamento esclusiva che non remunera i rispendenti. “Spesso si sente parlare di multicanalità nel mondo bancario ma poi si tende a fondere i pagamenti con la monetica e si esclude di conseguenza con grande rapidità, e forse un po’ di superficialità, il mobile come strumenti ad alto potenziale. La ricerca che abbiamo condotto dimostra che non è così. Con la giusta cautela e gli strumenti adatti il mobile può diventare, anche in tempi brevi, un grande strumento di diffusione della monetica”.
Smart Research ha condotto la ricerca Lo smartphone e le sue potenzialità come strumento finanziario: la prima parte è stata condotta nel mese di settembre 2010, la seconda nel mese di marzo 2011, la terza nel novembre 2011, la quarta si è conclusa a marzo 2012, la quinta a marzo 2013 fino ad arrivare a quella attuale, conclusa ai primi di novembre 2013. Il campione, per ciascuna parte di ricerca è stato di oltre mille casi rappresentativo della popolazione italiana dai 18 ai 64 anni. L’analisi temporale dei risultati dell’indagine mostra una significativa crescita percentuale dei possessori di smartphone tra settembre 2010 e novembre 2013. Leggendo la serie storica delle rilevazioni tra il 2011 e 2013 c’è stato un forte incremento della penetrazione degli smartphone e della frequenza di collegamento: fino a prima del novembre 2011 la principale resistenza degli utenti verso questo device erano i costi poco chiari e elevati di connessione. Da allora le tariffe per la navigazione si sono notevolmente ridotte permettendo lo sviluppo sia degli smartphone che della frequenza di connessione. Complessivamente (tra connessioni solo sim, wifi ed entrambe) sono il 95% degli intervistati coloro che avendo una smartphone si collegano a internet, mentre i possessori di tablet sono oggi quasi il 40% della popolazione interpellata. Altro dato interessante è che circa il 36,2%% di chi non ha un tablet, dichiara di avere intenzione di acquistarlo entro un anno. In contemporanea la quasi totalità del campione (95,2%) possiede almeno una carta di pagamento. Il dato interessante, al di là della presenza più evidente della carta di debito, è la percentuale di carte prepagate e ricaricabili che raggiungono una quota molto vicina alle carte di credito tradizionali.
E’ consolidata l’abitudine a fare acquisti online per circa la metà dei possessori di pc. La resistenza all’utilizzo dell’e-shopping è rappresentato sostanzialmente, per l’altra metà del campione, da problematiche relative alla sicurezza dello strumento. E’ invece ancora una quota ridotta quella dei possessori che utilizzano lo smartphone (17%) per compiere acquisti in rete. Sembrerebbe motivata da una mancanza di adeguatezza dello strumento a fronte di un generico interesse, il primo motivo di resistenza agli acquisti. Mentre la sicurezza è ancora un fatto rilevante per oltre il 35% dei possessori. Infine rispetto ai possessori di smartphone, chi possiede un tablet ha una propensione maggiore a utilizzarlo per fare acquisti (25%). In sintesi ad oggi solo il computer è considerato lo strumento più idoneo per fare acquisti online e avere rapporti di pagamento con la banca. Le resistenze verso la mobilità derivano da una percezione di questi strumenti come poco adatti per certe attività.
Entrando nello specifico delle attivà mobile legate alla gestione monetaria, la metà del campione è a conoscenza del fatto che la propria banca offre la possibilità di fare pagamenti con cellulare e tablet, e al momento un quarto degli intervistati ammette di fare operazioni bancarie con questi strumenti. Si rileva una buona propensione alla operatività in remoto, il pc viene preferito allo smartphone come strumento operativo. Alta potenzialità presenta la possibilità di effettuare pagamenti con lo smartphone tramite Pos , sia nell’area dell’interesse che in quelle della semplice curiosità, mentre solo il 7% è scettico in merito a questa funzione. Da questo dato si evidenzia la necessità di un maggiore impulso in comunicazione da parte degli operatori per aumentare la base degli interessati rispetto a chi solo è incuriosito. Uno degli aspetti della ricerca che ha più sorpreso riguarda la soglia massima degli importi che un consumatore pagherebbe con smartphone. Circa la metà del campione ritiene infatti che la spesa potrebbe essere superiore ai 15 euro, quindi oltre il limite di un ipotetico micropagamento. Dati alla mano diffusi da Eustat, comunque già a metà del 2013 i pagamenti elettronici sono cresciuti del 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (da 288 a 329 milioni). Manteniamo una media bassa, rispetto ai colleghi europei: 31 operazioni annue pro capite contro le 175 dell’Inghilterra, le 140 della Francia o le 54 della Germania.
Via Quo Media