Molti esperti considerano questo processo, cominciato molti decenni fa, ineluttabile. Nel 1948, quando le major di Hollywood traevano il 100 per cento dei profitti dalle vendite al botteghino, oltre il 60 per cento degli americani andava al cinema almeno una volta alla settimana. Ora ci va il 9 per cento. Da allora almeno un paio di rivoluzioni tecnologiche hanno fatto cambiare le abitudini dei consumatori e il peso delle sale nell'economia di Hollywood è diventato sempre più marginale. Oggi, a livello mondiale, gli incassi dei cinema rappresentano solo il 14 per cento del fatturato delle major. Ma se restiamo negli Stati Uniti, che anticipano sempre questi processi, il botteghino contribuisce solo per il 7,4 per cento agli incassi di un film. Il rimanente 92,6 per cento viene da altre fonti: dai diritti per la trasmissione tv e soprattutto dalle vendite dei dvd, che rappresentano ormai il 59 per cento della torta e sono in crescita. Questi dati sono la rappresentazione statistica di un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti: nell'ultimo mezzo secolo il business del cinema si è trasferito quasi interamente nei salotti di casa. Il grande schermo, pur importante nell'immaginario collettivo, è sempre più marginale nelle casse dei produttori.
D'altra parte una famiglia americana di quattro persone che va al cinema spende circa 40 dollari di biglietti e almeno altri 20 di pop corn e Coca-Cola. Con la stessa cifra si comprano due o tre dvd appena pubblicati o, in alternativa, se ne affittano una decina per una sera.
Conservare il primato delle sale cinematografiche, agli occhi degli uomini di finanza, appare sempre più un lusso, una concessione al mito sentimentale del grande schermo, la tecnologia che ha visto nascere il cinema e che ha alimentato l'immaginario collettivo per un secolo. Ma i dati economici portano in un'altra direzione. Oggi un dvd viene messo in vendita tra i 20 e i 30 dollari, mentre il costo di produzione è di circa 1,85 dollari. Se si pensa che 'Gli incredibili' ha venduto 17,7 milioni di copie si può capire quali profitti riescano a macinare le major grazie a questo canale distributivo che è ormai diventato capillare e si è esteso ben oltre i banconi di Blockbuster per raggiungere quelli dei supermercati Wal Mart, ormai diventati il più importante canale di vendita di film, e delle grande catene di librerie come Barnes & Noble.
Dennis McAlpine, direttore della McAlpine Associates LLC, sostiene che si tratta di un processo inarrestabile: ¨La percentuale di reddito che gli americani dedicano agli spettacoli - includendo tutti i media - è costante da trent'anni. Naturalmente, essendo il reddito medio aumentato, è cresciuta anche la spesa complessiva. Ma la redistribuzione della spesa è cambiata in modo radicale. E i cinematografi sono i più penalizzati¨.
Nei primi tre mesi del 2005 le vendite dei dvd hanno portato 5,67 miliardi di dollari nelle casse delle major, con una crescita del 28 per cento rispetto al 2004. Lanciare contemporaneamente il film al cinema e sul bancone dei negozi consente di risparmiare una campagna di marketing, che spesso vale centinaia di milioni di dollari. Anche il predominio dei dvd è destinato a non durare in eterno. Come è già accaduto per i cd musicali, anche i dvd presto lasceranno il passo ai nuovi servizi che consentono di scaricare i film da Internet.
A questo punto per le sale cinematografiche la sorte sembra segnata. Resta da capire se la scelta sarà affrontata in modo radicale nei prossimi mesi o sarà centellinata nei prossimi anni. Non è detto che i dirigenti delle major siano pronti a condannare a morte la maggioranza dei grandi schermi. Anche loro vanno al cinema con la famiglia. E vedere un film nel salotto di casa non è proprio la stessa cosa.