Sale chiuse per dvd
L'Espresso - 21/10/2005
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Può esistere il cinema senza i cinematografi? La domanda sembra oziosa, ma a Hollywood se ne discute accanitamente da quando, alcune settimane fa, Robert Iger, neo presidente della Walt Disney, se ne è uscito con un'idea che ha scatenato un fiume di polemiche. In un discorso a Wall Street, Iger ha detto che, per aumentare i profitti, cambierà i tempi di uscita dei film, eliminando la 'finestra' di parecchi mesi che fino a oggi ha separato il lancio nelle sale da quello dei dvd. Iger voleva rassicurare il mondo della finanza, preoccupato dal calo nella vendita dei biglietti durante la stagione estiva. Così ha promesso: ¨Non credo sia assurdo pensare di lanciare i dvd contemporaneamente all'uscita dei film nelle sale¨.

Mentre Disney riflette sulla sua nuova strategia, un'altra casa produttrice di Hollywood, la 2929, ha deciso di fare il grande salto: 'Bubble', una storia di misteri in una piccola cittadina dell'Ohio, sarà il primo film diffuso contemporaneamente nelle sale, sulle pay-tv e nei negozi di dvd. Todd Wagner, chief executive di 2929, spiega la scelta dicendo semplicemente che ¨il cinema sta entrando nell'era digitale¨.

La proposta della Walt Disney e la mossa di Wagner stanno gelando il sangue nelle vene dei proprietari dei cinema che temono una catastrofe economica e la chiusura di migliaia di sale. John Fithian, presidente dell'Associazione nazionale della categoria, dice: ¨Per noi è una minaccia di morte. E per le major si tratta di una strategia miope: fino a oggi, lanciando i film nei cinematografi, gli studios hanno massimizzato la pubblicità e fatto crescere la vendita dei dvd. Che ne sarebbe di un cinema senza grandi schermi, visto nel chiuso del soggiorno di casa?¨.

Già oggi le sale cinematografiche sono un business a rischio. La vendita dei biglietti non basta neppure a pagare le spese fisse, i dipendenti e l'affitto dei locali. Oggi i gestori riescono a stare in piedi solo grazie ai soldi incassati con i pop-corn, da cui si ricavano il 90 per cento di profitti sul prezzo di vendita. Ma se, anticipando l'uscita dei dvd, ci sarà un'ulteriore riduzione degli spettatori, è certo che le sale saranno decimate.



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Molti esperti considerano questo processo, cominciato molti decenni fa, ineluttabile. Nel 1948, quando le major di Hollywood traevano il 100 per cento dei profitti dalle vendite al botteghino, oltre il 60 per cento degli americani andava al cinema almeno una volta alla settimana. Ora ci va il 9 per cento. Da allora almeno un paio di rivoluzioni tecnologiche hanno fatto cambiare le abitudini dei consumatori e il peso delle sale nell'economia di Hollywood è diventato sempre più marginale. Oggi, a livello mondiale, gli incassi dei cinema rappresentano solo il 14 per cento del fatturato delle major. Ma se restiamo negli Stati Uniti, che anticipano sempre questi processi, il botteghino contribuisce solo per il 7,4 per cento agli incassi di un film. Il rimanente 92,6 per cento viene da altre fonti: dai diritti per la trasmissione tv e soprattutto dalle vendite dei dvd, che rappresentano ormai il 59 per cento della torta e sono in crescita. Questi dati sono la rappresentazione statistica di un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti: nell'ultimo mezzo secolo il business del cinema si è trasferito quasi interamente nei salotti di casa. Il grande schermo, pur importante nell'immaginario collettivo, è sempre più marginale nelle casse dei produttori.

D'altra parte una famiglia americana di quattro persone che va al cinema spende circa 40 dollari di biglietti e almeno altri 20 di pop corn e Coca-Cola. Con la stessa cifra si comprano due o tre dvd appena pubblicati o, in alternativa, se ne affittano una decina per una sera.

Conservare il primato delle sale cinematografiche, agli occhi degli uomini di finanza, appare sempre più un lusso, una concessione al mito sentimentale del grande schermo, la tecnologia che ha visto nascere il cinema e che ha alimentato l'immaginario collettivo per un secolo. Ma i dati economici portano in un'altra direzione. Oggi un dvd viene messo in vendita tra i 20 e i 30 dollari, mentre il costo di produzione è di circa 1,85 dollari. Se si pensa che 'Gli incredibili' ha venduto 17,7 milioni di copie si può capire quali profitti riescano a macinare le major grazie a questo canale distributivo che è ormai diventato capillare e si è esteso ben oltre i banconi di Blockbuster per raggiungere quelli dei supermercati Wal Mart, ormai diventati il più importante canale di vendita di film, e delle grande catene di librerie come Barnes & Noble.

Dennis McAlpine, direttore della McAlpine Associates LLC, sostiene che si tratta di un processo inarrestabile: ¨La percentuale di reddito che gli americani dedicano agli spettacoli - includendo tutti i media - è costante da trent'anni. Naturalmente, essendo il reddito medio aumentato, è cresciuta anche la spesa complessiva. Ma la redistribuzione della spesa è cambiata in modo radicale. E i cinematografi sono i più penalizzati¨.
Nei primi tre mesi del 2005 le vendite dei dvd hanno portato 5,67 miliardi di dollari nelle casse delle major, con una crescita del 28 per cento rispetto al 2004. Lanciare contemporaneamente il film al cinema e sul bancone dei negozi consente di risparmiare una campagna di marketing, che spesso vale centinaia di milioni di dollari. Anche il predominio dei dvd è destinato a non durare in eterno. Come è già accaduto per i cd musicali, anche i dvd presto lasceranno il passo ai nuovi servizi che consentono di scaricare i film da Internet.

A questo punto per le sale cinematografiche la sorte sembra segnata. Resta da capire se la scelta sarà affrontata in modo radicale nei prossimi mesi o sarà centellinata nei prossimi anni. Non è detto che i dirigenti delle major siano pronti a condannare a morte la maggioranza dei grandi schermi. Anche loro vanno al cinema con la famiglia. E vedere un film nel salotto di casa non è proprio la stessa cosa.