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Persone comuni come possibili “corrieri” di Amazon: allo studio nuovo servizio?
Di Altri Autori (del 18/06/2015 @ 07:08:04, in Aziende, linkato 1611 volte)

Amazon, in costante ricerca di metodi innovativi per la consegna dei propri prodotti, sta valutando di creare un programma di crowdsourcing per la spedizione dei propri pacchi: si tratterebbe di pagare persone “comuni” per la consegna, al fine di velocizzare il processo e risparmiare, almeno secondo le fonti del Wall Street Journal.

Il servizio – chiamato internamente “On My Way” – si  baserebbe sull’idea di reclutare rivenditori in aree urbane per depositare i pacchetti. Le persone potrebbero usare un’app per capire dove stanno i pacchetti e dove devono essere consegnati, in modo da passare al negozio, ritirare e recapitare la merce.

Amazon sta seriamente prendendo in considerazione il programma ma i suoi sforzi per farlo partire potrebbero anche finire immediatamente. In effetti, non sono certo poche le sfide che un servizio del genere dovrebbe affrontare: ad esempio, non è chiaro come gestire le responsabilità nel caso in cui i pacchi scompaiono o vengano  danneggiati (come riporta Business Insider Amazon notoriamente non si fida nemmeno troppo dei propri magazzinieri).

Inoltre, la società dovrebbe anche trovare un equilibrio per pagare sufficientemente le persone abbastanza da incentivarle, ma mantenendo comunque un basso limite tale da giustificare la messa in piedi di un’operazione di questo tipo.

Lo sforzo potrebbe essere motivato dal fatto che le spese di spedizione di Amazon sono aumentate del 31% rispetto all’anno scorso, ma questa non è l’unica soluzione paventata dal colosso di Jeff Bezos: è da tempo infatti che l’e-commerce preme l’amministrazione USA per l’approvazione dell’uso dei droni a fini commerciali.

Proprio oggi, infatti, il suo vice presidente per le politiche globali, Paul Misener, ha ribadito l’importanza di trovare delle regole e delle norme comuni per l’utilizzo dei droni e ha incalzato la FAA (Federal Aviation Administration), invitandola ad interagire anche con  l’International Civil Aviation Organization al fine di trovare un modo per non limitare l’innovazione tecnologica

Via Tech Economy