Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Stando agli ultimi dati forniti da Nielsen, i consumatori multicanale in Italia hanno superato la soglia dei 20 milioni. La progressiva diffusione delle nuove tecnologie pone nuove sfide per il marketing delle aziende.
Non conosce sosta l'aumento dei consumatori multicanale in Italia. Stando alle ultime rilevazioni condotte da Nielsen, in collaborazione con Connexia e la School of Management del Politecnico di Milano, i consumatori multicanale nel Bel Paese hanno superato quota 20,4 milioni. La ricerca riferita al 2009 ha consentito di mettere in evidenza i principali trend e gli effetti della crisi nell'approccio strategico delle imprese italiane sul terreno della multicanalità.
«Il claim di questa edizione, "Multicanalità: Orgoglio o Pregiudizio?" racchiude in sé il doppio atteggiamento nei confronti della multicanalità che vede contrapposti il consumatore e le aziende. Da un lato l'orgoglio dei Reloaded, consumatori multicanale e sociali, fortemente coinvolti e interattivi nei processi di relazione con le imprese, con i blog e forum, che raggiungono quota 8,6 milioni, e degli Open Minded, consumatori multicanale che usano tutte le fonti media per raccogliere informazioni, ma non diventano parte attiva, che sfiorano gli 11,8 milioni. Dall'altro il pregiudizio, l'approccio della media delle aziende italiane che cercano di stare al passo con i nuovi trend, ma non hanno ancora messo a punto strategie mirate su questi target» si legge nel rapporto da poco messo a disposizione da Nielsen.
La ricerca statistica è stata condotta su un campione di 3mila famiglie pari a 7mila individui con età superiore ai 14 anni. I dati ottenuti sono stati successivamente confrontati e integrati con le informazioni raccolte nei database Nielsen e contestualizzati grazie al lavoro degli esperti di Connexia e della School of Management del Politecnico di Milano. Il rapporto mette in evidenza come i consumatori Open Minded siano cresciuti del 4% circa rispetto all'anno precedente, mentre i Reloaded hanno fatto registrare una crescita complessiva pari al 19%. Il sensibile aumento rilevato è stato reso possibile dalla progressiva diffusione delle nuove tecnologie e dalla loro evoluzione.
Stando ai dati forniti da Nielsen, nel corso del 2009 gli utenti unici della Rete sono stati pari a 23,6 milioni di individui con un incremento di tempo speso online di circa l'11% per ogni utente. Il Web si è così rivelato uno dei principali strumenti di informazione e di socialità. Su base annua, per esempio, gli utenti dei social media sono aumentati di 13 punti percentuali a dimostrazione delle grandi potenzialità della Rete per rispondere a parte delle istanze di socialità di chi naviga online.
Il telefono cellulare continua a essere il dispositivo elettronico maggiormente diffuso tra gli italiani: le utenze attive sono oltre 50 milioni e gli smartphone nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni raggiungono un livello di penetrazione pari al 35%. L'introduzione di tariffe e offerte promozionali più vantaggiose per collegarsi alla Rete in mobilità hanno portato a una rapida crescita degli utenti del Web mobile, stimati intorno agli 8,5 milioni di individui. Nel 13% dei casi, la connessione mobile viene utilizzata per l'accesso ai social network come Facebook.
L'avanzamento delle tecnologie e la possibilità di visualizzare i medesimi contenuti su piattaforme diverse ha portato a una progressiva contaminazione e ibridazione dei media tradizionali. Secondo Nielsen, l'11% circa degli italiani guarda almeno una volta al mese un programma televisivo attraverso Internet, mentre il 14% ascolta almeno una volta su base mensile la radio via Web.
Sul fronte dell'approccio delle aziende italiane alla multicanalità, la ricerca mette in evidenza come sussista «una percezione molto elevata dell'importanza della multicanalità nell'ambito delle strategie aziendali e dell'impatto della multicanalità su tutte le performance aziendali: efficacia dell'attività di marketing per l'87% delle aziende, sinergie positive tra i canali per il 68%, maggior soddisfazione dei clienti per il 64%». L'adozione di strategie di multicanalità si rivela maggiormente tangibile nelle imprese dove viene realizzata una integrazione tra le unità organizzative come Marketing e IT, mentre si conferma ancora poco matura la consapevolezza dell'importanza della co-creazione. «Il 52% delle imprese rispondenti non percepisce la possibilità che il consumatore finale possa partecipare attivamente ai processi di creazione del valore, a dimostrazione che le strategie di co-creazione sono ancora embrionali o limitate ad alcuni casi di imprese italiane» sottolineano gli analisti nel rapporto.
Dalla comprensione della possibile evoluzione della società italiana, verso consumatori Open Minded o Reloaded, dipenderà la possibilità per le aziende di mettere in campo strategie e linguaggi efficaci per cogliere l'attenzione degli utenti. Una sfida complessa che passerà anche attraverso il sistema di interazione multicanale per la creazione di modelli di business vincenti in grado di dare risultati positivi anche nel lungo termine.
Emanuele Menietti su ManagerOnline.it
Sono i clienti, soprattutto donne, che hanno un’età compresa tra i 25 e i 35 anni quelli che apprezzano maggiormente i loyalty program di aziende e retailer. A metterlo in luce è stata una recente ricerca realizzata dal Customer&service science lab dell’Università Bocconi in collaborazione con la multinazionale Affinion International.
L’analisi, nello specifico, rileva che il 60% dei clienti che mostrano un’attitudine neutra o positiva verso i loyalty program sono donne e oltre il 50% sono persone tra i 25 ei 35 anni d’età.
Piace al 38% degli utenti di programmi fedeltà la classica raccolta punti, seguita dalla possibilità di far parte di un club sconti (27%), di partecipare a estrazioni e, infine, di entrare in una community on line.
Per sottrarre i clienti alla diretta concorrenza i buoni sconto sono gli strumenti principali. Inoltre i consumatori mostrano un spiccato interesse per primi utilitaristici ed edonistici, come ad esempio un massaggio in una Spa.
Via Marketing Journal
Quasi la metà degli internauti europei abbandonano una ricerca su Google e affini se non riescono a trovare quel che cercano tra i primi dieci risultati dell’interrogazione.
Il 70% dei navigatori abbandona dopo venti risultati. Il rapporto di Iab Europe e InSites Consultancy mostra l’impazienza degli utenti web, nonché una certa incapacità nell’usare i motori di ricerca, spesso interrogati con termini e modi troppo generici.
Via Quo Media
Nel bene e nel male Apple è sempre protagonista. Stavolta non c'è di mezzo una nuova creatura tecnologica ma una presa di posizione "commerciale" della società della Mela morsicata. A far discutere molti addetti ai lavori e opinione pubblica americana, dopo che il New York Times ha pubblicato la notizia nei giorni scorsi, è una richiesta di brevetto depositata dalla compagnia di Cupertino presso il ben noto Us Patent & Trademark Office. Oggetto della richiesta una tecnologia che consente di mostrare messaggi commerciali su qualsiasi tipo di schermo, da quello del telefonino a quello del pc senza ovviamente trascurare televisore e console per videogiochi e dispositivi multimediali di vario genere.
Fin qui nulla di particolarmente trascendentale, visto e considerato l'importanza dell'advertising nei bilanci delle società hi-tech e l'appeal del marchio Apple, sebbene fra i firmatari vi sia anche Steve Jobs: la presenza del Ceo in veste di inventore in questi casi è infatti una rarità e si è materializzata solo quattro volte su 30 negli ultimi 18 mesi. Il problema, grosso per ciò che concerne il profilo etico di un'azienda storicamente ammirata per una cultura dell'innovazione che ha fatto moda e proseliti su scala globale, risiede nel fatto che il sistema in questione, denominato "enforcement routine", costringerà di fatto gli utenti a visualizzare spot, banner e compagnia e a rispondere o interagire in qualche modo con questi tramite appositi menu. Pena l'impossibilità di utilizzare lo schermo, che verrebbe "congelato", per altre applicazioni. Chiudere tali messaggi nelle stesse modalità in cui si chiudono – con un click del mouse - quelli che tecnicamente vengono definiti "splash screen" pubblicitari e che appaiono su vari siti Web non sarà cioè possibile. In altre parole, negli iPhone, negli iPod o nei computer Mac potrebbe trovare presto posto un software in grado di far apparire, in qualsiasi momento e sottoforma di test, inserzioni commerciali (hypertesti, immagini ma anche messaggi audio e filmati video) e di obbligare il "malcapitato" utente a sorbirsele per intero anche se queste non gradite. Una vera e propria vetrina per ospitare spot di vario genere (di soli prodotti Apple o, come sembra intuibile, anche di altre aziende?) insomma, che premierebbe i consumatori oggetto di questo "spamming autorizzato" con sconti elevati sui prezzi di acquisto o addirittura con la possibilità di entrarne in possesso gratuitamente. Il punto però è proprio questo: come reagirà l'utente Apple, di norma dai palati fini e all'apparenza virtuosi, di fronte all'obbligo di scaricare pubblicità "indesiderata" con una frequenza che rischia di essere assai fastidiosa? E solo per una mera convenienza di portafoglio di qualche centinaio di euro o di dollari?
Quella di Apple sembra quindi un'azione di marketing eccessiva, che sì ricorda quanto sta mettendo in pista Microsoft ma ha connotati diversi agli occhi dell'utente. A Redmond hanno infatti deciso di mettere in commercio l'anno prossimo una versione gratuita di Office (la Starter 2010) preinstallata sui pc che conterrà un piccolo display per la pubblicità che apparirà nell'angolo destro in basso dello schermo per visualizzare messaggi promozionali targati Microsoft volti a convincere l'utente ad acquistare il pacchetto contenente Word, Excel e via dicendo in versione completa. Non uno spazio per vendere spot pubblicitari, almeno per il momento, ma una trovata tecnologica, battezzata da qualcuno "compulsory advertising", per tastare (gratuitamente) il polso dei consumatori, per "educarli" – dicono i portavoce di Microsoft - al prodotto".
Perché Apple, e Steve Jobs in prima persona, rischiano di fare quello che a molti sembra un clamoroso autogol? È un'altra mossa per rendere il mondo Apple ancora più esclusivo e protetto o un tentativo molto serio (e audace) di mettersi in prima fila per catturare la spesa pubblicitaria in formato digitale? Quanti milioni di persone nel mondo hanno in tasca un iPod o un iPhone e usano un computer Mac? Decine e decine. A cui poter inviare simultaneamente uno spot senza far fatica alcuna.
di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM
Shopping gratuito, i clienti devono registrarsi e pagare 5 euro ogni sei mesi: in cambio 5 prodotti gratis ogni due settimane purchè non siano gli stessi. Un nuovo free cost per promuovere i brand nuovissimi.
Sarebbe stata la meta ideale per la protagonista di I Love shopping. A Barcellona in barba alla crisi, l’impresa catalana Guia de Tendencia ha aperto nel cuore della città di Gaudì il primo negozio in Europa dove è possibile portarsi via gratis le ultime novità.
Si chiama “Esloultimo” (È l’ultima moda) ed è ubicato nella centralissima Ronda Universitat, a pochi passi da piazza Catalunya. Per evitare l’arrembaggio e il saccheggio di acquirenti frustrate dalla prolungata astinenza, dovuta alla mancanza di liquidità, alla Guia de Tendencia hanno escogitato un sistema efficace: i clienti devono registrarsi e pagare cinque euro ogni sei mesi. In cambio, possono visitare la show-room ogni due settimane e portarsi via un massimo di cinque prodotti in maniera gratuita, scelti liberamente fra quelli in esposizione.
L’unico limite è che non si può portare via due volte lo stesso prodotto, dato che l’obiettivo è far conoscere le novità delle marche in esposizione. I problemi sorgono quando si gradisce particolarmente un articolo, al punto da essere disposti a tirare fuori i contanti o la carta di credito per acquistarli. Non c’è verso, impossibile pagare nel tempio del “free-cost”.
L’unica maniera è l’iscrizione con la quota di cinque euro che dà diritto all’accesso alla show-room e, nello stesso periodo, il diritto a portarsi a casa fino a 60 prodotti diversi. «Fra le marche presenti, in tutto un’ottantina, ci sono alcune fra le più richieste dal mercato spagnolo, come Pepsico, Bimbo, Sanex, Ausonia o Hp», spiegano a Esloultimo. Sugli scaffali c’è di tutto, dai prodotti di cosmetica, agli accessori, a quelli per l’igiene o per le pulizie domestiche. Quando si dice, il marketing per il marketing. Guia de Tendencia è infatti un’impresa specializzata in studi di mercato, che, nello store di Barcellona, potrà realizzare i suoi sondaggi praticamente in diretta.
Oltre ad ottenere entrate supplementari dal fitto del locale per eventi di promozione. Il business plan della compagnia, come hanno spiegato il fondatore di Guia de Tendencias, Gabriel Gil, e la direttrice marketing, Cristina Miguez, in occasione dell’apertura del negozio, prevede di raggiungere un fatturato di 3,5 milioni di euro nel 2010.
Al “free-cost” di Barcellona, la società punta per quest’anno ad aggiungere un secondo negozio nel centro di Madrid e, nel 2010, a sbarcare in altre capitali europee fra cui Parigi, Berlino, Londra, Amsterdam e Roma, con un investimento iniziale di 2 milioni di euro. In una seconda fase, è previsto il lancio oltre Oceano, a New York, Los Angeles, Monterrey, Ottawa e Rio De Janeiro, con un ulteriore investimento di 2,5 milioni di euro.
E l’ultimissimo in fatto di nuove tendenze è senza dubbio la parte espositiva dedicata alle innovazioni tecnologiche dei marchi più noti. Allo studio, anche i prodotti gratuiti a domicilio, in modo che il cliente possa provare gli articoli in casa, prima di acquistarli.
Ma, questo sì, solo dopo aver partecipato a un sondaggio di opinione sul gradimento.
La grande superficie di Ronda Universitat, come spiegano i promotori, ha avuto una buona accoglienza anche fra le imprese che mettono a disposizione gratuitamente i propri prodotti, senza ovviamente pagare lo spazio.
La clientela è assicurata: dall’apertura, tre giorni fa, dello ’shopping-freè di Barcellona, in media sono 15mila le persone che passano per non-acquistare o semplicemente dare un’occhiata nel negozio.
Via Marketing Journal
Più della metà delle aziende progetta di aumentare la propria spesa in social media nel 2009. Sebbene i dati mostrano un spostamento verso attività di social marketing rapidamente disponibili e poco costose a causa della recessione, ci suggeriscono anche che le attività di marketing rimangono in una fase sperimentale. Di seguito alcuni tratti salienti dalla ricerca, condotta su 145 professionisti globali di marketing interattivo (dei quali il 16% rappresenta l’Europa):
Il 53% delle aziende interattive si aspetta di vedere il proprio budget di marketing dedicato ai social media crescere in risposta alla recessione. I budget dedicati ai social media rimangono minuscoli rispetto al resto destinato al marketing interattivo. I tre quarti delle aziende afferma che la spesa per i social media è all’incirca $100,000 nell’arco di 12 mesi. I social media non compaiono ancora come una specifica voce nei budget di marketing. Il 45% delle aziende afferma che i propri budget per i social media sono stabiliti secondo le esigenze e il 23% afferma di racimolare fondi da ogni fonte disponibile. “I nostri dati mostrano che le aziende intendono investire di più nei social media, ma devono ancora giustificare tali budget,” scrive Jeremiah Owyang, analista di Forrester. “Se si continua a finanziare le social application solo come esperimenti, difficilmente le aziende saranno in grado di fare abbastanza per creare un impatto o per avere una fonte sicura di reddito sicura per il futuro. Un modo per porre questi sforzi in una posizione più solida è concentrarsi sugli obiettivi e sui progressi misurabili…piuttosto che sperimentare solamente per vedere cosa accade.”
L’abstract del report “Social Media Playtime Is Over” è disponibile qui.
Via Marketing Journal
"Priceless Picks" è il nome dell'applicazione mobile, geocontestuale che Mastercard ha lanciato da poco.
L'app aiuta a identificare punti vendita, marche in offerta, content locale, eventi serali etc.
Il content è in larga parte centrato su contributi user generated - e sfruttando la localizzazione GPS dell'iPhone permette di identificare in modo veloce e senza sforzo i punti vendita più prossimi.
Interessante il target: uomini e donne 30-50 (ovvio, l'iPhone non è proprio roba da ragazzini). Altrettanto interessante il fatto che l'app sarà promossa da Mastercard usando spot televisivi.
Questo è l'indirizzo del sito web su cui si appoggia l'applicazione, con mappa eccetera. Qualche contenuto c'è anche per il mercato italiano: poca roba per ora, qualche commentino turistico... sarà perchè l'applicazione non è disponibile per gli utenti italiani dell'App Store?
Come ampiamente previsto, il futuro del marketing (o almeno di una sua parte) sembra proprio passare dal mobile e dalla geolocalizzazione... sempre ammesso che il pubblico aderisca entusiasticamente a quella che in teoria sembra essere un aproposta allettante, ma che potrebbe essere irrilevante per il dispettoso target che spesso vanifica tutti i brillanti sforzi di noi markettari.
Insomma, come al solito, aspettiamo i dati...
"Priceless Picks" è il nome dell'applicazione mobile, geocontestuale che Mastercard ha lanciato da poco.
L'app aiuta a identificare punti vendita, marche in offerta, content locale, eventi serali etc.
Il content è in larga parte centrato su contributi user generated - e sfruttando la localizzazione GPS dell'iPhone permette di identificare in modo veloce e senza sforzo i punti vendita più prossimi.
Interessante il target: uomini e donne 30-50 (ovvio, l'iPhone non è proprio roba da ragazzini). Altrettanto interessante il fatto che l'app sarà promossa da Mastercard usando spot televisivi.
Questo è l'indirizzo del sito web su cui si appoggia l'applicazione, con mappa eccetera. Qualche contenuto c'è anche per il mercato italiano: poca roba per ora, qualche commentino turistico... sarà perchè l'applicazione non è disponibile per gli utenti italiani dell'App Store?
Come ampiamente previsto, il futuro del marketing (o almeno di una sua parte) sembra proprio passare dal mobile e dalla geolocalizzazione... sempre ammesso che il pubblico aderisca entusiasticamente a quella che in teoria sembra essere un aproposta allettante, ma che potrebbe essere irrilevante per il dispettoso target che spesso vanifica tutti i brillanti sforzi di noi markettari.
Insomma, come al solito, aspettiamo i dati...
Per aumentare il business, normalmente aiuta aumentare le vendite.
E per aumentare i profitti aiuta aumentare l'ordine medio e abbattere il costo per prodotto venduto.
Facciamo un esempio: in un fast food il costo di vendere un hamburger o dieci, se comprati tutti insieme dalla stessa persona è circa lo stesso (tempo dell'addetto).
Insomma, meglio avere una persona che compra 10 panini che dieci che ne comprano uno - e meglio avere una persona che compra dieci caffè che una che ne compra uno e nove che non lo comprano.
Morale della favola: Dunkin'Donuts, catena di ciambellerie e caffè, ha lanciato un'operazione di marketing e comunicazione mirata alla generazione di ordini collettivi aziendali, supportata da (modeste) piattaforme tecnologiche
Come potrete vedere anche dal video, il principio è che se ti viene voglia di un caffè o di una ciambellina, devi essere generoso e proporre ai tuoi colleghi (o assimilabili) di prendere qualcosa anche loro, che tu andrai generosamente a ritirare, diventando l'eroe dell'ufficio.
A questo scopo un'applicazione web (www.dunkinrun.com) o mobile per iPhone, permette di allertare gli altri - sottoponendo una lista di prodotti all'interno delle quali scegliere (molto più comodo che andare in giro con carta e matita e raccogliere gli ordini).
L'ordine collettivo viene assemblato sul mobile o in una pagina stampabile.
Con quel pezzo di carta o con l'iPhone si va al punto vendita che si troverà un'ordinazione collazionata e bella corposa - il massimo dell'efficienza.
So già che ci sarà chi criticherà il meccanismo, sulla base che l'ordine non dovrebbe essere stampato e portato a mano ma integrato in una extranet che attivi automaticamente il sistema di produzione del locale Dunkin'Donuts... ma a me sembra molto sensato iniziare a vedere se l'idea funziona con un modello basico e costi limitati (visto che poi ci sarebbero tutta una serie di complessità non banali da risolvere nel caso di ordine telematico...)
La vera questione irrisolta del sistema è però, diciamocelo, che non affronta la problematica della raccolta dei soldi per l'ordine e il versamento su apposito conto PayPal del "runner" (quello che si offre per andare a prendere ciambelle e caffè per tutti e che deve pure anticipare i dollari per l'acquisto...).
Le mamme costituiscono da sempre un target estremamente interessante per le aziende: una folta schiera di donne “influenti” che, gestendo spesso il bilancio familiare, sono i principali soggetti decisionali per quanto riguarda gli acquisti del nucleo familiare.
Nielsen Online ha realizzato un’analisi sul rapporto tra le mamme statunitensi e il consumo di internet. L'indagine ha analizzato in particolare il tipo di consumo del web delle cosiddette "super-mamme": donne tra i 25 e i 54 anni, con almeno un figlio e attive utilizzatrici del web che, negli Usa, sono pari al 19% della popolazione attiva online.
L'analisi evidenzia differenze tra giovani madri e madri più mature; le signore con più esperienza, di età compresa tra 40 e 50 anni, sono orientate principalmente all'acquisto online, guidate dal risparmio e dalle promozioni con l’obiettivo di far quadrare il bilancio familiare, ma sono anche in rapida crescita nei social network, Facebook in testa. Le madri più giovani, con un'età compresa tra i 25 e i 34 anni, sono principalmente visitatrici di blog e social network, dove da neo-mamme cercano consigli e pareri sulla maternità - dalla scelta del pediatra alle richieste di aiuto poste ad altre mamme magari nel cuore della notte - e dove pubblicano esperienze e fotografie.
La ricerca identifica in particolare sei profili di "super-mamme" sulla base dei blog da loro tenuti: le Queen bees (ovvero, le api regine) scrivono di famiglia e gestione familiare; le Savvy spender (le consumatrici oculate) scrivono di offerte, promozioni, opportunità di risparmio; le Mom approved (ovvero la categoria “approvato dalla mamma”), sono mamme che provano prodotti e servizi e condividono le opinioni; le Mamastes sono quelle donne che scrivono di viaggi, di spiritualità ed ecologia; le Tech moms (come ispira la definizione sono le mamme tecnologiche), ovviamente, appassionate di tecnologia; infine, le Ceo moms (le classiche mamme in carriera), coniugano le responsabilità lavorative con quelle familiari.
E in Italia, quante sono le “super-mamme”? Le mamme online sono sempre di più, anche in Italia: nel mese di maggio 2009 hanno raggiunto quota 2 milioni, l’11% dei popolazione attiva in internet, il 24% di tutte le donne online.
ll loro comportamento è in linea con quello della media dei navigatori per quanto riguarda i siti più visitati, che anche per loro sono Google, MSN e Facebook.
I siti più visitati dalle “super-mamme” in Italia
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|
Utenti Unici (000)
|
Copertura target "Super-mamme" (%)
|
|
|
Google
|
1,695
|
85.42%
|
|
|
MSN/Windows Live
|
1,273
|
64.16%
|
|
|
Facebook
|
1,015
|
|
|
|
Virgilio
|
944
|
|
|
|
Yahoo!
|
833
|
41.97%
|
|
|
YouTube
|
821
|
41.39%
|
|
|
Libero
|
797
|
40.17%
|
|
|
eBay
|
713
|
35.91%
|
|
|
Wikipedia
|
684
|
34.46%
|
|
|
Blogger
|
568
|
28.64%
|
|
Fonte: Audiweb powered by Nielsen Online, accessi da casa e ufficio, Maggio 2009
Le mamme online si dimostrano utenti evoluti di internet, al passo con i tempi: ben la metà frequenta Facebook e un terzo visita Blogger, il 4% in più rispetto alla media dei navigatori. Attive scrittrici e lettrici, dunque, con tanta voglia di condividere esperienze ed emozioni.
Più interessante è l'analisi dei siti su cui la concentrazione di mamme è molto superiore alla media. Se infatti le cosiddette “super-mamme” rappresentano in generale l’11% dei navigatori che si collegano da casa, per alcuni siti la loro presenza è decisamente maggiore.
I siti con la maggiore concentrazione di “super-mamme” in Italia
|
|
% di "Super-mamme" sugli utenti unici totali
|
Indice di concentrazione
|
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|
Disney Online
|
20.8%
|
187
|
|
|
Medicitalia.it
|
19.3%
|
173
|
|
|
Gioco.it
|
18.4%
|
|
|
|
Donna Moderna
|
17.3%
|
|
|
|
Ministero Istruzione Università e Ricerca
|
17.0%
|
152
|
|
|
Mondolibri
|
16.4%
|
147
|
|
|
Leonardo Donne
|
16.2%
|
145
|
|
|
DonnaD
|
16.1%
|
144
|
|
|
Pianetadonna.it
|
15.7%
|
141
|
|
|
BuyVip
|
15.0%
|
135
|
|
|
alfemminile.com
|
14.9%
|
133
|
|
|
Comuni Italiani
|
14.9%
|
133
|
|
|
Ciao!
|
14.6%
|
131
|
|
|
Studenti.it
|
14.7%
|
131
|
|
|
Expedia
|
13.7%
|
122
|
|
Fonte: Audiweb powered by Nielsen Online, accessi da casa e ufficio, Maggio 2009
Note: sono inclusi solo i siti con un’audience superiore a 140 mila utenti in target. L’indice medio di concentrazione è 100
Dalla tabella si può notare una concentrazione decisamente superiore a quella media nei siti dedicati alle donne, come Donna Moderna, Leonardo Donne, DonnaD, Pianetadonna.it, Alfemminile, che sono delle vere e proprie community di donne online, con forum molto frequentati. Alta presenza anche su siti dedicati al gioco (Disney Online, Gioco.it), allo studio e all’istruzione dei ragazzi (Ministero Istruzione, Mondolibri, Studenti.it) e ad altre informazioni come la salute (Medicitalia.it) e i viaggi (Expedia). Sebbene non sia ai livelli degli Stati Uniti, anche in Italia c’è una predisposizione delle mamme per lo shopping online (o almeno per la ricerca di informazioni per gli acquisti) con 3 siti tra i primi 15: Ciao!, BuyVip ed Expedia.
Via Nielsen
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