Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
C'è un dato particolarmente interessante nella presentazione fatta da Christopher Riess, ceo di Wan Ifra, l'associazione che riunisce i principali editori di giornali in tutto il mondo, al World Editors Forum di Amburgo: la pubblicità su carta è quella che garantisce il miglior ritorno all'investitore. Secondo una ricerca condotta da Microsoft advertising, ogni dollaro speso per acquistare uno spazio pubblicitario su un giornale di carta ne genera almeno 5. Molto più della televisione, il cui ritorno d'investimento risulta essere pari a 2,15, o dei media digitali (3,44).
Insomma, come ha ricordato Janet Robinson, ceo del New York Times, la carta continua ad essere un asset molto importante anche se destinato a perdere terreno nei confronti dei nuovi media. In tutto il mondo le inserzioni pubblicitarie sui quotidiani cartacei, complice la crisi, sono calate del 17% nel 2009 e gran parte degli studi in materia dice che questo trend proseguirà nei prossimi anni.
Un'opinione molto condivisa dagli addetti ai lavori è che in futuro la carta sarà più un "premium media" che un "mass media". Questo almeno è quanto pensa Juan Senor, partner di "Innovation Media Consulting Group", società di consulenza britannica specializzata in media. «Non penso che i giornali spariranno come in molti in rete continuano a dire. L'avvento del cinema non ha ucciso il teatro. La televisione non ha fatto sparire la radio e Internet non farà sparire i quotidiani. I giornali dovranno fornire contenuti sempre più originali e specializzati. E dovranno farsi pagare di più per questo servizio. A nostro modo di vedere il costo attuale dei giornali di carta è assolutamente sottostimato. Il prezzo potrebbe aumentare tranquillamente fino a cinque volte tanto».
Nell'era della "multimedialità", continuano a ripetere qui agli stati generali della stampa, l'importante è differenziare le pubblicazioni dei diversi canali: contenuti premium, come inchieste, commenti ed editoriali, per la carta (o eventualmente a pagamento su internet) e "breaking news" per la versione online e mobile. «L'importante è caratterizzarsi, essere originali. Guardate come hanno titolato la maggior parte dei quotidiani internazionali il giorno dopo la morte di Micheal Jackson: "Il re del Pop è morto" è stato il titolo fotocopia su tutti i media del mondo. Se non ci si rende riconoscibili e autorevoli sarà molto difficile chiedere ai propri lettori di pagare per gli articoli online. Nessuno compra qualcosa che può avere gratis altrove».
Fare pagare i contenuti online sembra quindi essere una strada obbligata per i grandi giornali anche perché, come ricorda Christopher Reiss, «il mercato della pubblicità online è dominato dai grandi motori di ricerca (Google ha il 60% della torta) e nessun quotidiano al mondo può pensare di sfidarlo».
Aspettando di capire qui potenzialità avranno i tablet, il settore guarda con grande attenzione al mondo degli smartphone. La diffusione dell'iPhone ha cambiato radicalmente le abitudini dei consumatori spingendoli sempre più a navigare su mobile. Basta dare un'occhiata ai risultati di una recente ricerca di M:Metrics condotta in Germania, Francia e Gran Bretagna. L'80% dei possessori di iPhone dichiara di utilizzarlo per consultare notizie su internet, contro il 13% di chi usa altri smartphone. La percentuale è paradossalmente più alta di chi lo utilizza per cercare informazioni dai motori di ricerca: lo fa il 57% degli utenti iPhone contro il 18% di chi usa altri modelli.
Il mercato della pubblicità su piattaforme "mobile" oggi come oggi vale quasi 10 miliardi di dollari in tutto il mondo, secondo una stima di Pricewaterhouse & Coopers e promette di crescere ulteriormente nei prossimi anni. «Gli utenti iPhone hanno dimostrato di essere disposti a pagare le apps ed è molto probabile che faranno lo stesso con le news» dice Christopher Riess, ceo di Wan Ifra. Su internet il compito sembra essere più difficile perché «è dura fare pagare oggi quello che ieri era gratis».
Il mercato degli smartphone è decisamente promettente quindi e gli editori sperano che accada lo stesso per i tablet. «L'obiettivo di Apple non è quello di vendere più iPad possibili. Il vero business è quello delle applicazioni», spiega Juan Senor, partner di "Innovation Media Consulting Group" che però avverte: «Non bisogna commettere l'errore di svendersi ad Apple».
Bisogna insomma fare molta attenzione al prezzo a cui si vuole vendere le versioni per iPad. Anche perché, se si vuole sfruttare al massimo le potenzialità di questo mezzo, occorre investire nella formazione di "sviluppatori di applicazioni", una figura professionale ancora assente nelle redazioni dei giornali. Secondo Senor in futuro dovrà esserci almeno uno sviluppatore ogni cinque giornalisti. Insomma se si vuole rendere sostenibile questo business occorre tener bene d'occhio la tabella costi e ricavi.
di Andrea Franceschi su ILSOLE24ORE.COM
L’integrazione tra internet e televisione è il tema tecnologico caldo per la nuova stagione invernale dei grandi marchi del settore hardware e entertainment. Sony ha annunciato il lancio dei suoi nuovi servizi digitali che favoriscono la convergenza tra rete e piccolo schermo.
Nasce, grazie alla collaborazione con Google, Sony Internet tv. Gli apparecchi della casa giapponese si avvarranno delle applicazioni sfotware sviluppate a Mountain View e del suo browser Chrome, che permetterà agli utenti di navigare a tutti gli effetti il web direttamente dal televisore.
Il primo mercato a essere sondato dal nuovo sodalizio sarà quello americano, che tra l’autunno e l’inverno accoglierà i primi modelli di tv integrata di Sony dotati di tecnologia Biv (Bravia Internet Video), che tramite apposite app abilita l’accesso ai contenuti digitali dei social network e dei siti web affini. Il sistema funzionerà in simbiosi con Qriocity, servizio che offre contenuti on demand in streaming (film e video, per il momento). Si potranno integrare nel sistema anche la consolo Ps3 di Sony, i suoi lettori Blu Ray, gli impianti home theatre e, tra pochi mesi, anche i computer della serie Vaio. Il tutto senza la necessità di decoder o dispositivi terzi.
Negli Usa, la visione di un film a definizione normale costa 3,99 dollari, mentre per l’alta definizione il prezzo sale a 5,99 a visione. In Europa, a partire da novembre, sarà invece possibile acquistare la visione (anche multipla) a termine di scadenza di 14 giorni.
Via Quo Media
Inizia a prendere forma la prossima sfida di Google. Il quotidiano statunitense New York Times ha svelato una serie di particolari che dovrebbero caratterizzare Google Tv, piattaforma mediante la quale il gigante californiano avrebbe intenzione di sbarcare nei salotti di tutto il mondo. I partner sono Intel, Sony e Logitech International e il progetto sarà basato sul software Android.
La missione è quella di portare all’interno del tubo catodico le applicazioni web come, ad esempio, Twitter e Facebook. I partner del progetto lavoreranno al lancio di una generazione di televisori e decoder interattivi che permetteranno di combinare le prestazioni televisive con quelle virtuali.
Google avrebbe iniziato inoltre a testare la la tecnologia set top box con Dish Network e sarebbe pronta a sviluppare una nuova versione del suo broswer Chrome esclusivamente dedicata a questo progetto televisivo.
Via Quo Media
Le indiscrezioni si sono tramutate in certezze nel giro di pochi giorni: a partire dal 2011 la consultazione online del New York Times sarà a pagamento. L'editore del quotidiano newyorkese, New York Times Co., ha studiato un modello di pagamento che esclude gli abbonati alla versione cartacea, che potranno sfogliare i contenuti del sito senza mettere mano al portafoglio. Per tutti gli altri, invece, oltre un determinato numero di articoli al mese sarà prevista una tassazione.
"E' una scommessa su dove pensiamo che stia andando il web", ha commentato il presidente della New York Times Company, Arthur Sulzberger Jr..
I termini della scommessa, numero di articoli e prezzo per accesso/i, non sono stati stabiliti: "Non è importante essere veloci, è importante fare le cose bene", ha spiegato l'ad Janet L. Robinson, aggiungendo che l'opzione non sarà attiva prima di gennaio 2011.
Nessun riferimento è stato fatto in merito a un'eventuale partnership con Apple.
Via Quo Media
Nintendo si allinea a Sony e Microsoft e sigla un accordo con Netflix per dotare la sua console di videogiochi della possibilità di vedere film in streaming mediante un collegamento a internet. A partire dalla prossima primavera, dunque, la Wii permetterà, al pari di Xbox 360 e Playstation3, di visionare pellicole o show televisivi senza costi aggiuntivi.
L’opzione è dedicata al mercato statunitense, dove la console della casa giapponese è presente con 26 milioni di pezzi. L’archivio di Netflix è composto da 17.000 film.
Via Quo Media
Ancora si contano vantaggi e disfunzioni del cambio di piattaforma televisiva, dall’analogico al digitale terrestre, ma già si pensa al passo successivo: la tv interattiva su internet.
A tracciare la rapida evoluzione tecnica del mezzo video per eccellenza è Giovanni Stella, vice presidente di Telecom Italia Media, che ha presentato la nuova piattaforma web La7.tv. “La linea strategica che il gruppo Telecom Italia Media sta seguendo è quella di trasformare la tv da strumento totalmente passivo che ti prende quando vuole a strumento che si possa dominare. Presto saremo in grado di far interagire l’utente con chi in quel momento sta facendo il contenuto” ha detto Stella.
Su La7.tv saranno disponibili tutti i programmi dell’emittente, da Otto e mezzo di Lilli Gruber a Niente di personale di Antonello Piroso, passando per Victor Victoria di Victoria Cabello. In aggiunta sara' disponibile l'Archivio cult, con le puntate più significative di ogni show, a disposizione online a partire dalla seconda settimana di programmazione.
Il servizio, completamente gratuito, cercherà di sfruttare al meglio gli spazi pubblicitari online: banner e spot virali accompagneranno i navigatori lungo la perlustrazione del sito, fino alla scelta del video da caricare.
“Il digitale terrestre è un passioggio intermedio - ha spiegato Stella - il punto di arrivo è la tv interattiva. La7 rimarrà legata al gruppo Telecom perchè ha una missione da compiere: favorire il know how ai clienti per rendere più facile e meno ingegneristico questo passaggio”. Via Quo Media
Il rapporto annuale Eurispes-Telefono Azzurro evidenzia alcune nuove abitudini dei bambini e adolescenti del nostro paese. I ragazzini si dimostrano degli ottimi spettatori e degli utenti privilegiati di telefonini di ogni sorta.
In generale, la fascia dei più giovani abitanti dello Stivale appare piuttosto sensibile alle nuove tecnologie. In Italia solo 4 bambini su cento non guardano la televisione, contro il 25% rilevato per il pc, il 26,7% per il lettore dvd, il 41,1% per la Playstation/Psp, il 42,9% per Internet, il 50% per il lettore mp3 e il 55,1% per il cellulare. Per quanto riguarda le ore trascorse davanti al televisore, l’8% dei bambini guarda la tv per più di 4 ore al giorno, il 44,7% la segue da 1 a 2 ore, mentre il 37,4% ne usufruisce solo per un’ora.
Nel settore telefonini il 53,7% dei bambini dai 7 agli 11 anni possiede un cellulare, il 5,4% un videofonino, l’1,8% uno smartphone. Il 68,2% dichiara di non portare il telefonino a scuola o di tenerlo spento durante le ore di lezione (13%). Il 3,9% ammette di accenderlo solo fuori dall’orario scolastico, mentre l’1,6% lo tiene acceso senza suoneria. I ragazzini usano il cellulare, in prevalenza, per essere chiamati dai genitori (88,2%), ma il 72,6% lo usa anche per fotografare e il 69,6% lo utilizza per tenersi in contatto con gli amici.
Decisamente gettonato l'utilizzo di internet: quasi nove adolescenti su dieci usano internet e il pc viene impiegato con un ampio range di attività: per scrivere testi (98%), cercare informazioni su Internet (97,5%), giocare (97,2%) e stampare (96,9%). Estremamente diffuse risultano l'abitudine di guardare filmati su YouTube (85,8%) e quella di cercare materiale per lo studio (83,2%), seguite da quella di comunicare via chat (79,9%) e di scaricare musica/film/giochi/video (76,1%). La maggioranza degli adolescenti comunica tramite posta elettronica (58,3%). Il 46,8 legge un blog, il 45,5% gioca con videogiochi online. Su internet ci sono anche situazioni rischiose: il 41,4% è entrato in un sito dove c'era scritto "accesso vietato ai minorenni", il 39,8% si è sentito chiedere almeno una volta un incontro dal vivo da uno sconosciuto in Rete. La netta maggioranza dei ragazzi manifesta un atteggiamento di chiusura nei confronti di chi li infastidisce in rete: nel 31,6% dei casi se questa persona li cerca ancora non le rispondono; il 24,7% dei ragazzi dice al molestatore che non deve più dar loro fastidio; il 24,1% per troncare ogni contatto con questa persona evita la chat/ forum/ sito dove l'ha incontrata. Solo una minoranza esprime un atteggiamento meno accorto: il 4,3% pensa che non gli possa succedere niente, l'1,7% è incuriosito e continua a comunicare.
Nutrita la percentuale dei social network-addicted: il 71% degli adolescenti tra i 12 e i 19 anni ha un profilo su Facebook. Il 29% lo usa per rimanere in contatto con gli amici di sempre, il 24% per ritrovare quelli vecchi. Snobbate le altre piattafome: My Space viene scelto dal 17,1% e Habbo dal 10,4%. Twitter invece attrae soltanto il 2,5%.
Giovani, digitalizzati e con le idee chiare.
Via Quo Media
Finalmente qualcuno ha istituzionalizzato ciò che ho fatto io di mestiere come lancia libera per parecchi anni
Plannair è un gruppo di giovani planner che si sono raggruppati per dare alle agenzie spagnole la possibilità di avere accesso a competenze strategiche senza caricarsi di costi fissi. Insomma un reparto planning in outsourcing.
Dalla mia esperienza spagnola (anche lì facevo quello, almeno per un 50% del tempo) devo dire che laggiù ne hanno un grandissimo bisogno e che in effetti il budget per il pensiero mi sa che è veramente poco...
Comunque complimenti e auguri... che sia l'inizio di una tendenza?
In trent'anni che bazzico questo mondo ho visto via via esternalizzare il media, poi la produzione, poi parte dei servizi generali, parte dei creativi... a quando un'agenzia con solo un amministratore delegato e tutto il resto free lance e strutture esterne? (che ovviamente poi ti scippano il cliente almeno per la parte di loro competenza e ti sfilano quindi ancora un'altra parte di una remunerazione sempre più scarsa per i servizi d'agenzia...)
In allegato il loro powerpoint di presentazione (un planner senza quattro slides di piattaforma non va nemmeno a prendere un caffé).
Ah, una piccola nota... sul loro sito - che con un video promette una presentazione al mondo delle loro attività una ventina di giorni fa - non c'è nulla a parte il suddetto video. Che siano già talmente pieni di clienti da non aver bisogno di comunicare?
Plannair planning low cost - An overview
Secondo dati rilasciati dall'ente no-profit Conference Board, continua a crescere la fruizione di contenuti televisivi attraverso il computer. E non stiamo parlando (solo) di corti autoprodotti, filmetti virali etc: qui si parla proprio della TV "vera", ridiffusa dai network e simili online. Insomma, in un certo senso un mantenere immutato il modello di fruizione, cambiando però lo schermo... con la marginale differenza che qui si tratta di consumo on demand e non inflittivo / palinsestato.
Quindi ci si inizia a interrogare sulla fine dell'"Appointment TV", verso una TV sempre più su richiesta - con tutte le conseguenze sulla programmazione e sopratutto sulla pianificazione pubblicitaria, unica vera risorsa che tiene in piedi i network televisivi.
Vedere quello che vuoi, ma sopratutto quando vuoi. E non perdersi le puntate... con l'onerosa conseguenza di dover attendere il (costoso) DVD qualche mese dopo per scoprire che diavolo era successo nell'episodio mancante.
Qualche numero: ormai il 25% dei focolari americani guarda la TV (anche) online (+20% vs 2008). E un 20% dichiara che la TV online ha fatto calare il proprio consumo di TV tradizionale.
Il dato più tosto è il quadruplicare su base annua degli utenti di Hulu (che ridiffonde contenuti di ABC, Fox, NBC...), che è ormai il terzo opunto d'accesso televisivo online, rosicchiando terreno a YouTube, buon secondo. Al primo posto? semplice, le "solite TV"- è infatti da notare che due terzi abbondanti dei video-internet-utenti accedono ai contenuti attraverso il sito dell'emittente televisiva - non cercano dunque contenuti "alternativi" ma proprio la televisione di tutta una vita...
I contenuti più gettonati sono le news - con un 43% dei videoutenti, seguiti da reality , sitcoms e sport. Di nuovo nulla di nuovo di fronte allo schermo...e un PC che sta diventando elettrodomestico quasi quanto la solita TV a schermo più o meno piatto o bombato?
Due terzi degli utenti guarda i contenuti in streaming, un 41% va di download gratuito. Ma quasi tutti la TV la guardano da casa... solo 1 su 10 dall'ufficio (la produttività ringrazia).
Hollywood e YouTube sono sempre più vicini. L'industria cinematografica a stelle e strisce e il sito di user-generated-content di proprietà di Google sono quasi pronti a concretizzare quella che sempre essere la naturale evoluzione del loro rapporto: film disponibili legalmente e a pagamento sotto forma di web-noleggio in streaming. Secondo un rapporto del Wall Street Journal, BigG starebbe corteggiando da tempo le major nel tentativo di rendere commercialmente competitivo un portale, YouTube appunto, imbattibile per sono solo in quanto a popolarità. I film sbarcherebbero sul sito lo stesso giorno dell'uscita della versione in dvd e Blu-ray, offrendo un'alternativa agli utenti. Lions Gate, Sony, Mgm e Warner Bros, stando alla testata Usa, si sarebbero già accordate per un prezzo di 3,99 dollari a visione di ogni pellicola. L'intesa porterebbe nelle casse delle major il 70% degli introiti.
Le parti in causa non hanno commentato l'indiscrezione che probabilmente non è stata ancora perfezionata.
Via Quo Media
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