Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Sono ormai sempre di più gli editori che hanno adottato un approccio multi-piattaforma, veicolando i propri contenuti all’interno di piattaforme terze come Facebook, Google e Snapchat. Tuttavia questa modalità non sarebbe sufficientemente remunerativa: secondo uno studio di Digital Content Next (DCN), nel corso dei primi sei mesi dell’anno passato 17 dei suoi publisher hanno generato ricavi ‘medi’ per 7,7 milioni di dollari dalla voce “piattaforme terze”, il 14% di quanto sono riusciti a portare a casa. E il rapporto con queste piattaforme è ambivalente: se, infatti, YouTube è riuscito a mettere in piedi un sistema in grado di accontentare i creators, spesso su Facebook e Snapchat gli editori non hanno trovato modelli soddisfacenti.
Editori davanti a una dicotomia
Certo, prodotti come Accelerated Mobile Pages, Instant Articles o la sezione Discover di Snapchat consentono di allargare il proprio bacino di utenti, eppure la cessione di parte degli introiti è un’ulteriore questione da affrontare per gli editori di oggi. Secondo Business Insider, che è riuscita a ottenere una copia di questo report condotto per utilizzo interno, gli editori si trovano davanti a una dicotomia: da una parte l’obbligo di essere presenti all’esterno, entrando in contatto con il proprio pubblico e stimolandolo a visitare il proprio sito o iscriversi a una newsletter; dall’altra la cessione del pieno controllo della monetizzazione e soprattutto dei dati di comportamento, utili per potenziare i propri sistemi di targeting.
Come riflesso dell’attuale soluzione troviamo un comparto editoriale in sofferenza non solo sulla carta stampata, ma anche su internet. In America nei primi sei mesi dell’anno scorso Facebook (+43%) e Google (+60%) hanno portato a casa rispettivamente 5,7 e 17,4 miliardi di dollari mentre il giro d’affari riconducibile alla restante raccolta pubblicitaria è calato da 9,9 a 9,7 miliardi (fonte PWC per IAB).
La situazione nel BelPaese
Nel nostro Paese, la presenza di Facebook e Google ha addirittura un’influenza positiva sul mercato pubblicitario nel suo complesso, e non solo in quello internet che, relativamente al perimetro monitorato da FCP-Assointernet, negli undici mesi ha registrato una contrazione della spesa del 2,5% a circa 406 milioni. In Italia le entrate mobile delle concessionarie di FCP-Assointernet si attestano attorno ai 38 milioni di euro, con un balzo in avanti del 110%. Considerando le stime social e search di Nielsen, il -2,5% si ribalta e si trasforma in un + 8,2%. L’impressione è che nel breve periodo non sia possibile contrastare il duopolio di Facebook e Google, specialmente quando si parla di mobile, il media in cui le audience trascorrono la maggior parte del tempo.
YouTube è la piattaforma più remunerativa
Tornando allo studio, risulta particolarmente interessante osservare le performance di ogni singola piattaforma. In testa si piazza YouTube, che nella prima metà del 2016 è valso 773mia dollari per ciascun premium publisher. Seguono Facebook, con una media di 560mila dollari, Twitter (482mila) e Snapchat (192mila). L’analisi è stata commissionata da DCN a Powers Media & Entertainment Consulting per raccogliere informazioni dai suoi membri, tra cui Bloomberg, Business Insider, ESPN, Financial Times, NBC, New York Times e Washington Post, con l’obiettivo di fare chiarezza sulle strategie di monetizzazione dei contenuti su piattaforme terze. E non contiene informazioni finanziare relative al singolo editore ma soltanto delle stime “medie” per ciascuna delle realtà esaminate. Il report è stato condotto per uso interno, ma Bloomberg e Business Insider sono riusciti a ottenerne una copia.
Monetizzazione insufficiente
In sintesi, l’indagine indica che, nonostante la gran parte dei publisher sia impegnata a rafforzare la propria presenza al di fuori del proprio sito, le piattaforme di distribuzione spesso non forniscono sufficienti possibilità di monetizzazione per coprire la produzione degli stessi contenuti di qualità di cui hanno bisogno per avere credibilità e successo tra utenti e inserzionisti. E anche il tema del coinvolgimento del pubblico è cambiato: le piattaforme terze fanno da ponte e disintermediano i rapporti con l’audience.
Il report ha individuato, poi, le criticità più importanti da affrontare in ciascuna piattaforma
- Facebook non offre prodotti pubblicitari video per le televisioni né l’abilità di integrare le capacità di ad serving e strumenti di misurazione di terze parti. Stando a voci sempre più insistenti la società dovrebbe presto aprire ai mid-roll, permettendo a publisher e creators un ritorno sugli investimenti nella produzione di contenuti. Contenuti che però dovranno essere più lunghi e quindi ancora più impegnativi da impacchettare e servire all’enorme platea del social. Il discorso è valido anche per Facebook Live, ancora impossibile da monetizzare se non attraverso gli attuali e ristretti test. A Live viene anche contestato di non creare larghe audience in concomitanza dei grandi eventi.
- Instant Articles ha diverse restrizioni sul numero e la tipologia di annunci, regole più severe rispetto ai siti proprietari, dove si guadagna naturalmente di più e si raccolgono più informazioni sull’audience. Inoltre Instant Articles è stato oggetto di alcuni degli errori di misurazione riscontrati nei sistemi di reportistica di Facebook.
- Bisogna riconoscere che Facebook è stata l’azienda che negli ultimi mesi ha provato a stringere legami più solidi con il mondo editoriale. Prova ne sono la nomina di Campbell Brown a head of news partnerships e gli sforzi nello sperimentare possibilità come i mid-roll. Anche sul campo delle bufale, Facebook ha intrapreso le prime importanti azioni, aprendo a sistemi di verifica esterni e impegnandosi a segnalare con tempestività le notizie false.
- Google AMP sta guadagnando il favore degli editori della carta stampata, ma non è terreno fertile per i broadcaster. Il motore di ricerca, tra tensioni e veri e propri scontri con l’ecosistema media, ha finanziato progetti editoriali anche italiani attraverso Digital News Initiative. Il problema delle bufale ha riguardato anche Google, che dal giorno dell’elezione di Trump, ha bannato circa 200 siti dal proprio network pubblicitario.
- Sempre in casa Big G, YouTube sta rafforzando le relazioni con agenzie creative, brand e influencer ed è attiva nell’elevare la qualità dei contenuti. Nonostante ciò, in passato il rapporto con i partner si è complicato in materia di monetizzazione.
- Twitter non ha avuto un 2016 semplice. La società ha perso quota in Borsa e anche il programma Amplify non è riuscito a dare i risultati sperati. Negli Stati Uniti, però, l’uccellino ha ampliato la soluzione introducendo la possibilità di transare inventory preroll in programmatic con oltre 300 partner.
- Infine Snapchat ha recentemente introdotto alcuni publisher francesi a bordo di Discover e rinnovato le linee guida in ottica restrittiva in tema di contenuti espliciti e di bufale. Ma per gli editori non c’è controllo nel processo di monetizzazione: Snapchat è passata da un modello revenue share a un altro prestabilito su licenza. E sul breve termine la remunerazione degli investimenti sull’app sembra non essere esaustiva.
Via DailyOnline
Video, è stata questa la tendenza protagonista del mondo pubblicitario nel corso dell’ultimo anno. Eppure, stando a uno studio di eMarketer, in Italia il tasso di penetrazione di chi visualizza filmati online è il più basso dell’Europa occidentale, pari al 41,4%. Dati non troppo confortanti, che la società di ricerca dice essere legati a due principali fattori: il carattere rurale del nostro Paese da una parte; e la bassa velocità di connessione dall’altra. A livello euro-occidentale saranno circa 219 milioni i video viewers nel 2017 con una penetrazione del 68% mentre i Paesi più importanti a livello numerico sono Gran Bretagna e Germania.
I consumatori francesi, tedeschi, italiani e spagnoli, poi, mostrano ancora un grande interesse nei confronti della tv lineare, un freno nello sviluppo del segmento del digital video advertising. Nel 2016 la pubblicità video, stando agli ultimi dati resi noti dal Politecnico di Milano, in Italia ha raggiunto quota 500 milioni, un bel balzo in avanti del 38% rispetto all’anno prima, al 21% del totale investimenti. Dei 210 milioni aggiunti l’anno scorso, 140 sono andati al video. La crescita della spesa in quest’area è dettata da due tendenze: i social media e gli Over The Top, Facebook e YouTube in primis. Il contesto di fruizione è rappresentato sempre più dai dispositivi mobile, vero e proprio driver dell’erogazione di clip video.
La rilevanza del video nei piani degli operatori dell’industry è stata ulteriormente ribadita da una nuova operazione di mercato. Mediaset, infatti, ha annunciato settimana scorsa di essere entrata nel capitale di Studio71, multichannel network lanciato dal broadcaster tedesco ProSiebenSat.1 partecipato anche dalla francese TF1. Per Mediamond, la concessionaria pubblicitaria digitale del Biscione, si tratta di un tesoretto di circa 40 milioni di clip mensili, pronte per essere monetizzate.
Il commento di Andrea Lamperti
Con l’obiettivo di approfondire il tema, DailyNet ha intervistato Andrea Lamperti, direttore dell’Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano.
Il problema non è il video, ma lo stato di internet
«A proposito dell’evidenza emersa dallo studio di eMarketer, vale a dire il basso tasso di penetrazione degli utenti che fruiscono video, ci tengo a precisare che il video, sia digitale sia tradizionale, riveste un ruolo centrale in Italia. I consumatori sono da sempre video-centrici. La tv ha svolto un importante ruolo sociale di aggregazione, che oggi riguarda anche il video online; ciò è ancor più valido per le fasce più giovani».
Quindi Lamperti ha sottolineato come il dato restituito da eMarketer «sia un valore che si rifà al totale della popolazione italiana nel suo complesso, non solo quella internet. Le due motivazioni di eMarketer, cioè il carattere rurale dell’Italia e la scarsa diffusione di internet nel Paese, sono reali, ma se prendiamo in considerazione il totale della popolazione online rilevata da Audiweb, circa 30 milioni di persone, il rapporto cambia e si alza attorno all’80%, un valore superiore a quello di altri Paesi». In sintesi, per Lamperti la fotografia scattata da eMarketer è figlia della scarsa diffusione di internet, non di una ridotta adozione del video. Che, anzi, piace e continua a evolversi.
Video, cresce la presenza online dei broadcaster
In merito, invece, allo sviluppo degli investimenti video, Lamperti ha evidenziato lo sforzo dei broadcaster. «Mediaset, Rai, Sky hanno cominciato da anni a rafforzare l’offerta di video on demand online, talvolta anche attraverso servizi ad abbonamento. A spingere questa tendenza sono la concorrenza estera, Netflix e Amazon Prime Video su tutti, e gli investimenti per la differenziazione degli introiti intrapresi dai broadcaster e dettati dalla migrazione dell’audience», ha spiegato. Per quanto riguarda la raccolta pubblicitaria i volumi sono ancora bassi. «È ancora presto – precisa Lamperti -. Tuttavia alcuni operatori hanno già una capacità e una proposta commerciale rilevanti anche sull’online. Le aspettative per questo segmento per l’anno appena iniziato sono positive».
Nuove soluzioni e formati
Quindi Lamperti ha affrontato il tema delle soluzioni video emergenti, come il live streaming e i filmati a 360 gradi, e le conseguenti opportunità per il marketing e la comunicazione. «Questi strumenti spesso sono utilizzati come effetto novità: non sempre però rimangono o mietono grandi successi. E soprattutto in ambito pubblicitario alcuni formati a grande impatto possono non essere performanti, seppur connotati da grande engagement. Insomma è difficile che convertano. In ogni caso sono tutte novità utili a generare innovazione, entusiasmo e interesse sui nuovi formati online».
Infine Lamperti ha segnalato le aspettative di monetizzazione in campo video non solo per attori tradizionali come Facebook e Google, ma anche per «piattaforme come Instagram, sempre di proprietà di Facebook, e altre minori». «E per 2017 – ha concluso -, ci aspettiamo grandi cose anche dai broadcaster».
Via DailyOnline
A novembre sono 30,1 milioni gli utenti italiani online, pari al 54,7% della popolazione dai 2 anni in su, online complessivamente per 54 ore e 51 minuti per persona. A rivelarlo sono i dati Audiweb rilasciati nella giornata di oggi.
Nel giorno medio online 23,1 milioni di italiani
Nel giorno medio sono stati online 23,1 milioni di italiani, collegati tramite PC e mobile per 2 ore e 23 minuti per persona. Hanno navigato da mobile 20,1 milioni di italiani tra i 18 e i 74 anni, in media per 2 ore e 5 minuti per persona. A novembre è stato online nel giorno medio circa il 60% della popolazione tra i 18 e i 54 anni e il 31,5% della fascia più matura tra i 54 e i 74 anni. Dai dati sulla provenienza geografica degli utenti online il 45% degli italiani dell’area Nord-Ovest (6 milioni), il 42,6% dall’area Nord Est (3,7 milioni), il 41,2% dal Centro (3,7 milioni) e il 37,9% dall’area Sud e Isole (8 milioni).
Il mobile leader nella distribuzione del tempo di fruizione
Per quanto riguarda la distribuzione del tempo trascorso online, il 77,2% è generato dalla navigazione da mobile, con quote maggiori raggiunte in generale dalle donne, con l’83,5% del tempo complessivo trascorso online da mobile, e dai giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno dedicato l’84,1% del tempo online alla navigazione mobile. Più in dettaglio, dai dati sul tempo speso per persona, risulta che nel giorno medio hanno trascorso più tempo online i 25-34enni, con 2 ore e 41 minuti in media al giorno, seguiti dalla fascia più matura dei 35-54enni (quasi 2 ore e mezza). Con 2 ore e 17 minuti online nel giorno medio, i 18-24enni continuano a preferire la fruizione di internet da mobile.
Categorie, non c’è storia per Audiweb: vince sempre la search
Per quanto riguarda, infine, le principali categorie di siti visitati nel mesi di novembre, il 93% degli utenti online ha navigato tra i siti e/o applicazioni della categoria “Search” (28 milioni di utenti), quasi il 90% tra i portali generalisti (“General Interest Portals & Communities”, con 27 milioni di utenti) e oltre l’80% degli utenti online ha visitato almeno un sito e/o applicazione tra le categorie “Internet tools / web services”, dedicati ai servizi e tool online (86%), “Member Communities” (85,6%) e “Video/Movies” (83%). Raggiungono valori interessanti anche le categorie “Mass Merchandising” con circa il 75% degli utenti online (22,6 milioni) e “Current Event & Global News” con il 65,4% degli utenti (19,7 milioni).
Via DailyOnline
Quali sono stati gli argomenti più ricercati e discussi dagli utenti sul web? Per rispondere a questa domanda Google e Twitter hanno realizzato, rispettivamente, “Un anno di ricerche Google” e “#ThisHappened in 2016” per evidenziare su quali termini e argomenti si sia focalizzato l’interesse delle persone.
Google ha suddiviso le ricerche per categorie e ha pubblicato una serie di classifiche tematiche, mentre Twitter ha lanciato l’hashtag #ThisHappened per permettere agli utenti di condividere i momenti del 2016 ritenuti più emozionanti ed interessanti.
I dati delle due “classifiche” sono stati elaborati nella seguente infografica realizzata da Stampaprint.
Via Tech Economy
Conoscere le sfumature delle piattaforme e le importanti sinergie che le uniscono sono i fattori chiave per poter sfruttare al meglio la migrazione degli utenti verso un consumo multi piattaforma. Le misurazioni di comScore continuano a innovarsi per includere i cambiamenti nel comportamento degli utenti e le nuove tecnologie, oggi in particolare pongono l’attenzione su alcuni aspetti della digital audience in Italia. A trainare la digitalizzazione sono ovviamente i Millennials, la categoria che passa più tempo online rispetto alle generazioni più anziane arrivando a totalizzare 88 minuti in media al mese.
Italians loves mobile
Dagli ultimi dati MMX Multiplatform si nota come la maggior parte degli utenti italiani navighi via mobile, con il 70% di tutti i consumatori connessi unicamente attraverso smartphone e tablet, o device mobili in combinazione con dispositivi desktop. Gli Italiani inoltre passano più tempo su mobile che su desktop, con il primo responsabile per il 64% del tempo totale trascorso online. É evidente come tra gli utenti digitali sia in atto una migrazione da desktop a mobile, con il segmento che utilizza solamente desktop in calo del 22% negli ultimi 12 mesi.
Un popolo app-centrico
L’audience italiana si rivela “app-centrica”, con il 90% del tempo totale speso sul web da dispositivi mobile che passa attraverso un’app, e la pubblicità via mobile dimostra di avere un grande impatto con oltre un terzo degli utenti (33,8%) che ricorda di aver visto almeno una pubblicità durante l’ultimo mese.
Via DailyOnline
A ottobre sono stati 29,8 milioni gli italiani che si sono collegati a internet tramite PC e mobile (smartphone e/o tablet al netto delle sovrapposizioni), per 53 ore e 42 minuti in media per persona. In questo mese hanno navigato da mobile 25,6 milioni di italiani (il 58,3% dei 18-74enni), mentre l’accesso da PC ha coinvolto 25,3 milioni di italiani (il 45,9% della popolazione dai 2 anni in su). A rivelarlo è Audiweb, secondo cui la total digital audience nel giorno medio ha raggiunto 23,2 milioni di utenti, online per 2 ore e 13 minuti. Nel giorno medio la fruizione di internet da mobile supera di gran lunga la navigazione da desktop, con 20,4 milioni di italiani (18-74 anni) online per 1 ora e 57 minuti in media per persona.
Donne davanti agli uomini
Nel mese di ottobre erano online nel giorno medio il 41,5% degli uomini (11,3 milioni) e il 42,9% delle donne (12 milioni circa). Internet nel giorno medio raggiunge il 59% dei 18-24enni (2,5 milioni) e più del 61% della popolazione tra i 25 e i 54 anni (4,3 milioni tra i 25 e i 34 anni e 11,2 milioni del segmento più ampio tra i 35 e i 54 anni). Tra gli over 55 risulta online il 31,4% della popolazione di questa fascia (4,6 milioni). Con 2 ore e 24 minuti dedicati alla navigazione online nel giorno medio, anche questo mese le donne superano gli uomini (2 ore in media) e confermano ancora il maggiore interesse verso la fruizione di internet tramite mobile su cui hanno trascorso in media 2 ore e 10 minuti. I giovani dai 18 ai 34 anni hanno dedicato più tempo alla navigazione quotidiana, con una media di circa 2 ore e 30 minuti online per persona, seguiti dai 35-54enni online per circa 2 ore e 17 minuti.
Classifica categorie invariata: search al top
Per quanto riguarda i dati sulle categorie di siti più visitati nel mese di ottobre 2016, resta sostanzialmente invariata la distribuzione dell’audience tra i primi quindici raggruppamenti per tipologia di siti e/o applicazioni: il 93,8% degli italiani online ha consultato almeno una volta siti o applicazioni di ricerca (“Search”, con circa 28 milioni di utenti unici), il 91,4% ha visitato i portali generalisti (“General Interest Portals & Communities”, con 27,3 milioni di utenti), l’87,4% ha consultato i siti dedicati ai servizi e tool online (“Internet tools / web services” con 26,1 milioni di utenti), l’87% sui social network (“Member Communities”, con circa 26 milioni di utenti), l’84,5% su siti o applicazioni della categoria Video/Movies (25,2 milioni di utenti), il 76,5% ha usato siti e/o applicazioni dedicati alla messaggistica “in mobilità” (Cellular/Paging con 22,8 milioni di utenti), il 75% ha consultato siti della categoria ecommerce (“Mass Merchandiser” con 22,4 milioni) e il 67,8% per i siti di news (categoria Current Events & Global News con 20,2 milioni).
Via DailyOnline
Quali sono i siti internet top in Italia? Non c’è alcuna sorpresa, per lo meno nelle prime cinque posizioni, come ha fatto sapere Alexa, company di Amazon che si occupa di statistiche sul traffico internet. Secondo i dati registrati nell’ultimo mese dall’azienda, il podio è totalmente monopolizzato da Google, che si posizione al primo posto con Google.it, seguito a stretto giro da Google.com e Youtube.com. Al quarto posto c’è un altro colosso della Silicon Valley, Facebook, a cui seguono Amazon.it e Wikipedia.org.
Il primo sito interamente Made in Italy e prettamente informativo è Repubblica.it che staziona al settimo posto, prima di Yahoo.com, Ebay.it e Libero.it. Se nelle edicole il Corriere della Sera è il quotidiano più venduto, nel mondo digitale Corriere.it esce dalla top 10, registrandosi all’undicesimo posto, tallonato da un altro italiano, Subito.it, e lasciandosi alle spalle un colosso a stelle e strisce come LinkedIn. Gli altri social in classifica, infine, sono Twitter.com e Instagram.com, rispettivamente al sedicesimo e diciassettesimo posto. Appena fuori dalle migliori 20 posizioni, si posiziona il primo portale di soluzioni pubblicitarie, Onclickads.it, che si occupa delle pratiche di monetizzazione dei vari siti permettendo agli inserzionisti di entrare in contatto con milioni di utenti.
via DailyOnline
Audiweb distribuisce il nastro di pianificazione, Audiweb Database, con i dati dell’audience totale di internet(total digital audience) del mese di settembre 2016.
Il nastro di pianificazione, distribuito alle software house e fruibile attraverso i tool di pianificazione, offre il dettaglio dei dati della navigazione quotidiana sui siti degli editori iscritti al servizio, organizzati per device, PC e Mobile (smartphone e tablet al netto delle sovrapposizioni).
Nel mese di settembre 2016 hanno navigato almeno una volta dai device rilevati 29,5 milioni di italiani dai due anni in su. La total digital audience nel giorno medio è rappresentata da 22,8 milioni di utenti, onlineper 2 ore e 13 minuti.
Più in dettaglio, hanno navigato da mobile (smartphone e/o tablet) nel giorno medio circa 20 milioni di utenti unici (il 45,2% degli italiani tra i 18 e i 74 anni), mentre l’accesso a internet da computer si attesta a 10,6 milioni di utenti (il 19,3% degli italiani dai 2 anni in su).
Dai dati demografici emerge che a settembre hanno navigato almeno una volta nel giorno medio il 40,3% degli uomini dai due anni in su (11 milioni) e il 42,3% delle donne (11,8 milioni), il 55,9% dei 18-24enni (2,3 milioni), il 60% dei 25-34enni (4,2 milioni) e circa il 61% dei 35-54enni (11,2 milioni).
Internet è da mobile nel giorno medio per il 47,9% delle donne (10,7 milioni tra i 18-74 anni), il 42,4% degliuomini (9,2 milioni tra i 18-74 anni) e per circa il 56% dei 25-54enni. Continua ancora la preferenza delle donne per la fruizione di internet da mobile, a cui dedicano in media 2 ore e 10 minuti al giorno, contro 1 ora e 42 minuti in media degli uomini.
Dai dati di consumo sulla fruizione mensile, emerge che il 93,4% degli utenti online ha consultato siti o applicazioni di ricerca (sotto-categoria “Search”, con 27,5 milioni di utenti unici), il 90,3% almeno uno tra i portali generalisti (sotto-categoria “General Interest Portals & Communities”, con 26,6 milioni di utenti), l’87,4% i siti che offrono servizi e tool online (sotto-categoria “Internet tools / web services” con 25,8 milioni di utenti), l’87,3% i social network (“Member Communities”, con 25,7 milioni di utenti). Tra le categorie di siti dedicati all’intrattenimento, la categoria Video/Movies raggiunge l’82% degli utenti online, con 24,2 milioni di utenti, così come raggiungono valori molto rilevanti le categorie di siti e applicazioni dedicati alla messaggistica “in mobilità”, Cellular/Paging con il 75,7% degli utenti, all’ecommerce con il 73,6% degli utenti (21,7 milioni), e alle news (categoria Current Events & Global News), con il 68,4% degli utenti (20,2 milioni).
Via Spot and Web
I dispositivi mobili sono sempre più utilizzati per accedere a Internet, utilizzare i social network e utilizzare la maggior parte dei servizi che richiedono una commissione. Cosa ormai data per scontata e confermata dai dati emersi dallo studio condotto da StatCounter dai quali è stata ricavata una infografica, realizzata da Stampaprint, dalla quale è possibile vedere oltre ai numeri delle diverse tipologie di accesso anche i sistemi operativi e i browser più usati su scala mondiale e nazionale.
Via Tech Economy
comScore oggi annuncia un importante sviluppo dei prodotti MMX Multi-Platform e Mobile Metrix per l’Italia grazie all’introduzione dei dati provenienti dal panel mobile appena lanciato. L’introduzione dei dati del panel mobile Android potenzia le misurazioni della mobile audience in Italia fornendo una reportistica più robusta su metriche di visite ed engagement e sui dati demografici, che comprendono nuove variabili di segmentazione quali l’area geografica di residenza, la presenza di bambini e la composizione del nucleo familiare.
“Ci siamo impegnati a introdurre sul mercato italiano soluzioni solide e di alta qualità e siamo entusiasti nell’annunciare che ancora una volta abbiamo rispettato gli impegni presi, attraverso il rapido sviluppo di un panel mobile locale che consente insight più approfonditi e granulari,” ha affermato Gian Fulgoni, CEO di comScore. “Abbiamo ricevuto dal mercato un enorme sostegno per lanciare nuove soluzioni che aiutino i nostri clienti a prendere decisioni migliori nel panorama odierno, multi-device e in continua evoluzione. Questo traguardo rappresenta un passaggio-chiave nella nostra roadmap di innovazione ed è solo l’inizio di una serie di ulteriori sviluppi da realizzare nel prossimo futuro”.
I prodotti MMX Multi-Platform e Mobile Metrix di comScore combinano dati provenienti dai panel desktop e mobile con i dati del network censuario di comScore, che intercetta globalmente oltre 1.8 trilioni di interazioni digitali al mese e il 94% dei dispositivi connessi a internet in Italia, al fine di fornire una vista unificata del comportamento delle audience su desktop e su mobile. Questo approccio unico fornisce una misurazione reale, basata sulle persone, della Total Digital Reach. Inoltre le misurazioni di comScore continuano a innovarsi per includere i cambiamenti nel comportamento degli utenti e le nuove tecnologie. Tra queste la capacità di misurare e attribuire il traffico proveniente da app di terze parti e da distributori di contenuti come Facebook Instant Articles e Google AMP, per assicurare agli editori una misurazione consistente della loro audience digitale complessiva su più dispositivi.
Principali risultati emersi dai dati di agosto 2016:
- La Total Digital Population ha raggiunto in Italia i 36,6 milioni di visitatori ad agosto 2016 sui quali le 7 maggiori properties vantano una reach superiore al 50%;
- Il 47% ha effettuato l’accesso a Internet sia tramite desktop sia tramite mobile.
- Banzai si è posizionata come la principale digital property italiana, con una Total Digital Population ad agosto 2016 pari a 22,4 milioni di utenti, di cui il 56% ha effettuato l’accesso esclusivamente tramite smartphone o tablet.
- La componente mobile-only dell’audience rappresenta la maggioranza dell’audience dei principali siti di news e informazione in Italia, come nel caso del Gruppo Editoriale Espresso (che ha mostrato un’alta percentuale di visitatori unici esclusivamente mobile, pari al 52%), o RCS Media Group (al 55%).
Il Mobile Browsing attira le audience mentre le App generano coinvolgimento
L’analisi sulle prime 100 mobile property in Italia rivela che l’audience media su mobile browsing è il doppio dell’audience media raggiunta dalle top property su mobile app, dimostrando che il mobile browsing rappresenta ancora l’elemento chiave per aumentare la propria reach digitale.
Ad ogni modo, nel mese di agosto 2016 il tempo spento in-app sulle top 100 property è risultato 8 volte superiore a quello speso in mobile browsing, evidenziando che le app sono la modalità preferita dai visitatori più coinvolti e fedeli per interagire con contenuti e servizi. Facebook e WhatsApp sono al primo e secondo posto in termini di coinvolgimento detenendo rispettivamente il 30,3% e il 28,2% del tempo speso sulle prime 100 mobile app durante il mese di agosto 2016.
Facebook, WhatsApp e Youtube le App con il più alto coinvolgimento delle audience, Fabrizio Angelini CEO di comScore Italia, ci illustra i dati del Panel Mobile.
Via Spot & Web
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