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  mymarketing.it: perchè interagire è meglio!... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico : eCommerce (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Altri Autori (del 30/08/2016 @ 07:35:18, in eCommerce, linkato 2196 volte)

Il 66% degli utenti sceglierebbe il suo eTailer in base alle modalità di consegna e alla facilità di consultazione del sito. Per il 76% è decisiva anche la policy contemplata per le restituzioni

Qual è il fattore determinante per lo sviluppo del business dell’eCommerce? Laconsegna senza intoppi. Stando infatti allo studio Differentiating Delivery: How to Win the eCommerce Battle, per i due terzi dei clienti l’affidabilità di consegna e la facilità di consultazione dei siti sono i due elementi che determinano la scelta dell’eTailer di riferimento. La ricerca, condotta da Accenture, prende in esame un campione di più di 1.100 aziende medio piccole, in dieci Paesi di cinque continenti.

LA CONSEGNA È TUTTO. È emerso che il 66% dei consumatori sceglie il fornitore in base allediverse modalità di consegna. Inoltre, prima di finalizzare l’acquisto, il 76% degli utenti visiona i termini della policy di restituzione del prodotto. A loro volta, per tutelarsi da imprevisti e ritardi nelle consegne, la maggioranza di aziende dell’eCommerce (76%) tende ad affidarsi a diverse aziende di trasporti e, nel 26% dei casi, ci si avvale addirittura di ben tre società differenti per la consegna dei prodotti. In molti non disdegnano i colossi come eBay e Amazon. In generale, l’86% delle aziende campione prevede investimenti nel 2017 per potenziare i propri canali di vendita on line.

LE 5 REGOLE D’ORO PER LE AZIENDE. Fare la differenza però non è semplice. Così, alla luce dei dati emersi, la ricerca indica le “cinque regole d’oro” da seguire per distinguersi sul mercato degli eTailer. La prima è investire sulla soddisfazione del cliente: la si può ottenere rendendo trasparente il tracking del prodotto e fornendo notifiche sui tempi e gli orari di consegna. In secondo luogo, servono procedure di restituzione del prodotto semplici e rapide. In terzo luogo, bisogna puntare sul prezzo: deve essere conveniente in rapporto ai volumi. Quarto: offrire una fornitura di servizi segmentati. Infine, è necessario “customizzare” l’offerta per le consegne di merci transfrontaliere nel segmento dell’eCommerce B2C, il cui valore è stimato sui 994 miliardi di dollari nel 2020.

Via Business People

 
Di Altri Autori (del 11/07/2016 @ 07:12:39, in eCommerce, linkato 2261 volte)

Nel 2016, gli acquisti dei consumatori italiani su siti sia nazionali sia stranieri supereranno gli 1,8 miliardi di euro, con un incremento in valore assoluto di 365 milioni di euro (+25%) rispetto al 2015. Il contributo della moda nell’e-commerce di prodotto sarà secondo solo a quello di informatica ed elettronica: l’incidenza era pari al 6% nel 2012 e, nel 2016, sfiorerà il 10 per cento.  È quanto emerge dalle stime dell’Osservatorio e-commerce B2C dalla School of Management del Politecnico di Milano, giunto alla sua quindicesima edizione e presentato a Milano in occasione del convegno “L’online nel fashion: un canale che fa tendenza”.

“L’abbigliamento è uno dei comparti merceologici più dinamici dell’e-commerce B2c italiano per almeno tre ragioni: ritmo di crescita superiore a quello medio del commercio elettronico, offerta eterogenea e in continuo fermento, e, infine, spiccata propensione all’innovazione. Negli ultimi 5 anni, il tasso di crescita medio annuo dell’abbigliamento è stato pari al 30% circa, il doppio rispetto a quello dell’e-commerce nel suo complesso (+15% circa), sia nella domanda (acquisti dei consumatori italiani da merchant sia italiani sia stranieri) sia nell’offerta (vendite dei merchant con sede operativa in Italia a consumatori italiani e stranieri)”, ha dichiarato Alessandro Perego, direttore scientifico degliOsservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano.

Sempre secondo quanto emerso dalla ricerca, i web shopper italiani effettuano, nel 46% dei casi, acquisti mass market sui siti dei grandi retailer italiani e internazionali e sui marketplace generalisti; seguono, con un peso del 36%, gli acquisti di prodotti del settore lusso realizzati sui siti dei principali player del settore, delle vendite private, dei produttori high fashion del made in Italy e delle boutique multi-brand. Infine conquistano una quota del 18% gli acquisti di abbigliamento e accessori sportivi dai siti dei retailer specializzati, dei produttori e dei portali generalisti. “Nel fashion uno dei principali driver di scelta del canale online rimane il prezzo: il 52% della domanda e-commerce è realizzata nella componente di prodotti a prezzo ridotto (scontato, con sconti dal 10% al 30%, o molto scontato, con sconti dal 30% al 70%) e il 48% nella componente a prezzo pieno. Se consideriamo la tipologia di prodotti acquistati online, i capi di abbigliamento (camicie, vestiti, capi spalla, jeans, pantaloni) incidono per circa il 55% e gli accessori per il 45%, con una preferenza spiccata per le scarpe e per le borse o accessori di pelletteria. Per quanto riguarda il genere, i capi di abbigliamento e gli accessori da donna pesano per il 50% del mercato fashion online, quelli da uomo per il 40% circa (ed in crescita), quelli da bimbo per il 10%”, ha spiegato Valentina Pontiggia, senior advisor dell’Osservatorio e-commerce B2c Netcomm Politecnico di Milano.

Infine, nel 2016, gli acquisti via smartphone nell’abbigliamento cresceranno del 26% e supereranno quota 350 milioni di euro, confermandosi come uno dei comparti con la più alta penetrazione (19%) degli acquisti da mobile sul totale domanda e-commerce. Se si aggiungono gli acquisti da tablet la penetrazione raggiunge il 33% del totale domanda online.

via PambiancoNews

 
Di Altri Autori (del 08/07/2016 @ 07:30:19, in eCommerce, linkato 2296 volte)

La moda fa bene all’e-commerce: stando al report realizzato dall’Osservatorio eCommerce B2c e presentato a Milano in occasione del Convegno “L’online nel fashion: un canale che fa tendenza”, nel 2016 gli acquisti via Internet di prodotti fashion hanno superato gli 1,8 miliardi di euro (+25% rispetto al 2015). Ma è soprattutto il ritmo di crescita del comparto a essere significativo: se negli ultimi cinque anni il tasso di crescita del mercato dell’e-commerce si è attestato sul +15%, quello dell’abbigliamento è addirittura il doppio, per una media del +30%. “L’abbigliamento è uno dei comparti merceologici più dinamici dell’e-commerce B2c italiano per almeno tre ragioni: ritmo di crescita superiore a quello medio del commercio elettronico,offerta eterogenea e in continuo fermento, e, infine, spiccata propensione all’innovazione”, afferma Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano.

CORSA AL RISPARMIO. La ragione alla base dell’exploit dell’e-commerce del fashion è presto detta: su internet è possibile risparmiare. Basti pensare che il 52% della domanda è realizzata nella componente di prodotti a prezzo ridotto, ossia scontati (dal 10% al 30%) o molto scontati (sconti dal 30% al 70%). E ancora: in occasione del Black Friday e del Cyber Monday alcuni operatori riescono a realizzare in soli due giorni oltre il 5% del totale fatturato online. Tradotto: circa 10 volte il valore delle vendite registrate nello stesso intervallo di tempo in altri periodi dell’anno. Tuttavia il prezzo non è l’unica variabile che promuove gli acquisti online. L’e-commerce del fashion funziona anche perché in rete è possibile reperire una vasta gamma di prodotti, spesso assente nei punti vendita fisici. Inoltre i siti spesso suggeriscono prodotti affini da acquistare.

SPOPOLANO ABBIGLIAMENTO E ACCESSORI. Ma cosa si compra in Rete? “Se consideriamo la tipologia di prodotti acquistati online, i capi di abbigliamento (camicie, vestiti, capi spalla, jeans, pantaloni) incidono per circa il 55% e gli accessori per il 45%, con una preferenza spiccata per le scarpe – sia eleganti sia sportive – e per le borse o accessori di pelletteria”, risponde Valentina Pontiggia, Senior Advisor dell'Osservatorio. “Per quanto riguarda il genere, i capi di abbigliamento e gli accessori da donna pesano per il 50% del mercato fashion online, quelli da uomo per il 40% circa (e in crescita), quelli da bimbo per il 10%”. Quanto ai canali, gli italiani acquistano i prodotti mass market (46%) sui siti dei grandi retailer italiani e internazionali e sui marketplace generalisti, mentre per gli acquisti “luxury” (36%) si opta per i siti delle grandi Dot Com, delle vendite private, dei produttori high fashion del Made in Italy e delle boutique multi-brand.

EXPORT A +30%. Per quanto riguarda le vendite da siti italiani verso clienti stranieri, l’export dell’abbigliamento segna un +30% nel 2016, per un valore delle vendite superiore a 1,3 miliardi di euro. Il comparto trainante è quello del lusso. I compratori più forti sono inglesi, francesi, tedeschi, americani e russi: da soli coprono il 45% delle vendite Fashion che valicano i confini nazionali. Seguono, in misura minore, Cina, Giappone e America Latina. A fare la differenza sono soprattutto le Dot com a cui si deve il 69% delle vendite all’estero. Le imprese tradizionali pesano appena il 31%.

 

Via Business People

 
Di Altri Autori (del 02/05/2016 @ 07:23:35, in eCommerce, linkato 2139 volte)
L'economia dei beni di seconda mano in Italia vale 18 miliardi di euro e il 38% di questo giro d'affari arriva dalle compravendite via Internet. I numeri dell'Osservatorio 2015 “Second Hand Economy” di Doxa parlano chiaro: quello dell'usato è un settore che “tira” (vi contribuisce, stando ai dati campione, il 50% della popolazione italiana sotto i 45 anni) e che ha nel canale digitale un elemento vitale. Circa 6,8 miliardi di euro sono generati infatti attraverso il Web. L'economia dell'usato gode quindi di ottima salute e la velocità e la praticità d'uso di Internet stanno contribuendo in modo decisivo al suo sviluppo. Soprattutto in alcuni mercati verticali. Delle quattro categorie di prodotti più gettonate - in ordine di importanza elettronica, sport e hobby, veicoli, casa e persona - le auto sono di gran lunga, con 4,2 miliardi di euro, il primo segmento per fatturato sviluppato online; seguono l'arredamento e gli elettrodomestici con 980 milioni, la moda con 360 milioni e l'elettronica con 340 milioni.

Proprio dal mondo delle quattro ruote arriva la conferma di come la “second hand economy”, e quella dei segmenti verticali legati all'e-commerce più in generale, possa essere un terreno florido anche per le startup. Della scorsa settimana è la notizia della chiusura del primo round di seed capital di GoodBuyAuto, il primo mobile marketplace garantito di auto usate in Europa continentale, che inizia la propria avventura con 1,5 milioni di euro raccolti interamente in Italia. Lo spazio per affermarsi in questo ecosistema, insomma, c'è. «Le piccole imprese innovative - spiega Roberto Liscia, Presidente di Netcomm - sono chiamate a trovare modelli distintivi in termini di offerta di prodotto o di servizio all'interno di una nicchia specifica. Ad oggi il nostro Consorzio conta circa 15 startup, fra cui aziende come Lanieri che crea abiti da uomo su misura o Il Pescatore Online che consegna pesce fresco entro le 24 ore. Altre startup basano invece il proprio modello di business sulla predittività dei comportamenti del cliente, sfruttando strumenti di Big Data analysis e algoritmi per calibrare il prezzo e la varietà dell'offerta in base alla domanda».

Via IlSole24ORE.com
 
Di Admin (del 30/03/2016 @ 07:02:49, in eCommerce, linkato 2174 volte)
Il commercio elettronico, più comunemente conosciuto come e-commerce, non può più essere considerato come un qualcosa di accessorio. La ricerca “E-commerce in Italia 2015”, svolta dalla nota società di consulenza digitale Casaleggio Associati, mette in evidenza come, nel 2014, il valore dell’e-commerce B2C abbia raggiunto, a livello globale, la cifra complessiva di 1.316 miliardi di dollari, con un incremento del 22% sul 2013. Per il 2015 era prevista invece una crescita di un ulteriore 20,9%, con un totale vendite di 1.600 miliardi di dollari circa.

I risultati della “Ricerca 2015 dell’Osservatorio eCommerce B2C”, promossa dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, dimostrano come nel mercato italiano il valore degli acquisti online ha raggiunto nel 2015 oltre 16,6 miliardi di euro, con un incremento del 16% rispetto al 2014 (2,2 miliardi di euro).

Per quanto concerne il 2016 possiamo aspettarci di vedere un ulteriore rafforzamento di questo settore. La realtà della vendita online è destinata a crescere e consolidarsi, ma avere successo nel Web non è cosa semplice e commettere un errore significa perdere clienti e fatturato.

Una recente indagine condotta da OneStop, nota azienda americana specializzata nella fornitura di soluzioni e-commerce personalizzate, ha reso noto come una cattiva esperienza nel mercato dell’online possa incidere sul comportamento d’acquisto futuro.

La ricerca ha visto coinvolti 600 utenti statunitensi che avevano effettuato un acquisto online negli ultimi 12 mesi. Dopo aver chiesto loro quali fossero le probabilità di effettuare un nuovo acquisto online dopo un’esperienza negativa, è emerso che il 47,8% ritiene improbabile che questo possa accadere, mentre il 27,7% lo ritiene addirittura altamente improbabile. Solo il 3,7% degli utenti si è mostrato propenso a ripetere l’esperienza.

Per evitare di incorrere in simili situazioni, abbiamo stilato una breve lista di errori da non commettere, così da permettere alla vostra attività online di affermarsi con successo.

1. MENTALITÀ SBAGLIATA

Pensare che la gestione di un’attività online sia più semplice e meno impegnativa rispetto ad una di tipo tradizionale è il primo errore da non commettere. Costruire un business richiede tempo, energia e sforzi tanto nel mercato reale quanto in quello dell’online. Realizzare un buon sito e vendere i migliori prodotti non farà arrivare i clienti sulla vostra pagina.

2. DESIGN SCADENTE

L’estetica di un sito è molto importante per la fidelizzazione del cliente. Avere una grafica scadente rischia di trasmettere all’utente un’assenza di professionalità. È attraverso questa, infatti, che gli utenti decidono se avere o meno fiducia di quella determinata azienda. I consumatori sono diventati molto più critici e formulano rapidamente dei giudizi estetici.

3. SCARSA USABILITÀ DEL SITO

Un buon sito deve essere sempre accessibile, vale a dire facilmente usabile da chiunque. L’obiettivo è quello di ridurre al minimo il numero di clic necessari ai clienti per trovare ciò che stanno cercando. L’architettura delle informazioni è l’aspetto che influenza maggiormente l’usabilità dello stesso. È fondamentale che le informazioni siano organizzate e messe in relazione in modo logico e intuitivo. Rendere il vostro sito e-commerce navigabile e unico nei suoi contenuti può rappresentare un vantaggio notevole.

4. DEFICIT SEZIONE “PRODOTTO”

Gli errori collegati al prodotto possono essere di varia natura:

immagini di bassa qualità: le persone che acquistano online rinunciano alla possibilità di entrare in contatto con un determinato oggetto. Inserire delle buone immagini diventa quindi fondamentale per rappresentare un prodotto. È importante mostrare le diverse prospettive e possibili opzioni aggiuntive, come ad esempio la possibilità di scegliere tra diversi colori.
descrizione di prodotto: è necessario fornire all’utente il maggior numero di informazioni. Il cliente vuole essere ben informato su ciò che sta per acquistare, più dettagli verranno forniti, più il vostro utente vi riterrà seri e professionali. Inoltre, la mancanza di un’accurata descrizione rende difficile attuare quel processo di indicizzazione da parte dei motori di ricerca.
utilizzo della descrizione dei produttori: copiare le informazioni dal sito dei produttori è tra le cose più sbagliate che potete fare. Google e altri motori di ricerca penalizzano i contenuti duplicati e il rischio è quello che la vostra pagina non venga indicizzata, eliminandola di fatto dai risultati.
assenza di recensioni: la maggior parte degli utenti ricerca le recensioni prima di acquistare un determinato prodotto. In assenza di esse il rischio è quello di perdere potenziali acquirenti. Inoltre non dimentichiamo che queste recensioni rappresentano dei contenuti unici e gratuiti, utili a mantenere la propria pagina prodotto sempre aggiornata.
5. CHECKOUT COMPLESSO

L’acquisto rappresenta un momento delicato, guidato da emotività. Evitate percorsi complessi, il rischio è che il cliente possa cambiare idea. Studiate un percorso di navigazione veloce e sicuro, in modo da ridurre al minimo il numero di clic necessari per effettuare il pagamento. Inoltre, è importante far luce sui costi di spedizione prima che l’ordine venga inviato. Gli utenti si aspettano di sapere da cosa è dato il prezzo che stanno per pagare, spedizione compresa. Ad operazione conclusa inviate una mail di conferma al vostro cliente e inserite nella sua area riservata il riepilogo dell’acquisto con lo stato dell’ordine costantemente aggiornato.

6. ASSENZA DI URL UNIVOCI

Gli URL permettono di dare indicazioni precise all’utente e al motore di ricerca circa il contenuto della pagina. Spesso gli URL delle pagine prodotto sono sequenze di numeri e lettere poco comprensibili. È molto importante, invece, utilizzare degli URL univoci. Avere parole chiave pertinenti nel’URL utilizzato significa mettere in risalto il dominio del sito.

7. ASSENZA DI UNA STRATEGIA SEO

L’attività di SEO risulta essere molto importante per il successo di un e-commerce. Questa rappresenta uno degli strumenti necessari per portare traffico al proprio sito attraverso una strategia organica, non a pagamento e continua. Fondamentale è prendere in considerazione il modo in cui le persone cercano determinati prodotti nei motori di ricerca ed utilizzare un linguaggio comune nella costruzione dei testi.

8. ASSENZA DI UNA STRATEGIA PROMOZIONALE

Uno degli errori più comuni è quello di non dedicare la giusta quantità di tempo, energia e denaro ad ogni canale di marketing. Rafforzare la propria presenza in rete è possibile mediante la condivisione sociale. Conseguentemente diventa necessario ottimizzare dimensione e posizione delle apposite icone di condivisione.

Gestire delle pagine aziendali su diversi canali social vi permetterà di raggiungere

un pubblico più vasto e, di conseguenza, porterà anche maggior traffico sul vostro sito. Molti utenti utilizzano questi canali come indicatori di professionalità e fiducia quando acquistano per la prima volta in un determinato negozio online. Non

dimentichiamo, però, che la semplice attivazione di questi canali non basta a rappresentare al meglio la propria attività. I canali per fare marketing sono numerosi, ma nessuno è utile senza una chiara strategia d’azione.

9. MANCANZA DI UNA VERSIONE MOBILE

I dispositivi mobile giocano un ruolo sempre più rilevante. Lo smartphone è diventato parte integrante del processo decisionale finalizzato all’acquisto. Non dimentichiamo che la navigazione mobile ha superato quella desktop. È indispensabile, quindi, che il proprio sito e-commerce sia navigabile anche da questi dispositivi. L’ideale sarebbe avere un sito responsive, cioè un sito che si adatti alle dimensioni del dispositivo in uso.

10. PROBLEMI DI SICUREZZA

Se chiedessimo ad un consumatore quale ritiene essere l’ostacolo maggiore nell’acquistare un prodotto presso un negozio online, certamente la risposta sarebbe: “frode o furto d’identità”. Questa specifica preoccupazione sembra tenere molti consumatori lontani dall’acquisto di prodotti e servizi in rete. Rendere sicuro il vostro sito e comunicarlo ai vostri clienti diventa, così, una necessità. Mediante l’adozione di un protocollo HTTPS si acquisisce un certificato digitale volto a fornire autenticità al proprio sito Web e una connessione crittografia per proteggere i dati sensibili dei vostri utenti. Inoltre, la possibilità di poter effettuare un acquisto attraverso diverse modalità di pagamento (bonifico bancario, contrassegno, carta di credito, PayPal) offre maggior sicurezza ai vostri consumatori, i quali si sentono liberi di scegliere in base all’opzione che ritengono maggiormente affidabile.

Via Tech Economy
 
L’Italia è il Paese con il più alto tasso su scala globale di acquirenti online che scelgono di comprare prodotti oltreconfine (79% vs dato medio a livello globale pari a 57%, media Europa 65%). In Europa il nostro Paese si posiziona davanti a Germania (73%), Spagna (63%), Francia (59%), UK (52%).  E’ quanto emerge dalla Global Survey “Connected Commerce” di Nielsen realizzata su un campione di 13.000 individui in 24 Paesi, con l’obiettivo di studiare motivi e modalità di approccio all’e-commerce nel mondo.

COSA SI FA ONLINE?

A prescindere dalla categoria merceologica che intendono acquistare gli italiani svolgono diverse attività online a: il 47% ricerca informazioni relative al prodotto, il 41% controlla e confronta i prezzi, il 33% intende individuare sconti, promozioni e coupon. Sul versante dell’advertising online si registra che il 6% degli italiani dice di aver cliccato su una pubblicità online, il 5% afferma di averne aperta una ricevuta via email, il 4% di avere lasciato like, commenti o tweet sulla pagina di un prodotto o store.

“Oggi ci troviamo di fronte a un consumatore che si sposta dal canale fisico a quello virtuale con estrema facilità – commenta   l’amministratore delegato di Nielsen Italia Giovanni Fantasia - E’ la tradizionale nozione di shopping experience che deve essere ridefinita. Le grandi catene della distribuzione devono passare da una visione di marketing lineare a un modello che genera valore in un contesto media e di canale sempre più frammentato. In altri termini non è più possibile affidarsi solo a messaggi di vendita accattivante, occorre fornire all’acquirente strumenti che possano facilitargli il processo d’acquisto, in termini di canale, metodi di pagamento, possibilità di raffronto dei prezzi sul mercato e disponibilità di applicazioni mobile”.

METODI DI PAGAMENTO

Dal momento che il contesto competitivo è in fase di trasformazione, questo si ripercuote anche sulle modalità di pagamento. A livello globale, il 53% degli intervistati ha dichiarato di usare la carta di credito ma, nello stesso tempo, ben il 43% ha usato sistemi digitali come PayPal, il 39% le carte prepagate o il bancomat, il 38% il bonifico, il 36% il contrassegno.
Per quanto riguarda l’Italia, oltre a PayPal – prima modalità con il 55% – i principali strumenti di pagamento sono: carta prepagata (51%), dato controcorrente rispetto a quello degli altri Paesi europei, come Francia al 5%, Gran Bretagna all’8%, e Spagna al 13%, carta di credito (42%), gift card rilasciata dal singolo negozio (27%) e contrassegno (25%).

MOTIVAZIONI ALLA BASE DELLO SHOPPING ONLINE

A spingere verso l’acquisto online è ancora la ricerca dell’affare migliore (42%), seguito dal trovare prodotti non disponibili negli store (39%), ricercare prodotti online prima dell’acquisto in negozio (39%), visitare il maggior numero possibile di siti per intercettare l’offerta al prezzo più basso (39%), guadagnare tempo (38%), cercare opinioni online per prendere decisioni (36%), accedere a punti vendita non localizzati nella zona di residenza (34%), non portare borse pesanti (30%).
Queste, invece, le motivazioni rilevate a livello globale: accorciare i tempi della spesa (53%), sondare le opinioni in Rete per prendere decisioni (50%), reperire ciò che non è disponibile negli store (49%), la migliore offerta (49%), accedere a store non presenti sul territorio (47%), intercettare online il prezzo più basso (47%), trovare maggiore assortimento (41%).

LE BARRIERE

Permangono però dubbi e resistenze verso lo shopping online in Italia: volere esaminare i prodotti di persona (56%), essere preoccupati perché la spedizione dei prodotti può avvenire quando non si è in casa (45%), perché i prodotti non siano rispondenti a quelli ordinati online (40%), per la freschezza del prodotto in base alla data di scadenza (39%), per la qualità del prodotto (38%). Il 44% dei consumatori italiani non acquista prodotti alimentari online se questo implica un pagamento per la spedizione.
In particolare, per quanto riguarda la moda il 30% dei nostri connazionali afferma di acquistare in store a causa dell’eccessiva lunghezza dei tempi di spedizione e per le spese online, mentre il 64% dichiara di acquistare online un cellulare solo se il prezzo è inferiore rispetto a quello praticato nello store.

Via Tech Economy
 

Sono sempre di più gli italiani che scelgono di acquistare i regali di Natale online, confermando il periodo delle festività come quello di picco per lo shopping digitale. Lo rivelano i numeri e le previsioni che in queste ore si stanno moltiplicando per dare conto di un fenomeno che continua ad avere un andamento positivo.

natale“Per questo Natale (nei mesi di novembre e dicembre) saranno spesi online oltre 3,5 miliardi di euro (oltre il 20% della domanda online annuale), con una crescita del 16% rispetto al 2014.” afferma Alessandro Perego, Direttore degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, dando conto di quanto emerso dall’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano relativamente agli acquisti online nel periodo natalizio (novembre-dicembre). ”Per il periodo natalizio saranno 27 milioni gli ordini conclusi via Internet, a testimonianza di un utilizzo sempre più consapevole del canale da parte dei consumatori italiani.”

Anche nel Bel Paese le giornate dedicate allo shopping come il Black Friday e del Cyber Monday stanno acquisendo, sul canale online, sempre più importanza: alcuni operatori hanno realizzato in due giorni oltre il 5% del totale fatturato online, circa 10 volte il valore delle vendite registrate nello stesso intervallo di tempo in altri periodi dell’anno. Negli Stati Uniti il fenomeno è ancora più rilevante: quest’anno oltre il 50% dei consumatori americani ha fatto acquisti online e il valore delle vendite eCommerce in queste due giornate ha superato quello dei negozi tradizionali. “Nel nostro Paese, la gran parte degli regali riguarderà prodotti tecnologici (smartphone, ma anche smartwatch, tv e tablet), capi di abbigliamento e accessori (borse e gioielli in primis), oggetti di design e cosmetici“, afferma Riccardo Mangiaracina del Politecnico di Milano. “Sempre sull’online, andranno molto bene i libri (sia fisici sia ebook), i giocattoli e i prodotti enogastronomici di nicchia. Da quest’anno si ricorrerà sempre più al canale online per addobbare casa con decorazioni natalizie uniche e originali e per acquistare cibo legato alla tradizione (panettone, torrone, frutta secca) o vino (spumante), in vista del pranzo di Natale e del cenone di Capodanno.”

Bene anche le stime sullo shopping online che arrivano dalla ricerca condotta da Netcomm, Consorzio del Commercio Elettronico Italiano in collaborazione con Human Highway, che ha analizzato la propensione all’acquisto online su un campione formato da uomini e donne di età superiore ai 18 anni, residenti su tutto il territorio nazionale e rappresentativi della popolazione italiana che si connette alla Rete con regolarità almeno una volta alla settimana. La ricerca si è concentrata sugli ultimi 3 mesi con un focus particolare sulla propensione verso gli acquisti natalizi. Cosa è emerso?
Nel 2015 il tasso di crescita del numero di coloro che decideranno di acquistare almeno un regalo in rete sarà superiore a quello dei consumatori che decidono di acquistare su internet durante tutto l’anno.Se nel 2014 erano 7,4 milioni gli individui che sceglievano di acquistare su internet almeno un regalo, quest’anno la cifra registrerà +22%, attestandosi a 9 milioni di acquirenti.

Le cifre confermano come lo shopping online nel periodo natalizio sia divenuta ormai una consuetudine, o la nuova normalità: nel 2012 era 580 mila gli individui che acquistavano la maggior parte dei regali di Natale online; nel 2015 gli italiani che scelgono l’online come primo o esclusivo canale di «approvvigionamento» per i regali di Natale sono quasi un milione e mezzo.
Un tendenza in continuo aumento e confermata dalle intenzioni rispetto ai volumi di acquisto per la stagione 2015: il 34% degli acquirenti online dichiara infatti che quest’anno farà più acquisti di regali di Natale online rispetto all’anno scorso. Allo stesso modo, la percentuale di acquirenti orientati a fare meno acquisti di regali online scende (-15,9%), indice che lo shopping in rete rappresenta una soluzione comoda nonché una risorsa per il consumatore italiano, sempre più soddisfatto e capace di apprezzare il commercio elettronico come una valida opportunità.

“Abbiamo stimato in 3,1 miliardi di euro il totale di acquisti online che saranno effettuati nei 45 giorni che precedono il Natale e ben 1,8 miliardi sono attribuibili ad acquisti di prodotti fisici – dichiara Roberto Liscia, Presidente di Netcomm, Consorzio del Commercio elettronico italiano.”

Lo shopping natalizio nel mondo
A livello globale, secondo una analisi Demandware, queste 5 settimane rappresenteranno il 22% del totale degli ordini di quest’anno, rispetto al 21% del 2014; l’aumento va attribuito alla presenza di un giorno in più di shopping, da calendario, a disposizione tra il Giorno del Ringraziamento e Natale. Negli Stati Uniti, Demandware prevede che la percentuale degli ordini durante il periodo di picco sarà leggermente superiore – dal 23% dello scorso anno al 25% del 2015. Non sorprende che Demandware stimi un deciso aumento nelle transazioni nel periodo compreso tra il Black Friday e il Cyber Monday. Per la società il “venerdì nero” rappresenterà il 23% degli ordini della ‘settimana cibernetica’ – in crescita del 10% su base annua – avvicinandosi al 25% degli ordini stimati durante ilCyber Monday.
La previsione è di un aumento del 22% delle visite per questo periodo di picco rispetto allo stesso periodo del 2014: i consumatori visiteranno lo stesso sito il 6% in più; su di esso ci sarà una crescita della spesa pari al 3%. Grazie all’aumento degli acquisti effettuati tramite più dispositivi e al miglioramento nell’utilizzo di device mobili per lo shopping, è possibile che tali dispositivi saranno largamente responsabili dell’aumento delle visite.

“I consumatori sono più propensi a effettuare acquisti utilizzando dispositivi differenti, ed è compito dei retailer unificare l’esperienza di acquisto del cliente attraverso smartphone, tablet e computer” spiega Elana Anderson, Senior Vice President of Worldwide Marketing di Demandware. “Il segreto è creare la connessione per il cliente e per ognuno attuare un’esperienza di acquisto valida e personalizzata adattando ad ognuno le attività di commercializzazione e sfruttando i nuovi modi con cui i consumatori interagiscono con i brand – che si tratti di utilizzare i carrelli come liste dei desideri, visitare i siti tramite dispositivi mobile o l’interminabile ricerca del miglior affare”.

Via Tech Economy

 
Di Altri Autori (del 13/11/2015 @ 07:35:20, in eCommerce, linkato 1717 volte)

I primi acquisti online con il PagoBancomat sono realtà. I clienti di Banca del Piemonte, Cassa di Risparmio di Asti, Cassa di Risparmio di Ravenna e Banca di Imola – che partecipano come emittenti pilota al progetto del Consorzio Bancomat – hanno effettuato con successo le prime transazioni sul Web con la loro carta PagoBancomat. “Finalmente siamo riusciti a portare su internet il circuito di pagamento più utilizzato dagli italiani”, ha affermato il direttore generale del Consorzio, Sergio Moggia. “Ora ci aspettiamo un’ampia adesione al servizio da parte di banche ed esercenti per consentire a un numero sempre maggiore di titolari di carte PagoBancomat di usarle anche online”.
SOLO UN OSTACOLO. Requisito fondamentale per fare acquisti sul Web con il circuito di debito nazionale, infatti, è che le banche, che emettono le carte e convenzionano gli esercenti, abbiano aderito al servizio abilitando così clienti e negozianti a utilizzare ed accettare anche questo strumento per le transazioni online.
COME FUNZIONA. Una volta abilitato al servizio dalla propria banca, il titolare potrà usare in modo facile e veloce la carta PagoBancomat sui siti di e-commerce convenzionati. Sarà sufficiente, infatti, scegliere il servizio tra gli strumenti di pagamento messi a disposizione dal sito. Cliccando sul simbolo del circuito si verrà reindirizzati a una pagina contenente l’elenco di tutte le banche aderenti al servizio. A questo punto sarà sufficiente selezionare la propria banca nell’elenco per essere trasferiti direttamente al sito di home banking, dove basterà digitare le proprie credenziali per concludere in pochi secondi il pagamento.

Via Business People

 
Di Altri Autori (del 21/10/2015 @ 07:23:54, in eCommerce, linkato 1709 volte)

Prosegue la crescita dell'eCommerce in Italia. In base ai dati presentati dall’Osservatorio eCommerce B2C promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, il valore degli acquisti online degli italiani raggiunge nel 2015 i 16,6 miliardi di euro con un incremento in valore del 16% rispetto al 2014 pari a oltre 2,2 miliardi di euro.
I SETTORI. In Italia la crescita dell'eCommerce è trainata, nel Turismo (+14%) che, con 7.762 milioni di euro, arriva a valere il 47% del mercato eCommerce B2c italiano. Seguono le Assicurazioni, con 1.235 milioni di euro, il 7,5%, e gli altri servizi (Ticketing per eventi, Ricariche telefoniche, ecc.), con 893 milioni di euro, il 5,5%. Tra i comparti di prodotto spiccano invece l’Informatica ed elettronica, che, con 2.212 milioni, vale il 13% del mercato e l’Abbigliamento che, con 1.512 milioni di euro, pesa per il 9%. Troviamo poi l’Editoria (in forte crescita e pari al 4% del mercato, 593 milioni di euro), il Food&Grocery (2% del mercato, pari a 377 milioni di euro), l’Arredamento e home living (2% del mercato, pari a 370 milioni di euro) e il Beauty (1% del mercato, pari a 190 milioni di euro). Le altre categorie di prodotto e il c2c (consumer to consumer) pesano per il 9%.
ITALIA ANCORA INDIETRO. "La penetrazione dell'eCommerce”, spiega Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, “raggiunge il 4% delle vendite retail, ma siamo ancora lontani dai principali mercati occidentali (Francia, Germania, Regno Unito e USA) dove l’eCommerce ha raggiunto livelli di diffusione fino a quattro volte più elevati. La strada per trasformare il commercio elettronico in una reale consuetudine di acquisto è tracciata dai principali player: occorre migliorare le prestazioni dei cosiddetti basics, ossia gamma, prezzo e servizio".

IL PROFILO DEI CONSUMATORI. Gli acquirenti che effettuano almeno un acquisto online nell’arco di tre mesi rappresentano più del 36% della popolazione internet italiana, con 11,1 milioni di consumatori abituali (ossia che effettuano online almeno un acquisto al mese). Lo scontrino medio è di 89 euro, con una ripartizione quasi equivalente tra prodotti e servizi. I dispositivi mobile giocano un ruolo sempre più rilevante: gli acquisti online tramite smartphone aumentano del 64%, superano il valore di 1,7 miliardi di euro e valgono il 10% dell’ecommerce nel 2015, il 21% se aggiungiamo quelli via tablet.
OPPORTUNITÀ PER LE IMPRESE. Sempre più imprese tradizionali, sia commerciali che produttrici, stanno cogliendo l'opportunità di avviare una strategia multicanale per consentire ai propri clienti di proseguire l'esperienza d'acquisto online.
Anche nel 2015 diverse imprese tradizionali hanno, infatti, attivato un sito di ecommerce. Molte le ritroviamo nell’Abbigliamento e negli accessori, comparto in cui la sensibilità nei confronti dell’eCommerce è ormai particolarmente elevata. Altre appartengono al Fai da Te, all’Informatica ed elettronica, al Food&Grocery e all’Arredamento e Home design.
Al tempo stesso, molti retailer o produttori tradizionali vanno online attraverso i marketplace (Amazon, eBay ma anche ePrice) per affiancare un ulteriore canale al sito di ecommerce.
I marketplace inoltre sono utilizzati da chi vuole approcciare il canale online senza velleità di leadership e/o dai piccoli operatori che non hanno i mezzi per investire adeguatamente nello sviluppo di un sito proprio. Un altro vantaggio degli aggregatori è che favoriscono il cross-border eCommerce. Ad esempio per una pmi italiana che vuole vendere negli Stati Uniti è ragionevolmente semplice utilizzare eBay o il marketplace di Amazon piuttosto che attivarsi con un’iniziativa sviluppata in casa.
BENE ANCHE L’EXPORT.
L’Export, inteso come il valore delle vendite da siti italiani a clienti stranieri, aumenta del 22% e supera quota 3 miliardi di euro. Il 46% di questo valore è imputabile al Turismo, grazie prevalentemente agli operatori del trasporto e ai portali di hotel, e per il 35% all’Abbigliamento grazie ai retailer con spiccata vocazione internazionale e ai produttori. Con un peso ancora marginale, ma in prospettiva sempre più rilevante, troviamo l’Arredamento e Home living e il Food&Grocery grazie al contributo sia di iniziative specifiche che dei marketplace.

Via Business People

 
Di Altri Autori (del 14/10/2015 @ 07:17:48, in eCommerce, linkato 1749 volte)

Fare shopping online è stata a lungo un’attività associata al risparmio economico, trend che ha di fatto avvicinato molti clienti tradizionalmente distanti dal commercio elettronico, alla rete e ai siti di e-commerce. Secondo una recente ricerca condotta da Doxaper conto di Groupon su 876 italiani che acquistano online, la tendenza starebbe cambiando con gli italiani attenti si, al risparmio, ma anche alla qualità di ciò che comprano.

Comprare online, infatti, significa sempre più unire risparmio e qualità (99%).  Significa inoltre risparmiare tempo (91%), ormai un “bene di lusso” per molti, e potersi gestire orari e luoghi acquistando ovunque a qualsiasi ora (95%). Il risparmio economico ovviamente c’è, e si attesta secondo gli shopper online su una media del 35%. Ma il risparmio non è vissuto oggi come “rinunciatario”. Non è spendere meno, quanto spendere meglio: risparmiare su un singolo acquisto significa permettersi di accedere ad esperienze di alta qualità, vivere appieno. Ne è convinto l’82% degli shopper online.

Questo nuovo approccio porta inoltre a considerare lo shopping online come un trend cool (67%). Cercare, scegliere, comprare via internet consente di essere “in prima fila”: per l’84%  significa arrivare prima, acquistare il prodotto più alla moda, magari appena lanciato, prima che in negozio (e senza fare file), o comprare comodamente i biglietti per l’evento dell’anno conquistandosi i posti migliori, davanti al palco. E non dimentichiamoci che viviamo nell’era dei social network: l’81% desidererebbe siti per gli acquisti online sempre più social, per poter condividere e commentare l’ultima esperienza acquistata.

Cosa si compra online?

Il 70% degli acquirenti online effettua almeno un acquisto al mese via internet (il 16% effettua anche più acquisti a settimana). La maggior parte del budget (55%) è destinato all’acquisto di esperienze. In dettaglio, il 22% in viaggi, il 19% in momenti leisure (eventi e cene), il 14% in attività di relax e cura di sé.

Per l’80% degli acquirenti l’ecommerce è sempre di più accedere ad esperienze di qualità. Ed è proprio l’acquisto di soggiorni, eventi, mostre, cene, corsi, più che di prodotti, che consente più facilmente di risparmiare senza rinunciare alla qualità (84%). Lo dimostra anche il dato di soddisfazione dichiarato: l’83% degli shopper online ha espresso soddisfazione, in termini di qualità, per un’esperienza acquistata in offerta.

Parola d’ordine, fiducia

Anche qui le cose stanno cambiando: l’80% degli acquirenti su internet si sente sicuro come nel proprio negozio di fiducia. Questo anche grazie al fatto che molti acquisti si fanno attraverso piattaforme marketplace, come Groupon, che di per sé rappresentano garanzia e assicurano gli utenti sulla qualità dei prodotti e servizi offerti (92%). E la sicurezza di comprare senza rinunciare alla qualità deriva anche dall’esperienza già fatta. Per il 93% dei rispondenti, il fatto di conoscere un sito e averci già comprato è ciò che garantisce maggiormente la qualità di ciò che si compra, oltre che il consiglio/esperienza già avuta da altri consumatori (87%). Assumono infatti un ruolo sempre più fondamentale le recensioni. Se in alcuni settori, come nell’alberghiero o nella ristorazione, sono già uno strumento chiave, la ricerca Doxa rivela che anche in settori quali le palestre, i centri estetici, i corsi, le recensioni stanno acquisendo “potere” nell’indirizzare le abitudini di acquisto. Ben l’86% degli acquirenti online tiene in alta considerazione l’opinione espressa da altri utenti ed il 78% ritiene che l’esperienza positiva vissuta da altre persone sia la miglior recensione di un servizio.

Via Tech Economy

 
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