Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Cosa vuol dire innovazione? Per identificare le innovazioni di maggiore portata del contesto statunitense, Nielsen US ha raccolto informazioni su più di 17.000 prodotti lanciati negli ultimi 3 anni: l’istituto di ricerca ha utilizzato tre criteri per isolare la vera innovazione, selezionando i prodotti distintivi, rilevanti e in grado di rimanere sul mercato (Distinctiveness, Relevance, Endurance). Tra questi prodotti, 14 sono stati selezionati come i vincitori del Nielsen Breakthrough Innovation Report US 2014 ed è stata svolta un'attenta indagine per capire le ragioni del successo.
I vincitori.
Di tutti i prodotti lanciati nel 2012, solamente 71 hanno venduto cifre superiori ai 50 milioni di dollari e si collocano tra il 3% dei lanci che hanno generato maggiori ricavi, dimostrando la portata di questi prodotti. Andando a spulciare i nomi dei premiati alcuni non sono e non sembrano davvero molto innovativi. Ad esempio, i biscotti BelVita per la colazione dell'azienda Nabisco, come sottolineano gli stessi analisti, sembrano “solo un altro biscotto”, il caffè freddo pronto International Delight Iced Coffee di WhiteWave è “caffè freddo aromatizzato”, per non parlare della Nature Valley Protein Bar: pare una banale barretta piena zeppa di noccioline. E’ vero che sono molte (le noccioline) ma descrivere questi prodotti come innovativi può lasciare alcuni piuttosto interdetti. In realtà, spiegano alla Nielsen, i team di marketing che si sono presi cura del lancio di questi prodotti hanno guardato oltre il solo prodotto per sviscerare il contesto emozionale e sociale, oltre ai bisogni dei consumatori, per capire quale spazio nella vita dei consumatori il prodotto potesse ancora colmare. «Comprendere le circostanze che portano i consumatori a scegliere i prodotti - si legge nel sito di Nielsen - ha permesso ai brand di introdurre nuovi prodotti in aggiunta alla linea attuale e fare innovazione. E milioni di consumatori hanno risposto acquistando».
Il concetto di innovazione
Tuttavia, va osservato, la categoria e la parola innovazione in questo contesto è un po’ tirata per la maglietta. Il fatto che un prodotto funzioni, che venga venduto ha alle volte poco o nulla a che vedere con il suo Dna innovativo. Spesso i connotati di marketing e comunicazione premiano di più del contenuto innovativo. Si legga la storia del pc negli ultimi 20 anni. O i moltissimi prodotti che hanno fallito per poi rinascere pochi anni dopo sempliciemente perché quello non era il loro tempo. La questione non è quindi solo semantica ma di contenuto. L’innovazione è un atto di ribellione. Alle volte anche contro il mercato e il marketing E in Europa?
Secondo quanto emerge dal Breakthrough Innovation Report basato sull'analisi di 12.000 casi di lancio di prodotti di largo consumo in Europa a partire dal 2011, nell'arco di un anno ben 76% dei lanci di nuovi prodotti di largo consumo immessi sui principali mercati europei fallisce, non raggiungendo le 10mila unità di pezzi venduti. Tre su quattro spariscono dagli scaffali dei retailer, generando perdite stimate in milioni di euro. Dei 12.000 lanci di prodotto presi in esame, (delle seguenti categorie: cioccolato, caffè, bevande gassate e non, detersivi, pet food, detergenti, gelati, deodoranti, biscotti, birra, cereali, dentifrici, energy drink, yogurt, shampo) solo sette sono stati dichiarati da Nielsen i vincitori della classifica European Breakthrough Innovation del 2014: Foster's Gold (birra), Magnum Infinity (gelato), Milka Choco Supreme (cioccolato), Mullerlight Greek-style Yogurt (yogurt), Lucozade Energy Pink Lemonade (bevanda), Oral-B Pro-Expert All-Around Protection (dentifricio), Sodebo Salade et Compagnie (insalate).
E in Italia?
In Italia, calcolano gli analisiti, le categorie gelati e yogurt, le cui vendite sono in calo rispettivamente del 5% e 6%, hanno mostrato un contributo al totale vendite della categoria pari all'8-9%, segno che il calo di un settore non ferma l'innovazione di prodotto. In media in Italia l'innovazione di successo ha generato vendite pari a 7 volte il fatturato medio delle innovazioni, in linea con il risultato a livello europeo. Nel caso dei biscotti e dei succhi è addirittura arrivata a generare vendite fino a 11 e 16 volte superiori. Succhi, cereali, sport drinks e prodotti per la pulizia della casa sono risultate invece le categorie merceologiche più innovative in Italia rispetto alla media europea. Parola del marketing. Anzi, probabilmente merito (e demerito) del marketing.
Via IlSole24Ore.com
Convinti che i nuovi device indossabili siano estremamente utili in molte attività quotidiane ma non invogliati a usarli sul lungo periodo. Sono queste alcune delle evidenze emerse, sulle abitudini dell’utenza wearable americana, da una nuova ricerca PwC. Tra gli oltre mille intervistati il 20% è risultato già possessore di un indossabile, un dato in linea con l’adozione dei tablet nel 2012 e che quindi fa sperare in una rapida crescita, anche se il 33% di chi ha comprato un indossabile da più di un anno ha smesso di usarlo, o lo fa raramente. Probabile, spiegano i ricercatori, l’esperienza registrata non è così coinvolgente da spingere ad un uso continuato. L’82% del campione ha espresso preoccupazioni per la privacy, mentre l’86% teme che questo tipo di dispositivi esponga al rischio di intrusione informatica.
Secondo i consumatori sono tre le grandi opportunità offerte dai device indossabili: innanzitutto la sicurezza: il 90% degli intervistati sostiene le tecnologie indossabili possono essere di aiutino per i genitori a proteggere i loro figli; segue la salute: l’80% ritiene che esse siano utili per favorire una vita sana e accesso alle cure mediche; infine la semplicità: l’83% sostiene che i wearable possono semplificare azioni di controllo della propria salute.
Rispetto ai device già sugli scaffali, però, gli smartwatch che stanno arrivando sul mercato in questi mesi possono potrebbero risultare più interessanti e dare nuovo slancio al settore. Il 59% degli intervistati, infatti, non vede l’ora di provare l’Apple Watch, l’atteso orologio della mela morsicata. Il 57% sarebbe curioso di vedere uno smartwatch di Amazon, mentre il 53% punta su un dispositivo a marchio Google.
Spettacolo, Media e Comunicazione
Secondo PwC le società del settore EMC hanno forse le più grandi opportunità sul mercato wearable. Il 73% degli intervistati si aspetta che le tecnologie indossabili rendano l’intrattenimento più coinvolgente e divertente e le aspettative registrate sono ancora più alte tra i Millennials. Inoltre, come i social media sono diventati sempre più fondamentali nel modo con cui si ricevono le informazioni e si interagisce con gli altri, i consumatori allo stesso modo desiderano che i wearable offrano un accesso in qualsiasi momento e ovunque alle loro reti preferite. Anche in questo caso sono i Millennials a puntare di più su questo aspetto.
Salute
I dispositivi indossabili stanno guadagnando attenzione e ampie fette di mercato ma sulla base di ricerche PwC, le potenzialità degli indossabili nel sistema sanitario degli Stati Uniti saranno realizzate solo se le società si impegneranno a coinvolgere i consumatori, trasformando i dati in informazioni e concentrandosi sul miglioramento effettivo della salute. Tra le altre evidenze emerse dalla ricerca scopriamo che i consumatori non hanno ancora abbracciato tecnologie wearable in ambito health ma ne sono interessati: oltre l’80% dei consumatori sostiene che un importante vantaggio di tali device sia la capacità di rendere l’assistenza sanitaria più conveniente. Le aziende che sperano di sfruttare questa nascente interesse, spiega PwC, dovranno creare prodotti a prezzi accessibili che offrano maggior valore sia per gli utenti che per i loro partner nel mondo dell’assistenza sanitaria. Altro dato interessante è che pochi consumatori sono interessati a utilizzare i wearable per condividere dati con amici e familiari anche per preoccupazioni legate alla privacy. Pertanto le aziende devono garantire certamente politiche sulla privacy trasparenti e standard di sicurezza elevati.
“Affinchè i wearable contribuiscano a plasmare la New Health Economy, i dispositivi di nuova generazione dovranno essere interoperabili, coinvolgenti, social e orientati ai risultati”, spiega Vaughn Kauffman, direttore, PwC Salute Industries. “I dati dei wearable possono essere utilizzati dagli assicuratori e datori di lavoro per gestire meglio i costi per la salute, il benessere e la sanità, e dalle aziende farmaceutiche per eseguire studi clinici più robusti, e dagli operatori sanitari di acquisire dati per supportare i risultati basati rimborso. Ma sarà fondamentale per affrontare le preoccupazioni dei consumatori: i costi, la privacy, e la facilità d’uso.”
Retailer
Wearable DevicesLe tecnologie indossabili diventeranno presto parte integrante di molte esperienze di vendita al dettaglio. Invece di fare shopping su più canali la nuova esperienza del consumatore sarà omni-canale, alimentata da dispositivi indossabili e da analisi globali. Dopo la dieta, l’esercizio fisico e le informazioni mediche, un’esperienza di vendita avanzata è tra le attese principali dei Millennials.
I consumatori desiderano che i device wearable indossati nello spazio di vendita al dettaglio, forniscano un ricompensa fedeltà. Uno su due da dichiarato, infatti, che sarebbe fortemente motivato a utilizzarli se avesse “apps e/o caratteristiche che premiano coloro li usano spesso.” ”Le tecnologie indossabili lentamente contribuiranno a cambiare le convenzioni attive nella vendita al dettaglio, mano a mano che i rivenditori saranno in grado di collegare i comportamenti di acquisto i pre-store e in-store“, spiega Scott Bauer di PwC.
Quale futuro?
In questo scenario così promettente le imprese dovranno tenere a mente tre direttrici di sviluppo:
Immaginare come wearable saranno in grado di creare nuove opportunità di business: k’ascesa dei dispositivi indossabili creerà nuovi mezzi per il marketing, compresi i più intelligenti e robusti sistemi per la raccolta dei dati dei clienti, e più forti spunti per l’interazione con l’utente. Human Design-Centered: le persone devono restare al centro delle strategie: per abbracciare efficacemente la tecnologia wearable, le imprese dovranno mettere ancora di più l’utente al centro delle attività, rimodellando le funzioni aziendali attorno alla sua esperienza. Instillare fiducia: dato che la fiducia è una delle principali preoccupazioni dei consumatori che pensano ai wearable, le imprese dovranno essere sempre più trasparenti su cosa fanno con i dati e come li usano. La fiducia è la base di tutto.
Via Tech Economy
I nuovi iPhone 6 e iPhone 6 Plus hanno fatto registrare alla Apple un enorme aumento delle vendite di melafonini a livello globale, secondo un nuovo rapporto.
Per i tre mesi terminati nel mese di ottobre, la quota di vendite in Europa di smartphone della Apple è aumentata di 5,7 punti percentuali rispetto allo stesso periodo di un anno fa, al 20,7 per cento. L'incremento viene associato ai nuovi iPhone dal ricercatore di mercato Kantar Worldpanel ComTech.
Questo dato è significativo se si considera che i nuovi telefoni non sono usciti prima del 19 settembre, in particolare negli Stati Uniti, Australia, Canada, Francia, Germania, Hong Kong, Giappone, Puerto Rico, Singapore e Regno Unito.
"Nelle principali economie europee, gli Stati Uniti e l'Australia, la quota di vendite di Apple è aumentata", ha detto Dominic Sunnebo di Kantar in un comunicato. "Questo successo è particolarmente evidente in Gran Bretagna, dove Apple ora ha la sua più alta percentuale di vendite al 39,5 per cento" - un picco di oltre 10 punti percentuali rispetto all'anno precedente.
"La maggior parte di queste vendite sono state guidate dagli utenti fedeli di Apple", ha detto Sunnebo. "Circa l'86 per cento degli acquirenti britannici si sono aggiornati da un vecchio modello di iPhone, solo il 5 per cento proviene da [un dispositivo della] Samsung."
Nel Regno Unito, l'iPhone 6 ha superato l'iPhone 6 Plus con un rapporto di quattro a uno, Kantar ha detto [un iPhone 6 Plus venduto ogni quattro iPhone 6 venduti].
Le prime ragioni citate dai consumatori britannici per cui hanno acquistato iPhone 6 sono il supporto per le reti 4G (51 per cento), le dimensioni dello schermo (49 per cento) e il design (45 per cento).
Il sistema operativo mobile iOS di Apple è ancora indietro rispetto alla quota che ha Android di Google in tutto il mondo. iPhone 6 è però diventato più competitivo grazie all'aumento delle dimensioni dello schermo. Da uno schermo da 4 pollici che si trova in iPhone 5S e 5C, l'iPhone 6 è cresciuto a 4,7 pollici, mentre l'iPhone 6 Plus (che si può definire a tutti gli effetti un phablet) ha una dimensione dello schermo di 5,5 pollici.
Negli Stati Uniti, gli utili delle vendite di iPhone non sono così impressionanti, in crescita di appena 0,7 punti percentuali al 41,5 per cento in termini di quota di mercato, rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Gli abbonati Verizon hanno rappresentato il 42,2 per cento delle vendite di iPhone 6, mentre i clienti di AT&T riguardano il 41,4 per cento delle vendite, Kantar ha detto. Ma gli abbonati AT&T hanno scelto più il modello da 5,5 pollici, in quanto rappresentano il 63 per cento delle vendite di iPhone 6 Plus negli USA.
L'iPhone 6 ha superato iPhone 6 Plus con un rapporto di tre a uno negli Stati Uniti, Kantar ha detto. Ancora, l'iPhone 6 Plus ha rappresentato il 41 per cento del mercato dei dispositivi ibridi smartphone/tablet - noti anche come phablet - con le vendite negli Stati Uniti per i tre mesi conclusi ad ottobre. Le vendite di phablet, come Kantar definisce gli smartphone con schermi di dimensioni di 5,5 pollici o più, hanno rappresentato il 10 per cento delle vendite complessive di smartphone nel periodo di riferimento.
Gli acquirenti che hanno optato per l'iPhone 6 Plus hanno detto che la dimensione dello schermo è stata la motivazione principale per l'acquisto, mentre la compatibilità con le reti 4G LTE è stato il secondo fattore che ha influenzato l'acquisto.
In particolare, gli iPhone di Apple hanno rappresentato quattro dei cinque più venduti smartphone negli Stati Uniti nei tre mesi terminanti in ottobre, Kantar ha detto.
Via PianetaCellulare
Di Admin (del 07/07/2015 @ 07:46:21, in Prodotti, linkato 1989 volte)
Per i dispositivi da indossare è un vero e proprio boom: più 200% in pochi mesi. Nei primi quattro mesi del 2015, sono stati distribuiti in tutto il mondo 11,4 milioni di pezzi, contro i 3,8 milioni dello stesso periodo del 2014. A fare i conti è stato il Worldwide quarterly wearable device tracker di Idc, secondo cui, ad aver trainato le vendite, sarebbero stati in particolare i Paesi asiatici.
E le previsioni per i prossimi mesi restano ottimistiche, grazie soprattutto all’ingresso sul mercato del nuovo Apple Watch. La prima marca della classifica dei dispositivi più venduti è l’americana Fitbit che, però, anno su anno ha perso il 10% in termini di quote, scendendo al 34 per cento. Al secondo posto c’è invece una società cinese, Xiaomi, seguita da Garmin, Samsung e Jawbone.
Nel complesso, si stima che nel 2015 saranno venduti oltre 72 milioni di device, ben il 173,3% in più rispetto al 2014. Secondo le ultime previsioni, nel 2018 il mondo della realtà virtuale e della realtà aumentata (un esempio per tutti, i Google Glass) varrà quattro miliardi di dollari e i dispositivi venduti saranno circa venti milioni.
Via PambiancoNews
Il target interessato all’acquisto di wearable è esperto di tecnologia, utilizza ampiamente i social ed è molto attento allo stile e all’abbigliamento: è quanto rivela IDC in una ricerca di mercato statunitense svolta allo scopo di capire quale tipologia di consumatori porterà avanti il mercato dei device indossabili nel prossimo futuro. Il consumatore ideale dei wearable è molto pratico di tecnologia (89%); più dei tre quarti degli intervistati (76%) controllano il proprio smartphone come prima cosa al mattino e utilizzano moltissimo i social media, con l’87% di loro che utilizza Facebook, controllandolo ogni ora (29%). Oltre la metà (54%) dei potenziali consumatori wearable è d’accordo con l’affermazione: “Quando non controllo i social media, mi chiedo cosa mi manchi” (un fenomeno comunemente noto come FOMO, “fear of missing out”). Inoltre, i potenziali consumatori di wearable sono molto attenti all’abbigliamento e quello che indossano non è mai scelto casualmente. Le affermazioni più ricorrenti: “Sono attento a come mi presento” (81%) “E’ importante come mi vesto” (77%) “Il mio abbigliamento è espressione di chi sono” (66%) “Gli accessori che indosso (occhiali, orologi, gioielli) dicono qualcosa di me” (63%) L’interesse per i wearable è elevato, con il 74% degli intervistati che concordando sul fatto che “la tecnologia Wearables è entusiasmante”; il 71% inoltre è d’accordo con l’affermazione “credo che i wearable saranno il prossimo grande passo della tecnologia”; il 65%, infine, concorda sul fatto che “la tecnologia wearable avrà un impatto positivo sulla vita quotidiana.” “I potenziali consumatori sono entusiasti dei device indossabili, ma hanno esitato nell’acquisto. Questo è un elemento interessante che sottolinea come le aziende non abbiano ancora compreso come offrire qualcosa che sia funzionale ma che sia anche fashion. Dato che i consumatori di questi prodotti sono molto attenti allo stile, le aziende devono concentrarsi sull’ estetica dei loro prodotti” ha dichiarato Allan Fromen, Vice Presidente e Consulting Partner di IDC. I brand preferiti differiscono per categoria: per gli smartwatch è in cima alla classifica Apple (52%), per chi pratica regolarmente sport e fitness Fitbit (37%) , per gli occhiali Google (36%) e per l’abbigliamento Nike (40%) . Il mercato dei wearable non deve essere sottovaluto. Gartner, infatti, prevede che nel 2016 il numero di device indossabili venduti in tutto il mondo sarà circa di 274,6 milioni di unità: una cifra in netto aumento (+ 18,4%) rispetto alle 230 milioni di unità vendute nel corso del 2015. In generale, durante il nuovo anno, le vendite dei wearable produrranno un fatturato stimato di circa 28,7 miliardi di dollari: di questi, 11,5 miliardi arriveranno esclusivamente dagli smartwatch. Via Tech Economy
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