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La marca? Questione di punti di vista
Di Altri Autori (del 05/02/2009 @ 07:47:55, in Brand, linkato 3075 volte)

Qual è l´impressione che hanno i tedeschi leggendo un nome di marca italiano? Una bevanda che si chiama Naturella o Bonaqa sicuramente sará salutare, genuina e fresca come tutti i prodotti italiani, così come una pizza surgelata che si chiama Trattorina richiama una tradizione italiana fatta di prodotti semplici, caserecci e gustosi. Ed è cosí che i supermercati tedeschi riempiono i loro bancali di pizze surgelate chiamate Italissimo, di vini chiamati Terrilogio, di caffè chiamati Bellarom, di cibi salutistici chiamati Linessa. Il mercato tedesco degli alimentari è invaso di prodotti dai nomi di marca italiani o per lo meno dalla tale sonoritá. Non sempre questi brand sono nomi realmente esistenti in italiano, anzi il piú delle volte sono veri e propri strafalcioni grammaticali come Capucino scritto senza raddoppio consonantico, Lidea senza accento, Cremissimo anziché cremosissimo, Naturana e non naturale, Tassimo e non tantissimo. Ma gli errori piú esilaranti si notano non tanto sul piano lessicale quanto piú su quello semantico: un prodotto per la pelle dei bambini chiamato Pelsano farebbe sorridere le mamme italiane, perché richiama il pelo e non la pelle, una tisana chiamata Sidroga le farebbe invece inorridire, quando contrariamente una mamma tedesca la comprerebbe ad occhi chiusi fiduciosa di nutrire il suo bambino con una tisana biologica di origine naturale! Un prodotto erboristico di nome Alverde scoraggerebbe anche le salutiste piú convinte che penserebbero che il prodotto sia tanto costoso da lasciarle appunto “al verde”!

Possiamo notare che l´aggettivo italiano piú usato nel mercato tedesco è “bello”, poiché riassume l´impressione che i tedeschi hanno di “Bella Italia”. E allora via libera a: Bellaris, Mabella, Belinea, Bellmira, Bellagio, Belolive, Belfrutta, Bellina, Belmondo, Bellinda. Agli occhi di un tedesco l´Italia rimarrá sempre il paese del sole, della gente amichevole, delle vacanze, della genuina e buona cucina, della moda e dell´arte, a confermarlo tutti i nomi di marca che richiamano questi concetti: Sanosan, Caravita, Gelita Sol, Nebona, Vitapan, Viva, Amicelli, Giotto, Raffaello, Quadro, Sapori, Amica, Fortuna, Benvenuto, Passionata, Sanetta. In particolar modo la moda è, assieme agli alimentari, la categoria merceologica che piú subisce questo fenomeno di “italianizzazione” del nome. Le aziende tedesche tessili, di moda e di scarpe fanno a gara di chi ha il nome dalla sonoritá piú italiana: Vero Moda, Dinomoda, Madonna, Passionata, Lana Grossa, Belmondo, Borelli, Fortuna.

Se i tedeschi ricorrono a nomi italiani, o che pretendono di esserlo, per arricchire i loro prodotti di tutte le caratteristiche pregevoli che associano all´Italia, gli italiani contrariamente prendono le distanze dalla loro italianitá. Prodotti dai nomi troppo italiani sembrano banali e poco attraenti per un italiano ed è cosí che le aziende ricorrono a nomi stranieri, soprattutto inglesi. Un nome straniero attrae ed incuriosice nel mercato italiano tanto quanto un nome italiano attrae ed incuriosice nel mercato tedesco. La moda italiana, rinomata e ambita in tutto il mondo, si traveste da straniera in casa sua con nomi come Tod´s, Hogan, Diesel, Gas, Liu Jo, Miss Sixty, Costume National, che danno un tocco di internazionalitá al prodotto suscitando la curiositá di un italiano. Chi direbbe che un´azienda che si chiama Costume National non è francese ma milanese, o che Diesel è un´azienda sorta ai piedi delle Prealpi venete? Ma tutto questo uso di forestierismi comporta ancora una volta problemi dal punto di vista semantico, per esempio Tod´s, rinomata industria di calzature, contrariamente alle aspettative non ha un grande successo in Germania perché il nome non è di buon auspicio, significa infatti “morto”.

Per quel che riguarda i prodotti alimentari, i tedeschi, nostri cugini del nord, in Italia sono famosi soprattutto per la birra e i wurstel (detto all´italiana). Da quanto testimoniano i prodotti che compaiono nei supermercati italiani sono molte le imitazioni italiane di queste due specialitá e hanno nomi che fanno sorridere un tedesco: Wüber, azienda lombarda di wurst, ha chiamato la sua qualitá grande Wüberone e quella piccola Wüberini utilizzando le desineze italiane tipiche dei diminutivi e dei superlativi. Il birrificio Splügen invece una giustificazione al nome tedesco ce l´ha. La birra è prodotta in provincia di Sondrio, vicino al passo dello Spluga (Splügenpass in tedesco) al confine con la Svizzera. Tra la scelta del nome italiano e quella del tedesco, peró, il birrificio non ha esitato a optare per il secondo, quasi a dire “buona come una birra tedesca”.

Infine concludiamo con un nome né tedesco, né inglese, né (come apparentemente sembra) danese: Häagen-Dazs. Il brand name del famoso gelato americano è un nome costruito ad arte, puramente fittizio, dalla sonoritá scandinava. Una tale scelta è stata adottata per far sembrare europeo il prodotto al pubblico americano ed essere associato agli stereotipi europei di tradizione e artigianato. La scelta è ricaduta su un paese scandinavo per veicolare i concetti di freschezza e naturalezza.
Negli esempi che abbiamo segnalato, l´uso di un nome di marca straniero sottintende la volontá di associare al prodotto le emozioni e sensazioni veicolate dal suo paese di provenienza. In questi casi la scelta della lingua straniera è basata sulla buona reputazione del paese che caratterizza il prodotto come originale ed autentico. Ció sottolinea il fatto che a volte a guidarci sono le impressioni e le percezioni che abbiamo nei contronti delle altre culture.

Eva Cecchinato