Negli ultimi mesi stiamo assistendo a grandi novità tecnologiche, già disponibili al pubblico o di prossima venuta: telefonini con standard sempre più avanzati, media sempre più integrati, IpTv.
L'apertura di questi nuovi mercati pone però una sfida molto interessante per i comunicatori, infatti date tutte queste potenzialità tecnologiche quali potranno essere i contenuti che le renderanno interessanti per l'utente comune?
Il problema è estremamente dibattuto in diversi settori del mondo della comunicazione, è del 12 maggio il convegno di Roma organizzato da Mediaste “E adesso?” dedicato al futuro della televisione, mentre da pochi giorni è uscito il secondo rapporto sui contenuti digitali di Federcomin.
Il problema dei contenuti non è di poco conto, alcuni esempi passati, come ad esempio l'insuccesso del sistema Wap sui telefonini, ha dimostrato che senza contenuti interessanti ed utili per l'utente nessuna tecnologia può avere successo.
Per contro l'I-mode, lanciato da Wind, è stato sviluppato da alcuni anni dalla Docomo in Giappone ed ha creato un ecosistema di oltre 60.000 siti compatibili, il che ha reso la tecnologia interessante per 40 milioni di giapponesi, tanto che il manager Takeshi Natsuno, incaricato dell'espansione globale, al momento del lancio ha dichiarato a proposito del mercato europeo "Per cominciare ci vogliono tanti buoni siti".
Lo stesso problema si pone anche per la televisione digitale terrestre, con questa tecnologia già in una prima fase si possono moltiplicare le frequenze disponibili, passando inizialmente da 11 canali nazionali ad almeno 55, con una potenziale moltiplicazione dell'offerta (ed in un secondo momento dell'interattività) notevole: ma cosa sarà trasmesso su così tanti canali e chi produrrà questi contenuti?Infatti anche in questo caso per dare una garanzia d'utilità, e anche di pluralismo, sarà necessario predisporre dei contenuti per riempire in modo originale i palinsesti di tanti canali, una frequenza in sé e per sé non ha alcuna utilità per l'utente finale se non vi è trasmesso nulla.
Infine mondi ancora tutti da esplorare sono la banda larga mobile, i videofonini, l’iptv, tutti mezzi che oggi utilizzano in gran parte contenuti prodotti per i mezzi già più diffusi.
Infatti oggi i tradizionali player del content providing stanno spingendo per presidiare tutti i canali con i propri contenuti di vecchio stampo ma questa sembra una strategia limitata nel tempo.
Ogni media invece ha i suoi linguaggi ed i suoi spazi, dunque pensare che ad esempio un normale contenuto tv sia appetibile in ogni caso su ogni media on demand è limitativo, la sfida piuttosto è davvero quella di alternare a contenuti pluripiattaforma altri pensati esclusivamente per il mezzo di turno.
Si tratta quindi di essere lungimiranti e non arroccarsi su strategie di posizione, gli operatori saranno pronti?E’ questa la sfida del prossimo futuro.