L’IT diventa Bimodale, e anche al marketing non farebbe male!
Recentemente sono stato all’evento italiano di Gartner, dal titolo significativo “From E-business to D-business: How to Realize, Build and Optimize Digital Opportunities“, dove ho sentito interventi di ottimo livello che mi hanno confermato gli spunti che avevo recentemente sentito al SAP Executive Summit sulla profonda trasformazione in corso nelle aziende grazie alle nuove tecnologie.
L’IT deve imparare ad essere bimodale
Gli analisti di Gartner da tempo hanno iniziato a dire che l’IT deve diventare Bimodal, ossia deve essere in grado sia di continuare a garantire le attività core, con un approccio progettuale tradizionale, sia affrontare le nuove sfide del digitale aprendosi a logiche di sviluppo di tipoAgile (e non solo) e più business oriented.
I due IT a confronto
Il rischio altrimenti è quello di restare fuori dal processo di innovazione e dai relativi budget, secondo quanto detto al convegno già oggi infatti un 38% di spesa sulle tecnologie non nelle competenze IT tradizionali e si stima che possa arrivare al 50% nel 2017.
Ma il tema è solo l’IT?
Ma se Bimodal vuol dire anche convergenza tra chi si occupa di tecnologia e le line of business alloraforse non è solo un tema di IT.
I modi di affrontare il tema organizzativamente possono essere diversi, passando sicuramente perfigure di collegamento come il Chief Digital Officer o il Chief Marketing Technologist, ma in ogni caso non padroneggiare la tecnologia è come non conoscere un fondamentale che riguarda tutti.
Non importa che tu sia IT o Marketer, inizia a correre!
Alla fine io credo che alla lunga discutere delle separazioni fra chi fa tecnologia e chi fa business sia abbastanza ozioso, in modi che varieranno a seconda delle company e della loro cultura interna arriverà un momento in cui due mondi troveranno una conciliazione. Ma bisogna intanto non perdere il treno delle opportunità!
Per farlo, come titola un report che sto leggendo sulle nuove metodologie di progetto, serve un passaggio dalla cultura “Me” a quella “We”, perché oggi nessuna funzione aziendale può farcela da sola a cavalcare la disruption causata da questi nuovi fattori senza collaborare con le altre.
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