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Ecco cosa manca all’Internet of things per diventare una industria
Di Altri Autori (del 13/01/2015 @ 07:42:45, in Internet, linkato 2069 volte)

Nonostante le apparenze il Consumer Electronics Show, che si è appena concluso a Las Vegas, non è una fiera dedicata ai consumatori bensì a chi deve pensare e produrre servizi o prodotti. Il grande cambiamento che si respira crea però un problema: tutto sta diventando “Consumer electronics” e per questo ogni imprenditore o aspirante (gli startappari) e tutte le aziende, vecchie e nuove, dovrebbero interessarsi a quello che succede nel settore perché se non direttamente coinvolti lo potrebbero essere dalle conseguenze della sempre più spinta integrazione fra internet e le cose (potenzialmente tutte).

Il vero tema del Consumer Electronics Show è stato proprio questo: la Internet delle cose, detta anche Internet of things (IoT) o per chi esagera Internet of everything. Della possibilità che ogni oggetto possa avere intelligenza a bordo ed essere connesso alla rete si parla da trent'anni e 15 anni fa il fenomeno venne “battezzato” con la definizione che oggi conosciamo (Internet of things appunto) ma è adesso che si comincia a fare sul serio grazie alla combinazione di vari fattori: una massiccia diffusione degli smartphone, che sono uno snodo fondamentale per collegare le “cose”, connettività sempre più diffusa e veloce, varietà dei sensori e loro costo in caduta libera, altre componenti in silicio come le CPU più potenti ed economiche.

Nonostante ciò “serviranno ancora tre anni per delle linee guida ben identificate” spiega Benedetto Vigna, responsabile delle divisione che progetta e produce sensori in STMicroelectronics in una intervista a 2024 su Radio24. “Quello che stiamo vedendo ora è quello che accade sempre quando una nuova tecnologia prende piede - dice Vigna - ci sono tanti player, tante idee e pochi arriveranno al traguardo. Personalmente credo che quelli che avranno maggiori prospettive siano gli oggetti che già indossiamo come occhiali od orologi”. Un altro motivo che frena il boom della IoT è il consumo di energia: “il fenomeno si affermerà quando la combinazione fra protocolli di comunicazione wireless e sensori consumerà molto meno e STM sta lavorando per questo”.

I sensori sono i mattoni fondamentali per “animare” gli oggetti e finora il mercato si è ampiamente espresso inserendoli nei braccialetti o negli smartwatch che misurano i nostri parametri fisici. Altro ambito dove a Las Vegas si è visto grande fermento è quello della casa, dalla lampadina al termostato tutto si connette, anche se la giungla di protocolli di comunicazione e standard di connettività è ancora fitta e vedremo quindi molti cambiamenti nei prossimi anni. E poi, va detto, che non tutte le soluzioni viste sono davvero utili: avere un bollitore o la macchina per il caffè che si comanda dallo smartphone come abbiamo provato al Consumer Electronics Show cambia la vita? Insomma la buona notizia per un imprenditore o un'azienda italiana è che abbiamo ancora davanti alcuni anni per non perdere il treno e il caos di idee che c'è è una grande opportunità. A patto di buttarsi ora nella mischia per capire e comprendere come la miglior manifattura del mondo può trasformare i prodotti di oggi.

Via IlSole24Ore.com