Per lavoro e per diletto nella mia giornata utilizzo molti social media diversi e testo continuamente nuovi servizi, più meno noti e interessanti, che mi offrono sempre prospettive di confronto.
Ebbene, in questo continuo girare devo dire che mi sto costantemente appassionando a Twitter, almeno per quel che riguarda gli strumenti più generalisti e non limitati a un pubblico strettamente settoriale.
Perché? Le ragioni sono diverse:
1) È essenziale: pochi caratteri e una sola funzione, quella di condividere contenuti. Uno stile di comunicazione da considerare.
2) È ottimo per mixare la forza del social media con gli own media aziendali: il testo suscita la curiosità ma il link di approfondimento riconduce ai siti per scoprire di più.
3) È integrato: è facile usarlo per aggiornare altri servizi e allo stesso tempo è semplice usarlo per rilanciare automaticamente i contenuti che vengono da altrove.
4) È selettivo: il fatto che sia più ostico al profano rende (mediamente) più attive e interessanti le persone che lo usano con una certa costanza.
5) È un ottimo posto dove fare ricerche: i meccanismi degli hashtag, la ricerca avanzata e la possibilità di seguire le conversazioni lo rendono prezioso (e sono alla base degli investimenti che lo riguardano).
6) Lavora bene con la multicanalità: si usa comodamente sia da mobile che da computer ed è ottimo per affiancare i media tradizionali con un tocco di interattività real time. Volete un esempio? Cercate #annozero durante la trasmissione omonima e seguite la conversazione…
7) Ha un grande ecosistema: sono molteplici i servizi terzi che lo integrano, utilizzano, potenziano, sfruttano. Per capire il senso di ciò basti pensare invece che Facebook ingloba in se stesso tutte le funzionalità e al massimo offre i propri strumenti (sviluppati internamente) a terzi in forma di social plugin.
Tutto perfetto dunque? Non lo si può mai dire di nessuno, e anche Twitter pecca in alcuni aspetti, come ad esempio un modello di business ancora nebuloso.
Inoltre non è un mezzo facile da gestire, richiede più competenza rispetto ad altri strumenti di social media marketing, pretende presidio costante e non è affatto facile farlo decollare (da privato e da azienda).
Eppure permettetemi un consiglio: se anche non lo usate direttamente, tenetelo d’occhio!
Gianluigi Zarantonello via Internetmanagerblog.com